Quando le cose vanno male, tentare la carta dell'unità sembra l'unica proposta ragionevole, anche quando i margini per attuarla sono, a voler essere ottimisti, molto risicati. Viene da pensare questo considerando quanto scritto ieri sul suo profilo Facebook da Laura Boldrini, ex presidente della Camera e attualmente deputata eletta sotto le insegne di Liberi e Uguali: prima di partecipare a Milano alla manifestazione "Europa senza muri", la parlamentare ha voluto riassumere in poche righe per i social network il disegno politico che, a suo dire, dovrebbe essere perseguito a sinistra. A quasi sei mesi dalla sonora sconfitta del 4 marzo 2018 e dopo le prime prove di governo Lega-M5S, per Boldrini "le forze del centrosinistra debbono cogliere l’eccezionalità del momento e affrontarlo con un’iniziativa politica inedita, già dalle prossime elezioni europee".
Alla scadenza elettorale manca ben meno di un anno (e alla presentazione dei simboli, in particolare, mancano poco più di sette mesi) e potrebbe essere già un po' tardi per muoversi a realizzare quell'iniziativa politica "inedita", che certamente per l'ex presidente della Camera deve passare attraverso "candidature nuove, espressione dell’associazionismo laico e cattolico, dei sindaci, dell’ambientalismo" (mondi da cui, peraltro, finora si è sempre pescato), ma non basterebbe un rinnovamento di persone.
Boldrini, infatti, parla espressamente di una lista unitaria e unica, da presentare alle prossime europee: "Serve un simbolo unico nuovo, e ritrovarsi su alcuni temi importanti. In questo momento storico non possiamo permetterci di far prevalere le divisioni: a forza di fare distinguo si rischia di estinguersi. Siete d’accordo o no che adesso più che mai serva unire le forze?"
Boldrini, infatti, parla espressamente di una lista unitaria e unica, da presentare alle prossime europee: "Serve un simbolo unico nuovo, e ritrovarsi su alcuni temi importanti. In questo momento storico non possiamo permetterci di far prevalere le divisioni: a forza di fare distinguo si rischia di estinguersi. Siete d’accordo o no che adesso più che mai serva unire le forze?"
Chissà se l’ex presidente della Camera si sta lanciando come nuova leader di una nascitura alleanza della sinistra. Forse sì. Anzi: è probabile. Alle ultime elezioni è stata “costretta” al ruolo di comprimaria con Pietro Grasso, che però con la sconfitta elettorale si è bruciato ogni possibile rivendicazione di leadership. Ora potrebbe toccare a lei, la donna che difende le donne. L’ex alto commissario Unhcr sempre dalla parte dei migranti.
Ecco dunque l’iniziativa “inedita” (sic!) cui pensa la Boldrini. Già dalle prossime europee (definite “campali”) le forze “di centrosinistra” a detta della deputata dovrebbero puntare ad “un simbolo unico nuovo” per "ritrovarsi su alcuni temi importanti”. Quali siano, non è ancora chiaro. "In questo momento storico – spiega - non possiamo permetterci di far prevalere le divisioni: a forza di fare distinguo si rischia di estinguersi".
Sull'ultima frase, ovviamente, i dubbi non ci sono: a forza di scissioni frequenti e ricomposizioni mal riuscite (generalmente perché operate a fini essenzialmente elettorali, magari per superare qualche soglia di sbarramento), a sinistra si è andati ben al di là della scissione dell'atomo (anche se l'area è in buona compagnia: si pensi al passaggio dalla Balena bianca della Democrazia cristiana a un numero imprecisato di aringhe, acciughe e sardine, per usare un'immagine cara a Gian Antonio Stella). E' altrettanto vero che il 3,4% ottenuto da Leu alle ultime elezioni politiche sta sotto alla soglia del 4% che alle europee vige dal 2009: non c'è alcuna garanzia che riesca il miracolo del 2014, quando L'altra Europa con Tsipras era riuscita a superare lo sbarramento (anche grazie a un po' di voti di delusi Pd che, pur di non votare Renzi, avevano scelto di mettere la croce a sinistra) e non è affatto detto che la soglia possa essere superata mettendo insieme le forze di Leu e di Potere al popolo!, non proprio omogenee tra loro e comunque sul filo del 4%. Unica soluzione sicura, dunque, sarebbe davvero una lista di centrosinistra unica e unitaria.
Ecco dunque l’iniziativa “inedita” (sic!) cui pensa la Boldrini. Già dalle prossime europee (definite “campali”) le forze “di centrosinistra” a detta della deputata dovrebbero puntare ad “un simbolo unico nuovo” per "ritrovarsi su alcuni temi importanti”. Quali siano, non è ancora chiaro. "In questo momento storico – spiega - non possiamo permetterci di far prevalere le divisioni: a forza di fare distinguo si rischia di estinguersi".
Sull'ultima frase, ovviamente, i dubbi non ci sono: a forza di scissioni frequenti e ricomposizioni mal riuscite (generalmente perché operate a fini essenzialmente elettorali, magari per superare qualche soglia di sbarramento), a sinistra si è andati ben al di là della scissione dell'atomo (anche se l'area è in buona compagnia: si pensi al passaggio dalla Balena bianca della Democrazia cristiana a un numero imprecisato di aringhe, acciughe e sardine, per usare un'immagine cara a Gian Antonio Stella). E' altrettanto vero che il 3,4% ottenuto da Leu alle ultime elezioni politiche sta sotto alla soglia del 4% che alle europee vige dal 2009: non c'è alcuna garanzia che riesca il miracolo del 2014, quando L'altra Europa con Tsipras era riuscita a superare lo sbarramento (anche grazie a un po' di voti di delusi Pd che, pur di non votare Renzi, avevano scelto di mettere la croce a sinistra) e non è affatto detto che la soglia possa essere superata mettendo insieme le forze di Leu e di Potere al popolo!, non proprio omogenee tra loro e comunque sul filo del 4%. Unica soluzione sicura, dunque, sarebbe davvero una lista di centrosinistra unica e unitaria.
La soluzione, ovviamente, non sarebbe affatto nuova e, proprio per questo, anche i problemi da affrontare sono già noti. Il riferimento storico più facile sarebbe quello dell'Ulivo, sia perché nel 1996 aveva raccolto quasi tutto il centrosinistra alle elezioni politiche (soprattutto al Senato) nel sostegno a Romani Prodi, sia perché nel 2004 la lista Uniti nell'Ulivo era stata presentata proprio in vista delle elezioni europee, sia pure per raggruppare un'area più ridotta (Ds, Margherita, Sdi e Movimento dei repubblicani europei). Se però si volesse considerare davvero il centrosinistra tutto intero, ricomprendendovi almeno tutte le forze che abbiano avuto un'esperienza parlamentare, si dovrebbe considerare l'Unione, vale a dire la coalizione ampia che sostenne sempre Prodi, ma nel 2006, anche con l'apporto di Rifondazione comunista (esclusa dall'Ulivo del 1996 e del 2001, oltre che ovviamente dalla lista unitaria del 2004).
Chi ha decente memoria, tuttavia, sa bene che quella coalizione ebbe breve durata e implose proprio per la sua enorme disomogeneità (portando al crollo dell'ultimo governo Prodi, dopo una vittoria risicatissima alle elezioni); tra l'altro, non sembra affatto un caso che quella coalizione non sia mai finita con il suo simbolo - l'emiciclo arcobaleno - sulle schede delle elezioni politiche (fatta eccezione per il Trentino - Alto Adige), ma soltanto delle consultazioni regionali del 2005, realtà in cui gli accordi con il Prc e il Pdci erano più facili da trovare senza enormi compromessi. Verissimo dunque che i distinguo portano facilmente all'estinzione, ma per non distinguersi occorre voler stare insieme, accettando comunque le reciproche differenze: operazione indubbiamente difficile, se solo si considera che si dovrebbero mettere insieme il Pd e coloro che si sono riuniti in Leu proprio per un contrasto a loro dire insanabile con i dem. Il tutto in una fase in cui, anche mettendo insieme le forze, i seggi realisticamente a disposizione del centrosinistra saranno meno rispetto al 2014, dunque nessuna forza sarà facilmente disposta a concedere qualcosa. Prima di trovare un simbolo nuovo, non legato a un partito (per cui, a meno di idee geniali, sarà difficile partorire grafiche non anonime, basate solo su lettering e colori), dunque, bisognerebbe imparare a stare insieme. Questo viene prima anche della scelta del o della leader (Boldrini compresa: pensare a una pre-autocandidatura non è del tutto peregrino), anche perché alle europee serve a poco.
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