Che in politica il provvisorio possa diventare transitorio e poi stabile, è tutto meno che una novità: questo accade frequentemente anche ai partiti, quando alleanze nate in chiave elettorale cercano di evolvere diventando qualcosa di più consolidato. L'ultimo annuncio in questo senso riguarda +Europa, soggetto nato come lista per le elezioni politiche, inizialmente con l'apporto di Radicali italiani (guidati da Riccardo Magi) e Forza Europa (l'iniziativa politica, poi trasformata in partito, di Benedetto Della Vedova e Piercamillo Falasca), cui poi all'inizio di gennaio si sono aggiunte le forze di Centro democratico: il partito guidato da Bruno Tabacci, inserendo il proprio simbolo nel contrassegno elettorale di +Europa, ha permesso che la lista corresse alle elezioni politiche senza dover raccogliere le firme.
Giusto oggi, Della Vedova in una conferenza stampa ha dato conto della decisione dei tre soggetti che hanno concorso a formare la lista di costruire "un vero e proprio movimento politico": allo statuto redatto prima delle elezioni sono state aggiunte dall'assemblea dell'associazione - composta da Magi, Silvja Manzi (Ri), Della Vedova, Tabacci e Gianfranco Spadaccia - alcune disposizioni transitorie, ispirate da un radicale di lungo corso come Spadaccia. Queste hanno previsto un consiglio di +Europa (composto da 15 membri, cinque per ciascun soggetto fondatore, unitamente al consiglio di coordinamento), un coordinatore e due vicecoordinatori (per il momento il coordinatore è lo stesso Della Vedova), nonché la possibilità di costituire club territoriali o tematici di +Europa. Quello statuto sarà vigente fino a un congresso che è previsto per il mese di gennaio del 2019, nel frattempo è stata aperta una campagna di iscrizioni con una procedura online, che poi proseguirà in forme più tradizionali.
Ora c'è un percorso "più lungo davanti", verso le elezioni europee del maggio 2019: a fronte, come sottolineato da Della Vedova, dell'esistenza di due mezze opposizioni (Forza Italia, che si oppone al M5S ma cerca un nuovo abbraccio con Salvini, e il Pd, che attacca la Lega ma di quando in quando strizza l'occhio ai 5 Stelle), occorre proporre un'alternativa alla maggioranza giallo-verde, tanto in Italia quanto in Europa. Un disegno che, per il momento, verrebbe perseguito in autonomia rispetto alle altre forze politiche: questo anche per un rapporto con il Pd che non sembra particolarmente idilliaco, almeno non per tutto il gruppo che ha costituito +Europa.
In vista di quelle elezioni, peraltro, si dovrà affrontare un punto tutt'altro che secondario, che avrà inevitabili riflessi anche sul piano simbolico: è probabile che il nome di Emma Bonino non rimanga all'interno del simbolo di +Europa. Da tempo, infatti, lei - che è stata eletta al Senato per aver vinto in uno dei collegi uninominali come candidata del centrosinistra - ha posto il problema e nei prossimi mesi dovrà certamente essere affrontato. Per spiegare come stiano le cose, si può fare riferimento a una lettera che il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia ha indirizzato il 23 luglio a Benedetto Della Vedova. Di seguito l'estratto che interessa:
Giusto oggi, Della Vedova in una conferenza stampa ha dato conto della decisione dei tre soggetti che hanno concorso a formare la lista di costruire "un vero e proprio movimento politico": allo statuto redatto prima delle elezioni sono state aggiunte dall'assemblea dell'associazione - composta da Magi, Silvja Manzi (Ri), Della Vedova, Tabacci e Gianfranco Spadaccia - alcune disposizioni transitorie, ispirate da un radicale di lungo corso come Spadaccia. Queste hanno previsto un consiglio di +Europa (composto da 15 membri, cinque per ciascun soggetto fondatore, unitamente al consiglio di coordinamento), un coordinatore e due vicecoordinatori (per il momento il coordinatore è lo stesso Della Vedova), nonché la possibilità di costituire club territoriali o tematici di +Europa. Quello statuto sarà vigente fino a un congresso che è previsto per il mese di gennaio del 2019, nel frattempo è stata aperta una campagna di iscrizioni con una procedura online, che poi proseguirà in forme più tradizionali.
Ora c'è un percorso "più lungo davanti", verso le elezioni europee del maggio 2019: a fronte, come sottolineato da Della Vedova, dell'esistenza di due mezze opposizioni (Forza Italia, che si oppone al M5S ma cerca un nuovo abbraccio con Salvini, e il Pd, che attacca la Lega ma di quando in quando strizza l'occhio ai 5 Stelle), occorre proporre un'alternativa alla maggioranza giallo-verde, tanto in Italia quanto in Europa. Un disegno che, per il momento, verrebbe perseguito in autonomia rispetto alle altre forze politiche: questo anche per un rapporto con il Pd che non sembra particolarmente idilliaco, almeno non per tutto il gruppo che ha costituito +Europa.
In vista di quelle elezioni, peraltro, si dovrà affrontare un punto tutt'altro che secondario, che avrà inevitabili riflessi anche sul piano simbolico: è probabile che il nome di Emma Bonino non rimanga all'interno del simbolo di +Europa. Da tempo, infatti, lei - che è stata eletta al Senato per aver vinto in uno dei collegi uninominali come candidata del centrosinistra - ha posto il problema e nei prossimi mesi dovrà certamente essere affrontato. Per spiegare come stiano le cose, si può fare riferimento a una lettera che il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia ha indirizzato il 23 luglio a Benedetto Della Vedova. Di seguito l'estratto che interessa:
A metà aprile, in occasione di una visita a Bruxelles - anche in tua presenza e davanti a qualche centinaio di partecipanti - Emma Bonino ha dichiarato la sua intenzione di togliere il suo nome dal simbolo. Più volte è stato ribadito che il nome è stato concesso esclusivamente per le elezioni politiche del 4 marzo, e andrebbe quindi adesso concesso nuovamente per le elezioni europee. A beneficio di chi non segue le nostre discussioni interne, sarebbe bene chiarire questo punto - che riguarda la denominazione sui social ma anche i comunicati stampa emessi a livello locale da vari gruppi a vario titolo su cui non vedo affatto omogeneità. Potrei facilmente chiedere ad Emma Bonino se abbia maturato un convincimento diverso rispetto a quanto annunciato due mesi fa a Bruxelles. Penso, tuttavia, che non sia un fatto da gestire sulla base di una confidenza personale, ma che si tratti di una questione di primaria rilevanza politica generale: sappiamo tutti quanto importante sia stata la riconoscibilità della lista, grazie al gesto generoso di Emma, per i quasi 900 mila voti ottenuti. Considerato che si è trattato del fattore di gran lunga più rilevante per questo risultato, sarebbe importante chiarire subito e pubblicamente.Per parte sua, la stessa Emma Bonino, in un consiglio direttivo di +Europa svoltosi il 30 luglio, ha spiegato le ragioni alla base della sua richiesta:
Il nostro Statuto dice che noi ci chiamiamo "+Europa", poi c'è un atto a parte che diceva che era a disposizione il mio nome per le elezioni politiche e eventualmente regionali che coincidessero. Punto. Ora noi ci prepariamo a una situazione in cui, per ragioni evidenti, non sarò candidata alle elezioni europee, perché mica mi posso dimettere dal Senato, posto che se ti dimetti dal Senato servono elezioni suppletive e non mi pare che ci possiamo permettere cotanto... né sono Berlusconi che mette il nome pure se non c'è. Quindi a mio avviso il passaggio più presto è meglio è, perché possiamo avere più occasioni in cui io vengo, partecipo, sostengo +Europa, faccio, dico, che non all'ultimo minuto dove sembra una defezione e dove magari non abbiamo neanche il tempo di recuperare questo "disagio", diciamo, se per caso si creasse. Quindi secondo me prima si fa e meglio è proprio per darsi il tempo di manifestare una vicinanza politica e una partecipazione politica a tutte le occasioni possibili e immaginabili e quindi, come dire, togliere qualunque sospetto che sia un disaccordo politico, una roba di questo tipo.
Bonino in altre occasioni - come il comitato nazionale di Radicali italiani del 23 giugno - ha sottolineato come l'idea di base sia andare avanti con +Europa, almeno per un periodo, senza vedere però le elezioni europee come obiettivo principale: a suo dire non ci sono i tempi, la soglia di sbarramento del 4% è lontana, non sarà facile trovare i fondi per la campagna, nemmeno sono immaginabili aperture da parte di altri soggetti politici, a partire dal Pd e, di nuovo, non ci sarà "per quello che vale" il nome di Emma Bonino, "non posso essere una e trina e non mi posso dimettere dal Senato e non posso prendere in giro altri".
Ci si prepara, dunque, a un simbolo di +Europa meno pieno o, eventualmente, riempito con altri elementi, che si tratti di una nuova affiliazione o alleanza con altre forze politiche o di uno slogan per le nuove elezioni. L'unica certezza, al momento, è che +Europa potrà partecipare alle europee senza raccogliere firme: essa infatti rientra tra i partiti che, come è scritto nella legge elettorale, "nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in una delle due Camere". E' pur vero che il testo faceva riferimento al sistema elettorale in uso nel 2001 (il Mattarellum) e i seggi non sono arrivati nella parte proporzionale ma nei collegi uninominali, ma la stessa legge prevedeva anche la possibilità di esentare dall'onere di cercare le sottoscrizioni i partiti che avessero presentato liste per la parte proporzionale collegate a "un candidato risultato eletto in un collegio uninominale": anche qui, la disposizione fu introdotta nel 2004 con l'espressa volontà di esentare dalla raccolta firme le c.d. "liste civetta" cui si erano collegati i candidati uninominali di centrodestra (Per l'abolizione dello scorporo) e centrosinistra (Paese nuovo) per non danneggiare i rispettivi partiti in sede di "scorporo" (esenzione che poi fu utilizzata per evitare la raccolta firme a forze politiche poco consistenti, come la Democrazia cristiana e il cartello Verdi Verdi - Verdi federalisti), ma la ratio non può che essere la stessa e non si può certo negare l'esenzione a +Europa solo perché nel frattempo sono cambiate le norme ma si è tornati a regole simili nello spirito. E, a quel punto, magari proprio +Europa potrà consentire, con la propria esenzione, ad altre forze politiche di partecipare attraverso un contrassegno composito: in quel caso, ovviamente, si tratterà di qualcosa di più elaborato rispetto a una mera operazione di tecnica elettorale.
Ci si prepara, dunque, a un simbolo di +Europa meno pieno o, eventualmente, riempito con altri elementi, che si tratti di una nuova affiliazione o alleanza con altre forze politiche o di uno slogan per le nuove elezioni. L'unica certezza, al momento, è che +Europa potrà partecipare alle europee senza raccogliere firme: essa infatti rientra tra i partiti che, come è scritto nella legge elettorale, "nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in una delle due Camere". E' pur vero che il testo faceva riferimento al sistema elettorale in uso nel 2001 (il Mattarellum) e i seggi non sono arrivati nella parte proporzionale ma nei collegi uninominali, ma la stessa legge prevedeva anche la possibilità di esentare dall'onere di cercare le sottoscrizioni i partiti che avessero presentato liste per la parte proporzionale collegate a "un candidato risultato eletto in un collegio uninominale": anche qui, la disposizione fu introdotta nel 2004 con l'espressa volontà di esentare dalla raccolta firme le c.d. "liste civetta" cui si erano collegati i candidati uninominali di centrodestra (Per l'abolizione dello scorporo) e centrosinistra (Paese nuovo) per non danneggiare i rispettivi partiti in sede di "scorporo" (esenzione che poi fu utilizzata per evitare la raccolta firme a forze politiche poco consistenti, come la Democrazia cristiana e il cartello Verdi Verdi - Verdi federalisti), ma la ratio non può che essere la stessa e non si può certo negare l'esenzione a +Europa solo perché nel frattempo sono cambiate le norme ma si è tornati a regole simili nello spirito. E, a quel punto, magari proprio +Europa potrà consentire, con la propria esenzione, ad altre forze politiche di partecipare attraverso un contrassegno composito: in quel caso, ovviamente, si tratterà di qualcosa di più elaborato rispetto a una mera operazione di tecnica elettorale.
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