Dal sito www.rivoluzionecristiana.it |
Lui l'etichetta di post-democristiano non l'accetterebbe mai: Gianfranco Rotondi si sente sempre e comunque democristiano. La tentazione di credergli un pochino, almeno per l'osservatore esterno, c'è: eletto alla Camera nel 1994 nel collegio di Avellino con il Patto per l'Italia (cui aveva partecipato il Ppi, alla sua prima prova dopo il cambio di nome), divenuto poi tesoriere del Cdu di Rocco Buttiglione (e, in quella posizione, co-gestore fino al 2002 del patrimonio della vecchia Dc insieme ai colleghi del Ppi-gonfalone), nel 2004 ha fondato la "sua" Democrazia cristiana, per poi chiamarla Democrazia cristiana per le autonomie dal 2007. Anche da militante del Pdl prima e di Forza Italia poi, si è sempre sentito democristiano e, quando nel 2015 ha fondato Rivoluzione cristiana, l'impressione era che si fosse riavvicinato all'antico nome, convinto peraltro di poterlo usare anche sulla base di atti e sentenze.
Proprio oggi Rotondi ha riunito a Pescara lo stato maggiore di Rivoluzione cristiana, presentandosi dimissionario, dopo che nelle scorse settimane è iniziata la procedura di liquidazione del Cdu, di cui è stato incaricato lo stesso Rotondi, il quale nel frattempo ha assunto la guida di uno dei tentativi di rimettere in moto una Democrazia cristiana - nel senso di un partito con quel nome - grazie all'impegno di vari gruppi e associazioni che si richiamano a quel patrimonio politico. Ennesima puntata della querelle sullo scudo crociato? Possibile, ma Rotondi spera che questa volta tutto sia molto meno tormentato: il perché ce lo siamo fatti spiegare da lui, in un'intervista che ci ha rilasciato questa mattina.
Dal sito www.rivoluzionecristiana.it |
Onorevole Rotondi, cosa sta per succedere oggi a Pescara? Ha annunciato che lascia la guida di Rivoluzione cristiana per rifare la Democrazia cristiana?
In questo momento sono riuniti gli avvocati che, come è noto, sono parte integrante dei progetti di ricostruzione della Dc.
Anche parte disintegrante, visto l'alto tasso di litigiosità legato all'universo diccì...
Beh, diciamola in termini pratici: oggi si assume una decisione politica, quella di riprendere il cammino della Democrazia cristiana. Le modalità con cui questo avverrà saranno dettate da una commissione composta da avvocati, magistrati e altri esperti che oggi ci suggeriranno la soluzione migliore. Si tratta dunque di una soluzione aperta, ma tutto sommato irrilevante: noi abbiamo sempre fatto cose giuridicamente ferrate, che hanno resistito ai giudizi, quindi sarà così anche svolta.
Beh, su questo potremmo discutere...
In questo momento sono riuniti gli avvocati che, come è noto, sono parte integrante dei progetti di ricostruzione della Dc.
Anche parte disintegrante, visto l'alto tasso di litigiosità legato all'universo diccì...
Beh, diciamola in termini pratici: oggi si assume una decisione politica, quella di riprendere il cammino della Democrazia cristiana. Le modalità con cui questo avverrà saranno dettate da una commissione composta da avvocati, magistrati e altri esperti che oggi ci suggeriranno la soluzione migliore. Si tratta dunque di una soluzione aperta, ma tutto sommato irrilevante: noi abbiamo sempre fatto cose giuridicamente ferrate, che hanno resistito ai giudizi, quindi sarà così anche svolta.
Beh, su questo potremmo discutere...
Vede, in qualche intervista recente [compresa quella con Pietro De Leo per Il Tempo, ndb] ho richiamato l'inchiesta che il pm Henry John Woodcock curò a Potenza nel 2006, quella nota per avere coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia, ma che in realtà riguardava il ruolo dei servizi segreti deviati nel condizionare la politica italiana. Credo che quell'inchiesta sia molto importante, storicamente, per capire quello che è successo a noi: ho chiesto pubblicamente scusa al dottor Woodcock perché, dopo la notizia dell'arresto di Vittorio Emanuele, concentrandomi sulla "spuma" di quell'inchiesta feci commenti inopportuni, ma rileggendo le carte molti anni dopo devo ammettere che quelle indagini sono state il battistrada di comprensione di tutta la politica italiana successiva.
L'ultimo simbolo della Dc (1992) |
Cosa intende dire, che qualcuno ce l'aveva con la Democrazia cristiana?
Diciamo che c'è un ordine mondiale che si dispiega tra il 1992 e il 1994 e cancella la Dc in Italia: quest'ordine mondiale ha i guanti di acciaio, è fortissimo e determina una serie di avvenimenti di cui le inchieste di Tangentopoli rappresentano solo una parte. Una volta cancellata la Dc, però, la fascinazione del partito dei cattolici dal 1994 in avanti è rimasta fortissima nella società italiana: ogni volta che i partiti "politicamente eredi" della Dc si sono aggregati e hanno tentato di mettere in campo un'offerta politica, sono puntualmente spuntati finti partiti democristiani che hanno rivendicato chi il nome, chi il simbolo, chi entrambi. Sono iniziate cause e sorprendentemente in certi fori qualificati sono apparsi giudici che hanno dato ragione a questi soggetti, anche se avevano palesemente torto, al punto che in successivi gradi di giudizio quelle sentenze sono state corrette. Insomma, ogni volta che la Dc riappariva all'orizzonte, c'è stato sempre un ostacolo giuridico al suo ritorno; verrebbe da dire che praticamente tutti i partiti che hanno predicato la rinascita della Dc sono stati assoldati perché la Dc non nascesse. Qualcuno l'ha ammesso, qualcuno no.
Torniamo a Rivoluzione cristiana: lei dunque oggi darà le dimissioni da segretario politico?
Sì, mi presento dimissionario perché evidentemente non posso apparecchiare una tavola in cui mi siedo a capotavola. E' naturale che io dica: rimettiamo la palla al centro e facciamo un partito che si richiami alla tradizione, alla storia e alla continuità della Democrazia cristiana, usando gli strumenti giuridici che abbiamo. Si chiamerà Democrazia cristiana, ma si presenterà come un format aperto: convocheremo con tutti i crismi gli Stati generali della Dc, per farlo ci vorrà un paio di mesi, ragionevolmente lo faremo nel mese di novembre.
Lei non parla di congresso: non mi pare che sia un caso...
Beh, diciamo che è una preparazione: gli Stati generali sono un luogo in cui chi si riconosce nella Dc si dà appuntamento per capire se l'offerta politica dei cattolici è ancora valida, se abbiamo ancora qualcosa da dire. Sulla composizione io oggi farò una proposta, immaginando un'assemblea divisa in tre parti.
Quali sarebbero?
Un terzo dell'assemblea vorrei che fosse composta dagli ex gruppi parlamentari Dc, della Democrazia cristiana storica, dunque dei parlamentari e consiglieri regionali che sono stati iscritti alla Dc, ma anche ai partiti politicamente eredi, dunque al Ccd, al Cdu, all'Udc, alla Dca e così via; un altro terzo dovrebbe provenire da persone attive a livello locale, che hanno incarichi politici nei partiti post-Dc e che sono interessate a questo progetto. L'ultimo terzo, sul modello dell'assemblea degli esterni del 1982, dovrebbe essere composto da persone esterne al mondo politico, provenienti dall'università, dal giornalismo, dall'impresa, ma anche studenti e altri soggetti in qualche modo interessati al progetto.
Quante persone sarebbero coinvolte in questi Stati generali?
Beh, dipende dalle adesioni che avremo: per dire, inviteremo tutti gli ex parlamentari Dc, vedremo quanti risponderanno.
Beh, dipende dalle adesioni che avremo: per dire, inviteremo tutti gli ex parlamentari Dc, vedremo quanti risponderanno.
La giornata di oggi rappresenta il capolinea per Rivoluzione cristiana o potrebbe proseguire per conto suo?
Rivoluzione cristiana auspica che tutti i partiti post-democristiani sospendano le loro attività e si riuniscano in una nuova Democrazia cristiana.
E il Partito delle donne, come lei ha chiamato Rc, che fine fa?
Il Partito delle donne viene versato qui, cioè le donne entrano da protagoniste nella ricostruzione della Dc.
Il Partito delle donne viene versato qui, cioè le donne entrano da protagoniste nella ricostruzione della Dc.
Quindi, riassumendo, Rivoluzione cristiana va nel cassetto e si costruisce un nuovo partito, in continuità con le forze politiche in cui lei ha militato in passato?
Beh, noi, prima di chiamarci Rivoluzione cristiana, ci chiamavamo Democrazia cristiana...
Sì, ma la "sua" Democrazia cristiana, quella che lei ha fondato nel 2004, era un soggetto giuridico autonomo e distinto da Rivoluzione cristiana e che aveva sospeso le sue attività quando concorse alla formazione del Pdl...
Credo che per noi sia più facile attaccarci a quell'esperienza, la possibilità di usare il nome della Dc è in qualche modo protetta dall'impiego di quella denominazione fatto in più elezioni, alle regionali e suppletive del 2005 e alle politiche del 2006 (assieme al Nuovo Psi di Caldoro). Suppongo che gli avvocati ci suggeriranno questa soluzione come la più fattibile sul piano giuridico, almeno in via provvisoria: agiremmo dunque rimettendo in campo la Dc, che in seguito si sarebbe chiamata Democrazia cristiana per le autonomie e comunque ha titolo per usare il vecchio nome, precisando che quando tutti i soggetti interessati faranno convergere i loro sforzi in questo progetto, senza passare per i tribunali, si potrà o ridare vita a questa associazione o costituirne addirittura una nuova.
Lei ha ricordato più volte di aver chiamato nel 2004 il suo partito Democrazia cristiana in forza di un atto di concessione del nome che Luigi Gilli e Nicodemo Oliverio, legali rappresentanti del Ppi - ex Dc, le hanno rilasciato alla fine del 2004, poche settimane dopo la fondazione del partito. In più interviste, peraltro, ha detto che informalmente, in un secondo momento, le era stato chiesto di non utilizzarlo più in quella maniera...
Mah, non perentoriamente e non fu Gilli a chiedermelo: mi fu chiesto a suo tempo dal futuro sottosegretario Giuseppe Pizza, perché in quel momento non c'era ancora una sentenza definitiva a stabilire chi avesse titolarità di quel nome. Così io, cordialmente come fanno i democristiani, accontentai Pizza e modificai il nostro nome in Democrazia cristiana per le autonomie; ora, naturalmente, su questa vicenda si è espressa la Cassazione e non c'è più bisogno di cambiare nome, per questo proporrò di chiamarci ancora Dc.
E con il gruppo di Gianni Fontana, che rivendica la bontà del percorso iniziato con l'autoconvocazione dell'assemblea dei soci Dc e si appresta a celebrare (di nuovo) il XIX congresso, come la mettete?
Guardi, non si tratta necessariamente di impattare contro Fontana e andare allo scontro con lui: se lui ritiene che la procedura più giusta sia riconvocare il congresso, io non ho niente in contrario, purché la cosa avvenga in armonia e senza che si traduca in una perdita di tempo, se n'è perso già troppo.
Il fatto è però che lei sa bene che le stesse persone che le hanno concesso l'uso del nome nel 2004 sono ancora oggi titolari della denominazione Democrazia cristiana, perché sono i legali rappresentanti del Partito popolare italiano, che altro non è che la Dc che aveva cambiato male il suo nome...
Vede, non c'è alcun dubbio che la Dc "storica" sia rappresentata a tutt'oggi dal dottor Luigi Gilli: nessuno, nemmeno io, oggi può agire in continuità con la Dc di De Gasperi a parte proprio Gilli e Oliverio, quali legali rappresentanti del Ppi. Questo emerge chiaramente dalla sentenza della Corte di cassazione del 2010 sulla vicenda, in una parte che quasi nessuna tra le persone interessate alla vicenda - tranne me e lei, probabilmente - ha letto bene.
Sì, il Ppi in linea teorica potrebbe impedirlo, almeno sul piano civile, ma su quello elettorale l'uso che la "mia" Dc ha fatto del nome è tutelato da altre norme, speciali rispetto a quelle civili, per cui abbiamo maturato dei diritti sull'uso. Le faccio un altro esempio: chi ha dato all'Udc l'uso dello scudo crociato? Non certo il Ppi, ma il Cdu, con un atto della Direzione nazionale che io stesso ho firmato all'epoca in qualità di tesoriere del partito. Ora c'è chi sostiene che io, in quanto tesoriere e incaricato della liquidazione del Cdu, potrei revocare all'Udc l'uso dell'elemento caratterizzante del nostro simbolo: lo pensa, per esempio, il presidente del consiglio nazionale Mario Tassone.
Che nel frattempo, peraltro, aveva rimesso in campo il "suo" Nuovo Cdu...
Già, io però ritengo che la soluzione indicata da lui non sia possibile, perché l'uso elettorale dello scudo crociato che l'Udc ha fatto in varie consultazioni elettorali, all'interno del proprio contrassegno composito, ormai si è consolidato e non mi pare di poter revocare nulla, avrei dovuto pensarci prima!
Comprendo il suo pensiero, anche se non sono molto d'accordo: diciamo che è possibile che vada come lei dice perché finora si è sempre considerato non controverso il diritto all'uso di un emblema, ma il Viminale non si è mai dovuto confrontare davvero con l'ipotesi di un simbolo "in comodato d'uso" e, nel caso, con un atto formale di revoca dello stesso uso.
Può essere ma, al di là della prevalenza delle norme elettorali su quelle civili, suppongo che agire per bloccare il nostro disegno sia l'ultimo dei pensieri del Ppi in questo momento! (sorride)
In ogni caso, al momento l'idea è di utilizzare il nome, dando al simbolo un destino diverso...
Mah, il problema del simbolo non ce lo poniamo nemmeno, visto che presentiamo liste assieme all'Udc, come abbiamo fatto in Campania alle ultime elezioni comunali. Con l'accordo dell'Udc quel simbolo possiamo usarlo, ma la "nostra" Dc in sé non ha alcuna pretesa sullo scudo crociato, proprio per l'uso che l'Udc ne ha fatto finora.
Immagino però allora che l'Udc debba essere una parte necessaria o, almeno, un interlocutore necessario per questo progetto, altrimenti non potrà andare avanti molto senza il simbolo storico...
Beh, sì, la si può considerare necessaria se si vuole utilizzare lo scudo crociato. Siccome poi al momento c'è anche una convergenza politica con l'Udc, direi che la notizia è che i democristiani vanno d'accordo, poi il simbolo è una conseguenza.
Lei si colloca nel centrodestra, l'Udc pure, ma allora tutti gli ex democristiani che non vogliono stare con Silvio Berlusconi sono per forza Dc diccì di serie B?
No no, assolutamente: se si fa un partito nuovo tutti hanno il diritto di entrare e dire la loro, poi saranno gli organi neocostituiti del partito a decidere la linea politica. Le mie idee si conoscono, ma io sono uno e in questo caso possiamo applicare il motto grillino "uno vale uno".
Lei si vede segretario di questa nuova formazione?
Beh, se mi fossi visto segretario non mi sarei dimesso. Diciamo che sono contento di essere socio fondatore: Berlusconi direbbe che nel teatrino della politica la mia parte è stata di ricostruire la Dc, se non ci riesco è un fallimento.
Avrete davanti il traguardo delle elezioni europee del 2019?
Non credo che le europee possano essere un banco di prova: c'è uno sbarramento elevato, suppongo sia più razionale pensare a una lista di tutte le forze che fanno riferimento al Partito popolare europeo, dunque Forza Italia, Udc, Dc, altri gruppi se aderiranno. Il progetto è presentabile piuttosto alle elezioni regionali, non tanto quelle della Basilicata che sono troppo vicine, ma quelle dell'Abruzzo sì.
Che è anche la sua regione di elezione...
Diciamo che il caso vuole che si voti in Abruzzo l'anno prossimo e la scadenza sia alla nostra portata, non c'entra il fatto che io sia stato eletto qui, anche se sappiamo che la Provvidenza si esprime per coincidenze...
Lei al Tempo aveva indicato anche un piano B, cioè l'affidamento del simbolo del Cdu a una fondazione o a un istituto, qualora non fosse stato possibile rimettere in pista la Democrazia cristiana...
Mi sembra che oggi sia la politica a riportare al centro dell'attenzione la Democrazia cristiana. Con un governo come questo fondato sull'antipolitica, la diga dell'opposizione è la politica e la principessa della politica è la Democrazia cristiana.
Capisco, in ogni caso avevate tenuto coperto il nome della fondazione e immagino non si trattasse dell'istituto Sturzo di Roma, cui nel tempo molti altri avevano proposto di affidare lo scudo crociato per sottrarlo alle dispute...
Lo avremmo dato alla Fondazione Fiorentino Sullo.
Quella che contiene gli archivi del Cdu e parte di quelli della Dc, che è stata recentemente visitata da ladri ben informati?
Sono venuti a rubare ma non hanno preso niente, diciamo che hanno fatto solo un'ispezione...
Mettiamola così... Insomma, vi preparate a rimettere in pista una Dc?
Sì, faremo gli Stati generali e, salvo defezioni, speriamo di avere con noi De Mita, Forlani e altre personalità ancora viventi della Dc. Ma visto che quando si riuniscono i democristiani la fantasia gira a mille, guardi che non è detto che poi non si decida di ridare vita al partito con un altro nome e un altro simbolo. L'interesse indubbiamente c'è: più cresce la bolla speculativa dei gialloverdi, più cresce l'interesse opposta. Tenga conto poi che in Rete c'è molta "democristianità soffusa": i media più importanti si occupano solo dei grandi partiti in Parlamento, ma in Rete non c'è traccia del dibattito al loro interno, mentre si trovano molte discussioni relative alla Dc, anzi, alle Dc, un mare di persone postano scudi crociati e altro materiale. Questo mi pare un buon segno: Macron e Trump ci hanno insegnato che l'arena è quella...
Riuscirete almeno stavolta a non farvi male e a non far finire di nuovo lo scudo crociato in tribunale?
Io penso di sì. Non sottovaluto chi c'è dietro, perché c'è sempre stato dietro qualcuno, anche se non so chi; visto però che si accende un processo che unisce persone e, se il tutto riesce, queste si danno una bandiera, questa volta sarà meno facile fallire, perché c'è un enorme spazio politico, rappresentato dall'opposizione a questo governo, cosa che i partiti che stanno in Parlamento fanno in modo molto frenato.
Lei però in più di un'occasione disse "Qui questa Dc la stanno facendo in troppi", nel senso che tante persone sembrano svegliarsi la mattina con l'idea di rappresentare quel partito.
Bisogna cercare, in qualche modo, di ridurre ad uno almeno la gran parte di quelli che stanno facendo iniziative di questo tipo, e secondo me ci siamo perché con noi ce ne sono tanti.
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