domenica 3 dicembre 2017

Fratelli d'Italia, il nuovo simbolo con quattro anni di ritardo

Quale tempo migliore dei congressi per adottare nuovi simboli o, magari, dare una sistemata a quelli che ci sono già? In casa di Fratelli d'Italia lo sanno molto bene: alla vigilia del primo congresso, tenutosi a marzo del 2014, venne ufficializzata la scelta di integrare il contrassegno con cui avevano partecipato alle elezioni politiche dell'anno precedente con l'emblema di Alleanza nazionale, concesso dalla Fondazione An in uso all'evoluzione di Fdi, in base ai risultati delle "primarie" svolte tra i simpatizzanti; ora, tra gli atti conclusivi della seconda assise nazionale - svoltasi in questo fine settimana a Trieste - c'è stata la presentazione del nuovo fregio politico (e probabilmente elettorale, nel senso che sulle schede dovrebbe restare tale), che cerca di contemperare lo sguardo al passato (per ricordare e dimenticare) e quello al futuro. Per Giorgia Meloni, confermata presidente del partito, quello appena adottato "è un simbolo che va avanti: mantiene la fiamma ma non fa più riferimento al partito che è venuto prima di noi. La nostra storia resta ma si va avanti".
Analizzando nel dettaglio il nuovo emblema, emerge subito che esso mantiene il nome originale (già da anni privato dell'espressione "Centrodestra nazionale" presente nei primi mesi, retaggio dei Circoli promossi da Massimo Corsaro nel 2012), ma lo semplifica e, in un certo senso, lo depura: sparisce, infatti, ogni riferimento nominale ad Alleanza nazionale. Le ragioni di quel passaggio sono varie, la prima delle quali è generazionale: all'interno di Fdi sono molti, ormai, i giovani che hanno aderito al partito senza essere mai stati iscritti ad An o simpatizzato per essa, perché si sono avvicinati alla politica dopo il 2009 (anno in cui lo scioglimento fu deliberato) o, semplicemente, prima avevano militato altrove.  Inutile sottacere, peraltro, che sulla scelta hanno pesato considerazioni di opportunità politica: il nome di Alleanza nazionale rischiava di essere piuttosto ingombrante, d'inciampo per la strada di Meloni e del suo partito, specialmente dopo gli ultimi sviluppi delle vicende patrimoniali e giudiziarie che hanno riguardato il leader indiscusso di An, Gianfranco Fini, quanto al noto affaire della "casa di Montecarlo". Ricordare troppo il vecchio partito di Fini, da cui peraltro Meloni e vari altri dirigenti di Fdi provengono, certamente sarebbe stato imbarazzante, forse quanto lo sarebbe stato negare ogni legame con il passato, almeno come evoluzione.
Anche per questo, è rimasto un richiamo solo visivo ad An, mantenendo la struttura del simbolo precedente, che ricalcava a sua volta quella concepita tra il 1993 e il 1994 da Massimo Arlechino per Alleanza nazionale. Il blu del segmento circolare superiore è più scuro rispetto a quello delle origini, forse per far risaltare meglio il testo, così come è rimasto il riferimento alle radici del Movimento sociale italiano con l'inconfondibile fiamma tricolore, ma un po' diversa rispetto a prima. Nell'emblema, infatti, non figura la base trapezoidale della fiamma con la sigla Msi (che la tradizione identificava con la bara di Mussolini), soltanto richiamata da un piccolo segmento di base: aver inserito la sola fiamma - tra l'altro decisamente ingrandita - vorrebbe ottenere l'effetto di richiamare un simbolo tradizionale della destra italiana (in cui certamente si identificano i vecchi militanti di Msi e An, ma che non è sconosciuto ai più giovani, che magari hanno visto la fiamma del Front National di Marine Le Pen, forse senza sapere che era stata "importata" proprio dall'Italia), senza però evocare anche l'eredità del vecchio partito, troppo polverosa e superata. Anche quest'uso, peraltro, è rispettoso del deliberato dell'assemblea dei soci della Fondazione An del 2015, in cui si concedeva "l'utilizzo del simbolo", senza obbligare all'uso totale o completo dello stesso (questo, ovviamente, fatte salve eventuali obiezioni che la fondazione dovesse sollevare in seguito).
La nuova grafica, che sarebbe stata curata da un'agenzia di comunicazione, appare più gradevole rispetto al passato. Sparisce certamente l'effetto "cannocchiale" o "matrioska" precedente, che era dovuto alla presenza di tre cerchi uno interno all'altro (e, per evitare comunque rischi del genere, il cerchio bianco in cui è inserita la fiamma non è stato bordato di nero ed è leggibile solo come "vuoto"); della grafica precedente è conservato anche l'elemento tricolore inizialmente costituito dalle tre corde annodate, ma ora è stato stilizzato in una fascetta coperta dal cerchio bianco (paradossalmente una soluzione analoga, anche allora senza basamento per la fiammella, provò a utilizzarla la Fiamma tricolore nel 2009, in un emblema che fu bocciato dal Ministero dell'interno). Meno felice, a dire il vero, sembra l'uso della font Nexa Black - la stessa di Scelta civica ed Energie per l'Italia - per il nome del partito, che rispetto al passato mette in evidenza il riferimento all'Italia, quasi a voler accentuare l'aspetto "sovranistico" del programma: il carattere utilizzato sembra poco armonico rispetto al resto della struttura del contrassegno.  
Nel complesso, in ogni caso, il risultato grafico ottenuto è soddisfacente. Il fatto è che l'emblema adottato oggi arriva, in un certo senso - almeno per l'idea grafica fondamentale - con quasi quattro anni di ritardo. Tra le tante proposte grafiche che nel 2013 erano state inviate a Fratelli d'Italia perché fossero valutate per l'adozione, ce n'era una che aveva preso come base il simbolo di Alleanza nazionale e si era limitata a sostituire il nome di An con quello di Fdi. L'autore della prova era il giovane militante Enea Paladino e la sua idea aveva riscosso un certo successo, per cui molti si erano profondamente stupiti - e qualcuno aveva protestato con una certa veemenza - per non aver trovato il suo logo tra gli otto che furono sottoposti a iscritti e simpatizzanti.
Ora che, quasi quattro anni dopo, la sua idea è stata ripresa (senza base della fiamma e con la striscia tricolore, ma si tratta oggettivamente di particolari trascurabili), Paladino - che nel frattempo è diventato consigliere della provincia di Perugia per Fdi - non nasconde la sua soddisfazione: "Direi che sono felice, il nuovo simbolo è molto simile a quello che produssi io - dichiara a questo sito - già all'epoca quel logo era voluto da tutta la base, ora anche dai vertici del partito... La 'matrioska' non era ben vista dai militanti e non capita dal nostro elettorato. Per me Fratelli d'Italia con la fiamma è una sintesi efficace tra tradizione ideologica e futuro politico". Sulla tradizione non ci sono dubbi, il futuro - saldamente nel centrodestra - si costruirà da domani.

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