Raramente la presentazione di un singolo contrassegno elettorale ha avuto l'onore della ribalta televisiva in una delle fasce orarie di maggior ascolto (quella delle 21 o giù di lì), per giunta su uno dei canali più seguiti, com'è Rai1. Questa possibilità l'ha avuta e l'ha sfruttata Pietro Grasso, presidente del Senato uscente ma soprattutto leader della nascente lista per la quale da alcuni giorni era diventato definitivo il nome Liberi e Uguali: proprio questa sera, l'ex magistrato ha mostrato il simbolo al pubblico di Che tempo che fa, di cui era ospite, dando così maggior concretezza elettorale al progetto che da alcune settimane impegna soprattutto Possibile, Sinistra italiana, Articolo 1 - Mdp (e probabilmente, dopo la ritirata di Giuliano Pisapia, anche qualche soggetto proveniente dall'esperimento non compiuto di Campo progressista).
Le telecamere hanno ripreso dunque uno dei primi simboli la cui presenza sulla scheda elettorale sembra quasi certa. Il "quasi" è dovuto essenzialmente a eventuali ritocchi dell'ultimo minuto, ma non solo: resterebbe il problema non piccolo dell'esenzione dalla raccolta firme. Posto che non si è di fronte a un partito costituito in gruppo in entrambe le Camere, l'esenzione speciale prevista dalla legge elettorale - valida dunque solo per le elezioni in arrivo - si applica ai "partiti o ai gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 15 aprile 2017" e certamente non esisteva al 15 aprile 2017 un gruppo parlamentare con il nome "Liberi e Uguali". E' vero che Articolo 1 e Sinistra italiana il gruppo parlamentare ce l'hanno ed è stato costituito prima di quella data, ma il loro nome è diverso e, con questo simbolo, non si potrebbe certo sostenere che la lista presentata è di Mdp o Si (il tenore letterale della disposizione non sembra concedere, come avviene in certe leggi elettorali regionali, al gruppo di esentare una lista in qualunque modo collegata). Unico modo per essere certi di non dover raccogliere le firme, insomma, sarebbe inserire da qualche parte una "pulce" di Articolo 1 o Sinistra italiana o, comunque, qualcosa che ne richiami in modo esplicito la grafica.
Certamente non vale come richiamo grafico a Si la scelta grafica e cromatica, dal momento che i due emblemi più o meno deliberatamente si somigliano: in entrambi, infatti, gli elementi testuali e grafici sono bianchi su fondo rosso (anche se Grasso, ospite da Fazio, ha tenuto a precisare che il suo colore esatto è "amaranto": in bocca al lupo ai grafici e agli stampatori delle schede...), stessa cosa che era avvenuta nel 2014 con la lista L'Altra Europa con Tsipras: a ben pensarci, anzi, probabilmente l'antecedente grafico più vicino a Liberi e Uguali è proprio la formazione costituita in vista delle ultime elezioni europee. Anche allora, tra l'altro, si scelse - non senza travagli - di citare l'idea della sinistra con il colore, ma di non inserire la parola "sinistra" nel contrassegno (ed è questo il motivo che esclude completamente la possibilità che all'emblema sia aggiunta la "pulce" di Si): si è dunque di fronte a un profilo di somiglianza ulteriore, che si unisce all'indicazione espressa del leader del progetto politico.
Al di là della tonalità di rosso utilizzata, l'emblema di oggi si distingue da quello del 2014 anche per l'uso di caratteri minuscoli (allora non impiegati), di due differenti font bastoni (lo dimostrano le fattezze delle due G) e, soprattutto, per l'esistenza di un pur minimo vezzo grafico. Il riferimento è alle tre "foglioline" bianche, appoggiate alla "i" di "Liberi", che richiamano la E del nome senza utilizzarla direttamente: queste, a detta di Grasso, "rappresentano il nostro legame con l’ambiente ma anche l’importanza che diamo alle pari opportunità, essendo un simbolo femminile". Se certamente quell'espediente grafico consente di "muovere" almeno un po' l'impianto del simbolo, altrimenti piuttosto statico (unico altro elemento movimentante è la sottolineatura discreta sotto la parola "Uguali"), nelle intenzioni di chi ha chiesto e creato il simbolo dovrebbe anche sopire le polemiche dei giorni scorsi sulla scarsa presenza e rappresentazione femminile della nascente lista.
Sul punto si erano espresse voci storiche come Norma Rangeri, studiose autorevoli come Nadia Urbinati e varie esponenti femministe, ma si era fatto notare anche uno scritto di Nicola Fratoianni, il quale sul manifesto aveva invitato a "leggere e pronunciare [il nome], fin da subito, come 'Libere e Liberi e Uguali'" e a trasformare "quella 'e' da semplice congiunzione in piena soggettivazione". La sua voce, a quanto pare, è stata ascoltata: la "E" non emerge più come lettera/parola autonoma, le foglioline appoggiate alla "i" di "Liberi" la trasformano in "E" (facendo accettare la stranezza di una lettera minuscola che si comporta da maiuscola) e la forma foliare dà alla lettera più leggerezza.
L'espediente grafico, oggettivamente, è gradevole, ma se lo si vede con gli occhi della polemica dei giorni scorsi rischia di somigliare - soprattutto per chi ritiene che l'adesione alla causa femminile sia almeno in parte superficiale e di facciata - più a una strizzata d'occhio o a un cerotto un po' improvvisato sulle critiche, che a un vero gesto significativo. In più, in questo modo sul simbolo il nome che emerge è "Liberi Uguali", che somiglia un po' di più al già esistente "LibertàEguale" di quanto non accadesse con la versione che aveva la "e" ben visibile: chi vorrà attaccare briga in tribunale non mancherà di farlo notare, chi riterrà la questione ridicola o inesistente rimarcherà le differenze nominali (e soprattutto grafiche) che permangono. Per un motivo o per l'altro, insomma, il simbolo di Liberi e Uguali potrebbe far ancora discutere.
Le telecamere hanno ripreso dunque uno dei primi simboli la cui presenza sulla scheda elettorale sembra quasi certa. Il "quasi" è dovuto essenzialmente a eventuali ritocchi dell'ultimo minuto, ma non solo: resterebbe il problema non piccolo dell'esenzione dalla raccolta firme. Posto che non si è di fronte a un partito costituito in gruppo in entrambe le Camere, l'esenzione speciale prevista dalla legge elettorale - valida dunque solo per le elezioni in arrivo - si applica ai "partiti o ai gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 15 aprile 2017" e certamente non esisteva al 15 aprile 2017 un gruppo parlamentare con il nome "Liberi e Uguali". E' vero che Articolo 1 e Sinistra italiana il gruppo parlamentare ce l'hanno ed è stato costituito prima di quella data, ma il loro nome è diverso e, con questo simbolo, non si potrebbe certo sostenere che la lista presentata è di Mdp o Si (il tenore letterale della disposizione non sembra concedere, come avviene in certe leggi elettorali regionali, al gruppo di esentare una lista in qualunque modo collegata). Unico modo per essere certi di non dover raccogliere le firme, insomma, sarebbe inserire da qualche parte una "pulce" di Articolo 1 o Sinistra italiana o, comunque, qualcosa che ne richiami in modo esplicito la grafica.
Certamente non vale come richiamo grafico a Si la scelta grafica e cromatica, dal momento che i due emblemi più o meno deliberatamente si somigliano: in entrambi, infatti, gli elementi testuali e grafici sono bianchi su fondo rosso (anche se Grasso, ospite da Fazio, ha tenuto a precisare che il suo colore esatto è "amaranto": in bocca al lupo ai grafici e agli stampatori delle schede...), stessa cosa che era avvenuta nel 2014 con la lista L'Altra Europa con Tsipras: a ben pensarci, anzi, probabilmente l'antecedente grafico più vicino a Liberi e Uguali è proprio la formazione costituita in vista delle ultime elezioni europee. Anche allora, tra l'altro, si scelse - non senza travagli - di citare l'idea della sinistra con il colore, ma di non inserire la parola "sinistra" nel contrassegno (ed è questo il motivo che esclude completamente la possibilità che all'emblema sia aggiunta la "pulce" di Si): si è dunque di fronte a un profilo di somiglianza ulteriore, che si unisce all'indicazione espressa del leader del progetto politico.
Al di là della tonalità di rosso utilizzata, l'emblema di oggi si distingue da quello del 2014 anche per l'uso di caratteri minuscoli (allora non impiegati), di due differenti font bastoni (lo dimostrano le fattezze delle due G) e, soprattutto, per l'esistenza di un pur minimo vezzo grafico. Il riferimento è alle tre "foglioline" bianche, appoggiate alla "i" di "Liberi", che richiamano la E del nome senza utilizzarla direttamente: queste, a detta di Grasso, "rappresentano il nostro legame con l’ambiente ma anche l’importanza che diamo alle pari opportunità, essendo un simbolo femminile". Se certamente quell'espediente grafico consente di "muovere" almeno un po' l'impianto del simbolo, altrimenti piuttosto statico (unico altro elemento movimentante è la sottolineatura discreta sotto la parola "Uguali"), nelle intenzioni di chi ha chiesto e creato il simbolo dovrebbe anche sopire le polemiche dei giorni scorsi sulla scarsa presenza e rappresentazione femminile della nascente lista.
Sul punto si erano espresse voci storiche come Norma Rangeri, studiose autorevoli come Nadia Urbinati e varie esponenti femministe, ma si era fatto notare anche uno scritto di Nicola Fratoianni, il quale sul manifesto aveva invitato a "leggere e pronunciare [il nome], fin da subito, come 'Libere e Liberi e Uguali'" e a trasformare "quella 'e' da semplice congiunzione in piena soggettivazione". La sua voce, a quanto pare, è stata ascoltata: la "E" non emerge più come lettera/parola autonoma, le foglioline appoggiate alla "i" di "Liberi" la trasformano in "E" (facendo accettare la stranezza di una lettera minuscola che si comporta da maiuscola) e la forma foliare dà alla lettera più leggerezza.
L'espediente grafico, oggettivamente, è gradevole, ma se lo si vede con gli occhi della polemica dei giorni scorsi rischia di somigliare - soprattutto per chi ritiene che l'adesione alla causa femminile sia almeno in parte superficiale e di facciata - più a una strizzata d'occhio o a un cerotto un po' improvvisato sulle critiche, che a un vero gesto significativo. In più, in questo modo sul simbolo il nome che emerge è "Liberi Uguali", che somiglia un po' di più al già esistente "LibertàEguale" di quanto non accadesse con la versione che aveva la "e" ben visibile: chi vorrà attaccare briga in tribunale non mancherà di farlo notare, chi riterrà la questione ridicola o inesistente rimarcherà le differenze nominali (e soprattutto grafiche) che permangono. Per un motivo o per l'altro, insomma, il simbolo di Liberi e Uguali potrebbe far ancora discutere.
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