In questa nuova fase della politica italiana, tutti i partiti italiani - chi più, chi meno – sono in subbuglio: la tragica fine del governo Conte-bis e la lunga gestazione per la nascita del governo Draghi stanno mettendo in crisi formazioni grandi e piccole.
Il Pd, vittima più del fuoco amico che del fuoco nemico, ha subito le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario (il nono in 14 anni, tra titolari e reggenti, incluso il bis di Renzi) trovando un compromesso con l’elezione di Enrico Letta come nuovo segretario con i "pieni poteri” senza passare dal "traghettatore" che avrebbe portato i dem al Congresso anticipato. Il M5S forse è il soggetto politico che sta subendo il cambiamento più consistente: in questi anni è passato da movimento di protesta a movimento governista, per trasformarsi ora in un partito vero e proprio, quasi "centrista" con un "segretario" e una "segreteria"; come in tutte le trasformazioni, seguirà probabilmente una scissione, quella dell'ala movimentista vicina a Davide Casaleggio e al suo manifesto ControVento.
Anche la Lega deve cambiare, dovendo soprattutto scegliere la sua linea politica, perché sostenere un governo europeista non può accompagnarsi ad una politica sovranista: bisogna scegliere se entrare tra i Popolari Europei, sposando una linea liberista, oppure contendersi Orban con Giorgia Meloni, ora che è uscito dal Ppe.
Ma non solo i grandi partiti sono in subbuglio: anche i piccoli devono fare i conti con la crisi politica che non fa sconti e muove parecchio le acque. In queste settimane si è assistito al congresso di Sinistra italiana e al suo discusso passaggio all'opposizione (mentre Loredana De Petris ed Erasmo Palazzotto hanno scelto diversamente); al ritorno in Parlamento dei Verdi e a quello possibile dell'Italia dei valori (sia pure in modo "virtuale", per il sostegno offerto alle operazioni politiche di Facciamo Eco e L'alternativa c'è). E poi c'è +Europa, che proprio Emma Bonino - che il partito aveva contribuito a fondare, concedendo anche il suo nome perché fosse inserito nel contrassegno elettorale del 2018 - sperava fosse immune da venti di crisi (a maggior ragione dopo la scelta di sostenere il governo e dopo la nomina del segretario del partito Benedetto Della Vedova a sottosegretario).
Tutto è iniziato con l'assemblea nazionale di oggi che doveva darsi le regole per celebrare il congresso, previsto ogni due anni in base allo statuto; la stessa assemblea, però, ieri era stata comunque convocata per deliberare sulla mozione di sfiducia presentata da vari membri dell'organo nei confronti del tesoriere, Valerio Federico, mozione approvata da 38 componenti dell'assemblea su 71. Ha fatto notizia l'intervento che Bonino ha tenuto stamattina, nel quale lamentava come alla proposta di Della Vedova relativa al percorso congressuale si fosse affiancato un documento "pseudoanonimo" (così l'ha chiamato lei) che finiva per contestare la leadership e la sua linea politica. Non una critica costruttiva, in base all'intervento della senatrice, ma una denigrazione di coloro che in questi tre anni hanno prima dato vita e poi guidato il partito. Secondo Emma Bonino, infatti, dalla discussione di sabato e dal voto sulla mozione sarebbe emersa l'immagine di un partito guidato "da un un branco di incapaci, accentratori, autoritari e da un amministratore lestofante", di cui "sbarazzar[si] con ogni mezzo" attraverso "un congresso previsto e controllato in tutti i dettagli, insomma un congresso prima di farlo, a tavolino".
Sfiduciato Federico, per la senatrice dopo il congresso sarebbe stato "fatto fuori" Della Vedova e poi magari sarebbe toccato a lei, che però dei "tre anni difficili e appassionanti" di +Europa ha un'altra idea, quella di una situazione a suo avviso "felice, sicché io a questo gioco al massacro tipo carciofo - 'ogni tanto ne facciamo fuori uno' - io non voglio giocare". Di qui l'annuncio: "Io personalmente non voglio stare più in questo partito: non è un grosso problema, visto che faccio parte degli incompetenti e degli ignoranti, ancora non dei lestofanti e magari manca poco. E ovviamente è a disposizione anche il seggio al Senato, perché la vostra cupidigia è senza limiti, ma è a disposizione, non vi preoccupate; d'altronde è già pronta, col passaggio farsa di un congresso deciso a tavolino fuori, la nuova leadership plurale [...]. In ogni caso me ne vado a testa alta prima che mi facciate fuori voi". Per Emma Bonino la sfiducia a Federico equivale a "cacciare con ignominia per qualche leggerezza una persona infangandone la storia", un episodio che "ha fatto traboccare un vaso che era già pieno dopo le obbligate dimissioni imposte all'ex comitato di garanzia".
Se Bonino lascia il partito, Benedetto Della Vedova ha annunciato l'abbandono della segreteria (e la sua ricandidatura al prossimo congresso) in un post su Facebook: "Da molti mesi l’Assemblea di +Europa non riesce a trovare un accordo sulle regole per celebrare il prossimo Congresso, che lo Statuto prevede che si svolga ogni due anni. C’è stata, nelle diverse sessioni dell’Assemblea degli scorsi mesi, un’escalation di tensione interna che ha portato oggi Emma Bonino ad annunciare in queste condizioni il suo abbandono del partito. È un'escalation che sento il dovere di interrompere, consentendo che la parola torni ai nostri iscritti il più presto possibile. Rassegnerò quindi le mie dimissioni da Segretario, atto che prevede automaticamente la convocazione di un nuovo Congresso entro tre mesi. Il partito è dei suoi iscritti e a loro intendo, allo stato dei fatti, sottoporre di nuovo la mia candidatura per la Segreteria. Nel frattempo le funzioni di segretario saranno esercitate dalla presidente Simona Viola, alla quale va il mio ringraziamento per la disponibilità a farsi carico di una situazione così difficile".
Questa nuova crisi dei partiti e della politica stessa è l'ennesima che segue il doloroso travaglio da un governo politico a un governo tecnico. Proprio la storia della Repubblica Italiana ci dimostra che dopo ogni governo tecnico la politica e i partiti stessi sono cambiati: è stato così dopo il governo Ciampi (tecnico-politico) con l'arrivo sulla scena politica di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia; il governo Monti segnò l’entrata in Parlamento del M5S e fu seguito da un cambio di linea politica della Lega e di Giorgia Meloni. Ora non sappiamo come si risolverà questa crisi politica, ma sicuramente dopo il governo Draghi i partiti e la politica saranno diversi. In che modo e con quali simboli, lo si vedrà.
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