L'articolo 15 del regolamento del Senato prevede, al comma 3-bis, che ogni gruppo parlamentare debba dotarsi di un proprio regolamento (approvato dall'assemblea di tutti i membri del gruppo), mentre il successivo comma 3-quater aggiunge che le informazioni relative a "ciascun posto di lavoro alle dipendenze del Gruppo" devono essere pubblicate e liberamente consultabili "on line, nel sito internet del Gruppo". Ciò significa, "in soldoni", che ogni gruppo deve avere un proprio sito internet, raggiungibile (anche) attraverso il sito del Senato. Naturalmente lo stesso regolamento non prevede anche l'obbligo per ciascun gruppo di avere un proprio simbolo, anche se di norma il problema non si pone: se le norme che prevedono l'articolazione dell'assemblea in gruppi sono figlie dell'avvento (oltre cent'anni fa, per la Camera) della prima legge elettorale proporzionale a scrutinio di lista e del "riconoscimento" dei partiti, è normale che al gruppo corrisponda il simbolo del partito di riferimento; non è nemmeno raro che possano corrispondere più simboli, qualora il gruppo sia stato costituito unendo le compagini parlamentari di diversi partiti, ognuno con il proprio emblema. In passato, in realtà, è capitato che nascessero gruppi non legati a emblemi di partito (si pensi ai gruppi della Sinistra indipendente, i cui membri erano stati tutti eletti nelle liste del Partito comunista italiano), oppure che esistessero i simboli delle singole realtà presenti in un gruppo, ma mancasse un emblema relativo al nome che il gruppo stesso aveva scelto come denominazione "collettiva" (si pensi ai casi di Iniziativa responsabile, poi Popolo e territorio e di Coesione nazionale nella XVI Legislatura, nonché di Gal - Grandi autonomie e libertà nella XVII Legislatura).
Non è dunque prescritto, né scontato che un gruppo parlamentare (al Senato come alla Camera) abbia un proprio simbolo, anche identico a quello dell'eventuale partito di riferimento o autonomo da questo. Con una visitina ai siti, tuttavia, si possono avere delle sorprese, in particolare sbirciando nel sito del gruppo Europeisti - Maie - Centro democratico. Non appena si viene condotti nel sito https://europeistimaiecd.it, creato alla fine di gennaio, appare infatti subito un simbolo tanto prevedibile quanto sorprendente sotto diversi aspetti. L'elemento più prevedibile, in base al nome scelto, è il fondo blu con le dodici stelle gialle in cerchio della bandiera dell'Unione Europea, così come è gialla la parola "Europeisti", che campeggia in orizzontale poco sopra il diametro del cerchio.
Non sorprende nemmeno che il simbolo contenga riferimenti - peraltro scritti in carattere piccolissimo - al Movimento associativo italiani all'estero e a Centro democratico, dal momento che proprio grazie a una di queste due formazioni (o a entrambe, ciascuna per la propria parte) il gruppo si è potuto costituire, in base al nuovo testo del regolamento del Senato. Semmai, può stupire un po' di più il fatto che entrambe le forze politiche, a dispetto del loro ruolo significativo nella genesi del gruppo, non abbiano inserito la "pulce" del loro simbolo all'interno dell'emblema di gruppo, anche solo per una questione di visibilità (è vero che il blu-Europa del fondo ricorda un po' i colori del Maie, ma è difficile che sia questo accostamento a venire in mente). La riflessione viene spontanea, se si considera - e qui c'è un altro profilo di sorpresa - che la parte inferiore del simbolo contiene un tricolore in tre puntini: non si tratta ovviamente di una mera citazione della bandiera italiana, ma di un riferimento grafico a Italia23, associazione e progetto politico - e magari pure elettorale, in futuro - rivendicato da Gianfranco Rotondi e guidato da Raffaele Fantetti, presidente del gruppo parlamentare (anche il sito internet dell'associazione Italia23, di cui si può leggere lo statuto, nella grafica somiglia molto a quello, decisamente successivo, degli Europeisti). Ci sono dunque due soggetti politici citati con il loro nome (riconoscibili ma non troppo visibili) e ce n'è uno citato solo in grafica, ma senza il nome: questo potrebbe rendere almeno riconoscibile l'associazione di Fantetti, ma ciò è opinabile visto che sono in pochi a riconoscere quella grafica, quindi sarebbe stato forse più utile citare il nome per ottenere visibilità (al momento, dunque, l'inserimento dei tre puntini sembra più un vezzo, per alludere a un progetto senza citarlo espressamente).
Questo simbolo, dunque, è assai poco noto, ma rischia di restare tale e pure di avere vita breve. Giusto ieri, infatti, attraverso l'Ansa (che a sua volta cita "fonti parlamentari"), si è appreso che la senatrice Tatiana Rojc si appresta a tornare nel gruppo del Pd, lasciato a gennaio espressamente per consentire al gruppo Europeisti - Maie - Centro democratico di raggiungere la consistenza minima di dieci membri (una scelta compiuta "in zona Cesarini", come dimostra l'aggiunta a penna sul foglio con cui si era annunciata la nascita del gruppo, tra l'altro nell'unica riga lasciata vuota a metà dell'elenco, proprio nella posizione che secondo l'ordine alfabetico sarebbe toccata ad Alessandrina Lonardo in Mastella). "La mia casa è il Pd e infatti sono qua per sostenere non solo il segretario ma anche tutto il gruppo dei senatori. Mi riconosco in questo contesto", ha detto Rojc ad Ansa, ma la legge dei numeri è dura: dieci erano i membri del gruppo all'epoca della costituzione e dieci sono tuttora, senza alcun'aggiunta. Ciò significa che, qualora Rojc tornasse nel gruppo del Pd, il gruppo degli Europeisti scenderebbe sotto la soglia minima e, a norma dell'art. 14, comma 6 del regolamento del Senato, il gruppo dovrebbe automaticamente essere dichiarato sciolto e i suoi membri avrebbero tre giorni di tempo per dichiarare il loro gruppo di approdo, venendo in alternativa iscritti d'ufficio al gruppo misto. Se fosse così e, nel frattempo, non si aggiungesse nessuno a quel gruppo, si sarebbe di fronte a una delle vite più brevi per un'articolazione parlamentare e per il suo simbolo, già peraltro poco noto di per sé.
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