Nell'articolo di ieri si è annunciato che la componente del gruppo misto al Senato di L'Alternativa c'è - e non il gruppo, come si era creduto in un primo tempo - non è (ancora) nata e c'è il serio rischio che non nasca affatto, a maggior ragione dopo che alcuni giorni fa per l'articolazione parlamentare è venuta meno la rappresentanza dell'Italia dei valori e, di conseguenza, la possibilità di fruire del suo simbolo. La questione, tuttavia, oggi è rimasta di attualità perché sono state diffuse nuove informazioni rilevanti: in particolare, Matteo Pucciarelli ha intervistato per la Repubblica Ignazio Messina, segretario dell'Idv, per cercare di capire cosa effettivamente sia accaduto.
Ricordato che tra i partiti che avevano partecipato in forma visibile alle elezioni, anche all'interno di altre liste - e che dunque potevano consentire sulla carta il sorgere di un gruppo al Senato o, se la compagine fosse stata sotto i dieci membri, almeno di una componente - il più compatibile con gli espulsi dal MoVimento 5 Stelle sembrava proprio l'Idv, l'articolo ricorda che "il primo incontro a Palermo tra emissari" di coloro che erano stati espulsi dal gruppo del M5S "e Messina è datato 14 febbraio. Idv dà un via libera all'operazione parziale, ponendo una condizione: che non fosse solo un mero espediente tecnico ma che dietro si lavorasse ad un progetto politico vero e proprio".
"Invece da quel che ho visto - ha spiegato Messina a Pucciarelli - volevano solo il simbolo. Abbiamo fatto diverse riunioni e non siamo mai arrivati a un dunque. Nel loro documento programmatico non c'era una riga sul lavoro, sulla giustizia, insomma mi è parso qualcosa fatto senza crederci". Scrive poi Pucciarelli che "per Idv andava bene l'opposizione al governo Draghi, ma restando nell'alveo del centrosinistra, con una netta alternatività rispetto a Fratelli d'Italia e a Giorgia Meloni"; in più "prevalevano logiche di rancore contro il M5S, a me il Movimento può fare simpatia o meno ma non ho mica conti in sospeso". L'articolo si chiude notando che "se con gli incontri con - ad esempio - il senatore Mattia Crucioli e il deputato Pino Cabras le cose sono andate non bene, Messina è convinto che con altri usciti dal Movimento invece sia possibile ragionare ancora", "ma meglio non anticipare troppo - ha concluso Messina - vediamo con calma".
Il segretario dell'Idv dice di essere un po' dispiaciuto, "ma non è stato tempo perso, ho comunque imparato qualcosa". Non sembrano peraltro molto felici nemmeno i senatori che avevano chiesto di formare la componente L'Alternativa c'è al Senato: sulla pagina di Mattia Crucioli poche ore fa è apparso un post firmato anche da Margherita Corrado, Luisa Angrisani e Bianca Laura Granato nel quale si dichiarano "i veri motivi del ritiro" del simbolo. Si riporta di seguito il contenuto del post:
Il manifesto de L'Alternativa c'è (che non ha alcuna pretesa di costituire un programma esaustivo) era stato inviato all'Avv. Messina che, lungi dal criticarlo, aveva contribuito a redigerlo: l'argomento è quindi evidentemente pretestuoso. La realtà è che, nonostante originariamente avesse dichiarato di non porre condizioni all'utilizzo del simbolo, il legale rappresentante di Idv intendeva indirizzare il costituendo gruppo verso l'appoggio a Conte e alla coalizione di centrosinistra, nonostante gli avessimo chiaramente rappresentato di voler essere alternativi al finto bipolarismo destra-sinistra che l'Italia ha dovuto subire per troppo tempo. Su una cosa, quindi, concordiamo con il rappresentante di Idv: non ci sono le condizioni per tentare un progetto insieme, perché noi abbiamo una parola sola. Ciò non significa, contrariamente a quanto titola La Repubblica, che L'Alternativa c'è "naufraga al Senato": noi andiamo avanti, né con Draghi, né con Conte, e tantomeno con la destra, mantenendo la nostra coerenza e raccontandovi soltanto la verità.
A questo punto, archiviata (si può dire definitivamente) la possibilità di veder tornare con queste persone il simbolo dell'Idv rappresentato al Senato, a L'Alternativa c'è non resta che aspettare il responso della Giunta per il regolamento di Palazzo Madama, almeno per sapere se potranno formare una loro componente del gruppo misto da soli, se non altro per potersi distinguere nei resoconti stenografici e nei filmati di seduta con la loro personale "etichetta". Se la risposta non arriverà o sarà negativa (risposta che invece non attende più Tiziana Drago, che aveva chiesto di formare la componente Alternativa popolare, ma proprio oggi ha aderito a Fratelli d'Italia), l'unica alternativa al desistere sarebbe cercare un'altra forza politica che, avendo partecipato alle elezioni del Senato del 2018, potrebbe permettere di ottenere lo stesso effetto (ammesso che i suoi legali rappresentanti siano d'accordo e non cambino idea). Nel frattempo, aspettiamo con ansia il simbolo ufficiale di L'Alternativa c'è, che serve anche a prescindere dall'esistenza di gruppi o componenti. Anzi, serve soprattutto se non ci sono o se sono in una sola Camera.
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