Più di un esponente politico, nel corso degli anni, si è prodotto nell'ostensione del dito medio, parente (peraltro molto più antico) del dantesco "squadrare le fiche". Ben prima che quel gesto finisse citato anche nei resoconti parlamentari (si veda, di recente, quello del 28 dicembre 2022, con il deputato M5S Marco Pellegrini che ha citato ed eseguito - a mero scopo illustrativo - il gesto per chiedere agli avversari di non compierlo più), vari scatti hanno immortalato eletti di vario colore politico impegnati nell'erezione del terzo dito (tra loro Umberto Bossi, Mario Borghezio, Silvio Berlusconi, Roberto Calderoli, Maurizio Gasparri, Daniela Garnero nota Santanchè, Piero Fassino); altre foto colgono politici cui è stato rivolto lo stesso trattamento (Matteo Salvini, che pure all'ostensione del medio non si è sottratto, è solo il caso più famoso). Certo non si tratta di un gesto educato, ma la sfera pubblica italiana ha finito per metabolizzarlo almeno in parte, soprattutto dopo che la scultura L.O.V.E di Maurizio Cattelan ha trovato collocazione - prima provvisoria, poi definitiva - in Piazza Affari a Milano, a partire dal 2010. Chissà quanti di coloro che, in quei primi giorni (e, volendo, anche in seguito), hanno guardato quell'opera monumentale in marmo di Carrara con un misto di stupore, compiacimento e perplessità sapevano che giusto trent'anni prima un dito medio era finito addirittura sulle schede elettorali, non disegnato da votanti in preda alla rabbia ma direttamente stampato come simbolo di lista.
Correva l'anno 1980 - lo stesso del tentativo del Partito socialista aristocratico, elaborato dal Male (con Zio Paperone bloccato nel suo cammino verso le schede delle elezioni regionali in Lazio da pochi minuti di ritardo nella consegna dei documenti) e di varie altre liste alternative, dalle liste del Sole (ridente o no) alle prime formazioni ispirate ai Verdi/Grüne tedeschi - e il dito squadrato comparve sulle schede elettorali di Milano e Como, per contrassegnare rispettivamente le liste No Milano - Lista Rock e SPartito Rock. La seconda esperienza nacque in parte sulla base della prima, ma ebbe un'evoluzione autonoma e un ciclo tanto intenso quanto breve, che merita di essere raccontato in questo articolo. La narrazione è ora possibile anche e soprattutto grazie a un meritorio progetto editorial-discografico divenuto realtà lo scorso anno, che ha offerto in un numero limitato di preziose copie documenti cartacei e sonori imperdibili relativi alla fulminea epopea dello SPartito Rock (o S/Partito Rock, come riportato in alcuni materiali promozionali).
Il progetto editorial-discografico
Il progetto si chiama Rock in Como (o, di nuovo, S/Partito Rock) e merita di essere menzionata subito la casa discografica che si è occupata di realizzarlo: la DES Records, ove la sigla sta per Dynamic & Economic Sound. In base a quanto si può leggere sulla sua pagina Instagram, DES Records è "un'etichetta giocattolo a gestione casalinga", che "si occupa di punk antico e visioni laterali, oscuri luoghi metropolitani e sentieri di campagna, suoni sghembi e auspicabilmente anche di musiche che nulla hanno a che fare con tutto ciò, e di altre faccende": in tutto ciò, l'etichetta "aspira a produrre e distribuire oggetti fisici che, oltre a consentire la riproduzione su appositi apparecchi e l’ascolto della musica che vi viene incisa, siano anche piacevoli da rigirarsi tra le mani, da osservare e da leggere, soffici anche se spigolosi, sempre amorevoli, e a volte perfino romantici", amando contemporaneamente "rovistare in passati da ricordare che contengano anche futuri da immaginare, e i musicisti che sanno divertirsi senza inseguire futili ambizioni". A parere di chi scrive, entrambi gli obiettivi in questo caso sono stati pienamente centrati ed è giusto riconoscere il merito a chi lo ha guadagnato sul campo, anche grazie a una particolare vicinanza agli eventi narrati.
Il progetto editorial-discografico, a prima vista, ha le sembianze di un classico 33 giri contenuto in una copertina apribile, a sua volta inserita in una busta di plastica: sulla foto di copertina figura un inequivocabile dito medio (laterale ma in primo piano) nella foto scattata su un palco, mentre sulla busta esterna figura un adesivo proprio con il simbolo di lista, di cui si dirà meglio più tardi. Chiunque abbia maneggiato un disco in vinile sa che, prima ancora di estrarre il long playing, viene spontaneo girare la copertina, per leggere i dati sul retro: lì è raccontata in breve la storia dello SPartito Rock (chiaramente da approfondire con i materiali all'interno) e si comprende - grazie all'immagine di una musicassetta Basf verde (... ed è subito nostalgia, che solo chi ha usato per tanti anni il Walkman può capire!) e alla sua copertina pieghevole rigorosamente compilata a mano, riproduzione del simbolo inclusa - che il disco conterrà la registrazione di un evento musicale, chiamato appunto Rock in Como, svoltosi in Piazza San Fedele il 19 aprile 1980, con tanto di tracce ed esecutori indicati singolarmente.
Quando la curiosità finalmente spinge ad aprire la copertina, si scopre che in realtà non c'è nessun 33 giri all'interno: il concerto è infatti registrato su Compact Disc, inserito all'interno di una semplice bustina nera, infilata in una delle feritoie praticate nella copertina apribile. Dalle "tasche" di questa, in compenso, come in uno scrigno sottile spuntano materiali molto diversi, che catturano subito l'attenzione di chi li vede: foto di grande formato, riproduzioni di volantini e un opuscolo in formato A4 che lascia intendere che chi vuole immergersi nella storia dello SPartito Rock (perché c'era e pensa di riviverla, oppure non c'era e vuole approfondire) deve partire proprio da lì.
Quella pubblicazione, denominata La grande beffa del rock 'n' roll, era in realtà già stata prodotta nel 1991 dal Rock Club 52, "inventato a Como nel 1983 - si legge sul suo gruppo Fb - da un gruppo di amici, in quella Piazza Roma che è stata per un paio di decenni la scena della Como antagonista. Poi è diventato la sala-prove di tutte le band di Como e provincia, l'unica per un bel po' di tempo". Quella "allegata" al cd è la ristampa inalterata delle 16 pagine prodotte allora per raccontare, a dieci anni di distanza, "l'ironia, lo sberleffo e un po' di sana rabbia", senza mai indulgere all'autocelebrazione. L'opuscolo, infatti, contiene documenti (soprattutto articoli di giornale trascritti) e materiali (volantini, comunicati, foto e altro ancora) essenziali per poter inquadrare l'esperienza dello SPartito Rock, durata poche settimane di quel 1980, ma di certo indimenticabile per chi l'ha vissuta, come attore o semplice spettatore. Qualcosa che oggi probabilmente non sarebbe più proponibile in quelle forme, visto che nel frattempo sono cambiati i modi di proporsi, di provocare e di sorprendere (e, a conti fatti, viene da dire che non è stato un guadagno).
Ulteriori notizie rilevanti si trovano in altri materiali, in particolare in uno dei due cartoncini ripiegati corredato di testo e foto di alcuni eventi di quella campagna elettorale: lì Sench (all'anagrafe Sandro Bianchi, principale promotore del disco-pubblicazione, come animatore della DES Records e come persona che ha vissuto da vicino quelle settimane, pur non da candidato) ha voluto inserire vari ricordi e testimonianze di chi c'era e ha partecipato osservando, ascoltando, firmando o stando ai seggi.
L'idea e i primi passi
Il primo articolo dedicato al progetto di un "Partito Rock" anche a Como è datato 11 aprile 1980 ed era uscito sul quotidiano La Notte: il nome era provvisorio, il simbolo pudicamente descritto come "una mano con dito alzato" (manco fosse stato un modo per chiedere informazioni), il programma ancora da definire. Certamente era chiaro il legame con la nascente Lista Rock di Milano, "anche se - raccontava il portavoce, Franco Castronovo - non vogliamo essere una sua emanazione", così come era ben definita l'idea di collocarsi al di fuori dello schema tradizionale sinistra-centro-destra.
Che gruppo era quello dei "pionieri del rock politico"? "Il luogo di riferimento in cui provare a collocare i protagonisti - si legge nelle note scritte da Sench - è Piazza Roma, con il Palazzo dove avevano avuto sede alcuni gruppi della sinistra extraparlamentare. In particolare alcuni candidati venivano dall'esperienza della sede di Lotta Continua, situata negli stessi locali che avrebbero poi ospitato il Rock Club 52, nello stesso stabile dove aveva aperto baracca la libreria Centofiori e sarebbe poi sorto il Box 202, esperienze nate sull'onda lunga dello S/Partito Rock, semi gettati allora e ancora presenti nei pochi luoghi cittadini in cui la cultura musicale, cinematografica ed artistica underground ha tuttora cittadinanza [...]. altri erano invece parte della scena alternativa e fricchettona che gravitava intorno alla piazza, ma la musica che circolava era per tutti quella che i giovani del 'Movimento' erano usi ascoltare: rock californiano, psichedelia, cantautori italiani, il progressive". In quel periodo in cui pochi suonavano seriamente uno strumento, ma un certo numero di persone aveva un minimo di confidenza con la chitarra, "l'impatto con la novità del punk che cominciava a circolare aveva [...] cambiato l'orizzonte di alcuni"; in ogni caso, la musica e la voglia di "distruggere tutto" erano sentimenti guida.
Como nel censimento allora valido (quello del 1971) risultava avere quasi 100mila abitanti. Da una parte, ciò significava che il consiglio comunale era composto da 40 persone e il minimo di candidati era pari a 13 (un terzo del totale dei consiglieri); dall'altra, per presentare una lista si dovevano raccogliere da 150 a 220 firme di cittadini iscritti alle liste elettorali di quel comune. Essendo stato fissato il voto per i giorni 8 e 9 giugno, era necessario consegnare le firme e gli altri documenti richiesti per presentare le liste entro le ore 12 del 14 maggio (in teoria il limite sarebbe stato il 30° giorno prima del voto, ma una legge del 1960 aveva concesso cinque giorni in più). Dal gruppo che volle promuovere la lista uscirono in fretta 13 nomi; il problema maggiore era legato alla raccolta delle sottoscrizioni, "così - si legge nelle note di copertina del disco, curate da Castronovo - si decise di organizzare un concerto rock in centro a Como, [...] in piazza San Fedele. L'idea era di raccogliere le firme, raccogliere un po' di offerte in contanti per finanziare la campagna elettorale e presentarsi 'col botto' al nostro elettorato di riferimento e alla città". L'idea del concerto era nata dopo la partecipazione a una serata in discoteca organizzata a Milano dalla Lista Rock (che si era autoconcepita come "momento di coagulo di atomi vaganti per una nuova serie di comportamenti metropoltitani") e dopo un dialogo con uno dei suoi promotori, Gianni Muciaccia, bassista del gruppo Kaos Rock, che aveva manifestato la disponibilità a ripetere un evento simile anche a Como.
Il volantino, con la dicitura "Facchiù Produscion" che faceva capolino e la prima versione artigianale del simbolo di lista (che già conteneva, sopra al dito medio, lo slogan "Gabba Gabba Hey", che aveva connotato i Ramones), annunciava la presenza di alcune band extra muros (in particolare Oltretomba, i citati Kaos Rock, Satan Group e Kandeggina Gang) e di due gruppi comaschi (SuperSensitol e Cacao Express). Il giorno dell'esibizione, però, il programma subì le defezioni dei SuperSensitol e soprattutto delle Kandeggina Gang: due componenti - inclusa la cantante, Jo Squillo, all'anagrafe Giovanna Coletti, futura capolista milanese della Lista Rock - arrivarono a Como in autostop, ma altre due non si presentarono (le note del disco segnalano la vox populi in base alla quale proprio loro due, ancora minorenni, non avevano avuto il permesso di uscire dai loro genitori). Il concerto fu comunque memorabile e ora è possibile ascoltarlo su Cd grazie alla registrazione fatta allora da Angelo Tagliabue (tra i candidati, più noto come Speedy Angel, chitarrista, cantante e autore dei Potage - gruppo rock-punk in cui ha militato e milita lo stesso Sench Bianchi - e purtroppo scomparso nel 2010: nei materiali annessi al disco si racconta anche l'epopea di quelle registrazioni e qualche episodio imperdibile dei Potage connesso ai fatti narrati).
Dopo le prime due canzoni degli Oltretomba, Faccia da vipera ("Senz'altro non ci casco / nel mare di marcio") e Il maiale sei tu, sparate ad altissimo volume mentre iniziava la messa prefestiva nella vicina basilica, il potenziale distruttivo divenne noto a ogni angolo del centro di Como. Pretese così il microfono l'assessore comunale alla vigilanza, il democristiano Moschioni, per lamentare l'inizio del concerto in anticipo di 30 minuti rispetto all'orario concordato (che non si sarebbe sovrapposto alla messa) e comunque un volume eccessivo che disturbava la quiete di chi abitava vicino alla piazza. Per tutta risposta, dopo l'assessore si esibirono i Kaos Rock, snocciolando dieci loro brani, quasi tutti frenetici e "sparati": Tu non m'ami più (aperto da un urlo consistente), La rapina ("Quando entrerò / tutti spaventerò / la banca così svaligerò / e col bottino me ne andrò" ma, dopo il fallimento, la conclusione: "è da quando sono nato / che sono uno sfigato"), Caos sulla terra ("è tempo di guerra / rompiamo la pace / questo mondo non ci piace"), Kekka maledetta, Kaos Rock ("Odio tutti i silenziosi / sempre tristi e noiosi / che rincorrono il corpo / come fosse un peso morto / non li voglio più"), Qui va tutto bene ("il sole non nasce più / ma qui va tutto bene"), Metropoli ("Noi vogliamo essere umani / e non essere banali / i lecchini e gli arrivisti / sono solo qualunquisti"), Spingi spingi, Policeman ("un pezzo dedicato alle forze dell'ordine", dissero, prima di cantare "Il vecchio rock esce dalle radio / è merce avariata immagazzinata / ed io non so cosa fare / Pensaci tu, policeman") e, per finire, Basta basta, uscito come singolo. Prima di congedarsi, Muciaccia dei Kaos Rock invitò le persone presenti a non sottrarsi all'obolo ("Uei, adesso passa quello coi soldi, con la cassetta: cercate di imbucare un po' di lira eh, perché qui l'impianto, le storie costano...") e le stuzzicò a modo suo: "Uei, ci dicono che a Como siete tutti fricchettoni di me*da, è vero? Sì o no? Non rispondete, siete un po' morti eh?".
Il concerto dei SuperSensitol del 17 maggio |
La campagna ufficiale, in effetti, si era aperta qualche manciata di ore prima: il 16 maggio, avuta la certezza dell'ammissione della lista, lo SPartito Rock presentò il proprio programma in una conferenza stampa organizzata nel tardo pomeriggio di fronte al Broletto, con tanta voglia di fare a pezzi i riti e le prassi che conducevano al voto (come dimostrava anche la scelta di elevare a slogan sempre presente la frase "Como città di me*da) e il sogno da concretizzare di trasformare l'ormai sfitto hotel Firenze in una "caverna" per ritrovarsi, in un "luogo libero per vivere il nostro tempo come a noi più piace, scuotendoci il corpo e fracassandoci il cervello al suono del Rock, contro un moralismo diffuso che ci bolla come dementi ed emarginati che non sono categorie di devianza, ma comportamenti voluti e coscienti della gioventù elettrika". I contenuti principali del programma furono riportati anche sui quotidiani locali L'Ordine e La Provincia (insieme a quelli delle altre liste) in un inserto speciale voluto dall'amministrazione comunale, ma questa pretese che lo SPartito Rock rinunciasse alle "espressioni attinte al turpiloquio, insultanti nei confronti della città di Como"; "abbiamo accettato l'imposizione - scrissero i candidati - perché ci interessa soprattutto arrivare con le nostre demenzialità, a spese dell'amministrazione comunale, a molta gente"; in compenso, il simbolo era rimasto al suo posto.
Tre giorni prima del voto, però, arrivò il colpo di scena. In un comunicato rigorosamente dattiloscritto, il 5 giugno la lista annunciò: "Venerdì 6 giugno 1980 lo SPartito Rock si scioglie e si ritira clamorosamente dalla burla elettorale!". Con la campagna elettorale agli sgoccioli, dopo varie iniziative perturbanti (ricordate nei materiali annessi al cd) era finito il divertimento: "prima che manchi la corrente spostiamo l'interruttore e ci mettiamo in corto circuito, liberando così di nuovo atomi vaganti alla ricerca di altri momenti di coagulo". I candidati erano consapevoli però del fatto che non c'era modo di fermare la macchina elettorale: i manifesti con le candidature erano già fuori da giorni, le schede erano state stampate e venivano distribuite in quelle ore, dunque tutto sarebbe rimasto come previsto. Nel comunicato chiesero dunque di non essere votati "perché hanno già realizzato lo sporco interesse personale al quale avevano finalizzato tutto il loro impegno e per cui si erano messi in lista, quello della ricerca di contatti con le grandi industrie", aggiungendo di aver ottenuto appoggi e finanziamenti da una non svelata multinazionale meccanica "che ci garantirà un futuro, una carriera e un successo personali" (e la burla continuava...).
Il tempo dell'ultimo concerto proprio il 6 giugno (sempre in piazza Duomo, con il gruppo Massakrants "cui piace suonare in pubblico, ma soprattutto piace suonare il pubblico" e la lista fece perdere le sue tracce. Non dappertutto però: nelle urne, finito lo spoglio, si trovarono 357 voti correttamente attribuiti allo SPartito Rock, non sufficienti ad arrivare penultimi ma nemmeno così pochi in fondo, per chi aveva chiesto di non essere votato. Eppoi proprio il simbolo, quel disegno indimenticabile, poche ore prima aveva prodotto scene indimenticabili viste solo dalle poche persone in servizio presso i seggi. Vale la pena raccontarla con le parole di Adria, una scrutatrice-fan che così racconta anche nelle note del disco: prendetele come una bonus track simbolica...
C'era il problema della descrizione del simbolo sul verbale, per cui con presidente e scrutatori decidiamo di sentire la prefettura, ovviamente per divertirci. Chiamo la prefettura e dico alla funzionaria che mi risponde: "Buongiorno, è il seggio n. ..., abbiamo un problema con la descrizione di un simbolo..." "Prego, mi dica, quale?" "Quello di un partito nuovo, lo SPartito Rock". Sento che muove un po' di carta. Segue attimo di silenzio. Prende fiato e inizia un'imbarazzatissima descrizione fatta di ehm..., pause, risate trattenute. Naturalmente tutto il seggio vicino alla cornetta del telefono rideva a crepapelle.
Serve dire che, a questo punto, chi scrive e chi legge vorrebbe conoscere l'esatta descrizione ufficiale di quel contrassegno elettorale?
Grazie di cuore a Sandro Sench Bianchi per avere fornito il materiale necessario a raccontare questa storia, iniziando già molti anni fa, fino alla copia n. 55 di questo prezioso prodotto editorial-discografico.
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