Vale la pena dirlo subito: esercizi di fantasia in Liguria, in vista delle sempre più vicine elezioni regionali, non sembrano averne fatti moltissimi, anche se in fondo a guadagnarci è - quasi sempre - la leggibilità dei contrassegni sulla scheda. In realtà, spesso più che di leggibilità è bene parlare di riconoscibilità, visto che sono tanti i simboli di partito che si preparano a finire sulle schede.
Chi ha dovuto lavorare un minimo di astrazione è stato senza dubbio Luca Pastorino, essendo entrato in parlamento con il Pd ma avendo portato avanti la candidatura decisamente in proprio, con la Rete a Sinistra e dichiaratamente in opposizione al nome uscito dalle primarie, Raffaella Paita. Non c'erano dunque partiti da sfoderare o liste già note da schierare: ci voleva almeno un'idea da mettere in campo.
Di simboli da realizzare, tra l'altro, ce n'erano ben tre: due liste provinciali e quella regionale. Al grafico incaricato di disegnarli "è stato chiesto di sottolineare la forte innovatività del progetto della Rete". Così era scritto sul sito del Partito comunista d'Italia ligure.
Nello stesso spazio web i gestori si premurano di far sapere che gli emblemi "sono stati visti da alcune persone, esterne al percorso, e valutati positivamente per quanto riguarda l’impatto visivo, lo stile grafico e l’innovazione". La leggibilità obiettivamente è buona, lo stile appare piuttosto pulito, senza elementi di disturbo. Certo, bisogna riconoscere che lo sforzo di fantasia è stato fatto una sola volta per tutte, visto che l'elemento degli archi (verde sopra, azzurro sotto: un po' strada, un po' arcobaleno, un po' la forma della regione molto stilizzata) è stato puntualmente riproposto in ogni singolo logo, affidandosi solo a diverse combinazioni cromatiche, a volte non senza qualche azzardo.
A parte l'arancino-ocra, raramente visto su un contrassegno elettorale, di azzardi interessanti ne va riconosciuto almeno uno, anche se non è di immediata lettura. Nell'emblema scelto per il listino regionale, infatti, la massima evidenza non spetta al cognome del candidato - come il più delle volte accade, in piena legittimità - ma il suo nome (o prenome, a voler essere fiscali fino in fondo). Prima ancora che Pastorino, dunque, il competitor si presenta come "Luca": è pur sempre un segno di personalizzazione dell'agire politico, ma in qualche modo diverso, meno propagandistico e più "umano". Intendiamoci, in campagna elettorale competition is competition e ognuno usa i mezzi che crede, ma questo è da guardare con una certa attenzione.
Negli schieramenti dei due candidati principali alla guida della giunta regionale, in realtà, le particolarità da segnalare non sono molte, se non altro perché più di un emblema è già stato passato in rassegna nelle settimane scorse, mano a mano che le liste venivano rese note. Nella coalizione a sostegno di Raffaella Paita, a parte i loghi già trattati, si segnala giusto il fregio di Liguria cambia - Civico è meglio. Si sarebbe, per un attimo, tentati di dire "cambia verso", visto che i colori almeno in parte somigliano e il verso delle frecce era pur sempre in senso orario. Qui, in ogni caso, non c'è nessuna indicazione del candidato sostenuto e il carattere "civico" della lista - un partito politico di ispirazione moderata contenitore dei movimenti civici delle città Liguri, come si legge in Rete - sembra dato soprattutto dalla natura anonima del simbolo, che non usa nemmeno segni di riconoscimento territoriale.
Nello schieramento che appoggia Giovanni Toti, invece, più che la versione ligure della Lega Nord, colpisce il contrassegno di Area popolare Liguria. Non fosse per le tinte più scure, la struttura ricorderebbe quella del simbolo di Fratelli d'Italia (nella stessa coalizione) e nell'emblema non c'è traccia del logo di Ncd, come della stessa Udc. Qualcuno evidentemente dev'essere rimasto perplesso da un contrassegno piuttosto anonimo - che tra l'altro è l'ennesima variante regionale - se ha sentito il bisogno di intervenire in persona il coordinatore Gaetano Quagliariello: "In Liguria come altrove nessuno ci ha imposto niente - ha detto - l’accordo siglato con Toti prevede piena sovranità per la nostra forza politica, il nostro simbolo non è stato adattato a nulla e a nessuno ma è stato da noi liberamente scelto e determinato. Se il simbolo di Area Popolare è differente nelle varie regioni al voto è perché il nostro è un progetto inclusivo e i simboli sono rappresentativi delle realtà territoriali con cui ci siamo uniti”.
Da ultimo, guardando tra gli altri candidati alla presidenza, provvisti di un'unica lista, se non ci si stupisce affatto per il simbolo del MoVimento 5 Stelle (Alice Salvatore), se si è già parlato dei candidati di Altra Liguria (Antonio Bruno) e Liguria libera (Enrico Musso), si può alzare per un attimo l'occhio vedendo la candidatura di Matteo Piccardi, sotto le insegne del Partito comunista dei lavoratori. Più di tutti, però, attira l'attenzione la Fratellanza Donne (quasi un ossimoro, per i non venusiani), che in Liguria candida a presidente Mirella Batini. Il partito mira a "consegnare alla future generazioni una civiltà in cui regni l'armonia tra persone basata - dice lo statuto - su un rapporto di cooperazione per la tutela della specie e la salvaguardia e il rispetto di madre terra". Ciò avendo per natura e scopo l'autopromozione e l'autotutela delle donne nella fratellanza. Proprio la "struttura spiraliforme a doppia elica" con ponti di vari colori vuole rappresentare la catena del DNA femminile, fatta di "perle di saggezza" e di tensione verso l'alto. Difficile far stare tutto questo in un simbolo di tre centimetri di diametro, ma perché non provare?
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