Lasciamo di nuovo per un attimo le regioni, ma restiamo in Campania per dare uno sguardo a uno dei comuni in cui si vota a fine maggio. Vale la pena concentrarsi su Cava de' Tirreni, città sopra i 50mila abitanti in provincia di Salerno, in cui i numeri della competizione elettorale sono già da ora quelli di una vera sfida: i candidati sindaci sono dieci, le liste a loro sostegno addirittura venti. Quella che sarà consegnata agli elettori non sarà certo una scheda dalle dimensioni record (che dire allora di quella usata a Roma nel 2013, con 19 candidati al Campidoglio, con un seguito di 40-simboli-40), ma certamente sarà di tutto rispetto.
Come nella migliore tradizione delle liste civiche, specie nell'era del computer e della grafica diffusa, una parte consistente di emblemi ha letteralmente saccheggiato le peculiarità territoriali di Cava, si tratti di monumenti, testimonianze storiche o elementi architettonici. Si prendano, ad esempio, le due liste che alle elezioni sosterranno il candidato Marco Senatore: graficamente provengono chiaramente dalla stessa mano (come dimostrano i loro nomi scritti entrambi in bianco e leggermente ombreggiati), ma mettono in luce due aspetti diversi dell'architettura e della storia locale, che finiscono per esprimersi in simbiosi coi nomi scelti.
Da una parte, Cava Sicura e Libera (con tutte le maiuscole che vogliono pesare) sceglie come proprio segno distintivo il disegno di una delle antiche Torri longobarde - usate in passato per la caccia ai colombi - e il monumento si fa garanzia del senso di sicurezza dei cittadini; gli uccelli stilizzati che volano nel cielo vorrebbero parlare della libertà (evidentemente non dovevano essere colombi). Dall'altra. Cava Città Unita sceglie come proprio fregio grafico tre archi (per la verità più somiglianti a calamite), che ricordano soprattutto i molti portici di cui la città è ampiamente dotata. Il senso di unità dovrebbe venire dalle tinte del tricolore, segno di condivisione, come pure dalle idee stessa di portico e di arco, che rappresentano anche visivamente il collegamento e l'aggregazione.
Lo stesso progetto, a ben guardare, sembra ritrovarsi nel contrassegno di Responsabili per Cava, una delle liste a sostegno del sindaco uscente, Marco Galdi (che, dalla sua, ha innanzitutto l'appoggio di Forza Italia). Il termine "Responsabili", dal battesimo politico non proprio felice nella XVI legislatura, c'è ma ha molta meno imponenza rispetto all'indicazione del candidato e al motto "Per Cava"; sullo sfondo, le campate di un portico tipo, di colore grigino (e che, vista la parte superiore del cerchio azzurrina, fa quasi pensare a un acquedotto), risultano quasi rassicuranti nella loro regolarità, per un elettore che voglia la continuità rispetto al passato.
In realtà, bisogna dire che ai portici hanno pensato davvero in tanti e quasi da ogni parte. Si prenda ad esempio l'emblema di Cava ci appartiene, il principale della coalizione a sostegno di Armando Lamberti (un contrassegno che, tra l'altro, si affida all'immaginazione per la chiusura completa della circonferenza esterna): quello che spicca sulla parte di fondo bianco è certamente un cuore, un segno frequente nei fregi delle liste alle elezioni locali, ma anche senza aguzzare troppo gli occhi si capisce che a delimitare la parte superiore sono proprio i due archi di un portico (più fine di quelli visti sin qui), quasi a voler dire che quel cuore è profondamente marchiato dal territorio in cui vive.
Tra gli altri due simboli coalizzati a favore di Lamberti, non c'è molto da dire su Cava è unica, visto che la grafica è praticamente uguale a quella della lista Caldoro presidente, in corsa per le regionali. Mentre, quanto a Città democratica, sembra non ci siano alternative al dichiararlo seduta stante, con effetto immediato, il contrassegno più brutto della competizione elettorale di Cava. Intendiamoci, è bello il motto "Persone libere per una Città nuova", ma francamente la grafica scelta è del tutto improponibile e persino difficile da decifrare: non convincono l'alternanza di vuoti e pieni, gli elementi grafici utilizzati e, volendo, anche i colori delle varie parti. Fermo restando il rispetto politico, la grafica è inequivocabilmente da bocciare.
A complicare il quadro architettonico ci si mette anche il fatto che lo stesso municipio, alla facciata, ha tre archi affiancati per l'ingresso, quindi ciò consente un'ulteriore interpretazione dell'idea di portico. La segue, per esempio, la lista civica Amiamo Cava, la sola presentata a favore di Massimiliano Di Matteo. Qui i tre archi sono ideali per essere tinti con il tricolore, mentre la parte superiore del contrassegno è grigia, proprio come i muri esterni del palazzo comunale. Il segmento inferiore, invece, è campito a strisce orizzontali gialle e rosse, i colori tradizionali dello stemma di Cava (cosa che non crea problemi con la legge, anche perché nel fregio ufficiale del comune le righe sono verticali).
Si butta sugli archi e sui portici anche una delle quattro liste a sostegno di Vincenzo Servalli, Direzione futuro. Il nome sembra quello di una polizza assicurativa, ma l'idea è di spargere qualcosa di locale in questo come negli altri simboli: i colori cittadini sull'aquilone evocativo di Cava libera, il profilo del Castello di Sant'Adiutore per Cava civile lo dimostrano in modo adeguato. Si salva solo il Pd, che però non sfugge all'indicazione del sindaco: a mettere a confronto i quattro emblemi, tra l'altro, la mano dello stesso grafico in quel segmento inferiore si riconosce lontano qualche chilometro.
Riprende l'immagine (meno parziale, ma pur sempre sagoma) del castello citato il Movimento popolare per Cava, a favore di Claudio Di Criscio. Nella raffigurazione un sole invisibile illumina in modo non proprio realistico la merlatura dell'edificio, mentre il grafico ha lasciato ben in vista, tra l'altro, la croce che lo caratterizza (e che, per fortuna, la commissione circondariale deve aver considerato parte del monumento e non come soggetto di natura religiosa, cosa che avrebbe portato alla bocciatura almeno temporanea). In compenso, a marcare ancora meglio l'identità territoriale, ci sono anche qui i colori dello stemma, ideale completamento del blu per la terna dei colori fondamentali.
Nulla di particolare da dire per il MoVimento 5 Stelle (Gianluca Santoro) e per il Partito comunista di Rizzo (Michele Mazzeo). Tutto sommato sembra quasi ordinario e non troppo mosso anche il piccolo panorama simbolico di Renato Alberti, che si fa sostenere da Fratelli d'Italia e da una lista personale - chiamata molto semplicemente Renato Alberti sindaco - dai colori tipicamente nazionali e potenzialmente buona per tutti gli elettori, con fondo blu scuro e tre sagome di mezzi busti tinte come la bandiera, le cui teste affiancate - a voler avere molta fantasia, superiore a quella del grafico - possono anche rimandare di nuovo all'immagine degli archi di portico.
Resta da dire dei due emblemi dell'unica candidata alla poltrona di sindaco. Anzi, di sindaca, come lei tiene a rimarcare fin dai propri segni distintivi. Già, perché si chiama proprio Cettina Capuano SindacA una delle due liste a sostegno della donna, lista che tra l'altro riprende la grafica del movimento femminile Se non ora quando? (è la prima volta in assoluto, salvo errore, e sarebbe interessante capire se e come quella realtà è stata coinvolta). Da ultimo, la Capuano è sostenuta anche dalla Sinistra per Cava, un cartello che mostra le "pulci" di Rifondazione comunista e Sel; a sorpresa, però, tra i due proprio in basso spunta un ramo di ulivo. Democratici e sinistri siano tranquilli: non quell'ulivo, ma un rametto vero, molto realistico, con tanto di olive attaccate. Un altro simbolo della terra, dunque, al pari di monumenti e architetture: anche per questo, nessuno si è posto problemi a piazzarlo o a lasciarlo lì.
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