Anche in queste elezioni regionali, lo si è visto, non è mancata qualche scaramuccia legata all'emblema che ha caratterizzato per circa mezzo secolo l'attività politica ed elettorale della Democrazia cristiana. Ha dunque senso cogliere l'opportunità per chiedersi, una volta di più, di chi sia mai lo scudo crociato, ammesso che un padrone ce l'abbia.
Dc-Pizza |
Da anni varie formazioni cercano di conquistare la titolarità di quel simbolo o, per lo meno, provano a utilizzarlo, in qualche caso sostenendo di avere titolo di fregiarsene, come continuatori anche giuridici della Dc: a volte ce l'hanno fatta, più spesso hanno dovuto capitolare di fronte a chi - prima il Cdu e poi l'Udc - ha sempre detto di avere ricevuto il segno distintivo da regolari accordi con il Ppi, ossia il soggetto che inizialmente si chiamava Democrazia cristiana e nel 1994 aveva cambiato nome.
Ora, è stato ripetuto decine di volte - molte anche in questo sito - che nel 2010 è intervenuta una sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite che ha confermato una pronuncia della Corte d'appello dell'anno precedente, con cui in sostanza si diceva che nessuno dei soggetti giuridico-politici coinvolti in quei processi (Dc rappresentata da Giuseppe Pizza, Cdu, Udc) poteva vantare l'esclusiva sullo scudo crociato, perché alla base era stato irregolare il procedimento con cui si era cambiata la denominazione del partito. Spiegare la cosa nel dettaglio sarebbe complesso; per il momento, basti sapere che, secondo vari gruppi di coloro che figuravano tra gli ultimi tesserati del 1993, le sentenze d'appello e di cassazione hanno restituito il simbolo ai vecchi iscritti e solo a loro spetta decidere cosa farne.
Chi scrive non è esattamente d'accordo su questa ricostruzione, ma in questi anni certamente qualcuno si è mosso per tentare di proteggere l'emblema (o, secondo i più maliziosi, per cercare di ottenerne la titolarità). Così, per non saper né leggere né scrivere, conviene mettersi a scartabellare tra le schede del database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, giusto per vedere cosa salta fuori. Così si vede che il 1° ottobre 2013 l'Associazione Democrazia cristiana - quella che fa capo a Giovanni Fontana, nata dopo che il tribunale di Roma aveva sospeso gli effetti del "consiglio nazionale" del 30 marzo 2012 con cui si era tentato di far ripartire il partito - aveva provato a far registrare il suo emblema (con lo scudo) come marchio, ma la domanda è stata respinta.
Giusto un anno prima, era andata male all'Udc (probabilmente per la consolidata riluttanza del Viminale a dare parere favorevole alla registrazione come marchi dei segni simil-elettorali) e, prima ancora, al tentativo di riattivazione della Democrazia cristiana, in quel momento ancora guidato da Angelo Sandri. Nel catalogo dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, dunque, non è stato registrato alcuno scudo crociato tradizionale (ci sono giusto alcune varianti, come ad esempio lo scudo trasformato in cuore, sempre bianco e rosso, con la parola "Libertà" scritta sul braccio orizzontale della croce, registrato da quattro vicentini) e non può essere invocata - ammesso che serva - la tutela prevista per i marchi.
Se però si allarga lo sguardo all'Europa, si scopre che - sorpresa - qualcuno sullo scudo ha già messo il cappello (o, per lo meno, ci ha provato). Perché, a cercare bene nel database dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno di Alicante, dunque nella banca dati dei marchi europei, si scopre che al nome "Democrazia cristiana" corrisponde un unico segno distintivo depositato, con la stessa grafica - scudo a bordo superiore rettilineo e braccio orizzontale alto, su fondo blu - utilizzata prima dalla Dc-Pizza e poi dalla Dc-Fontana; la domanda di registrazione, presentata a giugno del 2013, è stata vagliata e accolta nel giro di cinque mesi.
Ma chi è il titolare del marchio europeo? Il database indica Filippo De Jorio. Che, considerando l'indirizzo indicato dalla scheda, è proprio la stessa persona - titolare di un affermato studio legale a Roma - che ha militato nella Democrazia cristiana al tempo che fu, nonché nell'Italia dei valori e figura tuttora come leader della Federazione italiana pensionati uniti. Non è dato sapere, per il momento, cosa abbia portato De Jorio a registrare il simbolo della Dc a livello europeo (con riferimento alle classi 16, 41 e 45, quindi essenzialmente stampati, adesivi, caratteri tipografici, servizi nei campi dell'educazione, formazione, attività culturali, nonché servizi giuridici, personali e sociali); al momento, dunque, ci si accontenta di prendere atto della cosa.
Questo significa che è De Jorio il proprietario dello scudo crociato? Ovviamente - lo si può dire con certezza - no. Perché, come ormai è noto, un conto è il diritto civile (compreso quello dei marchi) e un conto è il diritto elettorale, lex specialis rispetto ad altre regole. Al momento, l'uso alle elezioni dello scudo da parte dell'Udc è più che consolidato e appare difficilmente attaccabile; anche sul piano del diritto della proprietà industriale, in ogni caso, sarebbe impossibile non parlare di preuso da parte di chi - in tutti questi anni, prima della domanda di De Jorio - ha utilizzato il segno in iniziative politiche. Questo, in ogni caso, è solo uno dei tanti capitoli di una storia - quella dello scudo crociato - che ci ha abituato a colpi di scena di ogni tipo: una sorpresa in più, in fondo, non ci stupisce affatto.
Nessun commento:
Posta un commento