domenica 27 settembre 2015

Fratelli d'Italia chiude ai "quarantenni": niente doppioni, la destra la uniamo noi

Prima di iniziare, una premessa o, se si vuole, una richiesta preventiva di scuse. Non si vuole trasformare questo sito nell'house organ della Fondazione Alleanza nazionale, come si potrebbe pensare scoprendo che anche questo nuovo post riguarda - anche solo indirettamente - l'assemblea che si terrà questo fine settimana; l'occasione, però, è troppo ghiotta perché non se ne parli qui, visto che la questione riunisce partiti che sopravvivono, partiti che non li vogliono scongelare, vecchi che vorrebbero tornare, nuovi che la pensano come loro e seminuovi che non lo vogliono affatto. 
Oggi, in ogni caso, è arrivata una parola chiara - anche per chi non la voleva capire - su come la pensi Fratelli d'Italia sulla "mozione dei quarantenni" e sul loro disegno di rifare An, o per lo meno un partito di destra che parta dalla Fondazione An. All'assemblea nazionale del partito, svoltasi alla fine della 18° edizione di Atreju (festa nazionale della destra italiana), sotto la presidenza di Ignazio La Russa, si è parlato certamente della linea del partito su sicurezza, valorizzazione del Sud, oppressione fiscale e tutela della famiglia, ma si è pure votato su una mozione relativa al caso "ri-Fondazione An". Il documento approvato "a larghissima maggioranza con due voti contrari" (così si legge in una nota diramata dal partito) è sostanzialmente una porta in faccia alla "mozione dei quarantenni" e a chi la sostiene: una linea che emergeva dalle più recenti parole di Giorgia Meloni, ma non era mai stata detta in modo così chiaro. 
Il testo merita di essere riportato per intero, così da ragionare su qualcosa di concreto e visibile a tutti:
L’Assemblea Nazionale, premesso che: 
- il successo di Atreju 2015 testimonia il progredire di Fratelli d’Italia e la sempre maggiore presenza del movimento nella realtà politica e socio economica italiana; 
- occorre perciò, a maggior ragione, aprire ulteriormente il nostro movimento, ormai maturo a questo ruolo, a quei milioni di italiani che pur sentendosi o apprezzando le tesi di destra risultano dispersi nel ‘non voto’ in vari partiti dello schieramento politico non solo di centrodestra; 
- a tal fine è da ricercare ogni utile apporto di classe dirigente politica e di soggetti provenienti dalla società disposti a condividere un percorso capace di allargare il confine della destra italiana e di concorrere, da protagonisti, ad un grande fronte anti Renzi capace d sconfiggere la sinistra. 
Premesso infine che: 
- non appare invece condivisibile né sostenibile da FdI (che impegna in tal senso i suoi iscritti) un eventuale percorso che duplichi, o addirittura moltiplichi, anche attraverso la costituzione di associazioni, i soggetti a cui fare riferimento per questo necessario allargamento, così come non appare giuridicamente possibile (al di là del merito) la trasformazione in partito della Fondazione An né la destinazione del suo patrimonio, a tal fine, oltre i limiti di legge. 
Tutto ciò premesso delibera: 
- di indire entro gennaio 2016 un “Congresso Straordinario Aperto” allo scopo di ulteriormente favorire l’aggregazione e l’unità della destra diffusa nel territorio e nelle istituzioni 
- di demandare a tale Congresso con la più ampia partecipazione di tutti i soggetti interessati oltre che la composizione degli organi nazionali del partito, la definizione di ogni nuova norma statutaria che garantisca pluralismo, partecipazione alle scelte e (pur auspicando unità di intenti) rispetto di eventuali minoranze 
- di demandare ad una apposita Segreteria generale largamente rappresentata la esatta definizione delle regole congressuali. 
- Delibera inoltre la indizione di una grande manifestazione nel mese di novembre.
La parte della mozione sottolineata è quella centrale che interessa. Riassumendo il tutto, Fratelli d'Italia non vuole duplicazioni o moltiplicazioni "anche attraverso la costituzione di associazioni" del processo di allargamento della destra italiana, perché nell'assemblea di oggi ha deciso (o confermato, se si preferisce) di voler essere l'unico soggetto protagonista di quel percorso di destra: la cosa è meglio chiarita dall'indizione del congresso "straordinario aperto" per gennaio dell'anno prossimo, in modo che sia Fratelli d'Italia, unico soggetto di destra rappresentato in Parlamento, a portare avanti la riunificazione della destra.
In questo senso, gli iscritti a Fdi che siano anche aderenti alla fondazione sono stati impegnati dalla mozione a non ostacolare il ruolo del loro partito, cosa che farebbero appoggiando la "mozione dei quarantenni" nell'assemblea della Fondazione An. Quanto ai risvolti giuridici della vicenda, la mozione si preoccupa di precisare l'impossibilità giuridica di trasformare in partito la fondazione, cosa che peraltro era già stata messa in luce dai due civilisti interpellati dall'ente presieduto da Franco Mugnai. Non si parla di impedimenti giuridici alla creazione di un'associazione/partito "patrocinata" dalla fondazione (in effetti non ce ne sono), ma si rimarca "l'impossibilità giuridica" di destinare "oltre i limiti di legge" il patrimonio dell'ente a fini politico/partitici (argomentando a contrario, però, se ne deduce che il finanziamento nei limiti dei 100mila euro annui sarebbe legittimo). 
In pratica la mozione sul punto ripercorre, con altre parole e senza minacce di ricorsi, la nota di Maurizio Gasparri, Altero Matteoli e Marco Martinelli dell'altro giorno. Alla fine del 2013 l'unione tra il binomio Meloni - La Russa e gli alemanniani ottenne per il soggetto evoluzione di Fratelli d'Italia l'uso del simbolo di Alleanza nazionale, senza che Gasparri e compagnia ne fossero particolarmente felici (tant'è che qualcuno con le loro stesse idee fece causa, senza troppa fortuna); a distanza di quasi due anni, le posizioni politiche di Fdi e degli ex An iscritti a Forza Italia restano distinte, ma per quanto riguarda la fondazione si sono avvicinate di molto, opponendosi alla linea di Gianni Alemanno.
Chi vorrebbe far partire un nuovo soggetto unificante di destra mediante la Fondazione An, in ogni caso, non è rimasto in silenzio e punta il dito sulla gestione della riunione dell'organo di Fdi. Risulta subito chiaro leggendo un comunicato firmato da tre sostenitori di quell'idea, che sono pure dirigenti del partito guidato dalla Meloni: Francesco Biava (vicepresidente della fondazione), Sabina Bonelli (prima firmataria della "mozione dei quarantenni") e Marco Cerreto (portavoce di Prima l'Italia). Per loro, "L'odierna Assemblea nazionale di Fratelli d'Italia, convocata e svolta in modo confuso e improvvisato, si è conclusa con una votazione su un ordine del giorno privo di ogni valore legale. Dopo aver strozzato il dibattito in pochissimi interventi, si è imposta una votazione in una sala piena di ospiti e presenze casuali, senza nessuna verifica del numero legale. Per questo i sottoscritti e molti altri componenti dell'Assemblea hanno preferito manifestare il proprio dissenso non partecipando ad un voto il cui unico obiettivo sembra essere quello di un'indebita interferenza nella prossima Assemblea della Fondazione di Alleanza Nazionale". 
Gli autori del comunicato lamentano l'inadeguatezza della "ripetizione di un congresso di rifondazione di Fdi" per riaggregare la destra (in effetti era già stato fatto a Fiuggi un anno e mezzo fa) e non accettano che la mozione votata "cerchi di bloccare il dibattito" nell'assemblea della fondazione: per questo, invitano i vertici di Fdi a riconvocare gli organi del partito "in modo serio e attentamente organizzato all'indomani dell'Assemblea della Fondazione di An per valutare come recepire le decisioni compiute in quella sede". 
La confusione e la tensione, dunque, aumentano con l'avvicinarsi della data dell'assemblea; in tutto ciò, non si è ancora capito che fine farà il simbolo di Alleanza nazionale, visto che l'uso concesso dalla fondazione è ampiamente scaduto e la rimozione dall'ordine del giorno del punto "utilizzo del simbolo" farebbe pensare che non ci siano state richieste specifiche in tal senso (sono in molti, del resto, a dire con insistenza che la Meloni e altri del suo partito, come Rampelli, di quella "pulce" legata al passato farebbero a meno). Questione di giorni e si farà chiarezza anche su questo, almeno si spera. 

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