Quante volte la vulgata del qualunquismo politico ci ha consegnato espressioni del tipo "Nella politica italiana non si capisce niente" oppure "Troppi partiti, è un caos completo"? Chi potrebbe portare un minimo di chiarezza e aiutare il povero elettore italiano senza guida a farsi almeno un'idea di ciò che sarebbe arrivato in seguito? Giusto una persona venuta dal futuro potrebbe dare qualche dritta: conoscendo gli esiti, non potrebbe aiutare a cambiare il corso della storia, ma a capirci qualcosa forse sì. Qualcosa di simile l'aveva fatta Corrado Guzzanti, nell'anno di grazia 1997, nel suo spettacolo irresistibile Millenovecentonovantadieci, sorta di vetrina continua dei suoi personaggi più riusciti.
Proviamo allora a immedesimarci nei panni dell'agente Cantamaglia, impersonato da un impagabile Marco Marzocca, che si trova a fermare Giancarlo Santini, personaggio guzzantiano venuto dal futuro che chiede asilo politico perché anche dalle sue parti non c'era lavoro e non c'erano valori (considerando che era nato nel 2025, chissà cosa ci aspetta...). In quel 1997 Cantamaglia chiese lumi sulla politica del dopo-2000 (anzi, 199-10, per dare più tempo agli impreparati al passaggio di millennio), con tutte le difficoltà del caso, trattandosi di un'epoca in cui "la gente aveva smesso di occuparsi di politica, anche i giornalisti non se ne occupavano più", perché nel paese accadevano anche cose più serie (come "La Marini che aveva preso a schiaffi il ginecologo di Zeffirelli").
L'unico alieno che seguiva - © Livio Ricciardelli - era un "reggista de paura", ossia Rokko Smithersons, tra le migliori reincarnazioni di Guzzanti. Per lui la "supposta Seconda Repubblica" ("o, più semplicemente, 'a Supposta") non era mai nata: erano tutti armati di buone intenzioni, con l'avvento del maggioritario, cioè il sistema "d'avecce tra le palle il maggior numero de partiti possibbile!", s'era aperta "'na bella fase riformarola (...) durata anche dei lunghi quarti d'ora", senza però risultati. Dove il bipolarismo aveva fallito, per qualcuno forse era bene tornare a "due belle corenti democristiane che se spartiscono tutto", ma in realtà tutto si risolse in una svolta, quasi inimmaginabile. Pds, Popolari "e a volte Bossi" in un congresso comune uscirono del tutto trasformati, dando alla luce il Partito della Non Destra, con tanto di foglie di ulivo e oliva infilzata dal tricolore-stuzzicadenti, provocando l'inevitabile scoramento di Cantamaglia-Marzocca nel vedere "lo zeppo", che fa tanto rinfresco di fine inaugurazione, troneggiare così nel nuovo emblema politico.
Dall'altra parte, tra Berlusconi, Fini "e a volte Bossi" la dinamica si ripropose uguale e speculare, così le "svariate tematiche" affrontate nel loro "bellissimo congresso" fecero nascere la nuova formazione e Viceversa: a rappresentarla, un forno tricolore, con fiamma altrettanto tricolore a sprigionarsi da uno dei fornelli, davanti a un Marzocca sempre più prostrato e sfiduciato.
Anche grazie a quei nuovi emblemi, la politica diventò "una beffa, una baruffa chiozzotta, un'arlecchinata", in cui era sufficiente spartirsi i temi e le cause da difendere. Questo permise di rinviare a lungo le elezioni, fino all'anno 2007, anno in cui l'appuntamento con il voto non fu più rimandabile. In quell'occasione si dovettero convocare "Gli Stati generali" e agli elettori si presentarono due schieramenti del tutto inediti: da una parte Destra e Sinistra, dall'altra Centro e Frange estreme. Delle insegne simboliche delle due coalizioni questa volta non si seppe nulla: forse erano troppo "avanti" persino per un "reggista de paura".
Mentre la storia sul palco proseguiva e, sempre dalla bocca di Smithersons-Guzzanti si scopriva che Bossi non ce l'aveva fatta a ottenere l'indipendenza di tutta la Padania, ma solo di casa sua "e di mezzo garage" (e che, per giunta, l'Italia non era riuscita nemmeno a entrare in Europa, "entrò però a EuroDisney"), per noi, spettatori del 2015, che l'anno di non troppa grazia 2007 l'abbiamo già passato e sappiamo com'è finita, non possiamo non pensare alle elezioni del 2008 (quelle vere). Le prime con il Pd, annunciato e fondato alla fine dell'anno precedente da Veltroni e con sede al loft con vista Circo Massimo (e qualcuno all'inaugurazione, c'è da giurarlo, avrà mangiato qualche oliva), senza che la nuova formazione si preoccupasse troppo di dirsi di sinistra. Un Pd che aveva provocato a cascata la nascita del Pdl, con Berlusconi e Fini uniti (per un paio di anni scarsi) in un'unica sigla di centrodestra, senza fiamme ma con il tricolore e l'azzurro. E come non vedere un accenno di "e Viceversa" nella formuletta PDL/PDmenoL, inventata da Beppe Grillo e dal suo staff qualche anno più in là? Ecco, in effetti Grillo nemmeno Guzzanti l'aveva previsto, o forse sì e ha preferito non rovinarci la sorpresa.
Grazie a Gabriele Conti per l'idea e avermi fatto ridere come un matto. Le immagini non sono quelle originali, ma sono state ricostruite da me: errori ed orrori, in questo senso, sono miei e dovrebbero bastare per far desistere eventuali aventi diritto dal pretendere royalties (al più, chiederebbero i danni).
Grazie a Gabriele Conti per l'idea e avermi fatto ridere come un matto. Le immagini non sono quelle originali, ma sono state ricostruite da me: errori ed orrori, in questo senso, sono miei e dovrebbero bastare per far desistere eventuali aventi diritto dal pretendere royalties (al più, chiederebbero i danni).
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