Per i #drogatidipolitica che frequentano questo sito sembra essere in vigore una norma non scritta: non si può stare troppo a lungo senza notizie sulla Democrazia cristiana, sul suo simbolo e sulle dispute legate a questo e alla titolarità del partito. Si sarebbe tentati di spiegare così - come se davvero i desiderata dei #drogatidipolitica fosseo in grado di determinare gli accadimenti - il fatto che ieri Salvatore "Totò" Cuffaro abbia comunicato le proprie dimissioni dalla guida della "sua" Dc ("sua" non in senso proprietario, ovviamente, ma solo per identificarla e distinguerla dalle altre esperienze politiche che portano lo stesso nome e rivendicano l'esclusiva e legittima titolarità di nome e simbolo).
Erano passati solo pochi giorni da quando - il 24 ottobre - Cuffaro si era scagliato contro la presentazione di liste e simboli con il nome "Democrazia cristiana" alle regionali in Campania ("Sono esterrefatto e profondamente indignato per il proliferare di liste che intendono usare la dicitura Democrazia Cristiana senza autorizzazione" aveva dichiarato, preannunciando la presentazione di un ricorso per tutelare in sede legale "un patrimonio politico e storico che intendiamo difendere con determinazione"); la notizia della richiesta della Procura della Repubblica di Palermo di porre agli arresti domiciliari proprio l'ex presidente della Regione Siciliana (condannato in via definitiva nel 2011 a sette anni di reclusione per favoreggiamento nei confronti di persone ritenute appartenenti a "Cosa Nostra" e per rivelazione di segreto d’ufficio, condanna per la quale ha scontato la pena ed è stato riabilitato nel 2023), indagato nell'ambito di un'inchiesta per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d'asta ha decisamente cambiato il quadro.
"Questa mattina - così recita la breve nota pubblicata ieri a nome dello stesso Cuffaro sul sito ufficiale del partito - ho rassegnato, nelle mani del Presidente del Partito Renato Grassi e del Segretario Organizzativo Nazionale Pippo Enea, le mie dimissioni da Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana. Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al Partito. Il Presidente ha convocato per il 20 novembre il Consiglio Nazionale della DC, che sarà chiamato a esaminare e ad accettare le mie dimissioni irrevocabili e a definire le successive decisioni organizzative". Contestualmente, sul medesimo sito è apparsa un'ulteriore nota, che merita di essere riportata per intero:
La Dirigenza Nazionale della Democrazia Cristiana ha preso atto delle dimissioni irrevocabili rassegnate dal Segretario Nazionale Sen. Salvatore Cuffaro. La DC prosegue comunque, senza soluzione di continuità e mantenendo inalterata l’attuale struttura organizzativa e dirigenziale, nello sforzo di radicamento del partito in tutto il territorio nazionale. Nel ruolo e nei compiti del Segretario Nazionale dimissionario è subentrato il Vice Segretario Nazionale Vicario Prof. Avv. Gianpiero Samorì. Permangono inalterati i ruoli apicali del Presidente del Consiglio Nazionale, On. Renato Grassi e del Segretario Nazionale Organizzativo dott. Pippo Enea. Nella riunione del prossimo Consiglio Nazionale, di prossima celebrazione, nel prendere atto delle dimissioni del Segretario Sen. Salvatore Cuffaro verrà insediato l’Ufficio Politico DC e deliberata l’apertura della sede nazionale del Partito in Roma. Entro il corrente mese di novembre 2025 si terranno le riunioni delle Direzioni Regionali in tutta Italia con la partecipazione dell’Ufficio Politico.
La nota sopra riportata contiene varie notizie di rilievo. Innanzitutto il fatto che a breve sarà deliberata "l'apertura della sede nazionale del Partito in Roma" e viene da chiedersi se coinciderà con l'indirizzo indicato nel sito, vale a dire Piazzale Luigi Sturzo, 15: non un indirizzo qualunque, ma quello di "palazzo Sturzo" all'Eur, un tempo sede degli uffici della direzione nazionale e nel 2005 finito al centro di un rocambolesco passaggio di mano (per il quale si rimanda, senza commento, ai servizi dedicati a più riprese dalla stampa e da Report, nel 2014 e nel 2024). La seconda notizia, però, è ovviamente il fatto che la guida di questa Dc - e, si presuppone, anche la scelta sull'eventuale avvio e coltivazione dei ricorsi e di ogni attività di uso del simbolo, voluto all'epoca proprio da Cuffaro - è passata al vicesegretario nazionale vicario, carica attualmente ricoperta da Gianpiero Samorì. Un nome che non può lasciare indifferenti i #drogatidipolitica. La mente corre subito infatti agli ultimi mesi del 2012, quando gli italiani appresero dell'esistenza dei Moderati italiani in rivoluzione (anche grazie alla convention di Chianciano e ai pullman convenuti per l'occasione), guidati dallo stesso Samorì che si candidava come potenziale leader del centrodestra; corre alle elezioni del 2013, alle quali il Mir partecipò (pur non andando oltre lo 0,24% alla Camera); corre alle europee del 2014, con la candidatura di Samorì in Forza Italia; corre alle comunali napoletane del 2016, con la lista Napoli concreta - Italia 20.50, legata allo stesso Samorì; corre ancora alle elezioni del 2018, quando il Mir rispuntò insieme al partito Rinascimento (ma senza il riferimento a Vittorio Sgarbi, che aveva ottenuto dall'Ufficio elettorale centrale nazionale la rimozione del cognome), si presentò solo in Friuli - Venezia Giulia e ottenne lo 0,11%; corre anche al 2019, quando al primo congresso di +Europa fu esclusa in extremis una lista (In Europa sì, ma non così) in cui era presente anche uno dei dirigenti del Mir. Corre infine al 2023, quando Samorì, mentre era membro dell'ufficio di presidenza di Noi con l'Italia, in procinto di trasformarsi nel congresso programmato per lo stesso mese in Noi moderati, a maggio aveva ricevuto la nomina a vicesegretario nazionale della Democrazia cristiana: non si è capito se era stato escluso dai probiviri o se se n'era andato lui. Poco cambia in ogni caso: da allora Samorì è rimasto vicesegretario nazionale vicario della Dc guidata nel tempo da Fontana, da Grassi e da Cuffaro. Ora le dimissioni di Cuffaro hanno riportato Samorì sotto i riflettori: sarà lui, nel breve periodo, a decidere il destino del nome e del nuovo simbolo della "sua" Dc, magari valutando se riprendere i percorsi di riunificazione o se presentare nuovi ricorsi?










