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Libri simbolici (o, più in generale, da #drogatidipolitica)

I creativi raccontano

venerdì 13 giugno 2025

Più Uno, se il progetto di Ruffini richiama subito l'Ulivo

L'effetto del passato che si riaffaccia, o almeno l'impressione che sia così, in francese ha il suono morbido - pure se contratto - del déjà vu. Meno morbida e meno poetica, ma sempre più diffusa è la sensazione di "già visto" in campo politico. Sarà che spesso riappare chi - anche solo per poco tempo - ha fatto parte delle cronache, dei commenti e persino dei "retroscena", sarà che le proposte di programma su vari temi raramente sono originali (ammesso che ciò sia possibile e, soprattutto, ragionevole) e che persino i nomi e le grafiche con cui ci si dovrebbe distinguere finiscono spesso per somigliarsi; sta di fatto che molte persone credono sovente di trovarsi di fronte all'ennesimo politico o partito fotocopia. Quel giudizio, ovviamente, può essere  tanto ingeneroso quanto devastante, potendo minare dall'inizio la strada di un progetto politico. 
In certi casi però la memoria dei #drogatidipolitica si attiva immediatamente ed è difficile lasciare da parte il pensiero che quell'attivazione sia stata espressamente voluta da chi ne ha creato le condizioni. Difficile pensare a qualcosa di diverso, in particolare, guardando la grafica, diffusa solo qualche manciata di ore fa, per il progetto politico legato al nome di Ernesto Maria Ruffini, sino alla fine dello scorso anno direttore dell'Agenzia delle entrate, dimessosi  senza risparmiare polemiche verso chi dipingeva la scelta di combattere l’evasione come "una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi". Già prima delle dimissioni si era iniziato a parlare di Ruffini come persona potenzialmente in grado di "riorganizzare un centro, dare forza a un centro del centrosinistra, diventare l'atteso 'federatore' del campo largo" (così aveva scritto Marco Iasevoli su Avvenire). Dopo le smentite, è arrivato un atto concreto: il 1° marzo è stata costituita l'associazione Più Uno, con sede a Roma in viale Carso, avente tra i suoi scopi, come si legge all'art. 3 dello statuto, "attivare, convogliare e catalizzare lo straordinario potenziale civico esistente nel nostro paese e mettere in rete esperienze di impegno civile, impegno che è necessario per dare una prospettiva condivisa alle sorti del nostro sistema democratico", nonché "favorire l'impegno sociale e far riscoprire i legami e le responsabilità verso la comunità, quali fondamento di libertà e orizzonti in grado di superare i confini e destini dei singoli", sostenere "la costruzione di una società improntata al bene comune e al benessere collettivo, impegnandosi fin da subito a creare spazi di confronto e proporre nuove idee" per migliorare la qualità del dibattito politico, riavvicinare i cittadini al confronto civile e alla partecipazione. Tutto ciò vedendo nell'integrazione europea "l'unico percorso perseguibile di pace e benessere del popolo europeo, [...] in cui l'Italia deve tornare ad essere protagonista ai capofila ispirandosi ai principi fondamentali alla base della nostra costituzione" e volendo valorizzare "lo straordinario lavoro di organizzazioni no-profit che ogni giorno sostengono le crepe sociali e le fragilità umane nelle periferie delle città e affrontano anche le problematiche che attraversano i centri della città".
Fin qui e nei molti altri propositi non è difficile ritrovare le caratteristiche di un progetto politico (nel senso più ampio e, volendo, più nobile del termine) di matrice cristiana e democratica: ciò non stupirebbe nemmeno troppo, anche considerando che il padre di Ruffini, Attilio, era stato a lungo deputato della Democrazia cristiana e che uno dei fratelli, Paolo, come giornalista ha avuto una lunga esperienza alla guida - oltre che di Rai3 - di Tv2000 e del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Poi però lo sguardo cade sulla grafica che è stata scelta per il nome dell'associazione: appena si vedono quelle sei lettere in carattere bastoni blu e con l'accento rosso, è quasi impossibile non ripensare subito all'Ulivo concepito visivamente per Romano Prodi da Andrea Rauch nel 1995 (la genesi è stata raccontata a questo sito dallo stesso autore con dovizia di particolari). 
Ancora di più, riesce quasi impossibile credere che quel rimando non sia stato scientemente voluto. Innanzitutto la costituzione dell'associazione Più Uno va di pari passo con la pubblicazione del libro omonimo, edito da Feltrinelli, dal contenuto chiaramente politico. Il carattere impiegato in copertina (New Century Schoolbook), tuttavia, è coerente con quelli impiegati dall'editore per tanti altri suoi volumi; è invece ben diverso dal Futura Black usato ora per comporre il logotipo dell'associazione e anche i colori che tingono il testo somigliano davvero moltissimo al blu e al Rosso senti da Rauch nel 1995. A onor del vero, il sito più.uno riporta una grafica simile a quella della copertina, con i cerchi colorati che si sovrappongono (ha qualche drogatodipolitica incallito potrebbe tornare in mente anche il varo grafico di Italia unica di Corrado Passera, ma l'esito un poco felice ne sconsiglierebbe il richiamo).
La sensazione che il rimando alla stagione rivista sia tutt'altro che casuale aumenta considerando le parole pronunciate da Ruffini alla sua ultima partecipazione a DiMartedì, il 10 giugno, intervistato da Giovanni Floris: "Son cresciuto con i comitati per l'Ulivo: sono stati una stagione straordinaria, senza nulla togliere ai partiti". Lo stesso strumento immaginato "per riportare le persone a partecipare, a sentirsi coinvolte, ad essere in qualche modo partecipi di un sogno futuro", vale a dire i Comitati "Più Uno", che Ruffini vorrebbe far nascere in ciascuna delle province italiane per essere promotori "di partecipazione politica, di discussione e di voto consapevole", non possono che ricordare i Comitati per l'Italia che vogliamo alla base dell'esperienza prodiana citati dallo stesso ex direttore dell'Agenzia delle entrate.
Chi conosce e ricorda bene le vicende della politica italiana successiva nel 1994, del resto, sa bene che le parentele grafiche con l'Ulivo non costituiscono certo una novità. Nel 1999, infatti, pochi mesi dopo la caduta per un voto del suo (primo) governo, Romano Prodi si convinse a costituire un proprio partito in tempo per partecipare con una lista alle elezioni europee, un po' per andare alla conta (a dispetto dei piani altrui) e un po' per preparare il futuro. Alla fine si decise - probabilmente su indicazione di Arturo Parisi - di utilizzare l'asinello come simbolo per il nuovo partito-lista e di usare il nome "i Democratici", senza alcun riferimento esplicito all'Ulivo (da ricostruire con il tempo); nonostante questo, all'agenzia Advcreativi di Ancona che fu incaricata di dare forma al simbolo fu abbastanza chiaro fin dall'inizio - come ha dichiarato a questo sito il suo fondatore, Francesco Cardinali - "che il lettering del simbolo doveva restare lo stesso dell'Ulivo".
L'Ulivo fu comunque recuperato nel 2001 per contrassegnare la coalizione guidata da Francesco Rutelli (che non ebbe però la stessa fortuna del 1996) e nel 2004 con una leggera variante - Uniti nell'Ulivo, con il ridisegno del simbolo affidato a Bruno Magno - per distinguere alle europee la lista unitaria di Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani europei. Nel 2005, però, nell'ultimo anno della legislatura, si iniziarono a scaldare i motori per le regionali dello stesso anno e guardando soprattutto alle politiche dell'anno successivo: si iniziò quindi a preparare una coalizione larga, anzi larghissima, che potesse contenere tanto Fausto Bertinotti quanto Clemente Mastella. La leadership di Prodi sarebbe stata confermata in autunno con le primarie della coalizione, ma già il 10 febbraio fu presentato pubblicamente il simbolo dell'Unione, con l'emiciclo parlamentare tinto dei colori dell'arcobaleno e il nome scritto con lo stesso carattere dell'Ulivo, ma stavolta colorato di verde (ma sempre con un apostrofo rosso, tutto obliquo stavolta).
E se alla scelta del nome pare abbia lavorato Annamaria Testa a Milano, a dare forma al simbolo era stata ancora una volta la Advcreativi di Cardinali, che sull'Unità dell'11 febbraio 2005 (il giorno dopo la presentazione del nuovo emblema) aveva concorso a spiegare la genesi della grafica. Grafica arcobaleno che paradossalmente finì sulle schede delle elezioni regionali del 2005, ma non su quelle delle elezioni politiche del 2006 (tranne che in Alto Adige), visto che la nuova legge elettorale consigliava di colpire in coalizioni multiliste.
Dopo quell'evento elettorale - e il naufragio del secondo governo Prodi - rimase solo il rametto dell'Ulivo, inserito obtorto collo nel simbolo del Partito democratico da Nicola Storto (e mantenuto fino a oggi contro la volontà di colui che lo disegnò, cioè Rauch). Ora che il Pd non è più quello di Matteo Renzi ma continua a essere oggetto di critiche, soprattutto da parte dei moderati, sembra pronto a partire qualcuno che spera di intercettare - come federatore o ricostruttore - varie sensibilità dell'area progressista, magari rievocando lo spirito del 1995-96 anche grazie ai colori. Chissà se Più Uno diventerà partito e se i colori dell'Ulivo conviveranno con quel che resta del rametto in due simboli diversi...

lunedì 9 giugno 2025

Nuoro, simboli e curiosità sulla scheda


Dei sei comuni della Sardegna chiamati al voto tra ieri e oggi, il solo comune superiore è anche capoluogo di provincia: Nuoro. Si è tornati alle urne dopo le dimissioni, poco più di un anno fa, del sindaco Andrea Soddu, eletto per la prima volta nel 2015 e sostenuto in entrambi i casi da una coalizione civica (anche se nel 2019 era stato candidato alle europee per il Partito democratico e lo scorso anno si è presentato alle regionali a sostegno della candidatura di Renato Soru). A contendersi, dopo un anno di amministrazione commissariale, il ruolo di sindaco saranno quattro candidati, sostenuti in tutto da 15 liste. Si tratta di una contrazione rilevante rispetto alle elezioni del 2020 che avevano visto sfidarsi sette aspiranti sindaci e 23 simboli di lista.
 
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Lisetta Bidoni

1) Progetto per Nuoro

Per quanto possa sembrare incredibile, il sorteggio ha collocato in prima posizione la stessa aspirante sindaca indicata per prima cinque anni fa. Si tratta di Lisetta Bidoni, ex dirigente scolastica e sindacalista. Se nel 2020 aveva potuto contare sul sostegno di tre liste, questa volta - falliti i tentativi di far rientrare quella proposta all'interno del centrosinistra - Bidoni si ripresenta all'elettorato nuorese appoggiata da un'unica formazione civica, Progetto per Nuoro. Il simbolo è esattamente identico a quello schierato sulle schede 5 anni fa: un sole nasce da una stretta di mano (antico segno di sinistra o comunque della cooperazione per il sociale), con l'arcobaleno a completare la grafica. Si segnala l'uso dell'appellativo "sindaca", correttamente declinato al femminile.
 

Domenico Mele (noto Pannella)

2) Democrazia sovrana popolare

In seconda posizione si ritrova la candidatura di Domenico Mele, detto "Domenicheddu", ma sulle schede si ritrova addirittura l'espressione "noto Pannella". Mele, idraulico e già "schiaffeggiatore" del ministro Giulio Tremonti ai tempi del programma di Sky Uno "Gli sgommati", a dispetto della sua lunga militanza nel Psd'az, è sostenuto da una sola lista, presentata da Democrazia sovrana popolare. Il partito, guidato a livello nazionale da Marco Rizzo e Francesco Toscano, sta cercando di essere presente nel maggior numero possibile di competizioni e non stupisce di trovarlo anche a Nuoro; nel contrassegno, sotto alle tracce tricolori, il nome sembra meno spaziato per fare posto a una bandiera sarda sventolante e al nome del comune, scritto in verde e blu (i colori dello stemma) e con un curioso carattere "childish". Da segnalare la presenza, come capolista, di Maria Rosaria Randaccio, già candidata con Sardegna Zona Franca alle regionali del 2014 ed esclusa alle regionali nel 2024 per la bocciatura della lista Forza del Popolo
 

Giuseppe Luigi Salvatore Cucca

3) Nuoro. A capo - Cucca sindaco

La terza candidatura in ordine di sorteggio è quella di Giuseppe Cucca, avvocato, già segretario regionale Pd, poi senatore di Italia viva e attualmente segretario regionale di Azione. Dopo una prima dichiarazione di indisponibilità a candidarsi, si presenta sostenuto dalla coalizione "Solo Nuoro", di cui fanno parte 6 liste. La prima, Nuoro. A capo - Cucca sindaco, è la sola a contenere nel simbolo un riferimento al candidato. I colori dominanti sono sempre verde e azzurro (che peraltro ricordano almeno in parte quelli di Azione) e tingono in sfumatura anche i raggi di una sorta di sole stilizzato. Sotto al nome del candidato e al nome della lista compare anche la dicitura "Un'Altra Sardegna" (il gruppo di Roberto Capelli, ex senatore Cd ed ex consigliere regionale), mentre in basso c'è un accenno di fascia tricolore leggermente ondulata. 
 

4) Partito sardo d'azione

L'unico simbolo di partito che appare all'interno delle liste della coalizione che sostiene Cucca è quello del Partito sardo d'azione, che come a livello regionale si mostra vicino a un candidato scelto anche dal centrodestra (i cui partiti tuttavia hanno scelto di non apparire in modo diretto, come si vedrà). Il contrassegno utilizzato, ovviamente, contiene il fregio della bandiera dei Quattro Mori che da sempre caratterizza il Psd'az, senza che stavolta sia presente alcun riferimento testuale o locale, com'è accaduto in altre competizioni elettorali.  
 

5) Forza Nuoro al centro

Terza lista delle coalizione su cui può contare Cucca è Forza Nuoro al centro, che è stata presentata - a quanto si apprende - da Forza Italia (come poteva intendersi in parte dal nome scelto) e dall'Udc. Nessuno dei due simboli di partito compare nel contrassegno di lista, vista la scelta di proporsi essenzialmente in chiave civica. Come grafica è stato scelto il profilo della Sardegna, colorato di blu scuro, con una stella concava che brilla dal centro dell'isola, collocata su fondo azzurro chiaro; in alto c'è un accenno di tricolore, mentre sotto è collocato il nome della lista (scritto in Arial Black).  
 

6) SiAmo Nuoro

Come quarta lista della coalizione in appoggio a Cucca è stata sorteggiata SiAmo Nuoro, che all'interno del contrassegno è definita come "la lista civica di chi ama Nuoro": si tratterebbe, a quanto si sa, della formazione promossa dall'ex assessore regionale in quota Lega Pierluigi Saiu. Il simbolo declina in tutti i modi possibili il concetto di "SiAmo", inserendo tra la "i" e la "a" del nome un piccolo cuore bianco, collocato peraltro "all'incrocio" di un cuore blu sfumato, posto su un fondo verde (dunque anche qui si è fatto uso dei colori ufficiali cittadini). 
 

7) Cambiamo Nuoro ora!

Anche la quinta lista della coalizione che sostiene Cucca si presenta come civica: si tratta di Cambiamo Nuoro ora! Attraverso i media si apprende che la lista sarebbe stata organizzata da Fratelli d'Italia: concentrando lo sguardo sul contrassegno si può notare che il colore di fondo (tipo carta da zucchero) è praticamente identico a quello utilizzato da Fdi per il suo simbolo e lo stesso può dirsi probabilmente per il giallino che tinge le prime due parole del nome (scritto con un Helvetica Inserat e con le lettere leggermente sfalsate). Completa la grafica una striscetta tricolore un po' sfumata collocata tra la seconda e la terza parola della denominazione della lista. 
 

8) Riformiamo Nuoro

L'ultima lista della coalizione in appoggio a Cucca, che pure si presenta evidenziando una natura civica, è forse la più riconoscibile di tutti, guardando tanto al nome quanto al simbolo: Riformiamo Nuoro, infatti, è stata presentata dai Riformatori sardi, formazione quasi sempre presente alle elezioni locali in Sardegna. In particolare, il nome della lista somiglia molto a quello del partito; quanto al simbolo scelto, conserva l'arco tricolore a tre conci (pur molto più sottile rispetto al solito), il fondo blu scuro inventato a suo tempo da Giuliano Bianucci per il Patto Segni e anche le sei stelle, collocate come sempre nella parte inferiore.
 

Emiliano Fenu

9) MoVimento 5 Stelle

Quarto e ultimo candidato alle elezioni comunali nuoresi è Emiliano Fenu, parlamentare in carica del MoVimento 5 Stelle (ora deputato, senatore nella scorsa legislatura), sostenuto dal centrosinistra allargato al M5S. Ed è proprio quella del MoVimento la prima delle sette liste sul cui appoggio Fenu potrà contare. L'ultima versione del simbolo del M5S (con il riferimento al 2050 come anno della neutralità climatica) è stata inserita in un cerchio di colore blu scuro: all'interno della corona circolare trovano posto in alto il riferimento al candidato, in basso la dicitura "Ripartiamo insieme".  
 

10) Partito socialista italiano - Avanti Nuoro

La seconda lista estratta, all'interno della coalizione - denominata Ripartiamo insieme - presentata in appoggio a Fenu, è quella espressione del Partito socialista italiano, che ha inserito il suo simbolo ufficiale in una struttura più complessa, che inserisce in un segmento rosso l'espressione "Avanti Nuoro" (si tratta della grafica pensata per le liste allargate, ma senza l'immagine del garofano). Nel cerchio più grande rosso è ospitata anche la dicitura "Socialisti nuoresi", che però si ritroverà anche più avanti; in lista - oltre ad alcuni esponenti di Fortza Paris - c'è anche Monica Carta, segretaria provinciale Psi. 
 

11) Lista civica Uniti

Può facilmente qualificarsi come "lista del candidato sindaco" la formazione denominata Lista civica Uniti, che si tratteggia come "progetto nato dal basso, fatto di persone che credono nella partecipazione, nella giustizia sociale, nella tutela del territorio e nella forza delle comunità. Per una Nuoro che ascolta, che include, che riparte". Il simbolo è piuttosto semplice, con un cerchio bicolore azzurro (in alto) e rosso (in basso) racchiuso da un contorno bianco e rosso; nella parte azzurra è ricompreso il nome della lista, mentre in quella rossa sta il riferimento al candidato sindaco. In lista c'è pure Francesco Marco Guccini, già candidato sindaco nel 2020 per Nuoro Noi, Liberu e Città in azione. 
 

12) Sinistra futura

Torna sulle schede elettorali la lista Sinistra futura, già vista alle regionali come associazione di cultura politica costituita da ex esponenti di Articolo Uno e Sinistra italiana nel tentativo di proporre un percorso unitario per la sinistra sarda. Sotto al nome rosso torna dunque l'albero il cui tronco è in realtà un avambraccio con una mano aperta (per simboleggiare i lavori, l'accoglienza, l'armonia tra uomo e natura, nonché tra lavoro e ambiente); tra le foglie compare anche una stella rossa, che richiamare i valori della Costituzione repubblicana e antifascista. Sotto l'albero, nella terra stilizzata che contiene il riferimento alla candidatura di Fenu.
 

13) Alleanza Verdi e Sinistra - Socialisti nuoresi - Sinistra sarda

Ha presentato una sua lista anche Alleanza Verdi e Sinistra, espressione di forze che nel 2020 non erano formalmente presenti sulla scheda elettorale. Il simbolo è quello ben noto, ma va segnalato che al posto dell'espressione "Reti civiche" è stato inserito il riferimento ai Socialisti nuoresi (legati a Tonino Frogheri: come si vede la stessa dicitura è stata inserita nel contrassegno del Psi ed entrambe sono state ritenute ammissibili), mentre è stato aggiunto quello alla Sinistra sarda.  
 

14) Progressisti - Liberu

La sesta lista della coalizione che appoggia Fenu di fatto è una "bicicletta", che unisce i simboli dei Progressisti di Massimo Zedda e Liberu, che cinque anni fa aveva appoggiato la corsa elettorale di Guccini. La "bicicletta" è riprodotta anche sul piano grafico, con il logo dei Progressisti - la "P" con una freccia nella pancia - a sinistra (con l'aggiunta del riferimento alla città) e l'ideogramma - sullo stile dei graffiti rupestri presenti in Sardegna - di Liberu a sinistra, accompagnato come in passato dal nome integrale "Liberos Rispetados Uguales".   
 

15) Riformisti per Nuoro e Partito democratico

Chiude la coalizione presentata a sostegno di Fenu e la stessa scheda elettorale il contrassrgno composito che unisce i Riformisti per Nuoro e il Partito democratico. La prima formazione è stata promossa in vista di queste elezioni soprattutto da ex amministratori (Giampiero Barbagli, Ivo Carboni e Leonardo Moro), contrari al corso delle amministrazioni Soddu. Il cerchio interno contiene in alto il riferimento ai Riformisti (testo blu, fondo azzurro), in basso quello al Pd, con una "e commerciale" (&) a legare le due parti; la corona color amaranto contiene il riferimento al candidato Fenu. 

venerdì 6 giugno 2025

Socialismo XXI, da associazione a partito con un simbolo rinnovato

Il simbolo attuale
Il 14 giugno a Roma accadrà "qualcosa di socialista", nel senso che prenderà ufficialmente il via con un evento fondativo - battezzato come "congresso" - un nuovo partito di quell'area politica, anche se il suo percorso di fatto è iniziato vari anni fa in altre forme. Il luogo scelto per il varo di Socialismo XXI - così si chiama il partito nascente - è a suo modo storico: si tratta della sezione Libero De Angelis, alla Garbatella (via Edgardo Ferrati, 12), "uno dei non molti spazi legati alla militanza socialista a essere rimasti in mano a socialisti".
A parlare è Vincenzo Lorè, responsabile della comunicazione dell'associazione che si accinge a trasformarsi in partito e il cui attuale presidente è Luigi Ferro, avvocato penalista napoletano. Ci facciamo spiegare proprio da Lorè il percorso che ha condotto a questo nuovo inizio e di cui, in parte, questo sito si era già occupato in passato. "In effetti Socialismo XXI prende le mosse da un percorso iniziato nel 2016, attraverso il tam tam della rete, grazie ad alcuni contatti principali con cui scambiai opinioni e con cui, negli ultimi mesi dell'anno, si arrivò a concretizzare l'idea. Allora eravamo nel pieno della campagna che precedette il referendum costituzionale sulla 'riforma Renzi-Boschi' e io collaboravo con il costituzionalista Felice Besostri, cosa che ho fatto per ben quindici anni, curandogli anche il sito web. In quel periodo ci venne un'idea, che condivisi soprattutto con il compagno torinese Dario Allamano, purtroppo scomparso nel 2021, e Aldo Potenza, molto attivo in Umbria: perché non far sottoscrivere a tutti i membri delle varie associazioni e organizzazioni che si proclamavano socialiste un documento a favore del 'No' alla riforma e anche delle battaglie che Besostri e altri giuristi stavano conducendo contro l'Italicum, cioè la legge elettorale approvata nel 2015?"
Posto che in quel periodo, tra coloro che erano contrari alla riforma, si era creato un Comitato socialista per il No (presieduto da Bobo Craxi), l'idea di ottenere consenso su quel documento in area socialista era tutt'altro che scontata, considerando che il Psi figurava tra le forze politiche che avevano sostenuto tanto la riforma costituzionale quanto quella elettorale (pur con vari distinguo); in quel periodo, tra l'altro, il Partito socialista italiano attraversava una fase delicata, a causa di un congresso - celebrato a Salerno nel mese di aprile del 2016, con Riccardo Nencini confermato segretario - i cui effetti erano però stati sospesi dal Tribunale di Roma a settembre (e il reclamo di Nencini sarebbe stato respinto alla fine di dicembre) e Potenza era tra i dirigenti che avevano agito per invalidare gli atti di quel congresso (che poi sarebbe stato ripetuto in forma straordinaria a marzo del 2017). Non tutti coloro che si dichiaravano socialisti, in ogni caso, erano rimasti nel Psi: "La mia famiglia, della provincia di Taranto, è storicamente socialista - ricorda Lorè -. Ricordo quando, all'età di quattro anni, andavo a trovare mio padre in sezione e, sul televisore in bianco e nero posto molto in alto perché tutti potessero vederlo, attraverso un'aria satura di fumo vedevo Pietro Nenni con il basco. Io stesso sono stato iscritto alle varie formazioni socialiste di centrosinistra, poi non ho rinnovato l'iscrizione durante la segreteria di Riccardo Nencini. Ho così continuato a operare all'esterno del partito, insieme a persone che non condividevano per nulla il cammino impostato dallo stesso segretario".  
Una delle prime grafiche
Quanto accaduto nel 2016, inclusa la vittoria dei "No" al referendum costituzionale, indusse vari esponenti socialisti a immaginare di costruire qualcosa, innanzitutto conoscendosi e rimanendo in contatto (anche grazie al sito www.socialismoitaliano1892.it, diventato poi spazio web di riferimento di Socialismo XXI): "Tutto il 2017 - spiega Lorè - può considerarsi la fase embrionale di Socialismo XXI: in quell'anno di fatto ponemmo le basi per organizzare, attraverso la stessa rete creata nel 2016, l'assemblea generale che tenemmo il 24 marzo 2018 a Livorno, una città simbolica perché è vero che la storia non si ripete, ma il valore dei luoghi resta. Non eravamo certo dei big della politica e di fatto non ci conosceva nessuno, ma attraverso il nostro appello riuscimmo a portare in quella città simbolo quasi 300 persone da tutta l'Italia: cercammo di conoscerci meglio, per capire se potessero esserci le condizioni per avviare un percorso fondativo". Da quella giornata - intitolata significativamente Livorno 1921, aveva ragione Turati, - uscì un Comitato di garanti (composto da Potenza - indicato come coordinatore - Allamano, Lorè, Massimo Bianchi, Nicola Cariglia, Marzia Casiraghi, Segio Labonia, Bruno LoDuca, Turi Lombardo e Giampaolo Mercanzin) che iniziò a lavorare avendo come motto "Sempre Avanti verso il Socialismo del XXI secolo", per cercare di costruire e organizzare un Movimento per un Partito Socialista del e nel XXI secolo.
Protosimbolo provvisorio (feb 2019)
Il confronto sulle forme del percorso proseguì l'anno successivo, in una conferenza programmatica che si tenne, dopo alcuni incontri in varie città, dall'8 al 10 febbraio 2019 a Rimini, altro luogo simbolo e ricorrente nella storia del Psi. "In quell'appuntamento - ricorda Lorè - cercammo di gettare le basi di un socialismo adeguato ai tempi del XXI secolo. Proprio a margine di quella conferenza venne costituita Socialismo XXI come associazione: il nome completo era 'Rete di Circoli ed Associazioni per il Socialismo nel XXI secolo in Italia' e Potenza fu scelto come presidente. L'idea era di trasformarci, attraverso il contatto con altre associazioni, movimenti, gruppi, club e spezzoni di partito, in un soggetto politico nuovo, secondo quella che chiamammo, anche su mia proposta, l'Epinay italiana, avendo in mente il modello seguito appunto dai socialisti francesi alcuni decenni prima e che richiese vari anni per dare risultati tangibili, ma con la piena consapevolezza che il contesto del 1971 era profondamente diverso da quello che ci trovavamo ad affrontare".
La rete di contatti era giunta a contare oltre quaranta associazioni, anche se molte con il tempo si sono rivelate poco consistenti o espressione sostanzialmente di singoli soggetti. L'avvento della pandemia da SARS-CoV-2 di fatto ha bloccato tutto per molto tempo (soprattutto l'auspicato evento dell'Epinay italiana, immaginato a Genova nel 2020); solo nel 2023 i rappresentanti di una quindicina di gruppi sono finalmente riusciti a incontrarsi di nuovo in presenza a Roma. Ne è sorto un tavolo di concertazione, al quale hanno partecipato tra l'altro Socialdemocrazia-Sd, il Domani Socialista, Associazione Rinnovamento della sinistra, Area verso il Partito del lavoro e la stessa Socialismo XXI: l'idea - dopo l'esperienza del Comitato per l'unità socialista avviato nel 2020 - era di "costruire un nuovo soggetto politico di ispirazione socialista", attraverso "incontri, dibattiti, iniziative pubbliche, finalizzati alla nascita di un grande partito della sinistra in Italia", visto come realtà "aperta e inclusiva, che racchiuda in un'unica prospettiva lavoro, giustizia sociale, ecologia". "Abbiamo registrato vari segni di interesse, ma abbiamo anche preso atto della diversa intenzione da parte del Psi, che pure aveva partecipato al tavolo attraverso suoi rappresentanti; nonostante questo, confrontandoci con i nostri coordinatori regionali, abbiamo ritenuto opportuno compiere il passo successivo, cioè avviare la trasformazione dell'associazione in un vero e proprio partito, non piu precario ma stabile".
Il simbolo fino a ottobre 2024
Le ragioni di quella trasformazione si trovano, tra l'altro, in una lettera inviata dal presidente Ferro - eletto nel 2022 - agli aderenti a Socialismo XXI lo scorso 4 ottobre 2024: "Nelle diverse fasi politiche, sovente abbiamo registrato verso la nostra azione politica diffidenza, insofferenza, o meglio, una superficialità derivante anche dalla nostra attuale personalità giuridica. Superficialità manifestata da coloro che si definiscono socialisti. Da quando si è stabilito di partecipare alle campagne elettorali, non è stato semplice trovare un nostro spazio politico perchè i nostri alleati spesso ci rimproveravamo di essere una associazione ed in quanto tale priva di quei titoli necessari per partecipare agli incontri politici di carattere decisionale". Nel frattempo, peraltro, si sarebbero registrate difficoltà anche con riguardo alla partecipazione elettorale: in vista delle elezioni comunali del 2024, infatti, alcune articolazioni locali del Psi avrebbero minacciato contestazioni o azioni legali qualora Socialismo XXI avesse avuto intenzione di utilizzare il proprio simbolo sulle schede elettorali. Anche per questo, l'associazione ha concorso ad altre liste solo con il proprio nome (a Prato e Montemurlo) o comunque rinunciando al proprio fregio del garofano di Ettore Vitale stretto nel pugno (mutuato dal vecchio Psoe spagnolo e dall'Internazionale socialista), come sembra essere accaduto a Perugia nella lista Pensa Perugia (con riguardo al gruppo Socialisti per Perugia, che ha sostituito il garofano nel pugno con la Marianna).   
Il Partido Socialista argentino
Quei fatti, in ogni caso, hanno suggerito di intervenire sul simbolo, che nel mese di ottobre è stato modificato in modo che la nuova grafica non potesse finire oggetto di contestazioni o azioni legali: tanto il simbolo precedente quanto quello attuale, in ogni caso, sono stati depositati presso altrettanti notai. Il nuovo simbolo ha una struttura simile a quello precedente, in particolare la doppia corona rossa che ricorda inevitabilmente l'emblema disegnato da Filippo Panseca alla fine del 1983 e che era stata adottata nel mese di maggio del 2019. "Quella corona racchiude una rosa rossa con la foglia, che ricorda molto il fregio del Partido Socialista argentino, nonché un fascio di onde: in quest'ultimo elemento qualcuno potrebbe leggere un riferimento indiretto all'onda lunga di craxiana memoria, in realtà mi fa pensare soprattutto al concetto di rete o un mare mosso da cui la rosa sorge come se fosse un sole, un'idea di rinascita che introduce anche qualcosa di socialdemocratico in questa immagine".
Dopo il nuovo simbolo, è arrivato dunque il tempo di trasformare l'associazione in partito: "Non abbiamo sicuramente la velleità di rappresentare l'unico partito dell'area socialista in Italia - precisa Lorè - anche se naturalmente auspichiamo che si possa arrivare, con il tempo e i passaggi necessari, a intraprendere un cammino che porti una soluzione unitaria: noi non ci siamo mai tirati indietro e non abbiamo mai cambiato idea, sono altri casomai che hanno fatto sì che non si sia ancora arrivati a questo". Lo scenario politico italiano ormai non può più dirsi bipolare da tempo, ma la semplificazione "o di qua o di là" ha ancora qualche significato: in un tempo in cui i socialisti che si collocano dichiaratamente nel centrodestra - o, per lo meno, collaborano stabilmente con i maggiori partiti di quello schieramento - sono meno rispetto a qualche anno fa, come si pone Socialismo XXI? "Mi sento di dire, e credo che il mio pensiero sia condiviso tra chi ha scelto di intraprendere questo percorso, che Socialismo XXI è nato anche per fare definitivamente chiarezza sul fatto che la parte politica dei socialisti è una sola; anzi, forse qualcuno si è dimenticato che i socialisti sono la sinistra, e non certo in senso geometrico". Si vedrà, dunque, a cosa porterà questo nuovo inizio, sotto il segno della rosa e delle onde.