Non si abbia, per cortesia, l'impressione che da queste parti nessuno se ne fosse accorto e che si sia rimasti in relativo sonno per ben otto mesi e mezzo. Da queste parti si sa che il 23 febbraio Corrado Passera, già ministro dello Sviluppo economico con Monti e ancora catalogato dai più sotto l'etichetta "banchiere", ha lanciato il suo nuovo progetto politico, Italia unica.
Non è sfuggito che, nello "start-up team" (ma possibile che l'inglese sia una tappa obbligata?), sono spuntate figure dalla storia interessante come Giulia Bongiorno (avvocata grintosa, eletta alla Camera nel 2006 con An e due anni dopo col Pdl, prima del passaggio a Futuro e libertà seguendo Fini), Lelio Alfonso (giornalista, da anni impegnato nella comunicazione ad alti livelli, candidato alle ultime elezioni con Scelta civica) e Carlo Fusi (per anni notista politico in forza al Messaggero); non sono passate inosservate le vicinanze di altri soggetti puntualmente riferite dai media, con il dubbio consueto - e francamente non essenziale - sul loro tasso di fondatezza.
Il progetto è stato presentato (e forse già rilanciato) a giugno e in varie occasioni le cronache se ne sono occupate, ma per scriverne qui, si aspettava qualcosa di più. Magari una "discesa in campo" ufficiale, alla vigilia di un appuntamento elettorale. A meno che qualcosa sia sfuggito, ciò non è ancora accaduto. Nel frattempo, però, l'idea di "rilanciare con vigore l’Italia e creare occupazione per le sue donne e i suoi uomini, mobilitando risorse mai immaginate negli ultimi anni: 400 miliardi di euro al servizio della crescita" è andata avanti; il sito è cresciuto, sul territorio la presenza sembra più radicata e i mezzi di comunicazione non hanno cancellato Passera dai loro spazi, quindi vale la pena dire qualcosa sul piano simbolico.
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In quell'ultima parte di frase, però, è contenuta la vera novità del logo di Italia unica: la personalizzazione dello stesso per ogni aderente. "È un cosiddetto logo dinamico - spiega sempre la pagina web - regolato da un algoritmo che permette di generare milioni di variazioni, in modo che ciascuno possa avere il suo logo personale, unico e irripetibile (come fosse una specie di codice genetico visuale). Milioni di loghi con una stessa identità e allo stesso tempo tutti diversi, così come lo sono milioni di Italiani".
L'idea, bisogna ammetterlo, oltre a essere originale ha un certo fascino. Sarà forse perché, a voler dar retta a Flaiano (o a chi lo cita), l'Italia è una collezione di casi unici, ma l'idea del simbolo personalizzato potrebbe dannatamente piacere a qualcuno, appagato dall'avere qualcosa di unico che lo rappresenti. E così, in questa sorta di tangram cinese in salsa italica (con in più l'alea del colore, visto che per i nomi non entrano in gioco solo il rosso e il verde), si tenta l'inedita via della ultrapersonalizzazione della politica, un esperimento assoluto che almeno in parte ci somiglia. Dei milioni di combinazioni possibili, però, è probabile che molte restino non assegnate: a dar retta a Ipsos, che un mese fa a Italia unica aveva attribuito giusto l'1%.
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