"La fiamma è spenta o è accesa?" Quando nel 1971 usciva La canzone del sole, passaggio semiobbligato per tutti i maltrattatori di chitarre alle prime armi, certamente Mogol e Lucio Battisti non avevano in testa lo scenario cui verrebbe voglia di applicare il verso citato in principio (e senza che questo scateni anche solo per un attimo la mente di chi si è affrettato a incasellare Battisti nella casella "di destra").
Il 2014 si sta chiudendo e, dunque, sta per scadere l'anno di autorizzazione all'uso del simbolo di Alleanza nazionale di cui "il soggetto politico costituente l'evoluzione di Fratelli d'Italia" ha potuto beneficiare: alla base c'era un'apposita deliberazione dell'assemblea dei partecipanti e degli aderenti della Fondazione An, approvata il 14 dicembre tra accese polemiche politiche, persino sui numeri necessari per arrivare a quella decisione. A calmare le acque non è bastata l'ordinanza (cautelare) che, a fine aprile, ha rigettato per la prima volta le richieste di chi voleva vedere annullate le decisioni di assemblea e consiglio di amministrazione: ora si aspetta una decisione nel merito, ma c'è chi pensa che, con il cambio di anno - e quindi dopo le regionali in Emilia Romagna e Calabria - la fiamma possa sparire dal contrassegno di Fratelli d'Italia.
In effetti, la deliberazione del cda della fondazione - datata 8 gennaio 2014 - era stata chiara nel dire che "il simbolo e la denominazione di An restano, in ogni caso, di esclusiva pertinenza della Fondazione", contemplando la possibilità di revocare l'uso all'evoluzione di Fratelli d'Italia "ove se ne ravvisi un impiego oltre i limiti di tempo stabiliti nella presente delibera". E' pur vero che nuove riunioni dell'organo esecutivo potrebbero prorogare l'autorizzazione all'uso - lo prevede la stessa delibera - ma in teoria la mozione votata dall'assemblea parlava solo del 2014 (e, da statuto, l'organo è convocato solo ogni due anni, quindi dovrebbe deliberare di nuovo a fine 2015, al più).
In più, è altrettanto vero che, probabilmente, dalla spendita del vecchio emblema che era stato di Almirante e del suo Msi, gli utenti si attendevano qualcosa di più. Certo, Fdi resta l'unico soggetto più o meno dichiaratamente "di destra" rappresentato in Parlamento (con i seggi ottenuti alla Camera come "migliori perdenti" nella coalizione berlusconiana e, peraltro, quando la fiamma non c'era ancora), ma di sicuro brucia l'approdo solo sfiorato a Bruxelles, con un 3,67% non trascurabile raccolto alle elezioni europee, ma di certo ben al di sotto del potenziale che era attribuito al simbolo della fiamma tricolore.
Interpellato dal Tempo, il presidente della fondazione Franco Mugnai non si sbilancia troppo, pur senza negare l'esistenza di una "questione fiamma": «Al momento non ci siamo ancora posti il problema, ma di sicuro lo affronteremo a breve». E' vero anche che nel cda ci sono vari esponenti legati a Fratelli d'Italia, per cui ci sarebbe spazio per rinnovare l'autorizzazione, ma non è detto che vada così.
Per più di qualcuno, il risultato sotto le aspettative di Fdi-An alle europee sarebbe la dimostrazione che probabilmente il fregio non è riuscito a raccogliere le varie anime della destra sparse qua e là. A chiedere lumi a Ignazio La Russa sugli effetti elettorali del simbolo - è sempre Il Tempo a farlo - ci si sente rispondere: «Gli effetti dipendono da tante cose, ma noi non ci siamo mai posti quel problema. La questione riguardava la nostra identità: volevamo far capire all’elettorato che Fratelli d’Italia guarda al futuro ma ha anche radici nel passato. Fosse per me, non rinuncerei al simbolo di An neanche nei prossimi anni». Toccherà anche a lui decidere, come componente del Cda, ma non solo: nell'organo, infatti, oltre a persone chiaramente legate a Fdi (compresa Giorgia Meloni) siedono ex An che hanno proseguito la loro strada in Forza Italia (su tutti Maurizio Gasparri e Altero Matteoli) o altrove. Morale, una nuova discussione sul simbolo non sarà comunque una passeggiata dall'esito scontato.
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