Il simbolo depositato dalla Cgil |
Da un certo punto di vista, il
segretario generale del maggior sindacato italiano ha ragione: in effetti, i
sindacalisti che si sono candidati al Parlamento o ad altre cariche (vedi Bruno
Trentin e Sergio Cofferati, per restare alla Cgil degli ultimi anni) lo hanno
fatto dopo l’addio al sindacato – e, soprattutto, dopo aver concluso i loro
mandati di livello nazionale – senza mantenere il “doppio incarico”; eppure, dire
che nella storia della Cgil non ci siano mai state ambizioni politiche non pare
del tutto corretto.
Scartabellando tra i contrassegni
che partiti e gruppi politici hanno l’onere di depositare al Ministero
dell’Interno per partecipare alle elezioni politiche ed europee – basta
sfogliare i volumi pubblicati dall’Istituto poligrafico e zecca dello Stato in
prossimità di ogni appuntamento elettorale – si scopre che già nel 1958 c’è
anche il segno distintivo denominato «Confederazione generale italiana del
lavoro». Nella circonferenza di 10 centimetri di diametro, infatti, c’è proprio
il simbolo usato dalla Cgil negli anni ’50: uno scorcio del globo terrestre
focalizzato sull’Europa, inserito in un altro cerchio – dal quale per l’occasione
è stata rimossa la dicitura maiuscola «Federazione sindacale mondiale» – con la
scritta CGIL racchiusa in un rettangolo; lo stesso emblema è stato presentato e
ammesso alle successive 5 elezioni politiche (1963, 1968, 1972, 1976 e 1979) e anche
alle europee del 1979, l’ultimo appuntamento elettorale in cui il contrassegno
faccia la sua comparsa.
Ora, è vero che il semplice
deposito al Ministero del “marchio politico” non implica automaticamente la
partecipazione alle elezioni: non risulta che sia mai stata presentata una
“lista Cgil” anche solo in una di queste tornate elettorali; è prassi comune che
il simbolo possa essere depositato anche solo per evitare usi indebiti da parte
di altri soggetti o formazioni politiche. È altrettanto vero, però, che chi
deposita un emblema, quasi sempre lo fa per tutelare la propria partecipazione
alla competizione elettorale, anche solo eventuale o futura. Si può dunque
concedere tutta la buona fede possibile alla Camusso, ma nella sua storia, a
quanto pare, un pensierino elettorale anche la Cgil deve averlo fatto...