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mercoledì 15 settembre 2021

Milano, simboli e curiosità sulla scheda

Da ieri anche coloro che non rappresentano le forze politiche che parteciperanno alle elezioni amministrative di Milano possono facilmente sapere quale posizione avranno sulle schede elettorali le liste in corsa: il 6 settembre era stato sorteggiato l'ordine delle candidature, ma soltanto ieri appunto il comune di Milano ha emesso il proprio provvedimento con cui indica la posizione che potranno avere i manifesti delle varie candidature sui tabelloni elettorali, seguendo appunto l'ordine del sorteggio.
La questione è stata pure oggetto di polemiche (soprattutto da parte dei candidati Bernardo e Goggi), per il ritardo con cui si è arrivati alla decisione, dovuto - lo si vede anche sulla stessa determinazione dirigenziale - al fatto che in un primo tempo si erano individuati 24 spazi per ogni blocco di plance, ma le liste si sono poi rivelate 28, a sostegno di 13 candidature alla carica di sindaco. Questo ha reso necessario l'aumento dei tabelloni e ha ritardato il tempo per l'affissione dei manifesti (si è atteso che tutte le plance fossero sistemate, per non creare disparità). 
L'atto parla di uno "storico delle liste partecipanti che si assesta su 14". Va detto che nel 2016 le liste erano 17, ma erano 29 nel 2011, 34 nel 2006, 19 nel 2001, 29 nel 1997, 20 nel 1993. In quest'occasione, poi, si doveva tenere conto di una possibile esplosione delle liste legata alla riduzione a un terzo delle firme richieste dalla legge: a conti fatti, dunque, il numero poteva essere anche più alto (soprattutto se si considera che in queste elezioni non compare alcuna lista di Pensionati, né si sono viste altre liste storicamente presenti o formazioni legate a certi ambienti della destra).

Giorgio Goggi

1) Socialisti di Milano

Il sorteggio ha collocato in prima posizione la candidatura di Giorgio Goggi, architetto, già assessore ai trasporti quando era sindaco Gabriele Albertini. Il candidato sarà sostenuto da due formazioni: la prima estratta, 
Socialisti di Milano, è anche quella che ha promosso la corsa elettorale di Goggi - egli stesso socialista - come autonoma dai poli, soprattutto da quello di centrosinistra, che avrebbe fallito nel governare Milano (città ancora legata alla sua passata storia Psi) . La lista unisce Partito socialista italiano, Socialisti in Movimento, Socialdemocrazia, nonché vari circoli e associazioni. Quelle forze stanno sotto lo stesso simbolo - ovviamente la corolla di un garofano realistico, non quello del Psi per cercare di tenere insieme tutti - che, rispetto all'immagine diffusa alcuni mesi fa, è circondata da una circonferenza rossa spessa.  
 

2) Milano Liberale

L'altra lista che alle amministrative sosterrà Goggi è legata a un altro partito che si richiama a una formazione storica, pur usando altre insegne. Milano liberale, infatti, è una lista promossa dal Partito liberale italiano, continuatore del Pl fondato nel 1997 e "ricostituito" nel 2004 con il nome del vecchio Pli (pur costituendo un soggetto politico diverso). L'idea era di sostenere una candidatura fuori dagli schieramenti di centrodestra e centrosinistra per difendere meglio la democrazia liberale e tornare sulle schede nella seconda città d'Italia per una proposta che partisse dalle due delle maggiori tradizioni politiche. Anche in questo caso non si è utilizzato un simbolo ufficiale, ma una stilizzazione tricolore "a pennellate" del Duomo di Milano su fondo giallo (che, insieme al blu del testo, riprende i tradizionali colori liberali, oltre al tricolore usato in Italia).

Natale Azzaretto

3) Partito comunista dei lavoratori

Il secondo aspirante sindaco di Milano indicato dal sorteggio non è alla sua prima candidatura: nel 2016, infatti, Natale Azzaretto si era già presentato al corpo elettorale e lo aveva fatto anche allora sotto le insegne del Partito comunista dei lavoratori. La formazione guidata a livello nazionale da Marco Ferrando è presente alle amministrative milanesi dal 2011: rispetto a quella prima partecipazione è cambiato ben poco all'interno del simbolo (giusto la font con cui il nome è scritto), mentre falce e martello di colore rosso sul globo terrestre stilizzato azzurro sono rimasti perfettamente identici. Si tratta, come si vedrà, della prima formazione di estrema sinistra presente sulle schede in questa consultazione elettorale.

Gabriele Mariani

4) Civica AmbientaLista

A dimostrare ciò che si è appena detto, arriva in terza posizione la candidatura di Gabriele Mariani, ingegnere e architetto, ex aderente al Pd (lasciato nel 2016 dopo un'esperienza da consigliere municipale) e progressivamente spostatosi a sinistra (era stato eletto sempre nel municipio 3 anche nel 2016 nella lista Sinistra x Milano). Anche Mariani avrà con sé due liste. La prima, in cui il suo nome è più evidente, è la Civica AmbientaLista, in cui il colore più evidente è il verde tenue (pur in diversi toni) delle foglie, inserite per segnalare la sensibilità ambientalista di questa formazione, promossa soprattutto dai comitati di quartiere milanesi (inclusi quelli che cercano di salvare lo stadio Meazza di San Siro per evitare che ne sia costruito un altro).

5) Milano in Comune - Sinistra Costituzione

Più familiare per i milanesi è la seconda lista indicata dal sorteggio, vale a dire Milano in Comune - Sinistra Costituzione: si tratta infatti della stessa formazione con cui nel 2016 si era candidato come sindaco Basilio Rizzo, riuscendo a essere confermato come consigliere (sedeva in consiglio comunale dal 1983). Alla lista concorrono, per quanto se ne sa, oltre all'associazione omonima, Ledd2, il Partito della Rifondazione comunista, nonché le articolazioni milanesi di Possibile e Risorgimento socialista. Il simbolo mantiene la struttura di cinque anni fa, con il cerchio principale - che contiene tra l'altro tre archi colorati che richiamano le onde di propagazione di un suono - inserito in un altro cerchio rosso (l'effetto "lunetta" è ripreso dal Prc), con all'esterno le parole "Sinistra Costituzione" (rispetto a cinque anni fa si è persa la "e" nel mezzo).
 

Layla Pavone

6) MoVimento 5 Stelle

La quarta candidatura alla guida del comune di Milano, secondo l'ordine stabilito dal sorteggio, è quella di Layla Pavone, manager e "pioniera di internet" (come lei stessa si è definita), attenta a vari settori dell'innovazione tecnologica. Lei è stata scelta da Giuseppe Conte come candidata per la partecipazione del MoVimento 5 Stelle autonoma rispetto ai poli (e in particolare rispetto al centrosinistra, con cui in altri comuni si è stabilita un'alleanza). Il simbolo utilizzato in questa tornata elettorale è lo stesso adottato con il nuovo statuto proposto da Conte, dunque con il cuore dell'emblema pressoché immutato (al di là di una piccola riduzione) e con l'anno 2050 inserita nel segmento rosso nella parte inferiore del cerchio.
 

Alessandro Pascale

7) Partito comunista

Distinta da quelle di Pcl e Milano in Comune è la corsa elettorale del Partito comunista, alla sua prima partecipazione al voto amministrativo milanese. Per l'occasione il partito guidato a livello nazionale da Marco Rizzo presenta come candidato Alessandro Pascale, 35enne docente liceale di storia e filosofia, valdostano d'origine: lui ha dichiarato di volere
"una Milano verde, tecnologica, comunitaria, nonché giusta e solidale". Il simbolo impiegato in questa occasione è lo stesso già visto in sede di deposito per le suppletive: l'emblema ufficiale del partito (falce e martello di colore bianco su quadrato rosso, inscritto in un cerchio grigio) è inserito in un cerchio bicolore più grande, nel quale spicca il riferimento al leader nazionale Rizzo.
 

Mauro Festa

8) Partito Gay

Il sesto candidato alla guida del comune di Milano, stando al sorteggio effettuato, è Mauro Festa, indicato in quel ruolo dal Partito Gay. La formazione politica è dunque riuscita a partecipare con una propria lista alle principali elezioni amministrative di questo turno (oltre a Milano, Torino, Roma, Napoli, senza contare altri centri) e lo fa con il simbolo presentato alcuni mesi fa, quando è stato esposto il progetto politico: all'interno spiccano la mezza corolla arcobaleno, la parola "Gay" in grande rilievo sopra all'indicazione "Lgbt+" e, nel segmento curvilineo inferiore, i riferimenti al progetto "solidale", "ambientalista" e "liberale", così come i promotori lo hanno concepito. 
 

Gianluigi Paragone

9) Milano Paragone sindaco

La settima candidatura alla carica di sindaco è quella di Gianluigi Paragone, senatore eletto con il MoVimento 5 Stelle ma da tempo uscitone per continuare il suo impegno politico con il proprio progetto ItalExit. Chi cercasse quel simbolo sulla scheda, tuttavia, resterebbe deluso: la prima delle due liste che sostengono la candidatura del giornalista e senatore è infatti Milano Paragone sindaco, una formazione centrata su di lui (come "lista personale", senza esagoni e frecce, ma con i colori tipici del partito "pigliatutto", nazionale e non proprio a sinistra (tricolore limitato a un archetto in basso e fondo blu). Il simbolo, in ogni caso, è costruito in modo equilibrato e il cognome di Paragone emerge senza essere troppo sfacciato.
 

10) Grande Nord

La seconda lista a sostengo di Gianluigi Paragone, invece, è sì quella di un partito, ma non si tratta appunto di ItalExit: il simbolo è piuttosto quello di Grande Nord, vale a dire il partito fondato alla fine del 2017 da Roberto Bernardelli insieme ad altre figure che in passato avevano ricoperto ruolo di rilievo nella Lega Nord o legate ad altri movimenti autonomisti locali (per questo nella parte superiore del contrassegno - che riprende in tutto e per tutto il simbolo ufficiale del partito - si è precisato che Grande Nord è una "confederazione", dunque i vari soggetti politici mantengono la loro autonomia). Di certo, in tutta la scheda, quello della formazione di Bernardelli sarà l'unico emblema con la parola "Nord" all'interno, per giunta ben visibile.
 

Giuseppe (detto Beppe) Sala

11) Milano in salute

La prima candidatura sostenuta da più di due liste è quella del sindaco uscente, Beppe Sala: lui, anzi, si presenta con l'appoggio di ben otto simboli, segnando il record di questa competizione elettorale. La prima formazione indicata dal sorteggio è Milano in salute, lista civica e tematica, essendo costituita - come il nome suggerisce - essenzialmente da medici, infermieri e altri operatori sanitari, tutte persone interessate a porre la salute al centro delle politiche amministrative. Nel simbolo, basato soprattutto sui colori rosso e blu spesso usati per gli ospedali, spicca un elemento curvilineo, di non immediata lettura: chi scrive pensava a una fontana, ma l'interpretazione autentica fornita dalla lista è quella di un cuore a metà (come segno della salute, che va curata e monitorata nella sua evoluzione, come suggerisce anche la sfumatura), che peraltro ricorda anche la "M" di Milano. 
  

12) Partito democratico

Seconda lista estratta all'interno della coalizione di Sala risulta essere quella del Partito democratico, che nelle ultime due tornate elettorali amministrative milanesi, superando il 28% ha avuto il netto primato dei voti nella coalizione di centrosinistra (nel 2016 anche il primato assoluto tra le liste in corsa). Il contrassegno, come cinque anni fa, costituisce una variante del simbolo ufficiale del partito, con il logo di Nicola Storto leggermente ridotto per consentire l'inserimento del nome del candidato (rispetto al 2016, tuttavia, si è scelto di collocarlo in un segmento verde e non solo in una fascetta, ingrandendo decisamente le dimensioni del cognome per dargli più rilievo sulla scheda).
 

13) Beppe Sala sindaco

Al terzo posto, nella compagine a sostegno di Sala, c'è la "lista personale" del sindaco uscente, parente stretta di Noi, Milano vista nel 2016. Al centro del contrassegno c'è sempre - in grande evidenza - il nome della lista ("Beppe Sala sindaco" era stato inserito anche cinque anni fa, benché fosse, come si è appena detto, solo parte del nome), sia pure interpretato con un carattere diverso. Intorno, come nel 2016, si gioca con i colori, ma stavolta non c'è più il "fumetto" usato alle primarie del 2016, né il riferimento cromatico al marchio dell'Expo 2015: ci sono invece cinque cerchi parzialmente sovrapposti e intersecati, i cui colori - certo non a caso, ma con perizia grafica per il loro accostamento - richiamano quelli del logo delle Olimpiadi (rimandando ai giochi invernali che saranno ospitati da Milano tra cinque anni).
 

14) I Riformisti - Lavoriamo per Milano con Sala

Quarta formazione in campo per appoggiare la corsa elettorale di Sala è I Riformisti - Lavoriamo per Milano, lista promossa soprattutto da Gianfranco Librandi (Italia viva), cui concorrono varie forze politiche (il partito guidato da Renzi, appunto, ma anche in parte +Europa, Base Italia, Azione, Centro democratico e altri soggetti, tra cui Alleanza civica legata a Franco D'Alfonso). Il fumetto, sia pure in un'altra foggia, torna qui, insieme ai colori sfumati che rimandano in modo discreto a Italia viva. Tra le candidature, oltre al ciclista Gianni Bugno, a chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica non può sfuggire la presenza di Carmine Abagnale, già esponente del centrodestra ma soprattutto guida del movimento Non remare contro (di cui varrà la pena occuparsi in futuro).
  

15) Milano unita - La Sinistra per Sala

Anche quest'anno Beppe Sala si presenta sostenuto pure - tra le altre - da una lista dichiaratamente di sinistra. Se cinque anni fa si era presentata la Sinistra x Milano (con il colore arancione che aveva caratterizzato Giuliano Pisapia), questa volta c'è Milano unita - La Sinistra per Sala, cui partecipano - oltre al nucleo dell'esperienza del 2016 - anche Articolo Uno, Sinistra italiana ed èViva e vari comitati e associazioni. Ispirata dall'assessore uscente Paolo Limonta (ricandidatosi come capolista), la lista nel simbolo mette in evidenza la prima parte del nome, anche grazie a un nastro che, ripiegato, traccia le iniziali "M" e "U", virando dal rosso all'arancione al verde. La prevalenza del rosso nel simbolo è l'unico segno politico, senza alcun emblema di partito richiamato nel contrassegno. 
 

16) La Milano radicale con Sala

Se nel 2016 Radicali italiani aveva partecipato alle elezioni con la lista Radicali, candidando a sindaco Marco Cappato (salvo poi sostenere al ballottaggio proprio Sala), questa volta il partito si schiera fin dall'inizio con il sindaco uscente presentando la lista La Milano radicale con Sala, di cui è capolista l'assessore uscente (e membro della direzione di Radicali italiani) Lorenzo Lipparini. Il simbolo riprende in qualche modo alcuni passati emblemi elettorali dell'area radicale: il colore giallo (oltre che tipico dell'area libdem e libertaria) è in uso fin dalla Lista Pannella, passato poi alla Lista Bonino che si era cinta con le stelle d'Europa; il profilo curvilineo della bandiera europea, poi, ricorda in parte la divisione del simbolo in stile Taijitu della Lista Pannella, elaborata nel 1992 per "scherzo" da Aurelio Candido e poi continuata a lungo.
 

17) Europa Verde - Verdi 

La settima (e penultima) lista a sostegno di Sala è anche una di quelle che meritano una non scontata attenzione. In quella posizione, infatti, è stato collocato il contrassegno di Europa Verde - Verdi: quando a marzo Beppe Sala ha dichiarato di aderire ai Verdi europei (mentre il percorso che avrebbe portato al varo di Europa Verde - Verdi non si era ancora compiuto), la sua scelta aveva fatto scalpore e sarà interessante vedere quanto peserà nelle urne quell'adesione. Dimostra che Sala dia sostegno anche a questa lista - che ai primi posti indica i nomi di Elena Grandi e Carlo Monguzzi - il fatto che il simbolo di Europa Verde - Verdi si stringa per consentire la presenza di un segmento curvilineo bianco nella parte inferiore, in cui trova posto il riferimento "Sala sindaco" e un richiamo al contrassegno della sua "lista personale".
 

18) Volt

Chiude la coalizione a otto che sostiene Sala nella ricerca della riconferma la lista di Volt: il progetto paneuropeo ha scelto di partecipare alla competizione elettorale milanese per portare a livello locale la propria attenzione innanzitutto per l'Europa, i giovani, l'ambiente e la mobilità sostenibile. Nel contrassegno, in cui domina come sempre il colore viola, spicca il nome della forza politica (scritto con lo stesso carattere usato fin dall'inizio) collocato nella parte superiore; il segmento inferiore è stato destinato anche qui al riferimento al candidato sindaco (a ben guardare, infatti, nessuno degli otto emblemi di lista è privo del cognome di Sala, che cambia dimensione, carattere e rilievo ma non sparisce mai).
 

Teodosio De Bonis

19) Movimento 3V

Nono candidato alla guida del comune milanese, riprendendo l'ordine indicato dal sorteggio, è Teodosio De Bonis, medico specializzato in anestesiologia e rianimazione, nonché - tra i vari suoi titoli - con un master in ossigeno-ozonoterapia. De Bonis è sostenuto nella sua corsa elettorale dal Movimento 3V, che dunque continua nel suo disegno di partecipazione al maggior numero possibile di competizioni rilevanti per poter far conoscere anche a livello locale l'attività e le tesi del movimento (il cui nome in origine era "Vaccini vogliamo verità") in tema di libertà della cura - non solo con riguardo all'obbligo vaccinale e alle misure frattanto decise in Italia - e le altre proposte per i territori.
 

Luca Bernardo

20) Partito liberale europeo

La decima candidatura alla guida del comune milanese è quella di Luca Bernardo, proposto dal centrodestra. Potrà contare sul sostegno di sei liste: quella estratta per prima è stata presentata dal Partito liberale europeo, che dunque con Roma e Napoli completa la presenza nelle competizioni dei tre comuni principali d'Italia (il che peraltro porta a Milano la presenza di due formazioni dichiaratamente liberali, anche se la prima - Milano liberale - ha impiegato un emblema da lista civica). Anche a Milano il Ple ha utilizzato il proprio simbolo ufficiale, limitandosi a inserire nella parte inferiore (sotto al tricolore) il riferimento alla citta, senza indicare questa volta il candidato sindaco.
 

21) Fratelli d'Italia

La seconda lista della coalizione di Bernardo, secondo l'ordine indicato dal sorteggio, è quella di Fratelli d'Italia, che alle elezioni di ottobre quasi certamente otterrà un risultato ben più soddisfacente rispetto al 2,42% riportato al voto del 2016. Pesa certamente il nome scelto come capolista (quello di Vittorio Feltri), come pure l'assenza del consigliere di lungo corso (nonché già assessore) Riccardo De Corato. In questa occasione, come si è già visto in altri comuni, Fdi ha scelto di schierare il proprio contrassegno elettorale coniato per le elezioni del 2018, con il simbolo ufficiale inserito nel cerchio tinto degli stessi colori e con il nome di Giorgia Meloni in grande evidenza in alto.
 

22) Lega

Terza lista a sostegno della candidatura di Bernardo risulta essere quella della Lega, guidata da Annarosa Racca, presidente regionale di Federfarma: in lista ci sono poi i quattro consiglieri uscenti, entrati nel 2016 grazie all'11,77% ottenuto dal simbolo del Carroccio. E a proposito di simbolo, si deve notare che anche a Milano la Lega - da identificare con la Lega per Salvini premier - ha scelto di impiegare esattamente lo stesso contrassegno varato per le politiche del 2018, con Alberto da Giussano sotto al nome "Lega" e sopra al segmento che riporta la dicitura "Salvini premier". Nulla di strano, ovviamente, ma è la prima volta che alle elezioni comunali di Milano la Lega (non più Nord) rinuncia alla "pulce" della Lega lombarda o anche solo a un riferimento territoriale. Un'assenza comprensibile, ma che si nota.
 

23) Luca Bernardo sindaco

Quarta lista della coalizione è quella che risulta essere più vicina al candidato sindaco del centrodestra: Luca Bernardo sindaco (una delle due formazioni della compagine che contiene il nome dell'aspirante primo cittadino) è infatti la "lista personale" di Bernardo, medico, direttore del dipartimento materno-infantile del Fatebenefratelli. Se i primi due nomi in lista sono quelli di Antonio Genovese (allenatore di calcio disabile) e di Maria Sole Brivio Sforza (avvocata e filantropa), non mancano esponenti politici quali Franco De Angelis (repubblicano) e Manfredi Palmeri (già candidato sindaco del Terzo polo nel 2011). Il simbolo, oltre al riferimento al candidato, su fondo bianco colloca un'altra stilizzazione pennellata del Duomo milanese, ma stavolta con vari colori (arancio, rosso, azzurro, blu, verde e nero).
 

24) Maurizio Lupi - Milano popolare

Quinta formazione per Bernardo è Milano popolare, un nome che a ragion veduta ricorda qualcosa: una lista chiamata così aveva concorso nel 2016, avendo come capolista Maurizio Lupi ed essendo espressione soprattutto del Nuovo centrodestra, di cui Lupi era un esponente (ma anche dell'Udc, partito all'epoca alleato). Ora Lupi, il cui nome era stato fatto da Forza Italia come possibile candidato sindaco, non è stato inserito nella lista (i primi due nomi sono quelli di Matteo Forte e Andrea Del Corno), ma il suo nome è scritto a caratteri cubitali nella parte superiore del simbolo: "è una sfida importante nel centrodestra, di chi - ha detto Lupi - non delega il cambiamento ai grandi partiti: metto a disposizione la mia storia, i miei successi e gli insuccessi". Accanto al nome della lista (cui concorrono anche Rinascimento e Noi con l'Italia) è rimasto un accenno di cuore, per rimarcare la collocazione "popolare".
 

25) Forza Italia

L'ultima lista della coalizione a sostegno di Bernardo è quella di Forza Italia, l'unica - oltre a quella, già vista, "personale" - a riportare all'interno del simbolo il riferimento al candidato sindaco, sotto alla bandierina e al cognome di Silvio Berlusconi (piuttosto compresso, come lo si è già visto in altri comuni di questa tornata, insieme agli altri elementi dell'emblema). La lista, aperta da due consiglieri uscenti (Fabrizio De Pasquale e Gianluca Comazzi), lotterà anche per verificare il proprio peso a Milano: se nel 2016 superando il 20% si era confermata nettamente come primo partito del centrodestra (anche se non era più il partito più votato in città), nelle ultime competizioni elettorale è stata superata altrettanto nettamente dalla Lega.
 

Bryant Biavaschi

26) Milano inizia qui

Undicesima candidatura, secondo il sorteggio, risulta essere quella di Bryant Biavaschi, giovane titolare di una start-up di eventi e catering, "fino a che la crisi e le quarantene si sono portate via tanto di quello che avevo costruito in anni". Per lui Milano deve riaprire grazie "a chi ha voglia di lavorare in sicurezza, di vivere e lavorare", alla "Milano libera e tenace" cui si rivolge con la lista Milano inizia qui. Il simbolo è illustrato sul sito: "Il Rosso proviene dal colore della croce presente sullo stemma di Milano; la Freccia è il Rilancio che segue ad una caduta; il Grafico proviene da un rosso scuro del vicino passato e diventa chiaro come il Futuro che ci attende; le linee replicano, in maniera stilizzata, il percorso della sagoma del Duomo di Milano, da sempre simbolo della Città del Miracolo Economico; 2021 è l'anno in cui puntare su Milano, perché il rimbalzo sta per cominciare e solo credendoci tutti insieme, unitamente, faremo si che non sarà solo una ripartenza ma un vero e proprio Rilancio".
 

Marco Muggiani

27) Partito comunista italiano

La penultima candidatura alla guida del comune di Milano, seguendo l'ordine del sorteggio, è quella di Marco Muggiani, medico operante a Milano, iscritto fin da giovane al Pci. E con il Partito comunista italiano - quello ricostituito nel 2016 e guidato da Mauro Alboresi, come prosecuzione del Pdci - Muggiani ha scelto di candidarsi come sindaco. Il simbolo sfoggiato in quest'occasione - e visto in altre competizioni elettorali - è quello del Pci ricostituito, con la bandiera rossa con falce, martello e stella sopra alla bandiera italiana: unici elementi di differenza rispetto al Pci storico sono le aste delle bandiere (scure e non bianche) e la sigla del partito, senza punti e scritta con un carattere più moderno.
 

Bianca Miriam Tedone

28) Potere al popolo!

Chiude l'elenco delle candidature su manifesti e schede Bianca Miriam Tedone, impiegata 28enne dell'università Statale di Milano. Lei si presenta sostenuta dalla lista di Potere al popolo!, che ha scelto di partecipare alle elezioni per proporre l'urgenza di una Milano più inclusiva e più equa. Il simbolo è esattamente lo stesso visto alle elezioni del 2018, dunque con il nome del soggetto politico circondato da due archi color marrone-bordeaux, stessa tinta della stella collocata all'interno. Rispetto ad allora, tuttavia, non si è più di fronte a un cartello elettorale, ma a una forza politica autonoma: come primi due nomi della lista sono stati indicati Nicola Vox e Chiara Arioli.

venerdì 5 marzo 2021

Elezioni rinviate per decreto e firme ridotte a un terzo: simboli in arrivo?

(Aggiornamento: sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 marzo è stato pubblicato il d.l. 5 marzo 2021, n. 25, Disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021: il contenuto è esattamente pari a quanto annunciato nel comunicato, senza alcuna novità.)

Quasi come un anno fa, giusto un po' più in anticipo: anche questa volta il turno elettorale di fine primavera sarà differito in autunno, con tanto di regalone tagliafirme
Il 5 marzo 2020 il Consiglio dei Ministri aveva proposto al Presidente della Repubblica di revocare il decreto con cui si era indetto il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (previsto in origine il 29 marzo di quell'anno), ottenendo subito il provvedimento; ci era voluto qualche giorno in più - mentre gli effetti della pandemia si aggravavano - per adottare una soluzione definitiva, che non riguardasse soltanto la consultazione relativa alla riforma costituzionale (l'appuntamento più vicino), ma anche le elezioni suppletive, regionali e comunali previste per il mese di maggio. Il 17 marzo, in particolare, il decreto "cura Italia" (d.l. n. 18/2020, convertito con legge n. 27/2020) derogò - all'art. 81 - alla disciplina referendaria prevista dalla legge n. 352/1970, permettendo di tenere il referendum entro il 22 novembre; il d.l. n. 26/2020, pubblicato il 20 aprile (convertito con legge n. 59/2020), stabilì invece che la finestra per le elezioni suppletive, regionali e comunali si sarebbe estesa tra il 15 settembre e il 15 dicembre. Com'è noto, si è scelto di votare - per il referendum e per gli altri appuntamenti elettorali, anche se le date non mancarono di sollevare polemiche - il 20 e il 21 settembre, per un giorno e mezzo, onde evitare rischi di assembramenti.
Questa volta, invece, essendo nota in anticipo la situazione cui si potrebbe andare incontro nei prossimi mesi, il nuovo governo - anche se la titolare del Ministero dell'interno è ancora, come lo scorso anno, Luciana Lamorgese - ha già deciso di provvedere al rinvio degli appuntamenti elettorali di fine primavera, approvando su proposta di Draghi e appunto Lamorgese un decreto-legge su "disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l’anno 2021". Al momento non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, per cui ci si limita per adesso a riferire il contenuto del comunicato diffuso dalla Presidenza del Consiglio. 
Il rinvio in particolare interessa ovviamente le elezioni comunali e circoscrizionali previste tra il 15 aprile e il 15 giugno (e tra i comuni al voto ci saranno pure Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e - benché sia in una regione a statuto speciale - Trieste), come pure le suppletive per i seggi parlamentari che saranno dichiarati vacanti entro il 31 luglio 2021 (al momento è interessato solo il collegio uninominale Toscana - 12, relativo soprattutto alla provincia di Siena e in parte a quella di Arezzo, dopo le dimissioni di Pier Carlo Padoan), nonché le regionali (che al momento dovrebbero riguardare solo la Calabria, dopo la morte di Jole Santelli). Sono poi rinviate, anche se sono già state indette, pure le elezioni amministrative nei comuni sciolti per fenomeni di infiltrazione mafiosa (e qui il procedimento elettorale riparte daccapo, con una nuova presentazione delle candidature), quelle che si svolgono per l'annullamento delle elezioni amministrative in alcune sezioni, nonché quelle dei comuni "i cui organi devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza, se le condizioni che ne rendono necessario il rinnovo si verificano entro il 27 luglio 2021". Tra le elezioni che, pur se indette, rischiano di essere rinviate ci sono pure quelle di Tremestieri Etneo, dopo che il turno del 4 e 5 ottobre 2020 era stato sospeso e rinnovato per sospetti profili penali nella sottoscrizione delle liste: inizialmente previste per il 29-30 novembre 2020, erano già state rinviate al 14-15 marzo di quest'anno e potrebbero ancora tenersi visto che la Sicilia è una regione a statuto speciale, ma dalla regione non sono ancora arrivate indicazioni. 
Tornando al decreto non ancora pubblicato, lì si è indicata per le elezioni la finestra temporale tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021, che in concreto vorrebbe dire avere come periodo utile - tenendo conto delle domeniche - dal 19 settembre all'11 ottobre: pur essendo ancora presto per indicare la data, pare che ci si orienti verso l'ultimo periodo disponibile per il voto, dunque il 10 e l'11 ottobre 2021. Perché, infatti, come l'anno scorso, si è disposto che le operazioni di voto si svolgano nella giornata di domenica (dalle ore 7 alle 23) e in parte della giornata di lunedì (dalle ore 7 alle ore 15), cui seguiranno immediatamente le operazioni di scrutinio (che, sulla base delle esperienze dello scorso anno, dovrebbero riguardare le schede delle elezioni suppletive e regionali, ove previste, prima di quelle delle elezioni comunali e - in seguito - circoscrizionali).
Proprio il fatto che alle spalle ci sia già l'esperienza del rinvio elettorale del 2020 deve aver consigliato di agire subito, con un maggior anticipo, anche per permettere nel frattempo alla campagna vaccinale di procedere e di arrivare al voto con una copertura maggiore. Certo è che, come l'anno scorso, la sottoscrizione delle liste si collocherà tra luglio e settembre (a seconda della data che sarà scelta per il voto): in particolare, se si voterà davvero il 10 e l'11 ottobre, le liste dovranno essere consegnate tra il 10 e l'11 settembre. ln teoria, se la data fosse fissata nei prossimi giorni, già dal 15 marzo si potrebbero raccogliere le firme, visto che la legge ritiene valide quelle raccolte fino a 180 giorni prima della scadenza del termine di consegna delle candidature e relativi documenti; in realtà, non si fissa mai con tanto anticipo la data del voto, quindi i sei mesi a disposizione si riducono sempre sensibilmente.
Difficilmente, però, qualcuno potrà dirsi preoccupato di questo: come accennato già all'inizio, il decreto-legge di prossima pubblicazione - in base a quanto precisato dal comunicato - per le elezioni comunali e circoscrizionali il numero minimo di firme richieste per presentare una lista sarà ridotto a un terzo. Si tratta della stessa riduzione praticata lo scorso anno, ma allora introdotta solo in sede di conversione del "decreto elezioni", mentre qui si è provveduto direttamente per decreto-legge. Va detto che nel 2020 era stata inserita pure una "norma cornice" per le regioni che introduceva lo stesso taglio come principio per le molte elezioni regionali di quell'anno; questa volta - sembra di capire dal comunicato - non è prevista una norma simile, anche se - in base al "federalismo elettorale" - il consiglio regionale calabrese potrebbe ancora provvedere direttamente a una disciplina una tantum sulle firme, se volesse.
Volendo usare molta concretezza, riprendendo gli esempi fatto lo scorso anno - e ricordando che gli abitanti da considerare sono quelli rilevati dal censimento del 2011 - si può dire che per i comuni da mille a 2mila abitanti basteranno 9 firme invece di 25 (l'arrotondamento dei decimali della divisione, qui come nei casi successivi, va fatto all'unità superiore, come precisato nelle Istruzioni messe a disposizione l'anno scorso dal Viminale); in quelli fino a 5mila ne basteranno 10 e non più 30; in quelli fino a 10mila ne occorreranno almeno 20 e non più 60; in quelli fino a 20mila (dunque già comuni "superiori", se sopra i 15mila abitanti) ne serviranno almeno 34 e non più 100. Nei comuni fino a 40mila abitanti ci si potrà accontentare di 59 firme invece che di 175; in quelli fino a 100mila abitanti basteranno 67 sottoscrizioni invece di 200. Negli enti fino a 500mila abitanti, come Bologna, serviranno almeno 117 firme e non più 350; nei comuni fino a un milione di abitanti, come Torino e Napoli (di poco sotto il milione) basteranno 167 firme invece delle 500 consuete. A Milano e Roma, che hanno oltre un milione di abitanti, ci si accontenterà infine di 334 firme invece di mille: praticamente quante in condizioni normali non sarebbero bastate per candidarsi a Bologna.
Tutto questo può avere una ricaduta immediata, ben intuibile da chi frequenta questo sito: essendo ridotte di due terzi le difficoltà per presentare una lista, potenzialmente nei grandi comuni potrebbe aversi una scheda-lenzuolo, affollata di simboli noti e nuovi, presentati senza troppo sforzo da chi sarà in grado di raccogliere le firme richieste. Un paradiso per i #drogatidipolitica, un po' meno per chi dovrà ricevere e vagliare tutti i documenti. 

lunedì 21 marzo 2016

Milano, prime mosse simboliche

Forse qualcuno lo immaginava, forse qualcun altro no, ma alla fine tra le grandi città chiamate al voto la piazza più tranquilla sembra sicuramente Milano: con fibrillazioni ridotte al minimo tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, senza proliferazioni di candidati sindaci o primarie contornate da ricorsi, sotto la Madonnina ci si prepara con meno patemi d'animo alle elezioni amministrative, che in ogni caso non saranno una passeggiata. In questi giorni è entrata nel vivo l'attività dei partiti maggiori, che hanno iniziato a scoprire le loro carte e, in qualche caso, anche i simboli con cui si presenteranno alle elezioni.
Giusto oggi, per esempio, il Nuovo centrodestra ha presentato il contrassegno con cui intende partecipare alle elezioni: la grafica è stretta parente di quella appena adottata dai gruppi parlamentari di Area popolare. Nella parte alta del cerchio, dunque, si riprende il tema del cuore giallo popolar-europeo con le quattro stelle su fondo blu e la scritta "Milano popolare" (giusto per declinare in quel modo il nome scelto a livello nazionale); poco meno della metà del contrassegno è invece dedicata al sostegno a Stefano Parisi, con l'indicazione "Parisi sindaco" in blu, su segmento giallo. Alla lista, oltre che esponenti di Ncd, dovrebbero partecipare persone provenienti dalla società civile (e, volendo, dalla stessa Udc, visto che condivide il progetto di Ap con il partito di Alfano, anche se la lista è stata presentata più come espressione di Ncd). 
Il nome di Parisi è altrettanto evidente nel simbolo di Forza Italia, che non contiene più il nome di Silvio Berlusconi (negli anni scorsi la formula "Berlusconi per ..." era un elemento quasi costante alle amministrative, a sostegno di ogni singolo candidato): il cognome di Parisi è reso in Helvetica, un po' schiacciato in altezza sotto alla bandierina che in parte deborda, sparendo al di sotto della circonferenza esterna (un po' com'era avvenuto, per esempio, con il simbolo di Fi presentato alle elezioni politiche del 2006). I candidati in lista, dunque, dovranno accontentarsi del "traino" del simbolo, senza quello del nome del fondatore e leader; in compenso, pochi giorni fa la Repubblica sosteneva che l'assenza del nome di Berlusconi dal contrassegno forzista fosse la contropartita per ottenere che Parisi presentasse sì una "lista del sindaco", ma senza il suo nome sopra
Sulla scheda ci sarà invece, e sarà ben visibile, il nome di Corrado Passera, nella lista che lo sosterrà. Contenuto del contrassegno? Solo "Corrado Passera sindaco", senza fronzoli, nome bianco su fondo azzurro e "sindaco" azzurro su segmento bianco, con un logo che circola più o meno da gennaio. Nient'altro, nessun apporto simbolico. Perché - salvo sorprese degli ultimi giorni - a quanto pare non è prevista la presentazione anche di una lista di Italia unica, il partito che lo stesso Passera ha fondato con tutti i crisi alla fine di gennaio dello scorso anno. Niente logo-algoritmo tangram, niente "Milano unica" o cose simili: Passera schiera se stesso e il suo progetto, puntando tutto sulla propria figura di "liberale per Milano" in alternativa ai profili di Parisi e Beppe Sala, entrambi "in mano ai partiti". Basterà a convincere i milanesi?

martedì 23 giugno 2015

Sgarbi si candida a Milano, ma lo stemma è di troppo

In rete le cose si muovevano da un po' e la voce si rincorreva, sempre più insistente: da ieri è ufficiale che, pur mancando poco meno di un anno al rinnovo dell'amministrazione comunale di Milano, a Matteo Salvini e Corrado Passera che hanno già annunciato la loro corsa verso palazzo Marino si aggiunge pure Vittorio Sgarbi. Proprio ieri, infatti, al Circolo della Stampa l'assessore alla Rivoluzione del comune di Urbino ha presentato la propria candidatura senza tradire le attese di chi avrebbe voluto un momento sulfureo e scoppiettante.
I giornali hanno parlato soprattutto - ed era prevedibile - degli attacchi al Padiglione Italia di Expo (con la proposta choc della "esposizione dei migranti") e dei progetto di valorizzazione delle risorse culturali meneghine, mentre si sono diffusi assai poco sul simbolo adottato dal critico d'arte, che pure meriterebbe uno sguardo in più.
Per chi ha buona memoria, infatti, la struttura grafica è la stessa del primo movimento fondato dallo stesso studioso nel 1999, "I Liberal Sgarbi", giusto il tempo di presentarlo alle elezioni europee di quell'anno: il tentativo andò male per motivi formali (nel contrassegno c'era anche la "pulce" del Psdi, ma l'Ufficio elettorale della Cassazione negò che essa potesse essere validamente usata da Enrico Ferri, eletto sì nel 1994 a Strasburgo ma non più legale rappresentante del sole nascente), ma l'idea grafica (soprattutto del cognome del critico in font Tw Cen e sottolineato di rosso, con un doppio tratto spesso) e politica messa in campo da Sgarbi rimase e prese strade proprie
Il movimento, in effetti, aveva aderito a Forza Italia nei mesi successivi, ma in alcune occasioni ha presentato liste autonome, come alle regionali del 2000. In vari territori, infatti, corse come "Liberal Sgarbi - I libertari", virando al blu il cognome ma mantenendo la sottolineatura rossa e il fondo giallo: gli stessi elementi sarebbero rimasti anche nel contrassegno composito con il Pri elaborato per il progetto comune alle elezioni europee, il noto "partito della bellezza". 
Ora - dopo la parentesi nera e rossa del Partito della rivoluzione - Sgarbi sembra tornato alle origini, per lo meno per la scelta cromatica: il cognome blu sottolineato di rosso è di nuovo l'elemento principale nel tondo giallo, con in più l'inserimento delle parole "sindaco" e "Milano". Quest'ultima, in particolare, è in rosso al centro di una "lunetta bianca", individuata nella parte bassa del cerchio: non si conoscessero i precedenti, si sarebbe tentati di dire che è stato replicato il modello locale di Noi con Salvini, ma a ben guardare si vede che già in passato quell'area era stata lasciata bianca, per fare posto a un libro aperto o ad altri elementi ("pulci" o altri simboli).
Scritte a parte, l'unico elemento differenziante questa volta sembra costituito dallo stemma di Milano, collocato nella parte alta. Stemma che però dovrebbe sparire, pena la bocciatura del simbolo. A partire almeno dal 2013, infatti, nelle istruzioni per la presentazione delle liste redatte dal Ministero dell'interno è espressamente detto che "deve considerarsi vietato anche l'uso di simboli propri del Comune" e il riferimento è proprio allo stemma: lo scopo è evitare di indurre il cittadino a pensare che esista una lista più "ufficiale" di altre e, dunque, potenzialmente favorita. La disciplina è stata applicata alcune volte, anche in comuni relativamente piccoli (quest'anno, per esempio, è accaduto a Collepietro, in provincia dell'Aquila): in definitiva, dunque, dovrebbe sparire l'intero logo comunale o, alla peggio, dovrebbe essere modificato tanto da non poter automaticamente creare l'associazione di idee. Toccherà a Sgarbi decidere il da farsi: di tempo per pensarci, per ora, ne ha parecchio.