A volte le elezioni fanno rumore più quando non si svolgono rispetto a quando si tengono regolarmente. Ora tra questi casi rientra pure quello di Tremestieri Etneo, circa 20mila abitanti, uno dei tre comuni "superiori" della provincia di Catania (con Bronte e San Giovanni La Punta) che avrebbero dovuto rinnovare la loro amministrazione il 4 e il 5 ottobre: gli altri due lo hanno fatto, Tremestieri Etneo no. Lì, infatti, le elezioni sono state sospese e rinnovate per scelta della giunta regionale siciliana, a causa di vizi e generalizzati relativi alle firme di presentazione delle liste. La decisione apre una vicenda intricata e delicata: se ne parla in questo sito perché presenta almeno un profilo rilevante legato ai simboli e ai contrassegni elettorali, che getta tra l'altro un alone di dubbio sulle condizioni in cui potrà svolgersi il nuovo turno elettorale. Vale però la pena di ripercorrere i fatti con calma, con la massima attenzione.
Ripetere, dall'inizio
Il 2 ottobre la giunta regionale siciliana, su proposta del presidente Nello Musumeci, ha deciso di sospendere le consultazioni: la Procura della Repubblica catanese aveva fatto sapere che i carabinieri di Gravina di Catania avevano segnalato "la sussistenza di illeciti di rilevanza penale correlati alle sottoscrizioni e alle relative autenticazioni delle liste dei candidati alle elezioni comunali del Comune di Tremestieri Etneo" ed "evidenziati a carico di una pluralità di liste", per cui secondo il presidente sarebbe stata compromessa la regolarità delle elezioni. La delibera di giunta del 2 ottobre aveva scelto per il nuovo voto il 29 e il 30 novembre, con eventuale ballottaggio il 13 e 14 dicembre; i due atti seguenti, però, hanno chiarito che non si trattava di un mero rinvio dell'iter iniziato, in attesa di accertamenti.
Il 3 ottobre, infatti, un decreto dell'assessora alle autonomie locali Bernardette Felice Grasso ha rilevato che stavano emergendo illeciti penali circa la presentazione di 9 liste delle 10 che avrebbero dovuto partecipare alle elezioni: trattandosi della "quasi totalità delle liste presentate per la competizione elettorale", ci sarebbero state "cause di forza maggiore così come previsto dall'articolo 8 del d.P.Reg. 20 agosto 1960, n. 3" (cioè il testo unico per l'elezione dei consigli comunali siciliani): sono così state sospese le elezioni per il 4 e 5 ottobre, lasciando poi a un nuovo decreto assessorile l'indizione di nuovi comizi elettorali. Il nuovo decreto è arrivato il 6 ottobre: lì si è precisato che le informazioni trasmesse dalla procura costituivano "un vizio di regolarità del procedimento elettorale" e dunque "avrebbero turbato lo svolgimento dell'adunanza elettorale presso il comune di Tremestieri Etneo", per cui l'unica soluzione era la "ripetizione, ex novo, dell'intero procedimento elettorale".
Le segnalazioni e l'indagine
Questi atti, a dispetto del termine "sospensione", hanno messo una pietra enorme sulla procedura elettorale prevista per il 4 e il 5 ottobre, già funestata dalla positività al Coronavirus di uno dei tre candidati, Santo Nicosia: questi (dopo un primo periodo di quarantena) il 27 settembre era risultato nuovamente positivo al nuovo tampone di pochi giorni prima, per cui aveva chiesto il rinvio delle elezioni per non aver potuto in alcun modo fruire della campagna elettorale. Contesta però la soluzione scelta il MoVimento 5 Stelle, principalmente attraverso la sua consigliera uscente e candidata sindaca Simona Pulvirenti: le critiche, illustrate sabato in una conferenza stampa da lei e dall'europarlamentare M5S Dino Giarrusso, sono innanzitutto formali, ma anche di merito. Per capirle, però, occorre fare un passo indietro.
Negli ultimi giorni di settembre, a quanto scrivono varie testate online, pare che "un candidato, poi ritiratosi, abbia segnalato delle irregolarità nella fase di raccolta delle firme per la presentazione delle liste", anche se c'è chi parla di ben quattro denunce. "In quei giorni - spiega Pulvirenti, interpellata da I simboli della discordia - io e altre persone ci siamo rese conto che i carabinieri si sono presentate in varie case di abitanti di Tremestieri, c'era una marea di volanti su tutto il territorio comunale; alcuni cittadini, poi, dicevano che quei carabinieri stavano 'controllando le firme', facendo apporre le firme delle persone su pezzi di carta per confrontarle con altre. A quel punto, allarmata per questa situazione che non capivo, ho contattato Dino Giarrusso, chiedendogli cosa si potesse fare".
Giarrusso si è rivolto all'ufficio competente, chiedendo l'accesso agli atti di presentazione delle liste: "Mi è stato detto - ha spiegato in conferenza stampa che non era possibile rilasciarmi copia di quegli atti perché al momento questi sono oggetto di un'indagine da parte della Procura della Repubblica". Nel frattempo, però, la giunta regionale siciliana aveva già deciso di sospendere le elezioni del 4-5 ottobre (due giorni prima che si aprissero i seggi).
Il problema delle firme
Anche senza disporre degli atti di presentazione delle liste, tuttavia, gli esponenti del M5S si sono fatti un'idea di ciò che potrebbe essere accaduto e ne hanno parlato in conferenza stampa. Il punto di partenza delle riflessioni è il dato, riferito negli atti della Regione Sicilia, in base al quale sarebbero emersi (ovviamente senza che su questo vi sia stato ancora un processo) illeciti penali relativi alla presentazione di 9 liste delle 10 presentate. Questo, per Pulvirenti e Giarrusso, significa per forza che l'unica lista non toccata da quei sospetti di illiceità è quella del MoVimento 5 Stelle: "Come M5S siamo presenti all'Assemblea regionale siciliana - ci spiega Pulvirenti - e non abbiamo avuto bisogno di raccogliere le firme per la nostra lista; le altre 9 dovevano invece essere sostenute da firme e su quelle si sta concentrando l'indagine".
In effetti, in base alle norme valide per le elezioni comunali nella Regione Sicilia, è richiesto che ciascuna lista sia sostenuta da un certo numero di sottoscrittori (almeno 250 e non oltre 800, in base al numero di abitati di Tremestieri Etneo); non devono invece raccogliere firme le liste presentate dai "partiti o gruppi politici costituiti presso l'Assemblea regionale siciliana in gruppo parlamentare o che nell'ultima elezione regionale abbiano ottenuto almeno un seggio, anche se presentino liste contraddistinte dal contrassegno tradizionale affiancato ad altri simboli" (purché ovviamente siano sottoscritte e presentate dal rappresentante regionale della forza politica o da persone da questo regolarmente delegate).
Il M5S è effettivamente presente con il suo gruppo all'Ars, dunque era - e sarà - certamente esonerato dalla ricerca di sottoscrittori. Non possono invece dire di contare su un gruppo all'Assemblea regionale siciliana, né di aver eletto un proprio rappresentante alle ultime regionali del 2017 né l'unica lista presentata in appoggio a Santo Nicosia (che univa le "pulci" di Santo Nicosia sindaco, Unità siciliana e Nuova luce su Tremestieri, quest'ultima entrata in consiglio comunale cinque anni fa), né almeno 7 delle ben 8 liste che sostenevano la ricandidatura del sindaco uscente Santi Rando. Per lo meno 8 liste sulle 10 presentate, dunque, avrebbero dovuto raccogliere le firme.
Si potrebbero avere dubbi sulla nona, quella di Fratelli d'Italia (in appoggio a Rando), dal momento che il suo nome è stato riportato per esteso nel contrassegno utilizzato. La legge regionale, però, prevede che il beneficio dell'esenzione valga anche ove la lista sia distinta "dal contrassegno tradizionale affiancato ad altri simboli": a voler essere molto rigidi, il simbolo tradizionale di Fdi non è riportato per intero (manca la fiamma tricolore, uno degli elementi più rilevanti), quindi è possibile che anche quella lista sia stata considerata slegata da un partito. Naturalmente, non disponendo degli atti di presentazione della lista per capire meglio, la lista potrebbe essere stata comunque considerata emanazione di Fdi: le anomalie contestate potrebbero riguardare la sola autenticazione della firma di chi ha presentato la lista (potrebbe, per esempio, essere stata contraffatta la firma di chi ha autenticato la sottoscrizione).
Le critiche (formali e sostanziali) del M5S
Che si stia profilando una situazione grave e delicata, appare già chiaro da questi elementi (ove ovviamente l'indagine della Procura li confermasse). Il MoVimento 5 Stelle avversa però la scelta della Regione di sospendere questa procedura elettorale e iniziarne una nuova, indicando come date il 29 e il 30 novembre. La prima ragione è di natura formale: "L'articolo 8 del testo unico per le elezioni comunali siciliane - spiega Simona Pulvirenti per il M5S - prevede che la data delle elezioni sia fissata, dopo una delibera della giunta regionale, con un decreto dell'assessore per le autonomie locali che dev'essere emanato 'non oltre il 60° giorno ed, eccezionalmente, non oltre il 55° giorno precedente quello della votazione'. Il decreto dell'assessora però è datato 6 ottobre, che è il 54° giorno precedente la prima data indicata per il voto, cioè il 29 novembre: c'è un giorno in meno anche rispetto al termine eccezionale previsto, dunque queste nuove elezioni sono state indette senza rispettare le norme vigenti".
Già su questo punto, il MoVimento 5 Stelle sta meditando di impugnare davanti al Tar di Catania l'atto di indizione delle nuove elezioni, facendo dunque valere un motivo formale ma - almeno apparentemente - di insuperabile violazione di legge. Non si tratta però dell'unica ragione di perplessità e preoccupazione per il M5S, che ha chiesto e ottenuto - attraverso le sue rappresentanti nell'Assemblea regionale siciliana Jose Marano e Gianina Ciancio - di audire in commissione Affari istituzionali l'assessora alle autonomie locali Bernardette Grasso proprio sulla vicenda della ripetizione delle elezioni. Nella seduta del 13 ottobre, Grasso ha ricordato che la giunta ha deciso la sospensione e il rinvio del voto sulla base delle informazioni ricevute dalla Procura catanese e che, dal momento che "l'assessorato ha interesse ad un corretto svolgimento della procedura elettorale", dopo la nuova convocazione dei comizi "occorrerà procedere ad una nuova presentazione delle liste con la ripetizione dell'intera procedura".
La spiegazione, tuttavia, non sembra avere convinto per nulla Ciancio, così come non erano convinti ieri la candidata Pulvirenti e l'eurodeputato Giarrusso. Il problema è innanzitutto legato ai tempi: la fine di novembre sarebbe un momento troppo vicino perché si possa effettivamente sapere cosa è accaduto, quali atti illeciti sono effettivamente stati compiuti e - soprattutto - da chi. Aveva dichiarato Ciancio che il mero rinvio "non può garantire la legittimità della nuova procedura e, pertanto, non può costituire la soluzione del problema, qualora le medesime liste coinvolte dalle irregolarità venissero ammesse in occasione delle nuove elezioni". Sembra di capire che, per il M5S, il problema della partecipazione alle nuove elezioni non riguarderebbe solo le liste affette da anomalia, ma le persone che avrebbero commesso gli illeciti in via di accertamento.
Per Pulvirenti e Giarrusso, infatti, sarebbe inaccettabile che le stesse persone che hanno concorso alla presentazione di quelle liste in violazione della legge potessero partecipare anche alle nuove elezioni, magari sotto altre insegne. Già, perché per Giarrusso quello di Tremestieri Etneo è anche un problema di simboli, usati e "nascosti". Durante la conferenza di sabato, infatti, il parlamentare europeo M5S ha sottolineato come, a suo dire, sei delle otto liste della coalizione in appoggio al sindaco uscente Santi Rando fossero "l'accozzaglia di tutti i partiti i quali, per non ammettere che si sono coalizzati tutti insieme contro il MoVimento 5 Stelle, hanno creato dei simboli 'clone', simili, ammiccanti, ma diversi. Questa, a mio parere, è la prima presa in giro dei cittadini, degli elettori: se ci si vuole candidare non c'è motivo di camuffarsi, ma forse si voleva evitare che qualche giornalista scrivesse che si era messo insieme tutto e il contrario di tutto, quindi si è preferito far figurare tutte le formazioni come liste civiche".
Se fosse andata così, ovviamente, la scelta di non essere legati ai rispettivi partiti aveva come prezzo l'impossibilità di fruire dell'esenzione dalla raccolta firme e dunque - per 8 liste civiche a sostegno di Rando - la necessità di raccogliere almeno 2mila sottoscrizioni (pari a circa un decimo degli abitanti del comune, anche se coloro che possono firmare sono certamente di meno); a queste si devono aggiungere almeno altre 250 firme per la lista a sostegno di Santo Nicosia e, in ogni caso, il numero effettivo totale dovrebbe essere più elevato perché nessuno rischia di far escludere la sua lista per aver raccolto giusto il numero di sottoscrizioni necessarie ed essersene vista invalidare qualcuna. Almeno una parte di queste firme, a quanto pare stia emergendo, non sarebbero dunque state correttamente ottenute e autenticate e il problema non riguarderebbe una, ma addirittura nove liste su dieci (dunque tutte tranne il M5S che - come si è detto - era esonerato dalla raccolta)
Stando così le cose, Giarrusso ha lanciato l'allarme: "In teoria in una gara chi si comporta in modo scorretto viene squalificato, non può più partecipare. Con la rinnovazione totale della procedura elettorale, invece, di fatto la Regione Sicilia riapre i giochi, permettendo a tutti di candidarsi. Questo non ci sta bene, non è corretto né democratico. In passato partiti anche molto importanti che non hanno rispettato le regole, magari depositando le liste in ritardo com'era avvenuto in Lazio, sono stati esclusi. A mio parere, chi a Tremestieri Etneo non ha rispettato le regole non ha diritto di ricandidarsi in questa nuova finestra aperta dalla regione: dal punto di vista etico certamente questo non è corretto, dal punto di vista giuridico stiamo valutando con un legale se ci sono gli estremi per un ricorso al Tar e, se si farà, sosterremo le spese legali". Per corroborare la sua tesi, Giarrusso ha mostrato un "santino" per le nuove elezioni di fine novembre di una persona che all'inizio di ottobre era candidata in una delle liste a sostegno di Rando (Migliora Tremestieri) e ora si presenterebbe con il simbolo di Fratelli d'Italia: "C'è già stata una prima presa in giro degli elettori con quei simboli cloni e le firme in violazione della legge; c'è già stato un primo furto di democrazia con la sospensione del voto e non vorremmo che ce ne fosse un secondo, permettendo a chi ha già preso in giro i cittadini di presentarsi sotto altre insegne".
La questione dei simboli utilizzati
Fin qui si è riportato il contenuto della "denuncia" del M5S. si tratta ora di valutare la sua fondatezza e quanto sia stata corretta la decisione della giunta siciliana. Si può iniziare col dire che oggettivamente la questione delle firme (che per l'ennesima volta si ripropone) si innesta su una situazione già anomala, per lo meno con riguardo al panorama "simbolico" delle liste che sostengono la ricandidatura del sindaco uscente. Se nessuno ha avuto nulla da dire sulla lista Migliora Tremestieri (non somiglia a emblemi già noti e soprattutto già nel 2015 era tra le quattro che avevano sostenuto la prima corsa di Randi), gli altri contrassegni della coalizione per un motivo o per l'altro ricordavano qualcosa.
Non è chiaro il motivo per cui il M5S abbia accostato il simbolo di Tremestieri in primo piano a quello del Pd, al di là del motivo tricolore; il nome e l'uso della lente d'ingrandimento rimandava invece a La gente in primo piano, la lista più forte delle quattro presentate nel 2015 da Sebastiano Di Stefano (che stavolta era proprio il capolista di Tremestieri in primo piano). Non era compresa nell'elenco dei "cloni" la lista Forza Tremestieri, anche se il nome poteva rimandare a Forza Italia; il cuore su fondo tricolore, in compenso, somigliava all'elemento centrale del fregio di Tremestieri nel cuore, che nel 2015 sostenne la candidatura di Fabrizio Furnari (che stavolta era un semplice candidato di Forza Tremestieri). Se un nome simile a quello di Fi lo si è appena visto, la bandiera forzista faceva capolino nel simbolo di Tremestieri protagonista, con le bande oblique di colore verde e rosso a richiamare il simbolo berlusconiano. Tornando a pescare dal 2015, era stato conservato il quadrifoglio in rilievo della lista Il quadrifoglio, ma ora quell'emblema era associato alla lista Tremestieri viva, che nel nome poteva rimandare al nuovo partito di Matteo Renzi.
Qualcosa di simile alla "spunta alata" renziana, invece, compare nel simbolo di Volare per Tremestieri, che invece per i colori e un accenno di "vele" rosse e gialle rimanda con una certa nettezza all'ultima versione del simbolo del Movimento per le autonomie fondato Raffaele Lombardo. Si è già visto che il simbolo di Fratelli d'Italia era stato ripreso quasi per intero in queste elezioni, fatta eccezione per la fiammella nella parte inferiore; il contrassegno scelto per Andiamo avanti Tremestieri, per il segmento inferiore blu con scritta gialla sopra, rimanda in compenso - anche se debolmente - alla grafica della Lega, pur mancando ogni rimando pittografico. Fin qui si trattava - è bene precisarlo - di operazioni legittime, ma certamente anomale nel loro complesso, come legittimo e insieme anomalo era il fenomeno che aveva portato vari candidati del 2015 a ripresentarsi questa volta, sotto insegne simili o del tutto diverse. Certo è che, se su quel panorama si innesta la questione delle firme potenzialmente contraffatte, le anomalie si sommano e rendono la situazione decisamente delicata.
Quali soluzioni giuridiche possibili?
Detto questo, è tempo di chiedersi se la Regione Sicilia abbia deciso correttamente di sospendere le elezioni e di rinnovare l'intero procedimento. Qui non si analizzerà la questione del termine per indire le elezioni: il mancato rispetto per un giorno del dettato normativo sul termine per le elezioni è evidente, anche se toccherà ai giudici amministrativi valutare se quel termine è meramente ordinatorio o (come qui si crede) vincolante e, ove decidano di annullare l'atto di indizione, valutare anche il modo più opportuno di procedere (per evitare che la situazione di stallo e di prorogatio duri a lungo). Ciò detto, la scelta di "ripartire da zero" con le elezioni presenta a livello logico e "morale" una serie di aspetti problematici, che però non sembrano facilmente risolvibili sul piano giuridico.
In base al calendario stabilito dalla regione sulla base delle norme in vigore, le candidature dovranno essere presentate dal 30 ottobre alle ore 12 del 4 novembre: da qui ad allora non saranno nemmeno formulate le accuse a coloro che avessero commesso qualche reato nella precedente procedura elettorale, dunque di certo quelle persone non potranno essere condannate con sentenza definitiva entro allora (e francamente non sarebbe nemmeno auspicabile, dovendosi applicare in quel caso tempi da processo sommario). Ciò significa, inevitabilmente, che quelle persone potranno regolarmente candidarsi alle elezioni del 29 e 30 novembre e anche essere elette: ovviamente però il procedimento penale andrà avanti (le elezioni del 4-5 ottobre non a caso sono state sospese, non annullate, quindi i reati non vengono meno e le indagini continueranno), per cui se una persona eletta sarà poi condannata e ci fossero gli estremi per far scattare l'incandidabilità, questa decadrebbe.
Ovviamente sul piano "morale", come l'ha chiamato Giarrusso, c'è qualcosa di stonato nell'eventualità che chi ha commesso un reato elettorale possa subito ricandidarsi. Il problema però sta proprio lì: chi dovrebbe "stare fermo un giro" e chi dovrebbe deciderlo? Può esserci la tentazione di dire che chiunque si sia candidato in una lista interessata da illeciti nella raccolta e autenticazione delle firme, ma deve essere lasciata da parte: il solo fatto di essere tra gli aspiranti consiglieri di una lista illegittimamente presentata non può significare in automatico che si è responsabili dei reati legati a quella presentazione illegittima; paradossalmente, neanche la persona candidata a sindaco sarebbe per ciò solo responsabile di eventuali contraffazioni di firme. Certo, se sono state falsificate delle sottoscrizioni, sarà responsabilità di una o più persone, magari anche tra quelle che si sono candidate, ma spetterà alla magistratura penale individuarle a seguito degli accertamenti necessari. Non può certo essere un organo politico come la giunta regionale, un organo amministrativo o un organo sui generis come una Sottocommissione elettorale circondariale a decidere se una persona ha compiuto atti penalmente rilevanti e se può o non può candidarsi, magari addirittura prima che le indagini siano state chiuse.
Può ripugnare l'idea che si ripresenti immediatamente alle elezioni, per giunta senza fare nemmeno la fatica di raccogliere le firme grazie all'uso di un simbolo esente, qualcuno che - a qualunque titolo, ma non per forza per essere stato candidato in una lista "sospetta" - abbia concorso alla presentazione di una lista con condotte illecite. Gli avversari - come il MoVimento 5 Stelle - hanno tutto il diritto di segnalare la cosa e di farla valere in campagna elettorale per cercare di convincere elettrici ed elettori, ma non si può chiedere l'esclusione a priori di quelle persone, senza che i giudici abbiano accertato prima cosa è accaduto e chi ne sia responsabile. Del resto, le limitazioni al diritto di elettorato passivo possono e devono essere previste esclusivamente per legge e vanno tassativamente individuate.
Quali sarebbero state le alternative? Non sembra sia prevista - salvo errore di chi scrive, ovviamente - la possibilità di commissariare il comune per scadenza del mandato amministrativo, per il solo fatto che le elezioni sono state sospese e sembrano viziate a causa dei comportamenti illeciti di singole persone: il caso più simile, tra quelli espressamente previsti, sarebbe lo scioglimento per il compimento, da parte del consiglio comunale, di "atti contrari alla Costituzione" o quando vi siano "gravi e persistenti violazioni di legge" o "gravi motivi di ordine pubblico", ma qui evidentemente non c'è alcun atto del consiglio comunale. L'unica soluzione immaginabile, probabilmente, sarebbe stata far svolgere comunque regolarmente le elezioni il 4 e il 5 ottobre, lasciando che poi alcuni cittadini elettori o magari la stessa candidata sindaca del MoVimento 5 Stelle impugnassero la proclamazione degli eletti per l'illecita presentazione delle liste. Uno scenario simile, peraltro, potrebbe aversi se il Tar annullasse il decreto di indizione delle nuove elezioni, in sostanza riattivando la precedente procedura elettorale sospesa e individuando subito una data utile per le elezioni da svolgere con gli stessi candidati che si sarebbero dovuti presentare il 4 e il 5 ottobre.
Dev'essere chiaro, infatti, che anche in quel caso le liste "sospette" sarebbero dovute e dovrebbero comunque finire sulla scheda elettorale, senza possibilità di escluderle. L'esempio fatto da Giarrusso, che chiaramente rimanda all'esclusione della lista del Pdl dalle regionali del Lazio del 2010 (nella sola circoscrizione di Roma), non potrebbe applicarsi qui: all'epoca la lista era stata esclusa per un ritardo nella presentazione dei documenti, ma la contestazione era stata fatta immediatamente, infatti le candidature non furono ammesse e due sentenze del Tar e del Consiglio di Stato confermarono l'esclusione. Qui invece le 9 liste che sarebbero affette da vizi dovuti a condotte illecite sono state regolarmente ammesse e il procedimento elettorale era arrivato fin quasi alle sue ultime fasi: liste e candidati "sospetti", dunque, avrebbero dovuto e dovrebbero ricevere regolarmente i consensi di elettrici ed elettori che volessero votare in quel modo, senza che nessun organo abbia l'autorità e il potere di escluderli. I cittadini elettori e le persone candidate interessate, naturalmente, avrebbero tutto il diritto di contestare il risultato, impugnando la proclamazione degli eletti sulla base dei risultati delle indagini una volta che fossero noti e contestando la validità di firme e autenticazioni; un procedimento, quest'ultimo, che potrebbe avere tempi lunghi, perché per contestare le autenticazioni di pubblici occorre o procedere per querela di falso o - dopo le sentenze del Tar Torino del 2014 sul "caso Piemonte" di quattro anni prima - attendere una sentenza penale definitiva sui reati di falso elettorale.
Ove anche le elezioni si svolgessero con l'offerta elettorale che era prevista per il 4-5 ottobre e i giudici amministrativi accogliessero un'eventuale impugnazione per i vizi che sono stati ricordati, quasi certamente il risultato sarebbe in ogni caso la ripetizione delle elezioni e non l'assegnazione della vittoria e di tutti i consiglieri al MoVimento 5 Stelle: prendendo per buono quanto stabilito dal Consiglio di Stato nel 2018 a proposito della vicenda dei Fasci italiani del lavoro a Sermide e Felonica, non possono che rendere necessarie nuove elezioni tutti gli interventi sull'offerta elettorale (qui legati all'accertamento che certe liste non dovevano partecipare alle elezioni) "suscettibili di alterare in maniera significativa il risultato complessivo della consultazione", poiché l'eliminazione di nove liste su dieci, con il loro carico di suffragi evidentemente consistente, renderebbe "impossibile determinare con attendibilità, in seguito ad una ipotetica eliminazione dei voti dati all[e] list[e] illegittimamente [ammessa], a quali forze politiche essi sarebbero stati attribuiti dall'elettorato".
Si potrebbe a quel punto avere la tentazione di chiedersi perché mai si dovrebbe perdere tutto questo tempo, per poi dover rivotare di nuovo; anche per questo, probabilmente, la Regione aveva provveduto a indire daccapo nuove elezioni, anche se questo ovviamente permetteva la partecipazione anche a chi prima avesse agito scorrettamente. Certo, i termini di legge non sono stati rispettati e un ricorso è sempre possibile, ma sta al M5S o ad altri potenziali ricorrenti decidere se impugnare l'atto di indizione, con il probabile effetto di ritornare al voto con le liste "sospette" per poi ricorrere contro la proclamazione degli eletti e attendere l'annullamento delle elezioni, oppure evitare di fare ricorso e lasciare che le elezioni di fine novembre si svolgano, stigmatizzando le anomalie verificatesi in precedenza e attendendo che eventuali condanne portino altrettanto eventuali eletti alla decadenza.
Come si vede la situazione è molto delicata e complessa, ancora una volta per una questione di regole non rispettate (e anche, a quanto pare, per un uso per lo meno disinvolto dei simboli). Qui naturalmente non si accusa nessuno, toccherà ai magistrati fare chiarezza e, se investiti della questione, decidere sulle elezioni; nel frattempo, si può solo dire che il miglior modo per non perdere tempo e risorse è rispettare le regole, anche solo quelle del buon senso, valide persino in ambito elettorale. Anche se a volte, in effetti, non sembra.
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