Per chi frequenta poco, molto o troppo questo sito non è di certo un segreto: la Democrazia cristiana è tra gli argomenti più frequentati su queste pagine, specie quando emergono un nuovo tentativo di riportarla in vita, l'ennesima scaramuccia giuridico-politica tra gruppi di nostalgici che predicano vie diverse per tornare alla Dc o la penultima decisione di un giudice su una vicenda infinita. Si troverà allora del tutto normale dedicare notevole spazio a chi ha scelto di raccontare la storia della fine della Dc come la si era conosciuta, ma non delle sue idee e, ovviamente, non dei diccì che hanno continuato ad agire sulla scena o ai suoi margini, a volte con simboli simili, a volte no, ma sempre sentendosi intimamente democristiani, a dispetto di tutto. Ancor più naturale, volendo, è che questo spazio sia dedicato a un libro atteso, vista la storia dell'autore: Solferino libri, infatti, pochi giorni fa ha messo in vendita La variante Dc, volume - sfiora le 250 pagine e costa 17 euro nella versione cartacea - di Gianfranco Rotondi, forse il politico che più negli ultimi anni si è visto e sentito definire "democristiano mai pentito", ma lui preferirebbe essere chiamato semplicemente "democristiano", anche se è entrato per la prima volta in Parlamento nel 1994, quando il nome della Democrazia cristiana era appena scomparso dalla vita politica (fu eletto alla Camera nel collegio di Avellino, con le insegne del Patto per l'Italia - e fu uno dei pochissimi a farcela con quel simbolo - rappresentando il Partito popolare italiano).
Negli anni, però, Rotondi non ha mai smesso - a modo suo, certo, questo lo concede anche lui - di incarnare il partito che ha governato più a lungo l'Italia, nelle sue dichiarazioni, nelle sue posizioni e anche nei suoi tentativi di riportare sulla scena politica il nome della Dc (o di evitarne usi da lui ritenuti indebiti) o, almeno, di far vivere soggetti politici che le somigliassero (quasi sempre gravitando molto vicino a - o poco lontano da - Silvio Berlusconi). Il libro onora un'antica promessa fatta a Paolo Genovese (già portavoce di Rocco Buttiglione, co-fondatore del Cdu con Rotondi, morto a 36 anni alla fine di novembre del 2001): nel raccontare la "storia di un partito che non c'è più e di uno che non c'è ancora", come recita il sottotitolo, il libro si pone come un viaggio - di parte, ma è dichiaratissimo - nel lunghissimo epilogo del maggior partito italiano, con gli occhi di un protagonista di quella fase non ancora chiusa, dipanatasi tra aule parlamentari, sedi di convegni, congressi e assemblee, toccando pure varie aule giudiziarie. Bastano questi elementi per dire che il libro va letto, anche solo per capire cosa si sa già e cosa non si sapeva, valutando probabili omissioni ed eventuali errori.