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lunedì 3 settembre 2018

Nomi per la nuova Lega (se ci sarà): pregi e difetti di "Prima gli italiani"

La questione legata ai segni distintivi della Lega, strettamente intrecciata all'esito della decisione del Tribunale del riesame di Genova sul possibile sequestro delle future entrate del partito, non smette di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa: così, benché il segretario federale Matteo Salvini anche ieri ad Alzano Lombardo abbia dato per certo ai militanti che "il nome non si tocca", le ipotesi continuano a fiorire. 
Se in precedenza Pietro Salvatori sull'Huffington Post aveva parlato di Lega nazionale, oggi su Repubblica Matteo Pucciarelli ha concentrato l'attenzione su "Prima gli italiani": si tratterebbe di una delle "ipotesi sulla scrivania di Matteo Salvini per cambiare denominazione al partito", assieme - si legge nel pezzo - a "Lega Italia", "Lega", "Popolo italiano" e "Noi".
La scelta, ovviamente, non sarebbe dettata dal caso ma dalle circostanze. Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - lo stesso che si sta occupando del crollo del ponte Morandi - ieri era stato intervistato da Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera e, in quell'occasione, aveva messo qualche "paletto" all'eventualità che i sequestri delle nuove risorse leghiste possano avvenire. Non solo ha chiarito che, anche in caso di ordinanza sfavorevole alla Lega, un certo indirizzo giurisprudenziale suggerirebbe comunque di non procedere coi sequestri ove quella stessa ordinanza fosse (di nuovo) impugnata in Cassazione (anche perché pende ancora in secondo grado il processo a Bossi e Belsito), ma ha trattato anche l'eventualità di un soggetto politico nuovo: 
Di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo, non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri. Anche se il neonato partito è erede del precedente dal punto di vista ideologico e politico. Bisogna sempre valutare la continuità giuridica per procedere e in questo caso salterebbe.
Le parole di Cozzi, che naturalmente in quanto pubblico ministero non sarà chiamato a decidere sulla vicenda (toccherà a un collegio di tre giudici), sono piuttosto chiare: non conta la continuità politica, ma quella giuridica e "un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo" metterebbe davanti a sé un muro. E da un certo punto di vista queste caratteristiche le ha già la Lega per Salvini Premier: lo dimostra lo stesso sito della Lega Nord, nel momento in cui precisa che in nessun caso al momento coincidono l'iscrizione alla Lega e alla Lega per Salvini Premier, perché alla prima possono iscriversi solo coloro che sono residenti o domiciliati nelle regioni-nazioni indicate nello statuto, mentre gli altri si possono iscrivere solo al secondo soggetto giuridico; se in futuro coloro che sono iscritti oggi alla Lega (Nord) si iscrivessero alla Lega per Salvini Premier, questo non darebbe continuità giuridica e i soldi delle loro iscrizioni sarebbero salvi, così come non si potrebbe contestare la possibilità per parlamentari e consiglieri regionali di versare parte dei loro emolumenti - che non sono certo soldi del partito, all'origine - alla "nuova" Lega (immaginando che quei versamenti non avvengano sulla base di un contratto ma di una sola intesa verbale; se ci fosse stato un accordo scritto, evidentemente con la Lega-non-più-Nord per cui erano candidati, la questione sarebbe più complessa).  
Certo, visto che le parole sono pietre, bisogna analizzare bene quello che ha detto il procuratore Cozzi: se si bada alla sola continuità giuridica, andrebbe bene un qualunque soggetto, anche già esistente. Il discorso cambia, ovviamente, considerando l'espressione "nuovo soggetto giuridico completamente autonomo", che sembrerebbe richiedere la costituzione di un nuovo ente di fatto, fin dall'origine (e nei suoi documenti fondativi) del tutto autonomo da ogni associazione attuale; da un certo punto di vista, la stessa frase sull'iscrizione che si è vista prima ha dei lati sfavorevoli all'impiego della Lega per Salvini Premier, perché la scelta di dividere gli iscritti mostra chiaramente un collegamento tra i due gruppi (e la compresenza dei simboli nelle pagine web di iscrizione tanto della Lega quanto della Lega per Salvini Premier corrobora questa impressione); è anche vero che questi sono legami politici, non certo giuridici, quindi non è detto che questi particolari siano rilevanti.
In ogni caso, la decisione sulla necessità o meno di un nuovo soggetto giuridico e sulla reale novità dei suoi segni distintivi influenza direttamente ogni riflessione su di essi. Scrive ancora Pucciarelli:
Se per marcare la distanza giuridica con il vecchio guscio sarà necessario un nome completamente diverso, senza neanche Alberto da Giussano nel simbolo, allora si pensa a una denominazione più da "slogan". In linea con la politica inaugurata in questi anni da Salvini, ma capace allo stesso tempo di calamitare e far sentire a casa anche elettori in libera uscita da Forza Italia o Fratelli d’Italia. Quindi - è il ragionamento - serve un nome non troppo identitario, non troppo antico con dizioni tipo “partito”, ma contenente già un messaggio preciso e riconoscibile. Da qui ad esempio il finora fortunato "Prima gli italiani", che già campeggia in tutte le slide della Lega, utilizzato ad ogni comizio, o anche sotto forma di hashtag e così via.
Quante possibilità ci sono che le cose vadano davvero così? Partiamo dagli altri nomi indicati all'inizio dell'articolo da Pucciarelli, al di là dell'uso della semplice parola "Lega", sostanzialmente identico a quello fatto sul simbolo a partire dalle elezioni politiche. Lega Italia è fuori mercato, perché lo ha utilizzato Carlo Taormina e in passato è stato particolarmente rigido nel difenderne la titolarità. Noi è già stato in qualche modo utilizzato in ambito leghista, non con troppo successo, benché sulla carta ci fossero alcuni elementi a favore: dalla sua ha certamente l'aspetto unificante, anche se crea un po' di confusione semantica (Noi... e gli altri? Non potrebbero dirsi "noi" per qualche ragione) e, in ogni caso, la stessa parola campeggiava sull'emblema depositato come marchio da Diego Della Valle a suo tempo. "Popolo italiano" potrebbe piacere, anche se naturalmente anche qui non si potrebbe mai dire che il popolo italiano è solo quello che vota Salvini. 
Si è lasciato per ultimo "Prima gli italiani", se non altro per quell'alone di plausibilità dato dall'uso frequente dello slogan con tanto di grafiche in stile trumpiano nella comunicazione di Salvini. Questo basta a trasformarlo in un nome per un partito? Ovviamente non lo si può escludere (e, con il senno di poi, sarebbe un modo per evitare quel che era accaduto a suo tempo quando il Carroccio si vide sfilare l'uso elettorale di Prima il Nord!), ma non è nemmeno automatico, per tante ragioni. Innanzitutto perché uno slogan forte non funziona con certezza sulla scheda. Secondariamente, qualcuno ha sottolineato - lo ha fatto Marco Zonetti su Affaritaliani.it - che a marzo 2017 il marchio "Prima gli italiani" era stato rivendicato da Casapound Italia, la quale aveva diffuso un comunicato in cui si leggeva "Prima gli italiani diventa un marchio, e un simbolo, registrato e ad usarlo potrà essere solo CasaPound Italia" e si era detta pronta a "portare in tribunale chiunque presenti un simbolo/marchio con scritto dentro Prima gli italiani. Esiste un simbolo registrato - di nostra proprietà - che si chiama 'Sovranità - Prima gli italiani'. Un simbolo che è già stato presentato alle elezioni in passato e che anche questa volta useremo per impedire di utilizzare la parola 'Sovranità' nel simbolo a qualunque formazione, compreso il movimento degli ineffabili Alemanno e Storace".
Tutto chiaro? Non proprio. Innanzitutto sarebbe davvero auspicabile che le forze politiche - tutte, ma proprio tutte - smettessero di mischiare le carte, confondendo marchi e segni di uso politico ed elettorale, perché si tratta di due campi profondamente diversi; le regole sono simili (quanto ai criteri della novità, capacità distintiva e liceità) ma il fine è del tutto diverso ed evitare di trasformare in mercato anche quel poco che resta della politica non sarebbe male. Secondariamente, il simbolo di cui parlava CasaPound lo si è già visto più volte alle elezioni locali (al Viminale non ci è finito mai), ma scartabellando tra le domande di marchio conservate nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, non si trova traccia di quell'emblema, nemmeno tra le domande rigettate: viene dunque da chiedersi a quale registrazione si riferisse l'associazione-partito dalla tartaruga ottagonale. Casomai, nello scartabellamento ritorna alla mente che all'inizio di febbraio del 2017 - dunque prima rispetto al comunicato di CasaPound - l'espressione "Prima gli italiani" era stata depositata come marchio, per cinque classi di prodotti e servizi, da Dimitri Kunz d'Asburgo Lorena, compagno di Daniela Garnero già coniugata Santanchè. Impossibile credere che quel nome sia stato registrato a favore di CasaPound e che questa possa rivendicarne la titolarità. "Prima gli italiani", dunque, come nome per l'eventuale nuovo partito sembra poco sicuro: magari sul piano giuridico non ci sarebbero ostacoli seri, ma iniziare la vita di un partito - creato magari per evitare aggressioni al patrimonio - dovendosi già difendere in tribunale non pare di buon auspicio.

sabato 20 dicembre 2014

Le spighe identitarie di Sovranità

Non è ancora un partito, anche se probabilmente desidera diventarlo "da grande". Per ora non ha nemmeno un sito, si accontenta di una pagina Facebook e di un account di Twitter, in compenso un simbolo da usare è già pronto. E' nata sempre nel nome di Matteo Salvini e delle sue battaglie l'associazione "Sovranità - Prima gli Italiani", che al leader leghista punta a dare un sostegno "politico, culturale e organizzativo", mediante "un bagaglio di idee, di strutture e di parole d'ordine" che consenta di "sostenere una proposta politica che oggi può essere l'unica speranza affinché l'Italia non cessi definitivamente di essere un soggetto collettivo dotato di storia, eredità e destino".
Al pari di Salvini, i promotori di Sovranità se la prendono con "l'espropriazione della sovranità italiana da parte della Ue" (sul piano monetario, ma non solo), il "succedersi di governi non eletti e diretta espressione della troika", lamentano "il convergere della destra e della sinistra 'moderate' verso il progetto renziano" e denunciano il progressivo impoverimento della popolazione, "una tassazione cieca che strangola i settori produttivi", la disoccupazione giovanile galoppante e, last but not least, l'accelerazione degli ultimi governi "su progetti etnocidi, da Mare Nostrum alla progettata revisione dello ius sanguinis".
La reazione quasi naturale, secondo le prime anime di Sovranità, è "una proposta politica sovranista, sociale, identitaria, che si faccia portavoce degli interessi del popolo italiano in un momento in cui le caste politiche, economiche e culturali non riescono più a capire ciò che accade nell'Italia rimasta fuori dai salotti". C'è chi l'ha chiamato “lepenismo italiano”; loro lo chiamano semplicemente Sovranità, come il primo dei tre pilastri che l'associazione si è data (gli altri due sono identità e lavoro).
Alla presentazione del simbolo "Noi con Salvini" ieri c'erano anche alcuni rappresentanti di Sovranità (che ancora non spende nomi ufficiali su di sé). E, ironia della sorte, l'emblema dell'associazione - reso noto già all'inizio di dicembre - sembra imparentato con il nuovo marchio salviniano, almeno dal punto di vista cromatico. Il fondo è sempre blu, anche se è più chiaro nella maggior parte del cerchio e più scuro nel segmento inferiore, che riporta il nome completo del gruppo (scritto in bianco e giallo). Sempre il giallo lo si ritrova a colorare l'elemento figurativo che contraddistingue il logo: tre spighe stilizzate, collocate al centro.
Quelle infiorescenze non sono certo nuove nella politica italiana: c'erano già sulle schede per eleggere la Costituente, sui segni del Partito dei contadini d'Italia, del Partito democratico del lavoro e del Partito socialista riformista (niente a che vedere con quello, di molto successivo, fondato da Enrico Manca e Fabrizio Cicchitto). In tutti quei casi, tra l'altro, le spighe erano proprio tre, così come sono tre nell'emblema di oggi. Non c'è una spiegazione ufficiale per quell'emblema grafico, anche se indubbiamente richiama il "pilastro" del lavoro (e, volendo, anche un po' quello dell'identità, perché di grano in Italia se ne coltiva parecchio).
Non è esattamente probabile che il simbolo già pronto veda le schede, visto che il sostegno diretto è a quanto sta facendo e farà Matteo Salvini. In Italia, tuttavia, non si può mai sapere: il fatto stesso di avere già preparato un emblema tondo non esclude che, almeno a qualche piccola corsa elettorale, qualche "sovranista" abbia fatto un pensierino. 

Post scriptum del 23 dicembre: tra i sostenitori del progetto Sovranità si può annoverare a tutti gli effetti Casa Pound Italia, come si evince da questa intervista al vicepresidente nazionale Simone Di Stefano“Sovranità - dichiara - è un progetto esterno e indipendente a cui CasaPound ha dato la sua adesione. Si tratta di un contenitore che vuole raggruppare tutti quelli che amano la patria e che vogliono collaborare con la proposta di Matteo Salvini”.