martedì 18 novembre 2025

Campania, simboli e curiosità sulla scheda (di Gabriele Maestri e Arturo Famiglietti)


Senza alcun dubbio la Regione più affollata di questo turno elettorale è la Campania, anch'essa destinata a un inevitabile cambio di guida, dopo il doppio mandato consecutivo di Vincenzo De Luca: il voto, peraltro, si terrà in un giorno decisamente particolare, dal momento che il 23 novembre ricorre il 45° anniversario del terremoto in Irpinia. Sono infatti 6 i candidati alla presidenza della giunta regionale (anche se uno di questi ha annunciato il proprio ritiro), sostenuti da 20 liste in tutto (benché nella provincia di Avellino i simboli sulle schede siano 19). Si tratta, però, di un un numero comunque ridotto rispetto alle 26 formazioni in corsa in occasione del precedente turno elettorale (a sostegno di 7 candidature). 
I simboli saranno considerati guardando al manifesto della circoscrizione di Napoli. 
 
* * *
 

Giuliano Granato

1) Campania popolare

Ad aprire la rassegna delle candidature è Giuliano Granato, co-portavoce di Potere al Popolo! e già candidato per la guida della Campania nel 2020 proprio per quella forza politica. Questa volta l'unica lista presentata a sostegno di Granato è Campania popolare, che comprende - oltre che Pap! - anche Partito comunista italiano e Partito della rifondazione comunista. Nel contrassegno in alto trova posto il nome della lista (bianco su segmento convesso rosso, con un piccolo "graffio" bianco); al centro ci sono le miniature dei simboli di Pci, Pap! e Prc, mentre in basso si legge il riferimento al candidato, col nome tinto di rosso. 
 

Roberto Fico

2) Noi Di Centro - Noi Sud

Sono otto le liste che sostengono la candidatura alla presidenza della giunta campana di Roberto Fico, ex presidente della Camera. Ironia della sorte, la prima - almeno in provincia di Napoli - è una di quelle che si immaginerebbero più lontane dal candidato stesso. Si tratta infatti della formazione che unisce Noi Di Centro, partito fondato da Clemente Mastella, e Noi Sud, forza politica presieduta dall'ex ministro Vincenzo Scotti e che ha come segretario l'ex deputato Antonio Milo (nel 2015 si era schierata con il centrodestra). Il contrassegno, sul fondo blu, accosta i nuclei grafici dei due simboli, con l'omino stilizzato tricolore di Noi Sud a sinistra e il campanile - stavolta bicolore - di Noi Di Centro (ereditato dall'ultima versione dell'Udeur) a destra, ma l'elemento più visibile - oltre ai nomi delle due forze politiche - è il cognome di Mastella, collocato in alto e disposto ad arco. Pur non essendo visibile il suo simbolo, anche +Europa sostiene la lista (e Fico) grazie alla candidatura a consigliere di Raffaele Mosca.
 

3) A testa alta

Seconda lista della coalizione del "campo largo" a favore di Fico è A testa alta, una delle più discusse, dal momento che si tratta della formazione promossa da Vincenzo De Luca e che schiera tra i candidati persone vicinissime al presidente uscente della Regione (mai particolarmente tenero con il MoVimento 5 Stelle e i suoi esponenti). Il simbolo, molto semplice, contiene soltanto il nome in bianco - scritto con carattere Bodoni, insolito per i contrassegni elettorali - sullo sfondo sfumato blu; in una versione precedente, peraltro, era presente anche il riferimento allo stesso De Luca, poi rimosso per probabili valutazioni di opportunità (probabilmente coincidenti con una richiesta in tal senso da parte del candidato presidente). La lista di fatto eredità anche il ruolo (e le candidature) di Campania libera, storica "lista del presidente" legata a De Luca, per la cui presentazione stavolta sono mancate le condizioni (si veda sopra).
 

4) Casa riformista

La terza lista della compagine su cui Fico può contare - benché, anche qui, fosse lecito dubitare del suo sostegno prima della presentazione ufficiale delle candidature - è Casa riformista, dunque il progetto elettorale promosso soprattutto da Italia viva e che ha preso avvio dalle elezioni regionali di questi mesi, magari con la prospettiva di irrobustirsi e diventare più stabile. Il simbolo è quasi identico a quello inaugurato in occasione delle elezioni calabresi: cambia infatti soltanto il riferimento alla regione, sul segmento inferiore sfumato dal blu al fucsia, gli stessi colori che tingono il nome della lista (in alto) e la casa, collocata al centro (con la finestra bicolore). 
 

5) Partito democratico

Come quarta lista della coalizione che appoggia Fico, nella circoscrizione di Napoli, si trova quella del Partito democratico, che nel 2020 fu la più votata della coalizione che portò De Luca per la seconda volta alla presidenza della Regione. Il contrassegno riproduce fedelmente il simbolo ufficiale del Pd, con il solo logo del partito all'interno del cerchio, senza alcuna aggiunta di nomi (del resto il riferimento a De Luca era presente nei contrassegni del 2010 e del 2020, non in quello del 2015, anno della prima vittoria dell'ex sindaco di Salerno). 
 

6) Avanti Campania

La quinta lista, o per lo meno la sua idea, era nota da tempo: Avanti Campania, infatti, era la declinazione locale del progetto elettorale Avanti, proposto dal Partito socialista italiano per aggregare forze riformiste in occasione del confronto con gli elettori. Uno dei simboli di esempio diffusi fin dall'inizio, tra l'altro, era proprio quello pensato per la Campania, regione in cui evidentemente si era già certi di presentare la lista (cinque anni fa era scattato un consigliere). Nella parte superiore, dunque, c'è il garofano bianco dai contorni rossi che sormonta la parola "Avanti", con il riferimento alla Campania subito sotto (e molto più piccolo); nel segmento rosso inferiore c'è il simbolo del Psi in miniatura. Non è passata inosservata, nella lista di Napoli, la presenza di Valeria Ciarambino, già candidata alla presidenza per il M5S nel 2015 e nel 2020; oltre a lei, ci sono anche Luigi Cirillo (eletto col M5S nel 2020, passato con il Pri durante la legislatura e nel gruppo sorto con Azione, mentre ora è nel gruppo anche del Psi), i membri del gruppo misto Peppe Sommese (eletto nei Liberaldemocratici 5 anni fa, poi nel gruppo di Azione), Giovanni Mensorio (eletto nel Centro democratico, ora esponente del Nuovo CDU) e Fulvio Frezza (eletto nella lista di Più Campania in Europa).
 

7) Alleanza Verdi e Sinistra

Tra le liste presentate in appoggio alla candidatura di Roberto Fico c'è anche quella di Alleanza Verdi e Sinistra. Anche in questo caso non c'è quasi nulla da dire sul simbolo, dal momento che è identico a quello elaborato per le elezioni politiche del 2022 - con la convivenza nello stesso cerchio dei nuclei grafici di Europa Verde e di Sinistra italiana - e a quello presentato alle europee di due anni dopo, nonché in questo turno di elezioni regionali (in lista ci sono anche candidati sostenuti da Possibile, pur mancando riferimenti simbolici nel contrassegno). Nel 2020 Ev era riuscita a ottenere un consigliere (grazie all'1,82% ottenuto anche con l'apporto di Demos) e il cammino della lista riparte soprattutto da lì.
 

8) MoVimento 5 Stelle

Non poteva naturalmente mancare nella coalizione del "campo largo" la lista del MoVimento 5 Stelle, quella per cui Roberto Fico si era candidato alla presidenza della Regione nel 2010 (ottenendo l'1,35%) e con cui era diventato prima deputato (e presidente della Commissione di vigilanza Rai) e poi presidente della Camera. Il contrassegno è identico a quello già visto negli appuntamenti di quest'anno delle elezioni regionali: si tratta dell'ultima versione del simbolo ufficiale, elaborata nel 2021, con l'inserimento del riferimento al 2050 come anno della neutralità climatica nella parte inferiore del cerchio, tinta di rosso.
 

9) Roberto Fico presidente

La compagine del "campo largo" si completa con la lista Roberto Fico presidente, chiaramente la più vicina al candidato alla guida della Regione (indicata com'è formata da esponenti della società civile, anche se non pochi hanno una storia politica in vari partiti: ci sono anche candidati di Movimento Equità Territoriale di Pino Aprile, di Alleanza Democratica dell'ex parlamentare Aniello Formisano, di Volt e dell'associazione Primavera legata all'ex ministro Vincenzo Spadafora); nel simbolo, a fondo blu, spiccano soprattutto la sagoma della Campania marcata da una "spunta" gialla e il cognome del candidato, scritto sempre in giallo a caratteri cubitali. Il simbolo, peraltro, non sarà presente sulle schede della provincia di Avellino, perché era stato superato di 40 firme il numero massimo di sottoscrizioni che era possibile raccogliere e presentare all'ufficio elettorale; tanto il Tar di Salerno quanto il Consiglio di Stato hanno confermato l'esclusione, ribadendo che non era possibile, nemmeno secondo la Corte costituzionale, "valutare in concreto se il superamento del numero massimo di sottoscrizioni degli elettori abbia comportato o meno un vulnus ai principi tutelati dalla normativa", dovendosi - in mancanza di criteri oggettivi per valutarne l'applicabilità - applicare rigorosamente l'esclusione delle liste la cui raccolta firme è andata oltre i limiti previsti per evitare l'accaparramento di sottoscrittori.
 

Carlo Arnese 

10) Forza del popolo

"Non mi voterò neppure io e non votatemi": questa era stata, nei primi giorni di novembre, la dichiarazione sorprendente di Carlo Arnese, dirigente medico presso l'Asl Napoli 1 Centro (già molto critico sulla gestione della pandemia), scelto come candidato da Forza del popolo, partito di cui era portavoce nazionale: i media hanno parlato di un grave dissidio - con probabili conseguenze penali - tra lo stesso Arnese e il presidente nazionale del partito Lillo Massimiliano Musso. Poco dopo, però, Arnese ha "ritirato il suo ritiro" (posto che sarebbe rimasto comunque sulle schede) e dunque parteciperà regolarmente alla competizione: il contrassegno è praticamente identico a quello visto nelle Marche, con il simbolo ufficiale quasi al centro, il nome collocato ad arco in alto, il riferimento al candidato presidente e alla Regione nel segmento blu in basso.
 

Stefano Bandecchi

11) Dimensione Bandecchi

Della terza candidatura sostenuta da un'unica lista, quella del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, si è abbondantemente parlato sui media, anche per la sua scelta di inserire in lista Maria Rosaria Boccia, il cui nome è legato all'affaire Sangiuliano. Qui interessa soprattutto rilevare che Bandecchi non ha scelto di presentare la lista di Alternativa popolare, di cui è segretario nazionale, ma un nuovo soggetto politico personale, Dimensione Bandecchi, fondato a Terni il 22 settembre scorso. Così è descritto il simbolo nell'atto costitutivo e nello statuto: "cerchio con il bordo esterno di colore rosso. Il fondo interno del cerchio è di colore blu. Nella metà superiore del cerchio è presente la scritta DIMENSIONE in stampatello maiuscolo di colore bianco e sotto ad essa la scritta BANDECCHI, di dimensioni maggiori, in stampatello maiuscolo e di colore giallo. Dal margine inferiore del cerchio si estendono da sinistra verso destra tre frecce stilizzate, la prima da sinistra è di colore verde, la seconda di colore bianco e la terza di colore rosso. La coda della freccia rossa copre la parte inferiore del cerchio". In Campania Bandecchi ha incassato, tra l'altro, il sostegno del Nuovo Partito liberale italiano, formazione in costituzione di cui converrà parlare.
 

Edmondo Cirielli


12) Unione di centro - Democrazia cristiana

Sono otto le liste anche per Edmondo Cirielli, attuale viceministro degli esteri, scelto come candidato presidente dal centrodestra. Il sorteggio ha collocato in prima posizione nella circoscrizione di Napoli la lista dell'Unione di centro, che ha sostituito alla parola "Italia" l'indicazione del candidato presidente (lasciando nella parte inferiore del segmento rosso uno spazio quasi inesistente). Sotto e intorno allo scudo crociato, oltre al nome dell'Udc, c'è anche un riferimento alla Democrazia cristiana, da identificarsi in quella guidata a livello nazionale dal senatore Raffaele De Rosa.
 

13) Lega

Seconda partecipazione alle elezioni regionali campane per la Lega, che nel 2020 aveva ottenuto il 5,65% e, con quella percentuale, tre consiglieri (solo uno in meno di Fdi). Se allora era stato schierato il contrassegno nazionale, con la statua di Alberto da Giussano nel mezzo, tra la parola "Lega" e (nel segmento blu) il riferimento a Matteo Salvini e alla Regione, questa volta al posto del cognome del segretario leghista c'è quello di Cirielli, insieme all'appellativo "presidente" (confermando così la scelta già vista nelle altre Regioni interessate dal voto in questi mesi).
 

14) Pensionati consumatori - Noi consumatori 1523.it

La terza lista della coalizione a sostegno di Cirielli è quella che unisce Pensionati consumatori e Noi consumatori: il primo è un soggetto politico legato alla Lega per l'Italia, di cui è presidente Luigi Pergamo, qui capolista (questo partito nel 2020 aveva presentato una lista insieme al Pri, sostenendo De Luca), il secondo è un movimento promosso dall'avvocato napoletano Angelo Pisani (al quale fa riferimento anche il sito 1523.it, nato per tutelare gli uomini dalla violenza e dallo stalking; Pisani "detto Avv Pisani" però è inserito nella lista Cirielli presidente per la Campania). La bandiera tricolore leggermente mossa con un'ombra leggera al di sotto è l'elemento più visibile del contrassegno; non mancano le parole "Pace ambiente libertà meritocrazia" al di sotto della parte principale del nome, così come il riferimento al candidato sta nel segmento inferiore blu.
 

15) Forza Italia

Nel sorteggio napoletano la quarta lista in appoggio a Cirielli è quella di Forza Italia. Si tratta di una delle poche liste - anzi, due soltanto - a non contenere un riferimento allo stesso Cirielli, ma non c'è nemmeno una citazione della Campania: al centro del cerchio bianco c'è, come sempre, la bandierina tricolore inaugurata tra il 1993 e il 1994, con al di sotto il cognome di Silvio Berlusconi, mentre in alto ad arco è stato inserito il riferimento - come si vede dal 2018 in avanti - al Partito popolare europeo. Da segnalare, nella lista napoletana, la presenza di un "Di Paolo Gennaro (detto Cirielli)", di tre persone che fanno di cognome Esposito e che - grazie allo stesso espediente del "detto" - potranno essere evocate con il solo nome e del saronnese Gianfranco Librandi, candidato in quella circoscrizione.
 

16) Noi moderati

Ha presentato una lista nell'ambito della coalizione di centrodestra anche Noi moderati, riuscendo dunque a coprire tutte le tre Regioni chiamate al voto a novembre. Il simbolo è forse il meno "pieno" dei tre che Nm manderà sulle schede il 23 e il 24 novembre: oltre al nome del partito guidato da Maurizio Lupi in alto e al "ponte tricolore" al centro, infatti, c'è solo l'espressione "Cirielli presidente", senza alcun accenno alla presenza di candidature civiche come si è visto in Puglia e Veneto.
 

17) Cirielli presidente per la Campania

La sesta lista che appoggia Cirielli è quella senza dubbio più vicina al candidato, come mostra lo stesso nome: Cirielli presidente per la Campania. Il simbolo nella struttura - parte dominante blu, segmento concesso bianco separato da una striscetta tricolore - ricorda quello informale iniziale di Area popolare; nella parte blu è contenuto il nome della lista, con il cognome in grassetto e la parola "presidente" racchiusa in un rettangolo stondato blu. La parte inferiore del contrassegno contiene la dicitura "Moderati e riformisti", lo stesso nome del gruppo nato in consiglio regionale nel 2023 - riferimento per Udc e Nuovo Psi - presieduto da Livio Petitto (candidato però in Forza Italia). In lista c'è anche Maria Muscarà, già eletta col M5S e ora aderente a Sud Protagonista (così come non mancano figure già candidate in Italia viva o aderenti ad Azione).
 

18) Democrazia cristiana con Rotondi - Centro per la Libertà

Alla coalizione di centrodestra partecipa anche,  come aveva da tempo annunciato, la Democrazia cristiana con Rotondi, vale a dire il partito fondato da Gianfranco Rotondi, che dalle elezioni regionali sarde del 2024 ha adottato - dopo la ricusazione del simbolo originario - una balena bianca sorridente come proprio emblema (in questo caso ha recuperato il nome intero, ammesso a dispetto della presenza della stessa espressione nel simbolo dell'Udc: presenza che nei giorni precedenti il deposito delle liste aveva fatto pensare alla presentazione di un esposto da parte dello stesso Rotondi, ma non c'è conferma che ciò sia avvenuto). Nella parte inferiore del simbolo è riportato anche il riferimento - solo testuale, ma con i caratteri del fregio originario - al Centro per la Libertà, movimento guidato da Ortensio De Feo e presente soprattutto nel salernitano; i due nomi sono legati da sei stelle (tre a sinistra verdi, tre a destra rosse). Manca anche qui il riferimento a Cirielli, ma il sostegno di Rotondi non è mai stato in discussione.
 

19) Fratelli d'Italia

La coalizione che appoggia la corsa di Cirielli si completa con il partito cui appartiene lo stesso viceministro dell'attuale governo, cioè Fratelli d'Italia. La lista, che ha scelto come candidato di punta l'ex direttore del Tg2 ed ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano "detto Genny", ha optato per un contrassegno diverso da quelli impiegati contemporaneamente in Veneto e in Puglia (nome del partito in alto, nome di Giorgia Meloni in mezzo, fiamma in basso): si è tornati a una precedente impostazione, in cui - sempre nella parte superiore blu - il nome di Meloni è collocato in alto, con un "per" scritto in corsivo subito a fianco, mentre appena sotto c'è il cognome del candidato presidente (a maggior ragione, visto che è espressione di Fdi); in basso, diviso tra fondo blu e bianco, c'è il simbolo ufficiale del partito.
 

Nicola Campanile 

20) Per - Nicola Campanile presidente

Chiude il quadro delle candidature alle regionali campane Nicola Campanile, funzionario Inps, già sindaco di Villaricca. Lo sostiene la lista Per, rete d'impronta cattolico-sociale nata (come Per le persone e la comunità) in vista delle regionali del 2020 in appoggio alla riconferma di De Luca, in grado di ottenere l'1,12% (anche Campanile, tra i fondatori di quell'esperienza, era candidato, ma è stato anche nelle liste del Pd - da indipendente - alle europee del 2024) pur restando senza seggi. Il contrassegno è stato in parte semplificato rispetto a cinque anni fa: il segno del "per" bianco bordato di verde (con la parola "per" tinta di blu al centro) è rimasto sul fondo blu, ma senza più alcuna texture visibile in filigrana; sotto, su una fascia verde, è indicato il nome del candidato presidente, mentre il segmento inferiore bianco contiene le miniature dei simboli di Insieme e della Rete civica campana (a fondo arancione). Capolista a Napoli è il giornalista Carlo Verna, già presidente del consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e tra le voci di Tutto il calcio minuto per minuto.

domenica 16 novembre 2025

Veneto, simboli e curiosità sulla scheda

  
 
Unica regione del Nord chiamata a rinnovare il proprio consiglio e il suo presidente il 23 e il 24 novembre è il Veneto. Anche qui, dopo il secondo mandato consecutivo di Luca Zaia (calcolando quelli avviati dopo la riforma statutaria realizzata nel 2012, intervenuta quando era in carica la prima giunta guidata da Zaia, operante dal 2010 al 2015), la figura di vertice della Regione dovrà necessariamente cambiare (anche se, come si è già anticipato e come si vedrà, quasi certamente il presidente uscente siederà comunque in consiglio).
Saranno 5 persone a contendersi la carica di presidente della giunta regionale, sostenute da un totale di 16 liste: si tratta di un numero lievemente inferiore rispetto al 2020, quando le candidature erano ben 9 e i simboli sulla scheda erano 17. La rassegna seguirà l'ordine relativo alla circoscrizione di Venezia, tenendo presente che la legge elettorale veneta prevede anche l'impiego dei contrassegni delle candidature alla presidenza, potenzialmente diversi anche dall'unico simbolo di lista presentato a sostegno.
 
* * *

Giovanni Manildo

La prima candidatura estratta è quella di Giovanni Manildo, avvocato, già sindaco di Treviso dal 2013 al 2018: si è candidato sostenuto dalla stessa coalizione, sia pure allargata, come si vedrà. Il simbolo scelto per distinguere la candidatura a presidente riprende il colore verde acqua della campagna del candidato e il suo slogan, "Creare futuro"; al di sotto c'è espressione "Manildo presidente", bianca e arancione (curiosamente le tinte somigliano a quelle della lista il Veneto che vogliamo, presentata cinque anni fa), leggermente storta.
 

1) Partito democratico

La prima delle sette liste su cui Manildo potrà contare (la sua, a conti fatti, è la coalizione più numerosa di questa competizione elettorale) è quella del Partito democratico, vale a dire la forza politica di riferimento del candidato, fin dal suo primo impegno politico a livello locale. Il logo ufficiale del partito, leggermente rimpicciolito, si sposta anche in questo caso verso l'alto per lasciare spazio - come in passato - al segmento circolare contenente il riferimento al candidato presidente, ma il fondo del segmento stavolta è verde e non blu come cinque anni fa.
 

2) Le civiche venete

Dopo una formazione chiaramente politica, sulle schede veneziane appare una formazione dichiaratamente civica in appoggio a Manildo: Le civiche venete, formazione che si qualifica come "rete di esperienze amministrative civiche e progressiste, costituita da persone e gruppi che hanno riconosciuto la necessità di mettersi a disposizione dei propri territori, attivando la partecipazione e generando cambiamento". Il sito stesso indica una serie di formazioni (Cittàinsieme di San Donà di Piave, SiAmo Belluno, Terra e Acqua 2020 di Venezia, Treviso civica, Traguardi, Per Asolo, Venezze futura, è il momento di Bassano del Grappa, Progetto Arquà, Cavaso insieme, Sileaoggi, Io scelgo Mirano, Il Veneto Vale e Civici per Vicenza) coi relativi simboli. Il contrassegno qui è a fondo verde scuro: l'elemento principale, tra il nome e il riferimento al candidato presidente, è costituito da tre linee, quella verde frastagliata a sinistra per richiamare le montagne, quella bianca centrale che richiama il profilo degli edifici e quella azzurra che richiama i corsi d'acqua della regione.

3) Uniti per Manildo presidente

Della terza lista, Uniti per Manildo presidente, si è già detto qualche giorno fa, quando se ne è analizzata la natura in parte civica (vista anche l'assenza di altre formazioni qualificabili come "liste del presidente"; di più, questo è il contrassegno in cui il cognome dell'aspirante guida della giunta regionale è più in evidenza), in parte politica, stante la presenza dei simboli in miniatura di Casa riformista (per conto di Italia viva e non solo), dell'Alde Party (partito politico europeo al debutto in un'elezione regionale, in forza di un'espressa procura rilasciata dal segretario generale) e di Avanti (per conto del Partito socialista italiano, che pure non figura - forse per non essere illeggibile - nel segmento rosso inferiore).
 

4) MoVimento 5 Stelle

Manildo è certamente il candidato del centrosinistra, ma anche in Veneto il campo è allargato al MoVimento 5 Stelle, che nel 2020 e nelle occasioni precedenti aveva invece sostenuto una propria candidatura. Il simbolo impiegato in quest'occasione è lievemente diverso da quello di cinque anni fa, ma è lo stesso già visto alle altre regionali celebratesi quest'anno e - in effetti - in quasi tutte le tornate elettorali seguite alla riforma statutaria del 2021: il cerchio bianco a contorno rosso continua a contenere il nucleo grafico-nominale storico al centro, ma in basso c'è spazio per il segmento rosso contenente il riferimento all'anno della neutralità climatica 2050.
 

5) Alleanza Verdi e Sinistra

Non cambia per nulla, senza nemmeno un'aggiunta nominale o territoriale o un'integrazione con altre forze politiche (complice anche, forse, la "pienezza" grafica già notevole) il simbolo di Alleanza Verdi e Sinistra, identico a quello lanciato in occasione delle elezioni politiche del 2022, con l'unione di Europa Verde e Sinistra italiana al di sotto - tra l'altro - della colomba arcobaleno. Da segnalare, tra l'altro, la candidatura di Gianfranco Bettin - già deputato verde, consigliere regionale, prosindaco e assessore a Venezia - nella circoscrizione del capoluogo di regione. 
 

6) Pace salute lavoro 

Il campo, in Veneto, in effetti più che largo è larghissimo, dal momento che comprende anche la lista Pace salute lavoro, simile a quella già vista nelle Marche e a Solidarietà ambiente lavoro  presentata nel 2020 dal Partito della rifondazione comunista e dal Partito comunista italiano, a sostegno di Paolo Benvegnù. Questa volta la lista di sinistra marcata è esplicita espressione del solo Prc, come testimonia il simbolo collocato nella parte inferiore verde del contrassegno, mentre in alto il nome si staglia sul fondo rosso. 

7) Volt Europa

La coalizione che appoggia Manildo si completa con la lista di Volt Europa, movimento paneuropeo che già in altre occasioni ha partecipato alle elezioni regionali (per esempio Emilia-Romagna, Puglia e Toscana nel 2020). In questo caso il simbolo, rigorosamente a fondo viola, contiene al centro il logo dell'associazione (con la "V" che nasconde leggermente la "o"), con al di sotto il riferimento all'Europa, ripreso anche con la presenza di 9 delle 12 stelle della bandiera, qui proposte in bianco; le altre 3 nella parte inferiore non sono state inserite, lasciando il posto a un segmento con il riferimento alla candidatura.
 

Riccardo Szumski

Seconda candidatura, in ordine di sorteggio, è quella di Riccardo Szumski, medico di medicina generale, a lungo sindaco di Santa Lucia di Piave (TV), noto per avere scelto, durante l’emergenza Covid-19, "la via della cura tempestiva e della libertà di coscienza, opponendosi a protocolli imposti dall’alto" (così si legge nel suo sito), avendo subito la sanzione della radiazione. Si presenta sostenuto da una sola lista, ma il simbolo della propria candidatura non coincide col contrassegno della lista: anche se il nome è lo stesso (Resistere Veneto), qui è scritto in Helvetica blu su fondo bianco, insieme al riferimento - meno marcato - alle elezioni regionali 2025. Come mai questa scelta? Lo si vedrà meglio tra poco.
 

8) Resistere Veneto

L'unica lista a sostegno di Szumski, Resistere Veneto, deriva direttamente dall'esperienza dell'associazione Resistere con Szumski, costituita nel 2022 e che ha operato col concorso di vari cittadini, comitati e realtà civiche; la lista ha dovuto raccogliere le firme, non godendo di alcuna esenzione. Il simbolo è basato su due colori - blu e rosso scuro - con il cognome del candidato al centro e la M trasformata in una sorta di merlo ghibellino (segno cittadino, ma anche volendo di fortificazione, da collegare idealmente al concetto di resistenza). Nella parte superiore, su fondo blu, spicca il leone in moléca / moéca (cioè con le ali simili alle chele di un granchio): in precedenza il suo uso era stato contestato - probabilmente da Loris Parlmerini, che aveva cercato di candidarsi cinque anni fa con quel simbolo storico - ma alla fine tutte le liste sono state regolarmente ammesse.
 

Fabio Bui

9) Popolari per il Veneto

Terza candidato è Fabio Bui, dipendente dell'Unità locale socio sanitaria Euganea, già sindaco di Loreggia (Pd) e (dal 2018 al 2022) presidente della provincia di Padova. Appoggia la sua corsa la lista Popolari per il Veneto, forza centrista e attenta all'autonomia e al territorio. Sulla pagina Facebook della lista il simbolo (usato peraltro anche come emblema della candidatura) è illustrato nel dettaglio: "Il principio che ha ispirato il simbolo [...] è stato il sentimento genuino e sincero che ci spinge ad essere l’unica forza della nostra terra che tende all’equilibrio di un centro che unisce. [...] La forma circolare richiama l’idea di unità e inclusione, trasmettendo un senso di comunità e di appartenenza condivisa. I colori e le curve morbide che attraversano lo sfondo non sono semplici elementi estetici, ma raccontano visivamente l'anima del Veneto: l'azzurro intenso rimanda al cielo e ai laghi, simboli di serenità e apertura; il verde evoca le colline e la natura, radici solide e vitali; il bianco richiama le vette delle Dolomiti, purezza e forza; le sfumature fluide suggeriscono il mare e il movimento, a indicare dinamismo e futuro. Il testo, con il 'P' di Popolari in rosso deciso e slanciato, emerge come una guida sicura: il rosso non è solo energia e passione, ma anche coraggio e determinazione. La parola 'Veneto', anch'essa in rosso, sottolinea con forza il radicamento alla terra e alla comunità, mentre il blu del 'per il' rappresenta equilibrio e moderazione, valori propri di un centro politico che non si schiera né a destra né a sinistra, ma si pone come punto di riferimento inclusivo e affidabile. Questo simbolo comunica entusiasmo e cura, perché in ogni dettaglio cromatico e formale traspare la volontà di ricostruire fiducia nella rappresentanza politica, partendo da ciò che unisce le persone: la loro terra, la loro storia, la loro identità. È un invito a riconoscersi in una comunità viva e orgogliosa, pronta a costruire insieme il futuro". 
 

Marco Rizzo

Dopo essersi presentato come aspirante consigliere in Calabria, Marco Rizzo si propone come candidato presidente in Veneto. Il suo simbolo di candidatura, peraltro, è un cerchio bianco bordato di nero, nel quale si legge solo "DSP per Rizzo presidente". La scelta di un emblema del tutto anonimo e poco invitante probabilmente è frutto di una precisa scelta: scoraggiare il voto al solo candidato presidente (che non si comunicherebbe in automatico anche all'unica lista collegata) e magari anche il voto disgiunto, facendo in modo che chi vota sia portato a mettere la croce solo sul simbolo di lista, sperando che così sia più facile raggiungere il 3%, necessario a ottenere seggi in consiglio. 
  

10) Democrazia sovrana popolare

Come si poteva intuire dal simbolo del candidato presidente, l'unica lista che sostiene la candidatura di Marco Rizzo è Democrazia sovrana popolare, cioè il partito di cui lo stesso Rizzo è coordinatore nazionale. Come nelle altre elezioni regionali cui Dsp ha partecipato in questi mesi, il partito schiera il suo nuovo simbolo, con la sigla blu all'interno di una corona anch'essa blu (che contiene il nome del partito), aperta nella parte superiore; subito sopra la sigla c'è un piccolo elemento tricolore. Sembra opportuno segnalare che Dsp ha evitato la raccolta firme grazie al collegamento dichiarato col consigliere regionale Fabrizio Boron, membro del gruppo misto (eletto con la Lega, ma espulso due anni e mezzo fa e poi vicino a Forza Italia).  
 

Alberto Stefani

Il quinto e ultimo candidato alla guida della giunta regionale del Veneto è Alberto Stefani, classe 1992, deputato leghista alla sua seconda legislatura e fino allo scorso anno sindaco di Borgoricco (Pd). Il contrassegno legato alla sua candidatura appoggiata dal centrodestra, diversamente da quello di Manildo, non contiene il riferimento al candidato (la stessa scelta di Rizzo e Szumski, fatta probabilmente per evitare croci solo su quel simbolo), ma è molto più colorato di quelli impiegati in passato da Luca Zaia: se in passato le scritte erano nere/blu scuro su fondo bianco, questa volta sono bianche su fondo arancione (e all'espressione "Veneto 2025" si aggiugono gli aggettivi "Sostenibile", "innovativo" e "coraggioso"). 
 

11) Noi moderati - Civici per Stefani

La coalizione presentata a sostegno di Alberto Stefani si compone di sei liste. La prima estratta, nella circoscrizione di Venezia, è quella di Noi moderati. Il simbolo qui è simile a quello già visto con riferimento alle elezioni della Puglia, ma il nome del partito è ancora più ridotto nella parte superiore del cerchio; sotto al ponte tricolore, l'elemento più evidente del contrassegno è la parola "Civici", subito sopra al riferimento al candidato presidente (segno che, in fondo, mancando una vera "lista del presidente", è questa la formazione con le candidature più vicine a Stefani); al di sotto, in compenso, è stata aggiunta l'espressione "Libertà popolare Veneto" (nome di un'associazione che ha stretto un accordo con Nm), tinta di colore rosso.    
 

12) Unione di centro

La seconda lista del centrodestra è espressione dell'Unione di centro (che peraltro ha proprio in Veneto uno dei suoi dirigenti più importanti, Antonio De Poli, presidente fino a luglio e attualmente segretario del partito). In primissimo piano nel simbolo c'è ovviamente lo scudo crociato, sul fondo azzurro che lascia intravedere le vele del Cci e di Democrazia europea; il nome del partito è stato scritto peraltro con un carattere diverso dal solito, mentre il riferimento al candidato presidente trova posto nel segmento rosso superiore (in vece di "Italia"), con la parola "presidente" che curiosamente risulta essere più in evidenza rispetto al cognome di Stefani.
 

13) Fratelli d'Italia

Stefani potrà contare anche sul sostegno di Fratelli d'Italia, partito che nei mesi precedenti - specie attraverso i suoi esponenti locali - non aveva nascosto un certo interesse per la guida della giunta regionale, sperando di poter esprimere un proprio candidato destinato a essere sostenuto da tutto il centrodestra. Le cose sono poi - per decisione superiore nazionale - andate diversamente, com'è noto, ma non è stato messo in discussione l'accordo. Il simbolo è lo stesso presentato in Puglia, identico a quello visto alle europee nel 2024 (e senza nome del candidato).
 

14) Liga Veneta Repubblica

All'interno della coalizione che sostiene Stefani c'è anche la Liga Veneta Repubblica, che nel 2020 era riuscita a eleggere un consigliere sempre nell'ambito del centrodestra (e dunque non ha raccolto le firme). Allora, in effetti, "per buon vivere" era stata modificata la denominazione in Lista Veneta - Autonomia, senza toccare però, su fondo azzurro, lo stendardo rosso e d'oro della Serenissima con l'immagine del leon da guèra (che impugna la spada) al centro. Questa volta è tornato il simbolo tradizionale - anche se non si può escludere che un partito della coalizione avesse fatto qualche tentativo iniziale, non andato a buon fine, per non far impiegare il termine "Liga" - integrato con la microscopica abbreviazione "V.A" che sta per "Veneto autonomo". Da segnalare il capolista della circoscrizione di Venezia, Alessio Morosin, tra i promotori della Lvr e in seguito fondatore di Indipendenza veneta.
 

15) Lega

L'espressione "Liga Veneta" è ovviamente contenuta anche all'interno del contrassegno di lista della Lega, che come cinque anni fa al nome e alla figura del guerriero di Legnano abbina l'impiego della vecchia denominazione del partito che era stato di Franco Rocchetta (e che aveva aperto la strada - tra l'altro - alla Lega Lombarda) e l'immagine del leone di San Marco stante (di profilo, con la zampa destra sul libro aperto). Se nel 2020 nel segmento blu sottostante c'era solo il cognome di Matteo Salvini, ora c'è quello di Alberto Stefani (con lo stesso rilievo e con l'appellativo "presidente"). Non c'è il nome di Zaia, che però - dopo la polemica per il veto alla sua lista personale, ha scelto di candidarsi capolista in tutte le circoscrizioni: è lui, in fondo, oltre al vincitore e al miglior perdente, l'unico consigliere regionale certo fin d'ora.
 

16) Forza Italia

Lo sguardo d'insieme sulle liste venete si conclude con il contrassegno presentato da Forza Italia, che cerca di rinunciare al minor numero possibile degli elementi. Resta la bandiera tricolore intera (ma stilizzata) di Cesare Priori, resta il riferimento al Partito popolare europeo (inserito per ultimo a livello nazionale), resta ovviamente il cognome di Silvio Berlusconi sotto la bandierina (anche se è un più più schiacciato del solito). Sotto al cognome di Berlusconi, peraltro, c'è un segmento blu con la dicitura "Autonomia per il Veneto": la stessa scritta era presente - ma con un carattere diverso e più grande - nel contrassegno presentato da Fi nel 2020. Il capolista, tra l'altro, è l'ex sindaco leghista di Verona Flavio Tosi.

venerdì 14 novembre 2025

Puglia, simboli e curiosità sulla scheda


Il viaggio tra le Regioni chiamate a rinnovare la propria amministrazione e il consiglio regionale il 23 e il 24 novembre inizia dalla Puglia, la prima ad avere pubblicato ufficialmente i manifesti delle candidature. Come nelle altre Regioni al voto, il presidente uscente - Michele Emiliano - non si è potuto ricandidare, non essendo stato rimosso il limite dei due mandati consecutivi, dunque la guida della giunta cambierà per forza. Sono quattro le candidature alla presidenza, sostenute da 13 liste (anche se in alcune circoscrizioni saranno 12); nel 2020 la scheda - anche grazie al sensibile taglio delle firme richieste, previsto a causa della pandemia - era stata decisamente più affollata, con 8 candidati e 29 simboli. Candidature e contrassegni saranno proposti secondo l'ordine di sorteggio indicato per la circoscrizione di Barletta-Andria-Trani, una di quelle con lo schieramento elettorale completo.
 
* * *

Ada Donno

1) Puglia pacifista e popolare

Prima candidatura estratta è quella di Ada Donno, classe 1947, già docente di materie letterarie, militante di lunga data per le battaglie pacifiste e femministe. Già candidata per Unione popolare nel 2022 alle elezioni politiche, questa volta si presenta sostenuta dalla lista Puglia pacifista e popolare: la parte superiore del simbolo a fondo rosso scuro è occupata dal nome della lista, scritto in bianco con un carattere bastoni molto consistente (fatta eccezione per la congiunzione "e", molto più leggera e "incastonata" tra la seconda e la terza riga), mentre nella parte inferiore emergono le miniature dei simboli del Partito comunista italiano (di cui Donno fa parte, anche come dirigente), di Potere al popolo! e di Risorgimento socialista, forza politica che in Puglia ha una certa diffusione (sono quindi due le falci con martello presenti sul contrassegno).
 

Sabino Mangano 

2) Alleanza civica per la Puglia

In seconda posizione si colloca l'altra candidatura sostenuta da una sola lista in queste elezioni regionali pugliesi: quella di Sabino Mangano, detto Marco: consigliere comunale a Bari tra il 2014 e il 2019 (eletto col MoVimento 5 Stelle, per il quale si era proposto come sindaco), si era candidato sindaco ancora lo scorso anno, sostenuto dalla lista Oltre. Questa volta concorre come aspirante presidente della regione sostenuto dalla lista Alleanza civica per la Puglia: il contrassegno, all'interno di una corona blu con un tricolore nella parte inferiore (e il nome in quella superiore), contiene le miniature di due simboli coniati per l'occasione, Marziani per la Puglia (con tanto di marziano stilizzato dietro la sagoma della regione) e Next Italia (quest'ultimo legato alla figura di Antonio Marzo), mentre subito sotto c'è il riferimento al candidato presidente.
 

Antonio Decaro

3) Alleanza Verdi e Sinistra

Al terzo posto il sorteggio ha collocato la coalizione presentata in appoggio ad Antonio Decaro, eletto europarlamentare nel 2024 dopo due mandati da sindaco di Bari. Prima delle sei liste della compagine è Alleanza Verdi e Sinistra: il contrassegno è esattamente lo stesso coniato in vista delle elezioni politiche del 2022 e riproposto in seguito - con il nome verde e rosso in alto, insieme all'espressione "Reti Civiche", e in basso lo spazio diviso tra i simboli di Europa Verde e Sinistra italiana - senza alcuna aggiunta territoriale e senza il riferimento all'aspirante presidente (si segnala che nella circoscrizione di Bari il capolista è l'ex presidente della giunta pugliese Nichi Vendola).
 

4) Per la Puglia

Seconda lista della coalizione di Decaro è Per la Puglia,  al debutto alle regionali ma in realtà già nota ai pugliesi per essere sorta come gruppo in consiglio nel 2022 (capolista a Bari è l'ex capogruppo Saverio Tammacco, eletto nel 2020 nella lista La Puglia Domani a favore di Raffaele Fitto). Il segno del "per" bianco che contiene un cuore stilizzato giallo, collocato su fondo blu (che ora è anche sfumato) viene proprio da quell'esperienza consiliare; nella parte inferiore si segnala il riferimento a "Decaro candidato presidente", col cognome in grassetto e l'insolita presenza della parola "candidato" (che si ripeterà anche in altri emblemi della coalizione).
 

5) Decaro presidente

La terza formazione della compagine che sostiene l'ex sindaco di Bari, Decaro presidente, è quella più vicina al candidato stesso. La lista, composta da sindaci e altri amministratori locali, professionisti, sindacalisti, attivisti delle associazioni e figure rappresentative dei territori, si distingue con un cerchio multicolore sfumato (le tinte, dal magenta al rosso all'arancione fino al giallo, ricordano quelle della campagna "Tutta la Puglia") con il cognome del candidato presidente in grande evidenza al centro: nella "o" trov posto, stilizzata, una rosa dei venti, dichiarata come simbolo della "propensione ad aprirsi a nuove idee" e come emblema "che evoca il viaggio e le nuove esperienze".
 

6) Partito democratico

Il quarto contrassegno a sostegno di Decaro è quello del Partito democratico, la forza politica cui l'ex sindaco di Bari appartiene e con cui era stato eletto europarlamentare un anno e mezzo fa. Il logo del partito rimane l'elemento fondamentale del contrassegno, ma si rimpicciolisce un po' e si sposta leggermente verso l'alto per lasciare il posto nella parte inferiore - per la prima volta alle regionali pugliesi - a un segmento rosso contenente l'espressione "candidato presidente Decaro", col cognome che ha un rilievo persino minore di quello che ci si attenderebbe (e che la grafica consentirebbe, visto lo spazio rimasto al di sotto).
 

7) MoVimento 5 Stelle

Subito dopo il simbolo del Pd, si trova quello del MoVimento 5 Stelle (si tratta del fregio ormai consolidato, con il nucleo grafico originario nella parte superiore e, in basso, il segmento rosso con il riferimento al 2050 come anno ella neutralità climatica). Dopo due elezioni regionali in cui aveva sostenuto la propria candidata Antonella Laricchia, dunque, il M5S ha scelto di appoggiare Decaro dando corpo anche in Puglia - la regione del presidente Giuseppe Conte - al "campo largo".
 

8) Avanti - Popolari con Decaro

L'ultima delle liste presentate in appoggio all'ex sindaco di Bari è quella dei Popolari con Decaro, legata al progetto politico guidato già alle scorse elezioni da Gianni Stea (assessore uscente, capolista nella circoscrizione di Bari). Il cuore azzurro stilizzato su fondo blu è sostanzialmente lo stesso di cinque anni fa; la disposizione dell'espressione "Decaro candidato presidente" a una certa distanza dal nome della lista, pur essendo più o meno alla stessa distanza in verticale dal limite del cerchio, dà l'idea di un fregio non troppo equilibrato. Nella parte superiore, peraltro, si legge il riferimento Avanti (legato al Psi, cui appartiene il foggiano Luigi Iorio, coordinatore della segreteria nazionale socialista), collocato su un segmento sfumato blu-viola (che richiama invece Italia viva - Casa riformista).
 

Luigi Lobuono 

9) Forza Italia

Ultima candidatura alle regionali pugliesi è quella di Luigi Lobuono, imprenditore nel settore della distribuzione della stampa e già candidato sindaco di Bari per il centrodestra nel 2004. Potrà contare sul sostegno di cinque liste, la prima delle quali è quella di Forza Italia, vale a dire il suo partito di riferimento: due terzi del contrassegno, nella parte superiore, sono occupati dal riferimento al Partito popolare europeo (in alto, ad arco), dalla bandierina tricolore di Cesare Priori (in mezzo) e dal cognome di Silvio Berlusconi; nel segmento inferiore, su fondo blu, trova posto il cognome del candidato (bianco) in grande rilievo, accompagnato alla parola "presidente" (subito sotto, ma molto più piccola).
 

10) Noi moderati - Civici per Lobuono

La seconda lista della coalizione di centrodestra è quella presentata da Noi moderati: il "ponte tricolore" è quello dell'ultima versione del simbolo del partito guidato da Maurizio Lupi, ma questa volta è collocato più o meno al centro del simbolo (spostando verso l'alto anche il nome del partito, senza riportare questa volta il riferimento al Ppe) per lasciare spazio, al di sotto, all'espressione - per fortuna riportata con lo stesso carattere - "Civici per Lobuono", sul modello già visto in Toscana (e che si rivedrà in Veneto), per cui la lista moderata ha ospitato anche candidati non legati al partito di Lupi.
 

11) Lega - Nuovo Psi - Unione di centro

Fa parte della coalizione che appoggia Lobuono anche la Lega, che dà la propria struttura al contrassegno (nome in alto, Alberto da Giussano al centro, segmento blu in basso con riferimento al candidato e cognome marcato in giallo); la Lega, peraltro, è il partito cui fa riferimento ora l'ex sottosegretario ed ex direttore di Arpal Puglia Massimo Cassano (nonché il suo movimento Puglia popolare). Il contrassegno contiene però anche - a sinistra e a destra della statua del guerriero - le miniature dei simboli del Nuovo Psi (nella sua ultima veste, con la dicitura "Liberali e riformisti" sopra al garofano, unico fiore socialista presente sulla scheda) e - un po' più grande - dell'Unione di centro.
 

12) Fratelli d'Italia

Nella coalizione a sostegno di Lobuono c'è anche Fratelli d'Italia, che diversamente dalle forze politiche citate prima ha scelto di non inserire il nome del candidato all'interno del contrassegno elettorale. Il fregio, invece, è la copia carbone di quello utilizzato da Fdi alle europee del 2024, con il nome bianco del partito in alto e il riferimento giallino alla presidente al centro, sempre su fondo blu, mentre una striscetta tricolore leggermente coperta dal fondo bianco si staglia la fiamma tricolore su una base sottilissima.
 

13) La Puglia con noi

Se nelle circoscrizioni di Foggia, Bari e Brindisi la coalizione di centrodestra si limita a quattro liste, nelle circoscrizioni di Barletta-Andria-Trani, Lecce e Taranto c'è anche una quinta lista, La Puglia con noi (altrove, a quanto si apprende, colpita da provvedimenti di esclusione per irregolarità). Si sarebbe tentato di pensare che lista abbia almeno in parte natura civica (almeno per le candidature presentate), vista anche l'assenza di altre formazioni qualificabili come "liste del presidente"; non sfugge, tuttavia, la presenza in alto del simbolo della Democrazia cristiana (la forma dello scudo crociato e la disposizione del nome suggeriscono che si tratti del partito guidato, in ordine di tempo, da Antonio Cirillo, Elisabetta Trenta e Raffaele De Rosa), mentre in basso, un po' più piccolo su fondo azzurro, c'è il fregio della Cdl, ossia la Costituente democratica liberale, formazione di origine pugliese Doc legata ad Antonino Ingrosso, che con quella Dc ha stretto un accordo, volto proprio a presentare questa lista.