Sta diventando sempre più appassionante, anche sul piano giuridico, la disputa intorno alla "legittimità" di Forza Italia e alla titolarità dell'uso del simbolo. Ancora una volta, uno spunto importante viene da un articolo del Tempo, che nel numero in edicola contiene un'intervista a Gianluigi Pellegrino, l'avvocato cui si sono rivolti coloro che aderiscono alle posizioni di Raffaele Fitto – lo stesso legale parla di un incarico conferito da "oltre un migliaio di firme di eletti e iscritti" – per "tutelare in ogni sede e con tutti i mezzi il rispetto delle regole democratiche nel partito".
Il pezzo inizia senza alcuna mediazione e va subito al nocciolo della tesi: "Silvio Berlusconi non ha convocato il congresso che aveva avuto mandato di convocare e questo impedisce che il simbolo possa essere utilizzabile, dal momento che, come impongono l'art. 49 della Costituzione e lo Statuto di Forza Italia, devono essere rispettati i passaggi democratici nel funzionamento del partito". L'emblema, dunque, sarebbe da considerarsi "congelato": "Sulla scheda elettorale al momento ci potrà essere Forza Silvio, ma non Forza Italia".
Ora, Pellegrino è esperto di questioni elettorali e di democrazia interna ai partiti: era nel collegio difensivo legato a Mercedes Bresso che, al Consiglio di Stato, a febbraio dell'anno scorso ha visto confermata la ripetizione delle elezioni in Piemonte; in più ha seguito varie cause legate a scontri interni ad alcune formazioni politiche. Vale però la pena di "non accontentarci" e di guardare più a fondo le censure da lui sollevate.