È passata una settimana dalla riunione - conferenza stampa del Comitato nazionale degli iscritti alla Democrazia cristiana del 1992/1993 che doveva segnare, in qualche modo, un passo verso il ritorno della Dc. In effetti, il passetto è stato mosso alla Camera o, per lo meno, alla Sala della Mercede, per respirare di nuovo l'aria dei Palazzi che contano.
Alcune decine di persone si sono dunque ritrovate mercoledì scorso rispondendo all'invito del presidente del comitato Raffaele Lisi, nonché del presidente onorario Francesco Paolo Paolo Lucchese (classe 1935), che a Montecitorio c'è stato per cinque legislature, l'ultima delle quali per lui è durata una manciata di giorni, essendo subentrato a un deputato cessato dall'incarico appena prima che si sciogliessero le Camere (in compenso la stampa si era interessata a fondo a lui, che per quei pochi giorni aveva maturato il diritto allo stipendio fino all'insediamento del nuovo Parlamento). Nemmeno uno dei cinque mandati di Lucchese, peraltro, si è svolto sotto le vecchie insegne: quando ha messo piede per la prima volta alla Camera, la frittata era già stata fatta e il simbolo era la vela del Ccd, poi traslocata nel contrassegno dell'Udc.
Eppure, si diceva del passetto verso il ritorno. Nella Sala della Mercede si è consumato l'ennesimo richiamo alle anime sparse dei democristiani, migrate in altri partiti o ritirate in buon ordine, in attesa di tempi migliori. L'idea è di celebrare – stavolta facendo tutto per bene, non come le due volte precedenti – il XIX congresso della Dc, per ridare vita al partito.
Ad ascoltare l'invito di Lisi c'erano anche alcune persone vicine a Gianni Fontana (che nel 2012 aveva provato a far celebrare l'assise e ne era uscito confermato come segretario, ma i giudici poi avevano bloccato tutto), ex consiglieri nazionali come Renato Grassi, vari esponenti locali che attendono il ritorno a pieno titolo dello scudo crociato (come il novarese Luigi Torriani) e si è visto persino Mario Tassone, che da alcuni mesi ha riattivato il Cdu di cui era presidente del consiglio nazionale e ha ripreso a fare politica con quello (usando lo scudo crociato o, quando proprio non lo si può usare, mutuando il lettering della Cdu tedesca), ma si dice pronto a partecipare al percorso congressuale, quando sarà messo in moto.
Perché l'idea è proprio questa: stare fermi in agosto – ma non troppo, visto che l'auspicio è di far nascere anche una cinquantina di gruppi di iscritti del 1992/1993 in tutta l'Italia, per estendere la partecipazione – e rivedersi al più tardi a inizio settembre, per fare il punto sulla raccolta delle ri-adesioni (e anche di quanto ci potrebbe essere in cassa, cosa non di poco conto). Fatto questo, la tappa successiva sarebbe l'agognato XIX congresso, da tenersi tra ottobre e novembre.
Chi lo dovrebbe convocare? Lo spiega lo stesso Lisi: "Dopo le sentenze che tra il 2009 e il 2010 hanno accertato che la Dc non è mai stata sciolta, se tutte le altre cariche sono decadute da statuto, di fatto l'unica rimasta in piedi è quella del segretario amministrativo". Vale a dire Alessandro Duce, nominato in zona Cesarini nelle ultime riunioni degli organi diccì e successivamente primo tesoriere Ppi (in seguito passato con Buttiglione): non a caso, proprio Duce aveva già provato almeno una volta (tra il 2001 e il 2002) a rimettere in moto la macchina democristiana, convocando il consiglio nazionale e attivando un tesseramento, prima che i giudici bloccassero tutto.
Ammesso che Alessandro Duce ne abbia veramente titolo ("Ma ce l'ha – ripete Lisi, che ne è convinto – perché la Corte d'appello di Roma ha riconosciuto che Rotondi era ancora tesoriere del mai sciolto Cdu pur avendo costituito la Democrazia cristiana per le autonomie, perché non dovrebbe valere anche per Duce?"), come si svolgerebbe il tutto? "Noi del comitato di fatto siamo il braccio, lui dovrebbe essere la mente: quando saremo pronti inviteremo ufficialmente Duce a incontrarsi con noi per fare ripartire la macchina organizzativa del XIX congresso".
Secondo il presidente del comitato nazionale iscritti 1992-1993, dunque, sarebbe questione di pochi mesi: il tempo di contarsi e rivolgersi nelle dovute forme a Duce, perché convochi l'assise. L'unica certezza è che, in questa fase, solo chi era iscritto alla Dc nell'ultimo tesseramento valido (quello del 1992/1993) può prendere parte a questa riattivazione: non importa che in seguito abbia militato in un altro partito ("Era nell'ordine delle cose che si andasse altrove", nota Lisi), l'importante è che in quel momento fosse tra i soci del partito. Eventuali nuovi democristiani, giovani e scattanti, dovranno avere pazienza: se la macchina si rimetterà in moto, ci sarà posto anche per loro.