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mercoledì 20 ottobre 2021

Simboli sotto i mille (2021): il Centro e il Sud, più qualche curiosità finale (di Massimo Bosso e Gabriele Maestri)

È tempo di riprendere i
l nostro viaggio nei comuni italiani sotto i mille abitanti coinvolti da questo turno elettorale: dopo un giro tra le quattro regioni del Nord interessate da questo fenomeno e qualche giorno di pausa, siamo pronti per completare il nostro itinerario visitando vari piccolissimi paesi del Centro e del Sud. Prima di partire con noi, peraltro, è il caso di dare alcune indicazioni preliminari: il panorama elettorale della microItalia centromeridionale è diverso da quello incontrato in quella settentrionale. Nel percorso, infatti, si trovano liste civiche e di partito, ma andando di comune in comune si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un gran numero di liste schierate per motivi piuttosto extraelettorali. Ed è forte la tentazione di pensare che varie candidature siano state presentate soprattutto per ottenere licenze: il pensiero si materializza soprattutto di fronte a certi simboli, a varie denominazioni di liste e anche proprio ad alcuni nomi di candidati, che finiscono per ripetersi negli anni (in un caso una persona ha superato le dieci candidature a sindaco, per di più quasi consecutive). Da parte nostra, ovviamente, c'è solo l'intenzione di registrare ciò che accade e di darne conto, di mappare fenomeni e offrire informazioni a chi può avere interesse: spetta eventualmente ad altre persone approfondire, indagare, svelare e trarre le conclusioni ritenute opportune.

La prima tappa di questa seconda parte del viaggio è nelle Marche, anche se a dire il vero è anche l'unica puntata nella regione. Il comune che ci interessa è Montegallo, in provincia di Ascoli Piceno: ad attirare la nostra attenzione è la presenza sulla scheda - di un comune la cui popolazione "legale" è di 573 abitanti - di ben quattro liste.
 Si sono contese la vittoria Insieme per Montegallo (46,45%) e Radici Montegallesi (45,56%), divise da soli tre voti (157 a 154); accanto a loro però c'erano anche il Movimento civico montegallese (23 voti, pari al 6,80%) e Montegallo comune (scelta solo da 4 elettori, pari all'1,18%). La presenza di queste ultime due liste, in particolare di Montegallo Comune, lascia oggettivamente perplessi; si deve però ammettere che le due liste escluse dal consiglio comunale sono state comunque determinanti ai fini del risultato finale.

Lasciate in fretta le Marche, si fa giusto una capatina in Umbria, anche perché pure qui un solo comune attira la nostra attenzione: si tratta di 
Parrano, in provincia di Terni. Elettrici ed elettori hanno trovato sui manifesti e sulle schede soltanto due liste: Parrano bene comune è risultata nettamente vincitrice (85,52%), mentre l'altra lista con 43 voti (14,48%) si è aggiudicata in automatico i tre consiglieri di minoranza. Questa lista, Noi no (non si trattava né di un varietà di Vianello e Mondaini, né di una canzone di Baglioni o di Me contro te), aveva una grafica piuttosto semplice (nome bianco su fondo azzurro carico e tricolorino obliquo in basso) ma comunque non improvvisata. Il nome scelto non segnalava alcun radicamento locale, ma una generica opposizione (nemmeno a un progetto o a un'istanza particolare), così viene naturale interrogarsi sulle ragioni che hanno portato a presentare la lista: ci si limita a notare che si è recato alle urne il 66,87%, quindi ci si sente di escludere che qualcuno temesse il commissariamento per il mancato raggiungimento del quorum.

Abbandonata l'Umbria, si arriva in Lazio e questa volta ci tratteniamo più a lungo, dando uno sguardo a vari microcomuni. In questi troviamo alcuni simboli che si ripetono: uno di questi è quello del movimento nazionale Italia dei diritti, presieduto da Antonello De Pierro, impegnato nella difesa della legalità e da alcuni anni operante i
n questa regione. La sua presenza sulle schede elettorali laziali non è dunque una novità, né può sorprendere: i comuni che interessano sono tutti in provincia di Roma. La lista ha raccolto 3 voti ad Anticoli Corrado (0,68%), nessuno a Canterano, 14 a Casape (4,75%); è andata male a Filacciano (un solo voto, pari allo 0,35%), malissimo a Jenne e a Vivaro Romano (zero voti), il raccolto è stato scarso a Mandela (8 voti - 1,37%), a Riofreddo (5 voti - 1,02%) e a Rocca di Cave (6 voti - 2,62%) e un po' migliore a Sambuci (29 voti - 4,95%); alcuni di questi comuni, peraltro, meriteranno la nostra attenzione anche tra poco. Tornando a Italia dei diritti, l'esito elettorale è stato migliore a Cineto Romano e a Vallinfreda: in questi paesi le liste in corsa erano solo due e alla lista del partito di De Pierro è bastato ottenere 16 voti a Cineto (3,86%) e 7 voti a Vallinfreda (5,07%) per ottenere in ciascuno dei due comuni i tre seggi di opposizione. I sei consiglieri ottenuti si sono aggiunti a quelli eletti negli anni scorsi, sempre in piccoli centri del Lazio.
Un'altra formazione già nota alle persone affezionate a questi viaggi "sotto i mille", specie nell'Italia centrale e meridionale, è Progetto popolare: il soggetto politico ha base a Colleferro, in precedenza ha presentato liste anche con il simbolo del Movimento sociale italico e ha all'attivo alcuni consiglieri eletti appunto in piccoli centri. Questo turno elettorale ne sono arrivati altri sei: i primi tre sono stati ottenuti a Casape, peraltro con un risultato di tutto rispetto (100 voti tondi tondi, pari al 33,9%), lasciando fuori dal consiglio la terza lista che - come si è visto poco fa - era Italia dei diritti; gli altri tre sono stati ottenuti a Rocca di Cave, dove sono stati sufficienti 19 voti (pari all'8,30%) per ottenere tutti i seggi della minoranza, anche qui non lasciando spazi a Italia dei diritti, di nuovo nella posizione non confortevole di terza lista. Proprio come il movimento di De Pierro, invece, Progetto popolare non ha ottenuto seggi nei comuni di Mandela (3 voti - 0,51%) e Sambuci (1 voto - 0,19%), nei quali partecipavano quattro liste.

Già questo breve excursus ci ha fatto notare che in vari microcomuni c'era più di una lista non radicata in paese (e presentata, assai probabilmente, per cercare di ottenere visibilità "nel piccolo" e costruire prime basi per espandersi): vale dunque la pena tornare sui nostri passi e vedere cos'è accaduto in qualche paese nominato prima. Si parte da Riofreddo e, visto il nome, si è tentati di coprirsi per bene (anche se la 
lista che ha vinto si chiama Alla luce del sole per Riofreddo, contrassegnata da un bel sole infantile con gli occhioni, quindi forse il cappotto non serve...). Lì, con 762 abitanti di popolazione "legale", si sono presentate ben cinque liste: esclusa la vincitrice, l'unica altra formazione riuscita a entrare in consiglio è stata Fare Futuro. Il suo simbolo semplice, ma a suo modo raffinato (un nome che in politica è già stato usato, una stretta di mano dal tratto sottile e caratteri fin troppo fini ed eleganti per le schede elettorali) ha ottenuto 41 voti (8,35%), sufficienti in quel caso a conquistare i seggi di minoranza. Qualche legame con il territorio questa lista sembra averlo avuto; l'affluenza del 79,21% fa escludere che si temessero problemi di quorum, venendo piuttosto da pensare che si volesse evitare l'ingresso in consiglio di figure estranee al paese. E, se lo scopo fosse stato davvero questo, si dovrebbe dire che il tentativo è riuscito.
Chi è rimasto fuori? Se di Italia dei diritti si è già detto prima, l'attenzione è attratta dalle altre due liste, Nuova era per Riofreddo e Finalmente noi: hanno incassato un voto a testa - pari allo 0,2% - su 491 voti validi, quindi per loro non c'era alcuna possibilità di ottenere rappresentanti. Lo scarso risultato ottenuto, i nomi usati (già visti in passato) e la grafica a dir poco essenziale messa in campo per le due liste (i loro simboli, con il nome scritto in carattere Calibri - quello di default su Word - su fondo bianco, parrebbero realizzati dalla stessa mano) fanno però attivare il radar di chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica: a prescindere dal fatto che il caso appena ricordato rientri in questa categoria o meno, sembra arrivato il momento di aprire la rassegna delle "liste per le licenze" (o che almeno così appaiono), fenomeno poco o per niente diffuso al Nord ma piuttosto comune da vari anni nei microcomuni del Centro-Sud (e che abbiamo spiegato molte volte in passato). I segni che aiutano a identificare quelle formazioni (o, per lo meno, che non possono non attirare l'attenzione di chi viaggia "sotto i mille") sono quelli già ricordati più volte: i simboli, come detto, presentano spesso una grafica assai spartana (non di rado si tratta di una semplice scritta nera su fondo bianco); i nomi delle liste si ripetono (nel corso degli anni o dello stesso turno elettorale) o comunque si somigliano; anche guardando tra le candidature - la verifica è più semplice per quelle alla carica di sindaco, sempre consultabili sull'archivio del Viminale, mentre per quelle a consigliere bisogna essersi procurati i manifesti necessari, nel modo già ricordato la volta scorso - si ha una sensazione di déjà vu, leggendo nomi e cognomi di persone che nel corso del tempo si erano già candidate in altri paesini (e che sono, spesso, di varia origine); il riscontro dei pochissimi voti ottenuti (a volte nessuno) è insieme la controprova del mancato legame con il territorio e l'ultimo indizio da considerare nella nostra osservazione.
Passati in rassegna i "ferri del mestiere", il viaggio può continuare (anche se non sempre si segnaleranno solo liste da osservare con attenzione): ci si sposta dunque in provincia di Frosinone, in particolare a Terelle e Vicalvi. In questi due comuni si presenta Alternativa verde: il nome in effetti può far pensare a una formazione ecologista locale (e anche il simbolo, a ben guardare, si presenta piuttosto elaborato, ma lo si era detto anche l'anno scorso); colpisce però che il candidato sindaco a Terelle si sia già proposto come aspirante sindaco in tre microcomuni diversi, con altrettanti contrassegni (Lega Molise a Sant'Angelo del Pesco nel 2015, Basta privilegi politici a Bagnolo del Trigno nel 2016 e Movimento sociale a Valle Agricola nel 2019), raccogliendo un solo voto in tutto, nella consultazione di due anni fa. Questa volta è andata leggermente meglio: a Terelle sono arrivati 3 voti (1,15%, nessun seggio trattandosi della terza lista), mentre a Valcavi ne sono arrivati solo due (e lì le liste erano quattro, a fronte di 806 abitanti in base all'ultimo censimento e 473 votanti).

Restando nel frusinate, facendo una capatina a Viticuso (poco più di 400 elettori) ci si imbatte in SiAmo Italia, un simbolo che nel 2020 si era già incontrato nella stessa provincia a Belmonte Castello (e anche allora si era dubitato che i presentatori avessero qualche vicinanza all'entourage di Vittorio Sgarbi, al quale un simbolo con quel nome è riconducibile). Questa volta la lista contrassegnata con i colori nazionali ha rimediato 3 voti (1,14%) e, risultando la terza di tre liste, non ha avuto accesso al consiglio comunale. Nell'ancor più piccola Acquafondata, invece, si trova Insieme per vincere: a dispetto del nome, la lista ha racimolato un solo voto (pari allo 0,47%) e di certo il simbolo, con nome scritto addirittura in Times New Roman, ha attratto ben pochi sguardi.

Il tour nei piccoli centri del Lazio è quasi finito, ma vale la pena di restare per un attimo in provincia di Frosinone a Casalattico, visto che elettrici ed elettori hanno trovato sulla scheda la lista del MoVimento 5 Stelle (una vera rarità "sotto i mille"): si è però trattato di una conferma, visto che la lista era già presente nel 2016 con lo stesso candidato sindaco, Piero Angelo Morelli, eletto cinque anni fa in consiglio e rieletto questa volta, anche se con qualche voto in meno (67 nel 2016, diventati ora 56, pari all'11,18%). Non si tratta peraltro dell'unico dettaglio curioso in questo piccolo comune: a fronte di una popolazione "legale" (2011) di 641 abitanti, infatti, le persone aventi diritto al voto risultavano essere 
ben 1229: se ci fosse stata una sola lista, con un'affluenza del 41,01% si sarebbe evitato il commissariamento solo grazie alla norma introdotta una tantum per le elezioni amministrative del 2021, ma la presenza di tre liste ha evitato alla radice ogni problema. Da ultimo, anche un confronto con le elezioni precedenti merita un po' di attenzione: nel 2016 risultò vincitore Giuseppe Benedetti con la lista la Primavera, prevalendo su Angelantonio Macari candidato, della lista Casalattico Futura; questa volta è diventato sindaco Francesco Antonio Di Lucia (per la lista Viva Casalattico, 279 voti) e il secondo arrivato, con 166 voti, è risultato ancora Macari... ma stavolta era lui a guidare la lista La Primavera (e il sindaco uscente, che lo aveva sconfitto cinque anni prima, era addirittura il capolista). La dinamica oggettivamente è curiosa e induce a domandarsi se i candidati si aspettassero il ritorno della terza lista o se avessero pensato a una competizione "a due".

Se in Lazio ci si è trattenuti un po' di più, in Abruzzo occorre restare ancora più tempo: di liste che richiedono la nostra attenzione (con relativi indizi da monitorare) se ne incontrano a bizzeffe e di ogni sorta. 
Partendo dalla provincia di Chieti, a Dogliola si trova L'Alternativa (simbolo molto semplice, simile a quelli visti in passato - cambia soprattutto il colore - ma con in più il disegno geometrico di un fiorellino, simile a quello dell'editore Bompiani ma ovviamente non è lo stesso): dalle urne è arrivato solo un voto (0,4%), ma è andata peggio a Vivere insieme (simbolo con stretta di mano e gemelli al polso già visto molte volte in diversi comuni, candidato che si era già proposto come sindaco tre volte - 2008, 2013 e 2018 - in due comuni diversi) che a Pietraferrazzana non ha preso nemmeno un voto. Nessun rappresentante sarebbe riuscito a entrare, dunque, anche se non ci fosse stata la seconda lista, Pietraferrazzana nel cuore (tre seggi ottenuti con 10 voti, pari al 12,35%): il suo simbolo, curiosamente, non mostra una grafica molto diversa da quello della lista vincente, Per Pietraferrazzana.

Non ci si può fermare però troppo da quelle parti, perché è già tempo di andare in provincia dell'Aquila. A Calascio - 137 abitanti stando al censimento del 2011, 275 elettori - sulla scheda c'erano addirittura quattro liste (praticamente una ogni aventi diritto). Le più elaborate graficamente (con tanto di profilo inconfondibile del castello di Rocca Calascio) sono entrate in consiglio e hanno raccattato tutti i voti disponibili: per 
Finalmente Noi e Insieme per Calascio - dalla grafica oggettivamente più elaborata rispetto al solito - non ne è rimasto neppure uno.
Anche a Cocullo - popolazione "legale" di 265 abitanti, 340 elettori - erano state presentate quattro liste: dando un rapido sguardo al manifesto e alla pagina dei risultati elettorali sul portale Eligendo, non ci si stupisce a notare che a prevalere è stata la lista Insieme per il progresso (114 voti, pari all'80,28%), l'unica a dimostrare un radicamento sul territorio anche grazie all'immagine di una pala eolica nel contrassegno, evidente richiamo al parco eolico situato sul territorio comunale. Gli altri tre seggi sono andati - grazie ai 27 voti espressi (19,01%) - a Insieme per voi: il simbolo - scritta nera su sfondo arancione, un'accoppiata inedita finora - susciterebbe qualche pensiero, ma il manifesto permette di rilevare che alcuni candidati della lista (piuttosto corta) sono nati nel paese, senza contare che cinque anni fa una lista dal nome simile (Insieme con voi, sfondo giallo in quel caso) aveva ottenuto i tre seggi della minoranza grazie a 32 voti, pari al 20,51%, in più due consiglieri uscenti erano tra i candidati di quest'anno. Nessun dubbio, invece, nel qualificare come esterne al paese le liste a grafica minimal
 Finalmente noi (un voto) e Nuova Era (nemmeno quello).
Se ci si sposta a Ofena, gli abitanti "ufficiali" (2011) diventano 527 e gli elettori salgono a 668, ma sembrano comunque pochi per giustificare la presenza di ben cinque liste. Due sicuramente erano locali (Uniti per Ofena, la vincitrice, e Progetto comune, che si aggiudicano nel complesso il 98,29% dei voti e tutti i seggi consiliari); accanto a loro si sono presentate Voliamo tutti insieme (4 voti), Catena Sindaco (un voto) e La Novità, cui però non è parso interessato nessuno, visto che il suo contatore è rimasto a zero. Il mix di nomi delle liste e scelte grafiche (leggermente più elaborate rispetto ad altri luoghi, ma davvero con poco sforzo), manco a dirlo, si commenta da sé, quanto il risultato.

A questo punto del viaggio, già un po' inoltrato, sorge spontanea una domanda: e la Lista Alfa? Poteva forse mancare? Assolutamente no! Eccola, infatti, spuntare a Ortona dei Marsi - con un carattere diverso dal consueto, più "precario" del solito - e proprio lì è riuscita nell'impresa di eleggere due consiglieri raccogliendo 25 voti (pari all'8,25%) e si è pure collocata al secondo posto su tre liste; il terzo seggio di minoranza è toccato a Ortona biodiversa, cui sono andati i 15 voti residui (4,95%). Considerando che l'affluenza è stata del 60,19%, le ragioni alla base della presenza di quest'ultima lista (che come simbolo aveva un favo di api con le caratteristiche celle esagonali) restano piuttosto misteriose.
A Villalago le liste erano tre, tra le quali c'era La Nuova Svolta (nome già visto, stavolta il testo nero era su sfondo giallo): ha raccolto 2 voti in tutto (0,47%). 
A Sant'Eufemia a Maiella, nel pescarese, si sono presentate quattro liste, due delle quali erano certamente locali: Per Sant'Eufemia (138 voti, 83,64%) ha vinto e il candidato sindaco si è potuto insediare a dispetto di un'affluenza bassissima (solo il 27,59%) proprio grazie alla presenza di più liste, a partire da Sant'Eufemia rinasce, che con 27 voti (16,36%) ha ottenuto tutti e tre i seggi di minoranza. Considerando che hanno votato 165 persone, una rapida somma fa concludere che L'Alternativa e la Lista Alfa non hanno raccolto nemmeno un voto: è probabile che non avessero alcun legame con il paese, così come è ben possibile che Sant'Eufemia rinasce sia stata schierata proprio per evitare problemi di quorum.
Le liste erano quattro anche a Pietracamela, piccolo centro del teramano. Le formazioni locali, anche in questo caso, erano soltanto due, Insieme possiamo - La Pietracamela del futuro (la lista vincitrice, col 54,07%) e CambiaMenti (la lista del sindaco uscente, votata dal 45,93% degli elettori): se si fossero presentate soltanto queste, negli anni scorsi, le elezioni sarebbero state salve per un pelo, visto che si è recato alle urne il 49,86% degli aventi diritto (quest'anno, come detto, il quorum è comunque stato abbassato al 40%). Le due liste locali, in ogni caso, hanno fatto man bassa e non hanno lasciato nemmeno un voto a Pietracamela Tradizione e Progresso e a L'Altra Italia nella sua unica presenza abruzzese.

Tornando in provincia di Chieti, si scopre che a Carunchio si è verificata una situazione singolare. La lista locale, Carunchio per le libertà, ha ottenuto un gran bel risultato (243 voti, pari all'84,08% dei voti validi), ma si sono recate alle urne solo 326 persone delle 938 aventi diritto, pari al 34,75%: a dispetto della percentuale bassissima, è probabile che il quorum sarebbe stato comunque raggiunto, visto che ai fini del calcolo del 40% non si sarebbe dovuto tener conto degli elettori iscritti all'anagrafe Aire. Il problema, in ogni caso, non si è posto, visto che sulla scheda elettorale c'erano altre due liste dalla grafica decisamente minimal: UxC, cioè Uniti per Carunchio (35 voti, 12,11%) e Scegli Carunchio (11 voti, 3,81%).

Nella stessa provincia si deve registrare, nel comune di Pennadomo, la presenza della lista I Veri che - pur essendo stata sorteggiata per prima sulle schede, ottenendo così una certa visibilità - ha ottenuto un solo voto sui 170 consensi validi; è giusto peraltro riconoscere che la lista in questione ha comunque presentato un emblema legato al territorio, che ha ripreso il profilo della "pietra madre" di Pennadomo (e c'è anche la miniatura della croce innalzata lassù, probabilmente sfuggita alla sottocommissione elettorale circondariale o ritenuta un semplice segno territoriale, senza implicazioni religiose). In ogni caso, le altre due liste, Uniti con Pennadomo (la lista di Domenico D'Angelo, sindaco uscente e riconfermato con 
119 voti, pari al 70%) e Noi con Pennadomo (50 voti, 29,41%) si dividono tutti gli altri voti e, in un certo modo, i loro simboli possono sembrare concepiti dalla stessa mente.
Il tempo del giro in Abruzzo, comunque, è quasi scaduto. C'è giusto lo spazio per un giro a Pescosansonesco, in provincia di Pescara: lì si erano presentate solo due liste: la prima (Sempre uniti per Pescosansonesco, che tra l'altro ha usato la stretta di mano vista prima, con aggiunta di volatili) ha ottenuto 283 voti, mentre la seconda lista - Nuovo Progetto, nome giallo su fondo azzurro - ha avuto solo 14 voti (4,71%), un po' pochi per attribuirle un reale radicamento sul territorio. L'impressione, guardando all'affluenza registrata (48,19%), è che la lista sia stata presentata, come altrove, per evitare all'origine seccature legate al quorum.

Dopo l'Abruzzo era inevitabile attendersi il Molise ed è proprio lì, dove si arriva ora, che l'attenzione di gran parte dei #drogatidipolitica era andata fin dall'inizio, visto che finora quella regione si è dimostrata una vera e propria "terra di meraviglie" per quanto accadeva nei suoi comuni "sotto i mille". Anche quest'anno, ovviamente, c'è qualcosa di interessante da raccontare, benché forse la messe appaia meno ricca del solito. 
L'itinerario molisano, comunque, inizia da San Biase, in provincia di Campobasso. Lì, non appena sono state rese note le liste in corsa, si è appreso di un ritorno dopo molti anni di assenza nei comuni "sotto i mille": il Movimento sociale Fiamma tricolore, infatti, ha presentato una propria lista (dopo averne presentate parecchie, soprattutto in Piemonte, nell'arco del quarto di secolo abbondante di elezioni senza bisogno di firme nei microcomuni), facendo la propria ricomparsa anche in località in cui le firme erano invece necessarie (incluso un capoluogo di provincia, cioè Latina). Tornando a San Biase, di voti alla Fiamma ne sono arrivati solo 2, che peraltro sono risultati pari al 2,13%, su un totale di 94 voti validi; l'affluenza è stata pari al 20,58%, decisamente bassa, ma non ci sarebbe stato alcun rischio di commissariamento, sia perché si sono affrontate addirittura 5 liste (una ogni 96 elettori, una ogni 20 votanti), sia perché due di queste erano chiaramente locali, vale a dire Insieme per San Biase (55 voti, 58,51%) e la Lista civica (35 voti, 37,23%: una formazione relativamente legata al territorio, a dispetto del nome comune e della stretta di mano bidimensionale). A conti fatti, ad Ancora insieme (dove abbiamo già visto quella stretta di mano?) e a Sanniti è toccato soltanto un voto a testa.
A Civitacampomarano, invece, devono aver tirato un sospiro di sollievo. La presenza di due liste ha infatti evitato un commissariamento altrimenti assicurato, essendo andati a votare 195 aventi diritto su 569 (pari al 34,27%): lì nemmeno il quorum ribassato una tantum avrebbe salvato le elezioni (a meno di sorprese riservate dagli iscritti Aire). Il sindaco espresso dalla lista Democratica Mente Civita deve la sua vittoria e il suo insediamento alla seconda formazione in campo, Per Civita, che con i suoi 17 voti (pari al 9,04%) si è aggiudicata i tre seggi riservati all'opposizione.  
Non hanno certo avuto o rischiato problemi di quorum a Guardiaregia, visto che le liste presentate in questo turno elettorale sono state ben quattro, a fronte di 906 elettori. Il sindaco uscente, Fabio Iuliano, è stato confermato con il 63,79% dei voti, ma tutti gli altri consensi validi sono andati alla lista civica Guardi...amo avanti, che con la lista vincitrice Liberi di volare ha condiviso il livello di elaborazione grafica dei contrassegni (e, a quanto si vede, il radicamento locale). Nemmeno un voto è toccato invece a Vivere insieme (con il simbolo delle due figure che abbracciano il globo già visto in passato) e Insieme per... il futuro: il suo candidato sindaco, peraltro, si configura come un vero recordman delle competizioni elettorali "sotto i mille", poiché questa per lui è - salvo errore - l'undicesima candidatura a sindaco dal 2009 in avanti (il suo nome, in base all'Archivio storico delle elezioni del Viminale, ricorre due volte a Gildone, due a Torella del Sannio, due a Ripabottoni, due a Casalciprano, una a San Giovanni in Galdo; quanto a Guardiaregia, si era già presentato - con lo stesso simbolo - anche cinque anni fa, ottenendo 8 voti).
Anche a San Massimo elettrici ed elettori avevano trovato sulle schede quattro liste, due delle quali - San Massimo unita e Progetto comune - sono apparse legate 
chiaramente al territorio, come dimostrano i risultati ottenuti (la prima ha raccolto 420 voti, pari al 76,78%, mentre la seconda, con 114 voti e il 20,84% dei consensi, si è assicurata i seggi dell'opposizione). Il raccolto delle altre due formazioni in corsa è stato oggettivamente magro, ma Fare politica (già nota scritta nera, qui in corsivo, su fondo bianco) e Verso la libertà (con la sagoma di un aeroplano su fondo giallo) qui almeno hanno ricevuto rispettivamente 7 e 6 voti, superando la soglia "psicologica" dell'1%. Sicuramente il risultato è stato migliore di quello ottenuto dalla lista Sanniti - con la grafica già vista - a Morrone del Sannio (dove sennò, altrimenti?), dove ha convinto solo un elettore dei 415 recatisi alle urne (e dei 405 che hanno espresso voti validi).
Passando in provincia di Isernia, a Pescolanciano si rileva che è stata presentata la lista La nuova svolta, con il classico simbolo del tutto minimal con la denominazione scritta in nero su sfondo bianco: quel contrassegno ha ottenuto 39 voti pari al 6,66% dei consensi validi espressi. Il consenso raccolto è stato decisamente ridotto, ma a Pescolanciano le liste erano soltanto due e, se non c'è stata nessuna vera concorrenza per la lista che ha espresso il sindaco (Andiamo oltre, votata da oltre il 90% dei votanti), La nuova svolta ha comunque ottenuto i tre seggi della minoranza (e i suoi occupanti, per i prossimi cinque anni, dovrebbero restare fuori dal giro delle elezioni amministrative).

Se - nella stessa provincia - ci si sposta a Castel San Vincenzo, comune dalla popolazione "legale" di 545 abitanti e con 638 aventi diritto al voto, si scopre che sulla scheda erano finite tre liste. Se Insieme per San Vincenzo, la formazione con il contrassegno più elaborato, ha vinto le elezioni (con il 59,18%) sulla lista Orgoglio per San Vincenzo, soltanto due voti sono rimasti a disposizione per la lista  … Per Castel San Vincenzo (con tanto di puntini nel nome, sovrapposto nel simbolo a una striscia tricolore). Con quello 0,55% di voti, naturalmente, la lista è rimasta fuori dal consiglio comunale. 
Il giro molisano si conclude con una visita d'obbligo a Capracotta, dove nel 2016 era risultata vincitrice (su un totale di tre formazioni, inclusa la Lista Beta) la lista Capracotta viva, un nome che non poteva non restare impresso. Anche questa volta la lista si è presentata, portando alla conferma del sindaco uscente; questa volta però le liste presenti erano soltanto due. I tre seggi della minoranza sono toccati dunque alla lista Insieme, grazie ai 66 voti raccolti (pari al 13,81%): l'affluenza è stata del 51,86% e forse questo potrebbe spiegare la presenza di una seconda formazione. Non si può passare da 
Chiauci, invece, perché nessuna lista è stata presentata.

Lasciato il Molise, si va in Campania, partendo dalla provincia di Avellino. Si segnala innanzitutto una lista 
Movimento Forconi a Monteverde, che ha raccolto 20 voti (pari al 3,73%) proponendo come aspirante sindaca Barbara Rinaldi (anche se in un primo momento era stata annunciata la candidatura di Giuseppe Del Giudice, segretario nazionale del movimento); vale la pena sottolineare che è l'ennesima variante del simbolo, con sfondo sfumato dal verde al rosso (in lista c'erano anche Sergio Angrisano, candidato presidente della regione Campania per il Terzo Polo nel 2020, e Orlando Iannotti, tra i dirigenti dei Forconi). A Sant’Angelo a Scala sono state presentate tre liste (come a Monteverde): tra queste c'era anche Sant'Angelo a Scala bene comune, in grado di attirare solo due voti (pari allo 0,43%), con un simbolo che sfoggiava insolitamente il carattere Cooper Black. A Petruro Irpino le liste invece erano quattro: oltre alle due formazioni locali sulle schede erano arrivate Petruro rinasce (9 voti, pari al 6,00%) e Progetto popolare, che lì non è riuscita a convincere neanche un elettore.
Quest'ultimo soggetto politico ha presentato liste anche altrove in Campania: almeno a San Nazzaro, nel beneventano, la lista ha raccolto 9 voti (1,96%), mentre a Giano Vetusto, nel casertano, non ne ha ottenuto nemmeno uno. In questo comune, peraltro, le liste erano ben sei: oltre alle due locali (Il Paese che vogliamo e Janus 2.0, a patto di riuscire a leggere questo nome sul contrassegno) e alla citata Progetto popolare, sulla scheda elettorale si ritrovavano Alternativa in comune (simbolo già visto in passato), SiAmo Italia (già incontrato prima) e Progetto comune (grafica base, giusto più colorata di altre). Solo Alternativa in comune ha raccolto un voto; le altre sono rimaste a bocca asciutta e la cosa, chissà come mai, non stupisce.
Un'altra lista di Progetto popolare è comparsa anche a San Pietro 
Infine, comune della provincia di Caserta con 1153 elettori ma che - in base all'ultimo censimento del 2011 - aveva 949 abitanti, dunque si sono applicate le regole previste per le elezioni "sotto i mille" (dunque senza la necessità di raccogliere le sottoscrizioni a sostegno delle candidature). Lì Progetto popolare è riuscita a raccogliere soltanto 4 voti (pari allo 0,60%): un risultato magro, obiettivamente, ma è andata ancora peggio alla lista Protesta con noi, che con il suo fulmine su sfondo rosso - già visto almeno l'anno scorso in qualche microcomune - non è riuscita a ottenere per sé nemmeno uno dei 668 voti validi.
Il record di liste "sotto i mille" per il 2021 spetta indubbiamente al comune di Tora e Piccilli: qui si sono presentate ben sette formazioni, delle quali tre risultano legate al territorio. Si tratta oggettivamente di un evento piuttosto anomalo in centri così piccoli, ma il risultato dello scrutinio non lascia dubbi: Continuità per Tora e Piccilli ha vinto con 
256 voti (42,04%), Tora e Piccilli protagonista si è fermata a 192 voti (31,53%, trasformati in due seggi di minoranza), mentre In movimento per Tora e Piccilli ha ottenuto 158 voti (25,94%, sufficienti a ottenere l'ultimo seggio disponibile). Le quattro liste rimaste fuori dal consiglio si sono divise letteralmente le briciole: 2 voti a Progetto Popolare, uno per +Verde Cuore Ambientalista (il cui simbolo è stato visto nel 2020 a Belmonte Castello, mentre il candidato dal 2014 al 2020 si è candidato sette volte in sette diversi comuni), neanche un consenso per Uniti per Tora e Piccilli e per Noi Patrioti. Si noti che, in questo caso, si è trattato di elezioni anticipate: si era votato nel 2019, ma in quell'occasione c'era una sola lista locale, al punto che i tre seggi di minoranza erano andati a Forza Sociale con il 10,58%.
In provincia di Salerno, a Controne, la lista Controne al Centro ha ottenuto soltanto 14 voti (pari al 3,61%), ma le sono stati sufficienti per eleggere comunque tre consiglieri. Si può notare che si è recato alle urne il 52,27% degli aventi diritto, cosa che - soprattutto se non fosse stata emanata, con la conversione del "decreto elezioni", la disposizione una tantum per abbassare al 40% il quorum di validità - potrebbe forse spiegare la presentazione "per prudenza" della seconda lista. Non si dimentichi, tra l'altro, che nel 2016 aveva partecipato al voto anche la lista Democrazia corporativa (che aveva ottenuto soltanto 5 voti, indice piuttosto chiaro di nulli legami con il territorio), dunque la seconda lista potrebbe essere stata presentata per evitare a forze estranee di entrare in consiglio comunale. Il sindaco uscito da questo voto è Ettore Poti, lo stesso che aveva vinto nel 2016 (con la medesima lista, Nuovi orizzonti); cinque anni fa, in compenso, aveva dovuto affrontare un avversario con il suo stesso cognome, Mario Poti.
Il cammino campano si chiude con una capatina a Tortorella, piccolo comune del salernitano (563 abitanti in base al censimento del 2011, 805 elettori)
: lì si è ripetuta una situazione fotocopia rispetto a quella vissuta nel 2016. Allora come quest'anno si sono presentate due liste, che non hanno mutato né il nome né il simbolo: Insieme per Tortorella e Per il mio paese. Anche i risultati sono cambiati poco: Insieme per Tortorella aveva vinto nel 2016 con il 94,41%, quest'anno con il 95,32%. Unico dettaglio a essere cambiato è il nome del candidato sindaco della lista di minoranza; per inciso, l'affluenza è stata del 39,25%, dunque la presenza di due liste ha evitato ogni seccatura di quorum.

I nostri viaggi in passato hanno toccato relativamente poco la Puglia e anche quest'anno c'è piuttosto poco da dire. Per l'esattezza, l'unico comune davvero interessante è Panni, in provincia di Foggia: gli abitanti nel 2011 erano 858, dunque il comune si è considerato "sotto i mille" anche se gli elettori risultavano essere 1436. Le liste locali erano due, Rinascita @Panni_idee (con la grafica mal copiata da Cambiamo!), vincitrice con 309 voti (52,91%) e Uniti per Panni (275, 47,09%). Come indicano le percentuali, non è rimasto nemmeno un voto per Panni al centro (il cui simbolo è leggermente più colorato e curato rispetto ad altri visti fin qui) e L'Altra Italia: eppure quest'ultima lista ha base soprattutto in Puglia e in questo turno ha partecipato, tra l'altro, alle elezioni di Cerignola.

Se fino all'anno scorso la wonderland delle elezioni "sotto i mille" è stata sempre certamente il Molise (insieme al Piemonte, sia pure per ragioni molto diverse), dal 2020 l'attenzione è caduta inevitabilmente anche sulla Basilicata, in particolare dopo il caso di Carbone, con la disputa tra due liste tutte esterne (per l'esclusione dell'unica formazione locale) e le dimissioni del neosindaco subito dopo l'elezione che hanno portato il paese a una notorietà di cui avrebbe probabilmente fatto a meno. Dopo il commissariamento, quest'anno a Carbone si è rivotato e questa volta ha vinto una lista certamente locale, Carbone radici future, aggiudicandosi il 
96,94% dei voti (349 voti su 360). Gli 11 consensi restanti sono andati alla seconda lista, che come l'anno scorso era L'Altra Italia  (il candidato sindaco risiede nel foggiano, dovrà prepararsi a macinare chilometri). Colpisce anche il dato dell'affluenza, molto basso (35,33%): la validità della consultazione sarebbe stata certamente a rischio, ma scorporando i molti iscritti Aire forse si sarebbe evitato il commissariamento. 
Un salto va fatto anche a Teana, sempre nel potentino: anche qui le liste erano due, tra l'altro tutte e due realizzati a base fotografica e si ha tutta l'impressione che siano stati realizzati dalla stessa mano (o per lo meno da mani molto vicine). Ha vinto le elezioni la lista Per Teana (con arcobaleno chiaramente aggiunto), facendo man bassa di voti, ma a colpire di più è l'altra lista, denominata La Civetta (omen nomen? Un modo elegante di dichiarare la natura della candidatura): con 10 voti (2,87%) è entrata in consiglio con tre eletti e ha azzerato i rischi di commissariamento, oggettivamente corsi a causa dell'affluenza limitata al 41,52%. Da antologia anche la sfida tra candidati sindaci: il vincitore, Vincenzo Marino, se l'è dovuta vedere con Vincenzo Pesce (non male, per un paese per niente vicino al mare...).


Tra la Basilicata e la Calabria la distanza non è un granché e i comuni da considerare sono sei. Quello con più liste - tre in tutto - è Aieta, in provincia di Cosenza. Lì la lista vincente, Il Paese che vogliamo, ha fatto il pieno, raccogliendo 402 voti (pari al 77,76%), mentre 
Aieta nel cuore (anche qui nomen omen, con la stretta di mano a forma di cuore) è riuscita a ottenere i tre seggi di minoranza con un dignitosissimo 21,08% (109 voti). Inutile dire che incuriosisce molto di più il risultato di Unità popolare per Aieta, che ottiene solo 6 voti (1,16%), peraltro con un simbolo - la tromba impugnata - molto datato, a dispetto dello sfondo rosso sfumato.
Negli altri cinque comuni da considerare hanno concorso soltanto due liste: in ciascuno di quei casi la presenza della seconda formazione (che in genere ha ottenuto pochi voti) potrebbe spiegarsi come misura anti commissariamento. Così troviamo ad Altilia la lista La Torre, destinataria di 24 voti, pari al 5,23% (ha votato il 47,54%); a San Pietro in Amantea la lista Insieme per San Pietro ha ottenuto 11 voti, cioè 3,43%, (e qui, dove ha votato il 27,22%, il rischio si è corso davvero). A Ferruzzano (Rc) la lista Colomba ha ottenuto 40 voti (10,39%): lì, tra l'altro, nel 2017 la minoranza era andata al Pci (e il candidato, Domenico Romeo, aveva lo stesso cognome di Giovanni, attuale candidato sindaco sconfitto). A Sant'Agata del Bianco la lista Sant'Agata Futura aveva ottenuto 21 voti, pari al 6,80% (anche nel 2016 si era verificata una situazione simile e questa volta ha votato il 54,61%), mentre a  Brognaturo, nel vibonese, la lista Noi per Brognaturo ha ottenuto 17 voti (pari al 4,20%, con un'affluenza del 53,13%).
Da ultimo, merita di essere segnalato il caso di San Lorenzo, comune della provincia di Reggio Calabria di 2800 abitanti circa (qui le firme servono). Si sarebbe dovuto votare nel 2020, ma nessuna lista si presentò; quest'anno in teoria erano state depositate tre liste, due civiche e una della Fiamma Tricolore, con qualche candidato locale; ma sulla scheda, tuttavia, sono arrivati solo due simboli, perché la civica San Lorenzo domani è stata ricusata dalla Sottocommissione elettorale circondariale. 
La sfida è finita 922 voti (92,22%) a 80 per la civica Democrazia e Partecipazione, ma a scrutinio ultimato è arrivata la doccia fredda: il sindaco eletto... era incandidabile per colpa di un'antica condanna non seguita da riabilitazione, per cui la gestione commissariale prosegue (e pure i tre seggi della Fiamma Tricolore sono sfumati). La curiosità è anche un'altra: incredibilmente il sito del Viminale ha sbagliato l'abbinamento dei simboli, utilizzando per la lista vincitrice il contrassegno della lista esclusa.


Resta da dire della Sardegna, regione nella quale si è 
votato il 10 e l'11 ottobre: in genere questa bellissima isola non è interessata dal fenomeno ma questa volta un paio di casi sono emersi. A Borutta, in provincia di Sassari - la lista Borutta 2021, simbolo con scritta bianca su sfondo verdolino, ha preso solo 7 voti (3,78%), ma sono stati sufficienti per eleggere 3 consiglieri; ha votato il 74,70% degli aventi diritto quindi il quorum non dovrebbe essere stato un problema (anzi, pare che sia stata la prima volta che il sindaco confermato per il terzo mandato, Silvano Arru, si è dovuto misurare con un concorrente). Nessun problema di quorum nemmeno a Genuri (Sud Sardegna): lì Terra e Tradizione, movimento per la sovranità nazionale in difesa delle autonomie locali e della tradizione italiana dal simbolo ben fatto (e con una freccia ricurva che ricorda quella della Destra sociale), ha però attirato solo 17 elettori (8,13%).
Non si è contato nessun voto invece a Gonnosodina (Or), Seneghe (Or), Zerdaliu (Or) e Sorgono (Nu: in questi comuni, infatti, non si è presentata alcuna lista. Lo stesso è accaduto a Mombello di Torino; non si è votato nemmeno a Bienno, nel bresciano, per vizi di forma nella presentazione delle liste elettorali.

Il nostro viaggio "sotto i mille" sarebbe finito, ma non possiamo concluderlo davvero senza raccontare in breve i microballottaggi. Già, perché se per i comuni sopra i 15mila abitanti il secondo turno è previsto ogni volta che al primo manchi un candidato sindaco che superi la metà dei voti validi, nei comuni inferiori si va al ballottaggio solo quando i due candidati più votati (o gli unici due presentatisi) al primo turno ottengono lo stesso numero di voti e occorre rivotare per individuare chi vince. La regola vale dunque anche per i comuni con meno di mille abitanti; anzi, paradossalmente più sono contenuti i numeri dei votanti, meno è improbabile che si abbia un pareggio. 
A Rondanina, in provincia di Genova, era finita 22 a 22 tra Gaetanino Giovanni Tufaro e Claudio Agostino Casazza (che il doppio nome, o prenome a voler essere precisi, sia una condizione necessaria per fare il sindaco o almeno accedere al ballottaggio?): al secondo turno l'ha spuntata  Tufaro di poco, 26 voti a 23. Rispetto al primo turno hanno  votato quattro persone in più e anche l'unica scheda bianca vista al primo turno non si è ritrovata al ballottaggio: evidentemente si è trasformata in un voto valido, anche se non si sa per chi…

A Torricella Verzate, nel pavese, era invece finita 243 pari (una quota di voti in cui il pareggio è più difficile da aversi) tra Giovanni Delbò e Marco Sensale, con un contorno di 5 schede nulle e 7 schede bianche. Al ballottaggio è riuscito a prevalere Sensale 265 voti a 253: chi si è recato alle urne è apparso più deciso e responsabile, visto che sono calate le schede nulle (da 5 a 2) e anche le bianche (da 7 a 5). Soprattutto, però, al ballottaggio hanno raggiunto i seggi 525 elettori contro i 498 che avevano votato il 3 e il 4 ottobre: e poi dicono che al secondo turno l'astensionismo aumenta sempre...

(2 - fine)

martedì 29 settembre 2020

Simboli sotto i mille (2020): il Centro e il Sud (di Massimo Bosso)

Dopo il caso di Carbone che ha necessariamente impegnato per primo la nostra attenzione, si può ripartire con il viaggio nei comuni "sotto i mille" dalle regioni del Centro, nelle quali storicamente è assai facile incontrare liste che poco o nulla hanno a che fare con la politica vera e propria, nemmeno autenticamente locale. Non di rado su manifesti e schede ci si imbatte in simboli minimali o graficamente improponibili, ma qualche curiosità che merita di essere raccontata c'è e, comune per comune, sarà evidenziata.

Il tragitto di oggi parte dall'Umbria, precisamente dal comune di Scheggino (in provincia di Perugia), unico ente "sotto i mille" ad andare al voto in quella regione: lì - anzi, anche lì - troviamo l'immancabile L'Altra Italia, che fa compagnia ad altre due liste. Quella che vince (Uniti per Scheggino) con 184 voti si assicura il 67,9% dei consensi e i sette seggi di maggioranza; delle due forze sconfitte, una (Collaboriamo per Scheggino) probabilmente è legata al territorio e riceve 64 voti (23,62%), ma ne lascia 23 a L'Altra Italia, che con l'8,49% in quel comune finisce per assicurarsi uno dei tre seggi destinati alle minoranze. Si noti, incidentalmente, che la lista dell'Altra Italia è quella che presenta più candidati (otto, le altre due ne schierano sette) e, com'è accaduto altrove, la maggior parte dei candidati è di origine pugliese. 
 
Nelle Marche a Monteleone di Fermo - uno dei quattro microcomuni delle province marchigiane - si presenta la Lista civica. Niente di strano, penserà chi sta leggendo queste righe, ma in questo caso "Lista civica" è proprio il nome utilizzato da questa formazione ed è l'unico elemento verbale presente sul simbolo. Questo contrassegno, peraltro, è già noto da tempo: lo si è visto, in particolare, almeno a Ortezzano (Fermo) e a Carapelle Calvisio (L'Aquila) nel 2016; almeno da allora - anche grazie a questo sito - l'immagine di quell'emblema circola in rete. Certo è che il risultato ottenuto dalla Lista civica - 30,40% - non lascia molti dubbi sull'effettivo radicamento nel paese delle persone candidate in questa formazione.
 
Appare più vivace la situazione nel Lazio. L'Altra Italia si ritrova solo a Montebuono, in provincia di Rieti. Lì le liste sono tre e alla forza politica fondata da Mino Cartelli arrivano solo 14 voti (pari al 2,68%); le altre due liste, tuttavia, finiscono in perfetta parità, 254 consensi a testa. In vista del ballottaggio tra le due liste prime a pari voti, dunque, è aperta la caccia ai 14 elettori dell'aquila tricolore, ammesso che chi ha votato in un modo la prima volta non cambi frattanto idea.
In altri comuni, invece si verifica una curiosa concentrazione di liste, dovuta soprattutto alla presenza di Progetto popolare e Italia dei diritti, due "vecchie conoscenze" di chi segue queste pagine. Progetto popolare, che abbiamo già trovato negli anni scorsi, utilizza da sempre lo stesso simbolo: il nome giallo in Helvetica su fondo blu e, in basso, una strada-arcobaleno tricolore. La sua attività elettorale è concentrata nei piccoli comuni del Centro-Sud: la "base" del movimento - come si scopre cercando qua e là - è a Colleferro e proprio in questo comune di 21mila abitanti si presenta (raccogliendo le firme) in coalizione con Forza Italia ottenendo solo 71 voti (0,60%). Non va meglio nei piccoli centri romani dove si presenta: 5 voti in tre comuni: 1 a Marano Equo, 2 a Percile e a Roiate; in questi comuni, peraltro, si presentano rispettivamente 6, 5 e 6 liste, un numero decisamente alto per paesi così piccoli.
Negli stessi comuni, tra l'altro, si presenta pure Italia dei Diritti, che già che c'è piazza pure una lista a Marcetelli. Si tratta di una formazione a noi già nota: opera soprattutto nel Lazio, in particolare nella zona della città metropolitana di Roma (ma almeno dal 2014 il suo fondatore, Antonello De Pierro, deposita per ultimo il simbolo al Viminale, chiudendo la sequenza in bacheca) e in passato ha eletto diversi consiglieri in piccoli centri, sopratutto nella Comunità Montana dell'Aniene. Grazie probabilmente al fatto che il candidato sindaco è della zona, dunque almeno in parte noto, Italia dei Diritti a Percile raccoglie un ben più che dignitoso 29,94% con 47: scattano i tre seggi e lasciano a secco le altre tre liste extra muros. Assai meno bene è andata a Marcetelli (Ri), Marano Equo e Roiate: zero voti nei primi due comuni e 2 (pari allo 0,44%) nel terzo.
Il Popolo della Famiglia è indubbiamente un soggetto politico di respiro nazionale, presente alle politiche del 2018 (ottenne lo lo 0,67%, circa 220.000 voti) e - grazie all'abbinamento tecnico con Alternativa popolare e alla sua appartenenza al Ppe - alle elezioni europee dell'anno successivo (la percentuale è scesa allo 0,43%). Quest'anno la lista del Pdf è apparsa alle regionali in Liguria e in diversi comuni superiori, ma compare anche a Marano Equo: lì, dove - come si è visto - le liste sono in tutto sei, nessun elettore ne crocia il simbolo. Diverso è il risultato a Roiate: anche lì le formazioni in corsa sono sei, ma il Popolo della Famiglia è scelto da 42 elettori (pari al 9,15%) e questo basta a conquistare tutti e tre i seggi di minoranza, lasciando a secco le altre quattro liste esterne. Progetto popolare e Italia dei Diritti già le abbiamo viste; le altre due le scopriremo tra qualche riga.

Finora abbiamo trovato liste espressione di movimenti, magari minuscoli, ma con un significato politico; altre volte esistono liste che sembrano avere soprattutto la funzione pratica di scongiurare il rischio di non superare il quorum. Da qui in avanti incontreremo liste per le quali - visto il risultato finale e considerando il panorama elettorale di certi comuni - è difficile trovare una ragione logica. A meno, ovviamente, di voler esercitare la malizia e sospettare (pur senza averne alcuna prova concreta) che dietro le candidature ci siano motivi extra-politici ed extra-elettorali (in particolare le "licenze retribuite" per le forze dell'ordine). Bisogna ammettere, peraltro, che in Lazio queste di liste hanno almeno il buon gusto di impiegare simboli con una grafica minimamente elaborata e persino con qualche messaggio al suo interno: non sarà sempre così, come altre regioni dimostreranno. 
La rassegna laziale parte da Belmonte Castello, in provincia di Frosinone: lì le liste SiAmo Italia (stesso nome di un simbolo legato a Sauro Moretti, persona vicina a Vittorio Sgarbi, ma è da escludere che questa lista c'entri qualcosa) e +Verde - Cuore ambientalista portano a casa addirittura un voto a testa. Sempre meglio della prestazione della lista Cambia con noi! a Marcetelli, nel reatino: evidentemente nessuno vuole cambiare - per lo meno... con loro! - perché sul simbolo non finisce nemmeno una croce (incidentalmente, in questo comune le liste sono cinque, ma quelle effettivamente legate al paese sembrano essere tre e la competizione tra loro è piuttosto serrata, tant'è che non resta nulla neanche, come si diceva, per Italia dei Diritti). 
Tornando a Marano Equo, tra le sei liste in corsa si trova anche Alternativa verde. Almeno a prima vista, il simbolo non farebbe domandare "e questi perché si sono presentati? Non prenderanno assolutamente niente": va detto infatti che l'emblema ha una sua dignità grafica e denota una certa fantasia (anche solo nella scelta dell'immagine dell'albero che sembra essere una figura umana a braccia aperte). Alla fine dello spoglio, tuttavia, risulta che alla lista sia andato solo un voto: non basta certo per insidiare le due liste davvero autoctone, ma è sufficiente per fare pari con Progetto popolare e per battere le altre due liste presenti (che, come già detto, sono il Popolo della Famiglia e Italia dei Diritti). 
Cambiando comune del territorio romano, possiamo riportarci a Percile. Lì troviamo due liste, Noi Patrioti - il tricolore diviso su tre frecce, unico simbolo che ritroveremo anche in un'altra regione - e Alternativa in Comune: queste ottengono l'astronomico risultato di due voti a testa, pari al 1,27%. I patiti di grafica, peraltro, potrebbero notare che la font usata da Alternativa in comune - si tratta del carattere Book Antiqua - è esattamente la stessa che si è incontrata poco fa all'interno del simbolo di Cambia con noi!... Sarà un caso, un'involontaria convergenza stilistica, un esempio di scarsa fantasia creativa oppure tra le due formazioni presentate c'è qualche legame che ci sfugge?
Il nostro tour romano continua con il microcomune di Roiate. Tra le sei liste in campo ricompare, ad esempio, la Federazione per le politiche del territorio: un nome piuttosto ambizioso e un simbolo già visto nel 2018 alle amministrative di Campodimele (Lt), nemmeno troppo banale per i contenuti, ma decisamente 0.0 sul piano dell'elaborazione grafica (soprattutto per i caratteri utilizzati e la stilizzazione del globo terrestre centrale - con la diciture "Il centro"). Due anni fa, nel comune della provincia di Latina, questa Federazione non aveva raccolto nemmeno un voto; questa volta a Roiate è andata meglio - si fa per dire, ovviamente - visto che di voti ne arrivano in tutto 4.
Sempre a Roiate si presenta anche la lista Protesta con noi, che però non riesce a raccattare nemmeno un voto: verrebbe da dire che nessuno, da quelle parti, ha voglia di protestare (e, tra l'altro, è curioso che nemmeno un voto di protesta sia finito sul simbolo con il fulmine su fondo rosso, considerando che di sei liste presenti una sola - Progresso e sviluppo - era davvero locale, come dimostra l'89,11% raccolto). Anche in questo caso, i colori e i caratteri usati possono ricordare qualcosa di già visto in passato (o che si sta per analizzare).
Indizi simili fanno pensare - pur mancando le prove di ciò - che ci sia un disegno comune dietro a molte di queste liste. Il sospetto sarà ancora più forte quando ci si imbatterà in una serie di "simboli fotocopia", dalla grafica poverissima, spesso riportanti solo il nome della lista in neretto su sfondo bianco o colorato; molti di questi nomi ed emblemi sono tra l'altro stati già utilizzati (identici o molto simili) negli anni scorsi (si vedano le vecchie puntate di "Simboli sotto i mille").
 
In Abruzzo, per esempio, a Guilmi (provincia di Chieti) si presentano cinque: due sono locali e fanno quasi il pieno. La loro presenza sarebbe sufficiente a scongiurare il rischio di commissariamento per mancato quorum (vota poco più del 30% degli aventi diritto), ma per le altre liste non avanza quasi nulla: Vivere insieme e Voliamo tutti insieme prendono un voto a testa, L'Alternativa addirittura resta a secco. Finita la conta, si può notare che Vivere insieme riprende quasi per intero un simbolo già visto nel 2019 in Molise e presente anche quest'anno, Ancora insieme.
Anche il simbolo adottato da Voliamo tutti insieme sembra essere la variazione di un modello: in passato sulle schede nei microcomuni si sono visti simboli analoghi, stesso blu di fondo, ma con le scritte in nero.
Quanto a L'Alternativa, lo stesso identico contrassegno bianco e azzurrino era comparso nel 2019 a Carpineto, sempre in provincia di Chieti; allora però ai promotori era andata decisamente meglio, perché le liste in corsa quella volta erano soltanto due e L'Alternativa, in quanto unica perdente, aveva ottenuto tutti e tre i seggi dell'opposizione.
In provincia dell'Aquila i comuni "sotto i mille" al voto sono moltissimi e, con un po' di attenzione e di pazienza, si può trovare un po' di tutto. Questa parte di viaggio inizia ad Acciano, comune in cui si affrontano quattro liste, ma una sola è certamente legata al paese, come dimostra bene l'85% sfiorato da La nuova frontiera (il simbolo più elaborato di tutti, pur utilizzando un'immagine tradizionale), che tra l'altro esprime il sindaco uscente. L'affluenza finale si avvicina al 44% e, se ci fosse stata solo quella lista, la consultazione non sarebbe stata valida: la presenza di altre formazioni certamente aiuta a non far scattare il commissariamento, ma le liste si dividono le poche briciole rimaste, con differenze minime tra loro. 
Quella che va meglio è anche quella con il simbolo più anonimo: La Nuova Realtà strappa addirittura 15 voti (pari al 6,44%), sufficienti per strappare due seggi; il consigliere di minoranza rimasto se lo aggiudica Nuove idee in Comune (con 13 voti, pari al 5,58%), mentre resta a bocca asciutta la lista civica Fratelli di Acciano, ferma a 7 voti (3%). La Nuova Realtà ha un simbolo già visto negli anni scorsi: lo sforzo creativo per produrlo è stato indiscutibilmente vicino allo zero. Questo contrassegno, come si vedrà, anche in questo turno elettorale è solo il primo di una discreta serie di simboli simili tra loro, in cui cambia soltanto il nome e, giusto qualche volta, il colore impiegato per lo sfondo.
Sono leggermente più colorati gli altri due emblemi delle liste non vincitrici. Avendo la pazienza di consultare i dati delle elezioni precedenti ad Acciano, peraltro, si scopre che Cesare Di Giandomenico, proposto come primo cittadino da Fratelli di Acciano, nel 2015 era l'aspirante sindaco della lista di Idee nuove in Comune: quel simbolo - che allora ottenne voti sufficienti per eleggere un consigliere - conteneva solo il nome in nero su fondo verde acqua, lo stesso motivo che questa volta è stato adottato da Fratelli di Acciano. Il nome di cinque anni fa, invece, è stato ripreso quasi del tutto identico anche quest'anno, ma con un altro candidato sindaco (visto che quello di cinque anni fa ha scelto un'altra formazione: si può forse parlare di scissione?).
E poteva forse mancare la Lista Beta? Chiaramente no: la si trova - anzi, era la prima delle candidature in ordine di sorteggio - ad Anversa degli Abruzzi. La scritta, a dire il vero, è quasi impossibile da leggere (sulle schede è alta ben due millimetri) ed è tutt'altra cosa rispetto alla Lista Beta originale, apparsa nel 2015 a Roccavivara (Cb) con il nome ben in vista: allora, peraltro, erano presenti anche la Lista Alfa e la Lista Gamma (che solo il sorteggio aveva messo in ordine inverso) e viene da chiedersi che fine abbiano fatto. Ad Anversa, in ogni caso, le liste locali sono tre su quattro e raccolgono praticamente tutti i voti: alla Lista Beta ne tocca solo uno (pari allo 0,46%).
Lo stesso risultato - un voto, ma stavolta corrisponde allo 0,72% - ha raccolto a Cansano la lista La Nuova Scelta, simbolo quasi identico a quello visto ad Acciano. Quel voto, in effetti, non sposta quasi nulla: è vero che lì votano solo in 141 su 496 aventi diritto e che il quorum non sarebbe stato raggiunto, ma oltre a La Nuova Scelta ci sono altre due liste e sono entrambe locali, dunque non si è mai corso seriamente il rischio di rivotare l'anno prossimo. Se invece si modifica ancora di pochissimo il nome, trasformandolo in La Nuova Svolta, si scopre che questo contrassegna una lista in corsa a Capestrano; lì però la sua presenza è fondamentale, perché evita l'arrivo del commissario (vota solo il 47,7%) e, con i 106 voti ottenuti (22,36%), entra con pieno diritto in consiglio.
Appare decisamente meno fortunata la presentazione a Cappadocia della lista Noi Patrioti (lo stesso simbolo che era stato citato parlando del comune laziale di Percile). Le liste in tutto sulla scheda sono tre, ma non c'è partita perché le altre due sono realmente radicate in quel piccolo territorio e raccolgono quasi tutti i consensi: a Noi Patrioti - benché la grafica suggerisca che si punta in alto - rimangono solo due voti (pari allo 0,5%) e ovviamente, vista la maggioranza schiacciante delle altre formazioni, questa lista rimane senza alcun seggio. Non è chiaro se questo gruppo di candidati sperasse nella presenza di una sola lista locale per cercare di approdare in consiglio o se fosse oggettivamente poco interessato all'esito della competizione.
A Collarmele si presenta una situazione ancora più stravagante. Sulla scheda le liste sono cinque, due delle quali sono legate al paese e si riconoscono bene perché sono le uniche... a colori. Le altre, evidentemente tutte esterne, sembrano fatte con lo stampino: il modello è lo stesso, con scritta piccola nera su fondo bianco. L'unico esercizio di fantasia riguarda i nomi: Finalmente noi, Abruzzo per Collarmele e Lista Beta (identica a quella vista prima); per il resto, guardando la parte di scheda occupata da quei simboli sembra di vedere un fac simile. Delle tre liste solo Finalmente noi strappa due voti; le altre non si muovono dallo zero. 
A Fagnano Alto, poi, non può passare inosservato l'encomiabile e incommensurabile sforzo grafico compiuto dai promotori della Lista Insieme, che per il loro simbolo basato sul nome della formazione utilizzano uno sfondo verde (appena un po' più chiaro rispetto a quello usato da Fratelli di Acciano, che tra l'altro era parente stretto di quello usato dalla Lista Beta nel 2018 a Salcito). Proprio questo sforzo viene incredibilmente premiato: otto voti (3,08%) si trasformano in tre seggi, ma ovviamente questo accade semplicemente perché c'è soltanto un'altra lista in corsa (ovviamente locale), che si accaparra tutti gli altri voti. Se si fa cadere l'occhio sull'affluenza, peraltro, si vede che hanno votato 272 aventi diritto su 524: il 50% è stato superato di pochissimo, ma con dieci votanti in meno la presenza della seconda lista sarebbe stata fondamentale...
A Gagliano Aterno si presenta la lista Per Gagliano Aterno: scritta in Times New Roman grassetto su sfondo bianco leggermente sfumato verso il grigio nella parte inferiore. In questo caso lo "sforzo grafico" non viene minimamente premiato dagli elettori: le altre due liste presentate sono pienamente locali e si dividono tutti i voti, senza lasciarne nemmeno uno a disposizione per i candidati di Per Gagliano Aterno. Il riferimento all'Aterno chiama in causa il fiume più lungo dell'Abruzzo (nasce a Montereale e sfocia nel Mar Adriatico dopo essersi unito al fiume Pescara): non c'è da stupirsi che dia il nome a molti comuni incontrati durante il suo corso.
Uno di questi comuni è Molina Aterno, sempre in provincia dell'Aquila. Qui votano in 273 su 358 aventi diritto, quindi non c'è alcun problema legato al superamento del quorum: in effetti non ce ne furono nemmeno nel 2015, anche se si presentò comunque una seconda lista. Cinque anni fa, peraltro, non sfuggì il fatto che i due candidati sindaci avevano lo stesso cognome; il vincente, in ogni caso, ottenne quasi il 90%. Quest'anno, a livello locale, nessuno ha pensato di allestire una seconda lista, forse anche il risultato dell'affluenza del turno precedente: qualcun altro dall'esterno, invece, ha pensato di presentare lo stesso una lista, denominata L'Alternativa e con un simbolo semplicissimo (scritta L'Alternativa in carattere Avant Garde nero su sfondo giallo): questo gruppo ha gioco facile nell'ottenere tre seggi con soli 20 voti (pari al 7,69%).
A San Benedetto in Perillis, nome decisamente lungo per un comune che ha poco più di 200 anime, si presentano tre liste: la vincente è certamente legata al paese, probabilmente lo si può dire anche per la seconda classificata, benché questa ottenga solo 12 voti su 55. Vota infatti solo il 27% degli aventi diritto, una quota decisamente bassa: vista però la presenza di almeno due liste, la validità del risultato non è mai stata in discussione. Da questo punto di vista, la terza lista, Uniti con voi, può considerarsi superflua: qualcosa di simile devono pensarlo gli elettori, visto che il simbolo - solita tonalità di giallo, nome scritto in carattere Cambria e piuttosto scentrato - viene votato solo da due persone (pari al 3,7% dei voti validi).
Le liste concorrenti sono tre anche nel comune di Villa Sant'Angelo. Quelle locali sono due (tra l'altro qui non si pone nemmeno alcun problema di quorum, visto che va a votare oltre il 61% degli aventi diritto) e si aggiudicano tutti i voti delle elettrici e degli elettori del comune. Per la terza lista, RicostruiAmo Villa, non è disponibile nemmeno un voto, sebbene in questo caso si debba riconoscere un maggior sforzo di elaborazione grafica: qui il nome è stato scritto in carattere Myriad Pro Black Condensed, di colore bianco con un tocco di ombreggiatura, il tutto su fondo blu e con una circonferenza molto spessa. Difficile dire qui perché questa lista sia stata presentata; il risultato, tuttavia, non è stato buono.
Con tutta probabilità, invece, non fa parte del giro della liste citate in precedenza Villa Santa Lucia Domani, presente nel comune di Villa Santa Lucia. Questi candidati hanno ottenuto solo due voti, che in questo caso sono stati pari al 2,9%: sono sufficienti, tuttavia, a conquistare tutti e tre i consiglieri dell'opposizione (le liste in campo sono soltanto due). Soprattutto, però, la presenza di questa seconda lista - pur se notata e votata da pochissimi - riesce a evitare che il comune sia commissariato: gli aventi diritto sono 226, ma ai seggi si presentano solo in 72 e proprio il timore che questo potesse accadere spiega, probabilmente, la scelta di presentare questa lista (la cui grafica, pur semplice, è oggettivamente curata). 
A Villetta Barrea, ultimo comune di nostro interesse in terra aquilana, si ritrova invece una variante di uno dei classici simboli ultraminimal visti sin qui: la Lista civica Insieme ha come unico contenuto del contrassegno elettorale il proprio nome, scritto tra l'altro con la font Calibri (quella, per intendersi, che generalmente Microsoft Word presenta non appena lo si apre). L'unico guizzo creativo - e comunque molto limitato - riguarda la scelta dei colori: blu per il nome centrale della lista e per la circonferenza, giallino - in una tonalità che rende il testo quasi invisibile sul fondo bianco - per l'espressione "Lista civica". Anche qui le liste presentate sono tre e due di queste sembrano del tutto autoctone: Insieme prende solo 7 voti (pari all'1,89%) e neanche un seggio.
In provincia di Pescara ci si concede giusto un giro a Carpineto della Nora perché occorre dare conto del caso della lista Civica per Carpineto: qui oggettivamente il simbolo è graficamente assai più elaborato di tutti quelli visti fin qui (anche se con qualche inopportunità grafica ben riconoscibile). La lista, tuttavia, non porta a casa nemmeno un voto e questo è già piuttosto strano; diventa ancora più strano se si considera che nel 2015 ne aveva presi 48 (pari al 10,19%) e con quelli aveva eletto tre consiglieri, senza dimenticare che le liste presentate allora erano ben quattro (e le altre due, inclusa Sovranità, vicina a CasaPound Italia, si erano divise cinque voti in tutto). Considerando che in questo comune non sembrano esserci problemi di quorum, la presenza e il risultato di questa lista è davvero difficile da spiegare (al di là del cercare di riottenere gli eletti di allora).
L'ultima tappa abruzzese, in provincia di Teramo, ci fa uscire per un attimo dai comuni "sotto i mille". Bisenti ha oltre 1800 abitanti, ma gli elettori sono ben di più, esattamente 2172. Di questi, tuttavia, votano solo in 861, assolutamente insufficienti per raggiungere il quorum. Nessuno, tuttavia, sembra aver pensato che ciò potesse accadere; allo stesso tempo, a nessuno deve aver ritenuto opportuno presentare una seconda lista, anche solo concordata proprio per evitare sorprese (lì sarebbero servite le firme, ma grazie al taglio causa Covid-19 ne sarebbero bastate dieci in tutto). Morale, avendo votato meno della metà degli aventi diritto le elezioni non sono valide ed è già stato nominato un commissario.

La tappa più attesa di questo viaggio, però, era e resta il Molise: da sempre "terra di meraviglie", per numero di comunelli interessati e per frequenza di casi curiosi e di "sovraffollamenti" da tenere d'occhio, anche quest'anno ha dato varie soddisfazioni ai #drogatidipolitica. 
Anche quest'anno, innanzitutto, il record di liste #sottoimille spetta a un comune molisano. Siamo, per carità, lontani dal record assoluto - e probabilmente imbattibile - delle 11 liste presentate a Salcito (650 elettori) nel 2018; anche le 7 liste presentate per gli 826 elettori di Casalciprano (sempre in provincia di Campobasso) sono però un numero di tutto rispetto. Considerando che il numero finale dei votanti è 296, si è rimasti ben al di sotto del 50%, ma sarebbero bastate due liste per rendere comunque valido il risultato; essendocene altre cinque, era probabile che qualcuna restasse a secco o quasi. Non è il caso della lista Voliamo insieme, con l'aquila nel simbolo - oggettivamente meno banale di altri - già vista nel 2017 a Campochiaro e con l'aspirante sindaca (Monia Rossi) che ci aveva provato anche nel 2015 ed era stata eletta (anche allora) per la lista seconda classificata: i 42 voti ottenuti (17,14%) bastano a conquistare tutti e tre i seggi di opposizione.
E le altre cinque liste, rimaste del tutto senza rappresentanti in consiglio? In tutto finiscono per dividersi il cospicuo patrimonio di 14 voti. La più "fortunata", a conti fatti, è la lista Casalciprano, con i suoi sette voti (pari al 2,86%): il simbolo è la variante dei già visti ultraminimal, con il nome del comune scritto in Arial Black nero su fondo verdolino. Un'elaborazione pur sempre maggiore di quella fornita dalla lista Solo Insieme: con il contrassegno a fondo bianco, contenente solo il nome della lista scritto in Times New Roman grassetto e corsivo, non riesce ad andare oltre i tre voti conquistati (in proporzione fa l'1,22%)...  e le liste da vedere sono ancora tre, per quattro voti rimasti da attribuire.
L'Altra Italia e Insieme per... il futuro (già presente alle comunali del 2015, nelle quali aveva ottenuto 10 voti, e comunque vista anche in altri comuni in seguito) sono riuscite a racimolare due voti ciascuna (pari allo 0,82%). Ancora insieme, con la stretta di mano citata già all'interno di questo pezzo (per Vivere insieme a Guilmi) riesce a non prendere nemmeno un voto. Ciliegina sulla torta, non si può non notare che la lista che ha espresso il sindaco (confermato) Eliseo Castelli si chiama Crescere insieme: ciò significa che cinque liste delle sette presentate contengono la parola "insieme", con un ruolo e una resa grafica diversa, ma certo questa appare decisamente gettonata, se non inflazionata... 
Anche nel microcomune di Cercepiccola non si raggiunge il quorum dei votanti, ma ci sono già due liste locali, quindi non ci si pone alcun problema di affluenza; in compenso, a quelle due formazioni autoctone se ne aggiungono tre extra muros, non determinanti per cercare di evitare il commissariamento. Di queste tre liste, Cercepiccola (stesso format grafico appena visto per la lista Casalciprano: cambia solo il nome del paese) riesce comunque a raccogliere 24 voti (5,77%), anche se non bastano per entrare in consiglio comunale. L'unico altro voto ancora disponibile se lo aggiudica la lista Vivere insieme, solo omonima di quella vista a Guilmi (anzi, la grafica è molto più elaborata, con le due persone che abbracciano il mondo), mentre rimane a secco L'Altra Italia.
A Lupara (sì, c'è un paese che si chiama così...) le liste sono "solo" quattro, due delle quali esterne, non essenziali per cautelarsi dal non superamento del quorum (vota quasi il 48% degli aventi diritto). Entrano in consiglio soltanto le due formazioni autoctone; quanto alle altre, due voti riesce a ottenerli L'Altra Italia (ma qui pesano solo per lo 0,59%), mentre l'ultimo voto lo prende Paese Vivo. Viene il sospetto che abbia contribuito al risultato molto scarso (e, a monte, a catturare poco la fiducia di chi era chiamato al voto) il simbolo decisamente poco vivo, con la solita scritta nera su fondo bianco, giusto un po' più grande rispetto ad altre viste fin qui (ma come "botta di vita" sembra un po' pochino...).
Anche a Pietracupa il quorum non viene raggiunto, votando solo il 40% degli aventi diritto (143 su 357), ma da quelle parti a quanto pare sono preparatissimi tanto a evitare di essere commissariati, quanto a tenere fuori gli extra muros dal consiglio comunale. Non solo, infatti, ci sono due liste locali, ma i loro contrassegni a prima vista chiariscono subito che a concepirli e realizzarli è stata la stessa mano (stessa struttura, font analoghe). Niente da fare quindi per Progetto Popolare e per Vivere insieme (stesso simbolo di Cercepiccola), che non prendono nemmeno un voto.
Si è detto che in Molise i piccoli comuni sono molti e spesso capita che vi siano più elettori che abitanti: per questo il quorum è vissuto come un problema serio e non è raro che si tenga pronta una seconda lista da presentare "al bisogno", anche solo per tenere lontani eventuali "disturbatori" esterni. Sarà forse per questo che alcune testate locali hanno definito come "lista di appoggio" Civica Conca Casale, formazione presentata nel comune di Conca Casale (Is) che alla fine ottiene 25 voti. Considerando che le liste in tutto sono cinque e tra queste Alternativa (si noti l'enorme sforzo di colorare di rosso la circonferenza, variando il consueto modello visto fin qui) prende un solo voto, mentre restano a zero Progetto Popolare e Amiamo Conca Casale (quest'ultima a dispetto del simbolo non banale, con un bel girasole all'interno), lo scopo sembra essere stato raggiunto.
Sempre in provincia di Isernia, a Montenero Val Cocchiara si verifica l'ennesimo caso paradossale già visto in passato nelle elezioni "sotto i mille". La lista locale fa praticamente l'en plein, raccogliendo 360 voti sui 375 validi (il 96%), ma ci sono altre due liste esterne: Avanti per vincere racimola 13 voti (3,47%), mentre la quasi ubiqua Progetto Popolare ne ottiene solo 2 (0,53%). Al momento di tradurre il risultato in seggi, Avanti per vincere ottiene tutti e tre i seggi della minoranza con meno del 4%, lasciando a secco l'altra lista. Va detto che lo stesso simbolo di Avanti per vincere ricomparirà più avanti, per cui non si può pensare che si tratti di una lista locale o concordata con la vincitrice per evitare grane di quorum. Anche nel 2015 la minoranza era andata a una esterna (Basta privilegi politici, con il 2,96%) e anche allora aveva votato meno di un avente diritto su due: possibile che nessuno in paese abbia pensato di tenere pronta una seconda lista?
A Roccasicura è forte la tentazione di dire: "Ecco dov'era finita!", visto che sui manifesti e sulle schede rispunta la Lista Alfa, anche se con meno fantasia rispetto al passato nella scelta della font per il contrassegno (e scritta "Alfa" e non "Alpha"). Quasi nessuno in paese sembra però felice di questo ritorno: posto che le liste presentate sono quattro (cinque anni fa erano sei, come nella vicina Roccavivara che tenne a battesimo le liste alfabetiche), la Lista Alfa prende un solo voto, come L'Altra Italia.
A Sant'Angelo del Pesco ritroviamo Avanti per vincere e si è seriamente tentati di sorridere: non solo la lista non vince, ma raccoglie un solo voto. Ed è pur sempre un risultato migliore rispetto a quello di Progetto Popolare, lista rimasta a bocca asciutta.
Il tour tra i microcomuni molisani finisce con una visita al comune di Santa Maria del Molise. Anche qui, come a Sant'Angelo, le liste sono quattro, due di paese (che fanno man bassa di consensi, com'era prevedibile) e due esterne. Di queste ultime, Progetto Popolare non va oltre i tre voti (in questa consultazione pari allo 0,64%), mentre Energia popolare non riesce a raccattarne nemmeno uno: questo nonostante tale lista - bisogna riconoscere l'onore delle armi - presenti un contrassegno graficamente assai più ricercato e ben riuscito rispetto a quasi tutte le liste viste finora (comprese alcune di quelle che sono risultate prevalenti nei comuni "sotto i mille").

Rimaniamo nel Sannio per passare dal Molise alla Campania, arrivando nella provincia di Benevento. Si inizia considerando Castelfranco in Miscano: lì si presentano sei liste (una in più rispetto a quelle viste nel 2015). Il comune ha meno di mille abitanti (in base all'ultimo censimento valido), ma gli elettori sono 1303, per cui raggiungere il quorum è oggettivamente problematico; la presenza di due liste locali, tuttavia, non rischia di creare sorprese da questo punto di vista (e la loro presenza è ben motivata: alla fine vota il 48,5%). Difficile a quel punto, capire cosa abbia portato i promotori a presentare le liste Civica al Centro e Progetto Popolare (ferme a due voti), nonché Civica per l'Italia e Movimento sociale (che non raccolgono nemmeno un voto); ovviamente il Movimento sociale - già visto negli anni scorsi altrove, con un triangolo tricolore come simbolo, certo non un capolavoro - non ha nulla a che vedere con il Movimento sociale italiano (che, comunque la si pensi, ha fatto parte della storia dell'Italia dal 1946 al 1994) e nemmeno con il partito di Gaetano Saya e Maria Antonietta Cannizzaro.
Rimane altrettanto ignoto il motivo che ha portato alcune persone a presentare alle elezioni la lista di Amici Fortorini a Foiano di Val Fortore (comune "sopra i mille", ma ugualmente interessante dal nostro punto di vista): è vero che gli abitanti si chiamano foianesi, ma evidentemente il riferimento è al fiume Fortore. Il simbolo è come sempre banalissimo, giusto un po' più colorato di tanti altri: lo sfondo è rosso stinto con il nome scritto in un carattere graziato bianco. La lista in questione prende due voti (dei 1092 voti validi espressi): l'impressione è che di amici, i promotori di questa lista, ne abbiano davvero pochi....

Più comprensibile, da un certo punto di vista, è la presenza di Reinesi Uniti alle comunali di Reino. In effetti anche qui si tratta di un comune sopra i mille abitanti, ma anche qui c'è il problema del quorum: votano solo in 728 su 1552. Certo, qui occorreva raccogliere le firme, ma - sempre grazie alla riduzione grazie al Coronavirus - ne bastavano soltanto otto, che i promotori della lista hanno evidentemente raccolto senza alcun problema. La lista, al di là di una grafica piuttosto semplice (ma comunque colorata), non ha ottenuto un risultato particolarmente eclatante: il raccolto finale ammonta a 11 voti (1,79%), di poco superiori alle firme raccolte, ma bastano tanto a evitare il commissario, quanto a eleggere tre consiglieri.
Lasciando il beneventano, ci si può spostare in provincia di Avellino, in particolare a Sorbo Serpico. Lì le liste sono sei: due sono chiaramente locali (i loro candidati alla carica di sindaco erano già stati gli unici concorrenti alle elezioni di cinque anni prima, uno dei due simboli si è conservato a distanza di cinque anni), le altre a quanto pare no. Il Partito Valore Umano, in una rara presenza al Sud, riesce comunque a raccogliere 53 voti (13,80%) e riesce a conquistare un seggio (strappandolo evidentemente alla lista seconda classificata): viene quindi da pensare che quella lista abbia un pur minimo radicamento in quel paese. Noi Sorbo Serbico - leggermente più elaborato rispetto ad altri simboli, ma comunque piuttosto elementare - raccoglie solo un voto; Rainone sindaco - Sorbo rinasce (un sole che sorge, grafica piuttosto elementare ma almeno un po' più elaborata) non ottiene nessun voto, come Progetto popolare (ennesima dimostrazione che, a dispetto delle tante liste presentate, i risultati possono scarseggiare).
In provincia di Caserta rileva solo il comune di Pertosa: accanto alle due liste locali ce n'è una terza, quella del Partito Valore Umano che si ferma a due voti (0,41%) e resta fuori dal consiglio.

In Puglia non ci sono comuni sotto i mille al voto, ma si può citare comunque il caso di Lesina, in provincia di Foggia, un comune con oltre seimila abitanti. A dispetto delle dimensioni, si presenta una lista sola e, per giunta, vota solo il 48,97% degli aventi diritto. Le elezioni, dunque, non sono valide; la cosa strana è che, a causa della differente composizione dell'elettorato attivo, per le concomitanti regionali votano in 2940 su 5590 elettori (quindi superando la metà più uno), aventi diritto, mentre per le comunali su 5746 elettori votano solo in 2814...

Un piccolo passaggio riguarda anche la Basilicata, anche se non si raggiunge la vetta di Carbone. A Cersosimo nel potentino, L'Altra Italia ha presentato un'altra lista, che però si aggiunge alle due liste locali e riesce a ottenere solo due voti (0,5%). Passando alla provincia di Matera, a Craco la lista Per Craco prende solo 16 voti (3,48%); si tratta di elezioni decisamente anticipate, poiché il sindaco eletto nel 2019 era stato riconosciuto incandidabile; è facile verificare che nel 2019, solo 16 mesi prima, lo stesso simbolo ne aveva ottenuti ben 112 (34,35%). Continuando con le curiosità in provincia, anche se riguardanti comuni con più di mille abitanti (quindi soggetti alla raccolta firme), a San Giorgio Lucano la lista Per San Giorgio Lucano di voti ne prende solo tre; ad Accettura, infine, la seconda lista, Per Accettura, con un simbolo molto semplice, viene scelta solo da 34 elettori (pari al 3,22%), ma questo le basta per ottenere tutti i seggi della minoranza e, soprattutto, salva il comune dall'arrivo del commissario per mancato quorum (e così si spiega la sua presenza).

Le regioni a statuto ordinario finiscono con la Calabria, in cui generalmente non c'è molto da segnalare; quest'anno, invece, qualche caso da evidenziare c'è. In provincia di Catanzaro, L'Altra Italia presenta una lista ad Andali, ma raccoglie solo 2 voti (pari allo 0,40%).  A Montauro (che ha 1740 abitanti, quindi prevede la raccolta firme), le liste sono tre e il quorum è ampiamente superato, ma la lista Montauro Civica resta ferma a 8 voti (0,69%),
Passando nel cosentino, a Papasidero appaiono cinque liste: due sono locali, mentre l'ennesima presenza dell'Altra Italia ottiene solo 3 voti (0,60%). Questa però passa decisamente più inosservata rispetto alla ricomparsa del Movimento S.F.I.A.M., il cui simbolo è già stato avvistato negli anni scorsi in giro per l'Italia: nel 2017, per esempio riuscì a ottenere tre seggi a Mezzana Rabattone in provincia di Pavia, tra l'altro con lo stesso candidato sindaco - Pablo Algieri - che in quest'ultimo turno elettorale si proponeva come primo cittadino a Papasidero (dopo essersi dimesso dal comune pavese) e che dal 2013 al 2015 aveva presentato analoghe candidature per la lista P.I.L.U. In questi anni, a dire il vero, non si è riusciti a svelare il significato dell'acronimo della lista, né si riescono a immaginare legami tra Pavia e Cosenza (al di là dell'identità del candidato): in ogni caso, i voti conquistati sono solo due.
Sempre a Papasidero, l'ultimo voto disponibile finisce alla lista Alternativa sociale italiana: il simbolo è vagamente simile nella sua struttura a quello originario di Destre Unite (con un tocco di giallo e varie sagome umane). Va peraltro segnalato che la lista Asi si presenta anche a Castrovillari, un comune superiore di oltre 20mila abitanti: quel luogo dev'essere la base del movimento, visto che lì la lista ottiene un lusinghiero 4,61%. A quanto pare, dunque, si è di fronte a una rara presenza di liste che sono espressione di gruppo politico organizzato, sia pure a livello solo locale.
Per finire, come se si dovesse seguire l'ordine alfabetico per trattare i vari comuni, come tappa conclusiva si sceglie Zaccanopoli, in provincia di Vibo Valentia: lì si trova l'immancabile L'Altra Italia, che però deve vedersela contro tre formazioni locali. La situazione è molto equilibrata: 184 voti alla lista vincente, 172 e 153 alle altre due: è normale dunque che agli estranei - L'Altra Italia appunto - ne arrivi solo uno ed, ovviamente, non accompagnato da alcun seggio.
E, alla fine di questo viaggio, non si è ancora capito se lo scopo di molte delle liste analizzate sia davvero eleggere qualche rappresentante in consiglio comunale (senza spingersi a pensare addirittura di amministrare il comune) o se non se ne debbano cercare altri. A ciascun lettore, il compito di farsi la propria idea...