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giovedì 4 aprile 2024

Libertà, De Luca tocca quota 17 simboli e forse non si ferma: "Cu sapi?"

Macchine fotografiche puntate, fotocamere degli smartphone schierate: la penultima versione del contrassegno elettorale della lista Libertà - Sud chiama Nord, con ben 17 simboli al suo interno (incluso quello della formazione capofila e titolare dell'esenzione dalla raccolta firme) è stato davvero il primo ingrediente dell'ultima conferenza stampa organizzata prima delle elezioni europee da Cateno De Luca e Laura Castelli, tenuta per l'occasione non nella sala stampa della Camera, ma all'interno del vicino Hotel Nazionale.
Già, penultima versione. Non appena il cartoncino con il simbolo dei record - alle europee non si era andati oltre i 6 simboli + 1 della Lega Lombarda - Alleanza Nord e gli 8 della lista Federalismo guidata da Uv e Psd'az, entrambi visti nel 1989 - nelle mani di De Luca è stato girato verso il pubblico della conferenza stampa, per poi materializzarsi anche sullo schermo dietro il tavolo dei relatori, gli occhi hanno cercato di capire in fretta chi si fosse aggiunto per riempire i 5 pallini ancora vuoti (incluso quello liberato dal Partito popolare del Nord), ma anche se la posizione di chi c'era già fosse cambiata; non solo i pallini sono stati riempiti, non solo c'è chi ha cambiato di posto e dimensioni, ma ora il contrassegno risulta molto più "pesante", perché la maggior parte delle "pulci" è stata concentrata nella parte inferiore, sotto la fascia biconcava blu con il nome "Libertà". Nemmeno il tempo di domandarsi il motivo di queste e di altre scelte grafiche e Cateno De Luca ha subito precisato, con ineffabile sorriso quasigiocondesco: "Ovviamente la composizione conclusiva la vedrete sabato", con riferimento alla manifestazione già prevista presso il teatro Quirino, sempre a Roma. 
Che cambiamenti ci si potrebbero aspettare da qui ad allora? Il leader di Sud Chiama Nord ha assicurato che sabato, vale a dire dopodomani, il contrassegno dovrà essere definitivo, "anche perché domani pomeriggio ci troveremo dal notaio per regolare le autorizzazioni all'uso del simbolo"; i fregi presenti nella grafica mostrata oggi, però, "sono stati inseriti a titolo informativo e non vi nascondo che... non è detto che sia finita qui. Non è escluso che ci sia qualche seduta spiritica notturna che possa portare a inserire ancora qualche altra realtà politica che in questo momento si sta facendo tenere al guinzaglio da altro".
Cateno De Luca non ha svelato altro, per il momento: ha preferito fare il "suo" punto sulla situazione all'interno e soprattutto all'esterno, partendo da Matteo Renzi. "Non c'è alcun motivo di vergogna o di esitazione - ha detto - per tutti i partner di questo progetto. Da quando abbiamo parlato per la prima volta di questo progetto, all'inizio di marzo, è cambiato il mondo: innanzitutto è scomparso il centro", con riferimento alla campagna "Al centro con Renzi": "Lui è andato a finire sotto un simbolo che ne contiene altri sei [in effetti cinque, ndb]: pare che il metodo De Luca stia creando troppe fibrillazioni, visto che sembrano volersi aggiungere anche Cuffaro e Mastella. Insomma, prima ci prendevano in giro, ora fanno una pessima imitazione: definiscono la nostra come un'ammucchiata, mentre invece per loro Stati Uniti d'Europa è una lista di scopo". Per De Luca, però, non vive una situazione migliore Carlo Calenda, perché i movimenti politici e civici coinvolti da Azione starebbero chiedendo un trattamento simile a quello riservato da De Luca alle forze partecipanti alla lista Libertà: "Noi stiamo legittimando tutti i soggetti aderenti, perché la visibilità nel simbolo potenzialmente dà benefici importanti a ogni partecipante, è il nostro modo di contaminare l'oligarchia con la democrazia".
Tra i soggetti di nuova adesione alla lista, tra l'altro, c'è una tappa antecedente della storia dello stesso Cateno De Luca: si tratta di Sicilia Vera, che nel 2017 aveva partecipato alle elezioni regionali all'interno della lista dell'Udc (eleggendo proprio De Luca) e, in virtù di questo, nel 2022 aveva ottenuto l'iscrizione al registro dei partiti politici (lo stesso in cui ora si trova Sud chiama Nord). "Sicilia Vera - ha spiegato lo stesso De Luca - è la nostra ammiraglia e non è messa a caso in alto, alla sinistra di Sud chiama Nord: il 18 marzo 2007, giorno del mio compleanno, mi sono regalato un partito, appunto Sicilia Vera, una zattera da cui è cominciato tutto, fino al percorso che a giugno del 2022 ha fatto nascere Sud chiama Nord". E la sagoma rossa della Sicilia (con al centro il Triscele siciliano, cioè la Trinacria) su fondo blu sfumato può sembrare, con una certa fantasia, una zattera, che nel 2007 ha condotto De Luca fuori dal Movimento per le autonomie (con cui era stato eletto deputato regionale nel 2006 e nel 2008), lo ha portato a proporsi come presidente nel 2012 con la lista Rivoluzione siciliana (non troppo fortunata), fino al ritorno all'Assemblea regionale siciliana nel 2017 di cui si è detto prima. 
Quanto alle altre forze che si sono aggiunte, la prima ha una storia ancora più lunga rispetto a Sicilia Vera: si tratta del Fronte Verde, guidato da Vincenzo Galizia, uno che spesso ha frequentato i depositi dei contrassegni al Viminale con il proprio emblema, mentre questa volta si accontenterà di inserirsi in un altro fregio che però sicuramente finirà sulle schede. "Il nostro movimento ecologista - ha ricordato Galizia - è nato nel 2006, facciamo politica anche nei piccoli centri, creando una rete sul territorio di figure civiche che collaborano fattivamente con noi". 
Quello schierato in quest'occasione, tra l'altro, è un simbolo graficamente nuovo: dopo l'esperienza di Più Eco (iniziata nel 2020), al posto del globo a cuore in primo piano c'è di nuovo un arciere, come in passato, ma stavolta non c'è alcun arco teso: viene evidenziato il suo volto incappucciato di verde, l'elemento grafico più evidente insieme alla faretra. "In effetti - ha spiegato Galizia appositamente per questo sito - abbiamo voluto modernizzare il vecchio logo, mantenendo però lo stile a metà tra Robin Hood e Green Arrow: chi meglio di lui può rappresentare la libertà, che è la parola principale della coalizione? In questo modo risalta di più anche il nostro nome storico". In effetti l'immagine del volto sarebbe sicuramente più d'impatto, anche se la dimensione assai ridotta della "pulce" rende quasi impossibile identificarla; la stessa dimensione, peraltro, forse eviterà di far ritenere confondibile quella miniatura con il simbolo di Alleanza Verdi e Sinistra (è vero che qui "Verde" è molto evidente, ma sarà persino difficile leggerlo sulla scheda). Questa mattina, tra l'altro, è intervenuto anche Giacomo Rossi, consigliere regionale per le Marche, eletto nel 2020 all'interno di una lista denominata Civici (che pure nel corso del tempo ha cambiato foggia) e che da tempo collabora con Fronte Verde: "Non è un ambientalismo del no a tutti i costi o delle poltrone ideologizzate da una certa sinistra: vogliamo lavorare per un'Unione Europea non dittatoriale e non matrigna, non dei burocrati, non del centralismo".
Sempre nell'area ambientalista si colloca un soggetto meno noto e di assai più recente fondazione, vale a dire Progresso sostenibile, nato come progetto politico nel 2022 - come seguito dell'omonima associazione - e promosso dall'ex europarlamentare Giulia Moi (eletta allora con il MoVimento 5 Stelle). "Ho deciso di far parte di questo progetto - ha dichiarato - per collaborare innanzitutto nell'interesse della Sardegna: sono tante le battaglie che ho già portato avanti fin da quando ero al Parlamento europeo e che occorre continuare, a partire da quelle legate agli sprechi e all'uso dei fondi europei, che in Sardegna di fatto spariscono sempre, al punto che lo scorso anno siamo diventati addirittura sottosviluppati". Il simbolo della forza politica è decisamente semplice, trattandosi di una foglia molto stilizzata su fondo verde (con una fascetta bianca per riportare il nome del gruppo).
Ha una storia più lunga (dal 2016), ma è forse soprattutto il soggetto politico più noto a livello nazionale tra quelli che prendono parte alla lista Libertà il Popolo della Famiglia, per il quale oggi è intervenuto il suo fondatore e leader Mario Adinolfi: "Io non accetto per questa lista il termine 'caravanserraglio': qui c'è un progetto politico, unito da un programma che, pur avendo la natura di comune denominatore, tiene insieme tutte queste forze e può avere una prospettiva, con l'idea di spaccare le gabbie politiche di un bipolarismo forzato. Io sono per la pace e credo che l'Europa non debba fare la guerra; credo, da municipalista, nel principio di sussidiarietà e penso che l'Europa lo tradisca, tradendo la sua essenza; da cattolico, poi, dico che negli altri partiti ai cattolici sono state imposte le forche caudine ed è stato chiesto di non mostrare il simbolo, mentre qui c'è un simbolo in cui buona parte dei 7 milioni di cattolici praticanti che usciranno da messa il 9 giugno potranno riconoscersi". Il simbolo, per l'occasione, non cambierà, mantenendo tutti i suoi elementi a dispetto della ridottissima dimensione.  
Simbolo ricostruito
Si è poi registrato l'intervento di Marco Mori, candidato nel 2022 con Italexit (e già segretario di Riscossa Italia), "Nel 2022 abbiamo fallito perché allora il fronte del dissenso corse sparso, prevalse l'egocentrismo e uno schieramento che da solo valeva almeno il 6% si schiantò, non mandando alcun rappresentante in Parlamento. L'impresa che Cateno De Luca ha tentato e in cui è riuscito almeno al 70% è di ricostruire e tenere insieme quel fronte: qualcuno si è sfilato per ragioni politiche e a volte personali, dispiace, mentre fa piacere vedere qui Vita, varie persone già candidate con Italexit e Insieme liberi che in Friuli ha ottenuto un ottimo risultato". Mori, membro della direzione nazionale del partito Indipendenza!, partecipa qui attraverso il proprio simbolo Sovranità (nome bianco su fondo blu, con sotto un fregio tricolore): "Sovranità significa democrazia, il nostro popolo deve decidere incondizionatamente sul suo territorio, altri non possono dirci cosa fare a casa nostra: è un messaggio del tutto alternativo rispetto a quello di una lista eversiva come quella di chi propone la fine della Repubblica italiana nel nome degli Stati Uniti d'Europa".
Dal profilo di Cateno De Luca, 20 marzo
Durante la presentazione, Cateno De Luca ha ricordato come il 15 febbraio scorso si fosse raggiunto un accordo con Democrazia sovrana popolare (guidata da Marco Rizzo e Francesco Toscano) e Indipendenza! (guidata da Gianni Alemanno) - concordando anche una bozza di simbolo, già mostrata il 20 marzo attraverso i canali social - e che quell'accordo sarebbe saltato per disaccordi sulla leadership ("Ma sono stati gli elettori a darci i due parlamentari e, dunque, l'esenzione che permette di presentare la lista!") e sui contenuti: "Con noi, in ogni caso, ora c'è una parte consistente dei gruppi che ufficialmente hanno scelto di non condividere questo percorso". 
Da ultimo, De Luca ha ricordato che l'idea è di affiancare alla lista anche due formazioni legate alle minoranze linguistiche (sebbene - questo va ricordato, anche perché è stato confermato indirettamente anche dalle recentissime Istruzioni per la presentazione e ammissione delle candidature divulgate dal Ministeo dell'interno - anche queste debbano raccogliere 15mila firme in quella specifica circoscrizione. Se è già stato mostrato il 21 mrzo il simbolo di Rassemblement valdôtain, nato da quattro consiglieri regionali ex leghisti, "stiamo anche lavorando con grande fatica per avere un'altra lista collegata legata alla minoranza di lingua tedesca sul territorio di Bolzano". Ci saranno dunque sorprese - su questi o su altri piani - sabato mattina al teatro Quirino? De Luca ha ripreso il suo sorriso quasigiocondesco e ha scandito: "Cu sapi?
Già, chi lo sa; nel frattempo ci si sente di rivolgere un pensiero di solidarietà a Max Barbera, "visual brand designer di De Luca", intervistato oggi da Antonio Atte per Adnkronos: "Cateno mi chiamava la notte - ha dichiarato - voleva aggiungere sempre un nuovo simbolo. Abbiamo cercato di trovare una soluzione per rappresentare meglio il tutto. È stato sicuramente un lavoro entusiasmante, ma impegnativo. Il simbolo è l'espressione di un'idea politica, quindi bisogna fare attenzione ad alcuni aspetti. Con Cateno ci conosciamo da 15 anni: ho sempre collaborato con lui per le sue attività di comunicazione, è uno che ci mette tutto se stesso. È sicuramente un grande comunicatore, io dal canto mio ho cercato di mettere la mia competenza di visual brand designer al servizio del progetto". Oggettivamente, però, dev'essere stato difficile fare pace con l'idea di creare un contrassegno il cui simbolo più piccolo, al momento, misura - se i conti fatti sono giusti, 2,7 millimetri di diametro. Cosa ancora più curiosa, tra i partiti e movimenti con simboli di quella dimensione ci sono il Fronte Verde, il Popolo della Famiglia e Grande Nord, più noti ma quasi invisibili (persino i "bollini" del Capitano Ultimo e di Enrico Rizzi sono più grandi); i gruppi più evidenti, oltre a Sud chiama Nord, risultano essere Popolo Veneto di Vito Comencini, i Civici in Movimento di Sergio Pirozzi, Noi agricoltori & pescatori (organizzato da Francesco Amodeo) e Movimento per l'Italexit, dalla storia decisamente recente, se non recentissima. Difficile, quasi impossibile comprendere il criterio che ha suggerito le dimensioni dei 16 simboli diversi da Sud chiama Nord (e non si cede alla tentazione inopportuna di pensare che il diverso rilievo degli emblemi sia legato a eventuali diversi contributi economici alla campagna). Tanto vale aspettare meno di 48 ore e scoprire sabato mattina il simbolo, magari scoprendo - ci si lasci immaginare, con la certezza di non indovinare - che Sicilia Vera è entrato nella "pancia" ancora vuota di Sud chiama Nord (lì un cerchietto grande come quello di Fronte Verde ci sta), lasciando il posto per un altro simbolo...

lunedì 7 dicembre 2020

Più Eco, il nuovo movimento degli Ecologisti confederati

Ci è voluto molto più tempo del previsto perché il processo si completasse, ma ieri è nato un nuovo soggetto politico ecologista, con l'idea di far pesare di più la sensibilità ambientalista, ecologista e animalista al di fuori dei partiti e degli schieramenti tradizionali. Il nuovo movimento si chiama Più Eco - Ecologisti confederati: l'assemblea fondativa si è dovuta necessariamente tenere solo online, ma si è trattato dell'atto conclusivo di un cammino intrapreso molti mesi fa da vari gruppi di quell'area (inevitabilmente rallentato dalla pandemia e dai suoi effetti) e, allo stesso tempo, del momento iniziale di una nuova strada, ancora in buona parte da tracciare e costruire. 
 
Più Eco, in particolare, è il frutto dell'impegno comune di 41 diversi soggetti, tra movimenti, associazioni, liste civiche, comitati cittadini e centri studi. La realtà più impegnata e più nota è certamente il Fronte Verde - Ecologisti indipendenti, ma a questa si sono via via unite varie altre sigle: tra queste figurano Unione degli Animalisti, Veneto Ecologia Solidarietà, Sicilia Protagonista, Onda Civica Trentino, Movimento dei Disoccupati e Precari del Mezzogiorno, Democrazia Ecologica, Gruppi di ricerca e formazione ambientale, Socialismo tricolore, Movimento Partite Iva e molte altre realtà che hanno scelto di unire le loro forze in un progetto più ampio. Non si scioglieranno e continueranno a esistere come soggetti autonomi, ma porranno particolare attenzione al nuovo progetto politico.
Uno dei punti più rilevanti del percorso fatto in questi mesi si è avuto tra maggio e giugno, prima con la stesura e poi con l'apertura alle adesioni del 
Manifesto degli Ecologisti confederati, che ha delineato i tratti essenziali del nuovo progetto politico, indicando innanzitutto lo sviluppo responsabile, l'impiego di fonti energetiche alternative e rinnovabili (al posto di quelle fossili e di altre fonti pericolose come quella nucleare), l'impegno per fermare  il  cambiamento climatico, per una  svolta ecologica a tutela della biodiversità, nonché contro la vivisezione, gli  allevamenti  intensivi e l'agricoltura degli Ogm; non mancavano la battaglia contro la concentrazione delle risorse alimentari mondiali e le opere pubbliche inutili e impattanti, nonché a favore dell'acqua come bene comune e pubblico, della riduzione dei rifiuti e del riciclo; si proponeva di creare un Piano nazionale urbanistico (per una progettazione guidata da principi comuni e contro il consumo di suolo e la speculazione), di puntare sull'educazione ambientale come materia scolastica e di adottare una politica conservativa del patrimonio forestale. Altri punti del manifesto riguardavano il sistema sanitario e lo stato sociale (da difendere e valorizzare), la ricerca scientifica (cui destinare maggiori risorse) e il mondo del lavoro (puntando sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e su un patto sociale contro la disoccupazione, anche grazie all'economia verde e della cultura); si proponevano poi la "nazionalizzazione" della Banca d'Italia e misure improntate a una maggiore sobrietà per la politica e alla lotta all'evasione fiscale (ma cercando nel contempo di agevolare i ceti più poveri). Infine, quanto alla dimensione europea, si prendeva posizione a favore della creazione di un esercito europeo (proponendo nel contempo di superare la Nato e la presenza militare statunitense in Italia) e di "una nuova Europa sociale, solidale e confederata, che sia Patria dei Popoli e non schiava delle Banche e delle Multinazionali" (con un deciso no a un assetto istituzionale che non dia peso al Parlamento europeo e un rifiuto netto del Mes, del Recovery Fund e di "tutte le altre forme usuraie e ricattatorie come il Fiscal Compact".
Anche di quei temi - soprattutto di difesa delle acque, salvaguarda del territorio, tutela del patrimonio paesaggistico, faunistico e archeologico, conciliazione di lavoro, salute e sviluppo sostenibile - si è discusso nell'assemblea fondativa online di ieri, cui hanno partecipato delegati di varie parti d'Italia. Tra gli ospiti presenti - oltre a Francesco Cufari, presidente dell'Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali della Calabria, e a Markus Maurmair, sindaco di Valvasone Arzene (PN) e presidente del Patto per l’autonomia) - si segnala l'ex deputato europeo Beniamino Donnici (approdato a Bruxelles nel 2007 dopo la candidatura nella lista Di Pietro-Occhetto - Società civile, dopo una militanza nel Msi, in Calabria libera e poi nell'Italia dei valori). 
Particolarmente rilevante, anche sul piano "simbolico", è stata la presenza di Jean-Marc Governatori, consigliere comunale di Nizza e presidente nazionale del partito francese Alliance écologiste indépendante (nato nel 2009 dalla convergenza di 
La France en action, Génération écologie e Mouvement écologiste indépendant), che rifiuta di inserirsi nelle logiche di posizionamento destra-sinistra. Governatori - che ha segnalato come l'emergenza climatica sia di livello mondiale e perfino più importante di quella rappresentata dalla pandemia da Coronavirus - ha annunciato l'imminente alleanza con Più Eco, tendendo a programmi e intenti comuni anche in ambito europeo. Ciò non è secondario, considerando che il partito al momento può contare su due seggi a Bruxelles dopo le elezioni dello scorso anno (gli eletti appartengono al gruppo Verdi/Ale) e - qualora non venisse mutata la legge elettorale - un'alleanza con quel gruppo potrebbe consentire la presentazione di liste alle europee senza bisogno di raccogliere le firme.
A rendere più visibile l'alleanza provvede la scelta di un simbolo per Più Eco chiaramente ispirato a quello del partito francese: se il logo dell'Alliance écologiste indépendante è il globo terrestre adattato a forma di cuore, il nuovo soggetto politico italiano ha reinterpretato lo stesso tema, facendo stare nel tradizionale cuore stilizzato gran parte delle terre emerse, optando per la rappresentazione del planisfero
Nell'assemblea di ieri, oltre che discutere di vari temi - erano presenti anche la geologa Eugenia Belluardo (Trapani), la docente Giuliana Farinaro (Caserta), l’archeologa Maria Lucia Guarneri (Enna), Antonella Vincenzi (Cosenza) e la presidente di Veneto Ecologia Solidarietà nonché ex consigliera regionale del Veneto Patrizia Bartelle - e presentare l'emblema del movimento, si è provveduto a eleggere gli organi di vertice del movimento. In particolare, il presidente nazionale di Più Eco sarà Vincenzo Galizia, già a capo del Fronte Verde fin dalla sua fondazione: nel suo intervento ha voluto riaffermare la trasversalità e l'alternatività dalle logiche partitiche del nuovo progetto, che può qualificarsi come movimento civico non solo a carattere nazionale ma soprattutto attento alle istanze locali e territoriali; a livello europeo, invece, il rapporto privilegiato con l'Alliance écologiste indépendante dovrà puntare alla creazione di un nuovo raggruppamento ecologista europeo davvero indipendente da quelli oggi presenti. Come presidente del comitato scientifico è stato Mario Canino (in un primo tempo individuato come candidato alla presidenza delle Marche del Fronte Verde - Ecologisti confederati, quando si pensava a una corsa autonoma col simbolo dell'arciere), mentre Carlo Pompei è il nuovo responsabile del dipartimento comunicazione. 
Il movimento è sorto ufficialmente lontano dalle scadenze elettorali ufficiali (a meno di elezioni anticipate, ovviamente), ma conta di prepararsi con una certa cura ai prossimi appuntamenti, anche considerando - in prospettiva - di chiedere l'iscrizione al Registro dei partiti politici quando questo sarà possibile. Per questo e per altri passaggi, in ogni caso, c'è tempo.

martedì 18 agosto 2020

Marche, in campo gli Ecologisti confederati (con l'arciere del Fronte verde)

AGGIORNAMENTO ore 18: è stato annunciato da un lancio Ansa che la lista degli Ecologisti confederati non si presenterà e i suoi candidati correranno sotto il contrassegno del Movimento per le Marche, che - come si è visto - appartiene alla coalizione che sostiene Francesco Acquaroli come aspirante presidente della regione Marche (per il centrodestra). A darne notizia è stato lo stesso Mario Canino (che nel 2019 si era candidato alle europee con la lista Europa verde).
 
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Tra i candidati in corsa per la presidenza della regione Marche - al di là della sfida principale tra Maurizio Mangialardi e Francesco Acquaroli - figurano anche esponenti di forze minori che stanno lavorando per dare corpo a progetti più estesi, anche a livello nazionale. Gli Ecologisti confederati per le Marche, in particolare, hanno indicato come aspirante presidente Mario Canino, classe 1949, romano di origine ma domiciliato a Piobbico da oltre trent'anni: laureato in filosofia della scienza, è stato docente di storia e filosofia nei licei e "di formazione professionale nell'ambito della cooperazione internazionale", come recita una nota diffusa nei giorni scorsi; sempre lì è indicato come "esperto sulla scienza e ingegneria civile e militare del ducato di Urbino nel rinascimento da Federico da Montefeltro in poi e dei rapporti tra i duchi di Urbino e l’Europa". 
Il nome della forza politica che sostiene Canino, in effetti, può suonare nuovo anche per chi segue con una certa attenzione la politica "minore". Basta guardare anche solo per un attimo il simbolo che il gruppo intende presentare - si sta completando la raccolta firme in questi ultimi giorni disponibili - per rendersi conto che il cuore di quest'iniziativa elettorale è il Fronte verde, formazione fondata nel 2006 e guidata dal romano Vincenzo Galizia. La dicitura scelta per partecipare a queste elezioni - e, contemporaneamente, a quelle comunali di Macerata con Tonino Quattrini, coordinatore regionale per Fronte verde - Ecologisti confederati - circonda infatti il simbolo del Fronte verde, con l'arciere disegnato che ormai è ben noto nell'iconografia del movimento politico (è stato adottato nella forma attuale nel 2013).
Se dalla sua Canino può vantare l'impegno in varie battaglie di natura ambientalista ed ecologista (ha fondato il comitato che chiedeva l'istituzione del Parco delle Sabine a Roma, è stato proponente del protocollo di intesa per la realizzazione del piano regolatore delle antenne nel municipio IV nel Comune di Roma e ha concorso alla riscrittura dello strumento urbanistico generale di Roma), per la sua candidatura propone alcuni punti qualificanti. Tra questi, la realizzazione nei singoli comuni del "Bosco per la città" (con vincolo di rapporto alle nuove concessioni edilizie); lo "stop al 5G" (proponendo di regolare le misure di mitigazione all'impatto ecologico di antenne e dispositivi tecnologici); la realizzazione di "uffici del lavoro" nei vari comuni (coordinandone l'opera e prevedendo anche una scuola di formazione regionale ma gestita dai comuni, per riqualificare i lavoratori coinvolgendo le attività economiche private e pubbliche); non manca l'azione in ambito di welfare, con l'idea di agire a livello locale attraverso una "società di mutuo soccorso" per ridurre o azzerare i costi sostenuti dai cittadini per esami diagnostici e visite specialistiche indispensabili.
Al di là delle singole competizioni elettorali (a Trento il gruppo appoggerà Onda civica Trentino, in Puglia sosterrà Mario Conca), la convivenza nello stesso contrassegno della dicitura "Ecologisti confederati" e del simbolo del Fronte verde fa intuire un'evoluzione in atto in quella forza politica: già alla fine del 2018 Galizia aveva lanciato un appello per una "confederazione ecologista", cui potessero aderire anche altre forze politiche e sociali in vista della creazione di un nuovo partito, più grande e solido. Inizialmente si pensava di compiere il passaggio entro il 2019, poi il processo ha richiesto più tempo; l'evoluzione del progetto, in ogni caso, sembra a buon punto e partecipare alle regionali con le proprie forze sarebbe già un buon risultato. 

venerdì 17 maggio 2019

Il Fronte Verde? "Non è di estrema destra, ma guarda avanti come il simbolo"

Ha oltre dodici anni di vita, eppure Fronte Verde, fino a pochi giorni fa, era essenzialmente un piccolo movimento di ispirazione ambientalista, noto agli addetti ai lavori (e, ça va sans dire, ai #drogatidipolitica che frequentano questo sito), caratterizzato dalla presenza di un arciere verde nel suo simbolo - dopo la freccia verde dei primi tempi - e apparso saltuariamente in alcune elezioni locali. Poi qualche giorno fa è arrivato l'intervento di Giuseppe Civati, esponente di punta di Possibile e tra i candidati alle elezioni europee nelle liste di Europa Verde (la compagine ambientalista nata dall'impegno congiunto, tra le altre forze, proprio di Possibile e della Federazione dei Verdi), che ha portato improvvisamente - e forse involontariamente - alla ribalta nazionale quel soggetto politico. Una querelle ha tenuto banco per giorni su varie testate, a partire dal passaggio di un articolo scritto sul Foglio da Luciano Capone, in cui si diceva che Civati, pur essendo impegnato come editore nella battaglia al Salone del Libro di Torino contro l'editore vicino a CasaPound, "in Europa verde [...] è alleato del movimento ambientalista di estrema destra Fronte verde" e non si notava nell'ex leader di Possibile "alcun imbarazzo a stare fianco a fianco in lista con gli estremisti di destra". 
Quelle poche righe hanno scatenato un putiferio: Civati avrebbe chiesto spiegazioni ai Verdi, ottenendo solo "risposte parziali e non chiare, sul motivo di questa presenza e sulla responsabilità di chi ha scelto di candidare queste figure", per cui - non potendo ritirare la sua candidatura - ha scelto di sospendere "ogni attività della campagna elettorale", ritirandosi "in buon ordine". Puntualmente sono arrivate le risposte delle candidate accusate di essere di "estrema destra", Giuliana Farinaro (circoscrizione Sud) ed Elvira Vernengo (circoscrizione Isole), per le quali "nulla vi è di più lontano dalla nostra storia politica e personale rispetto alla cultura fascista, che non ci appartiene né ci è mai appartenuta, che non condividiamo e che abbiamo più volte combattuto con forza" (anzi, si sono dichiarate vicine alle idee e alle battaglie degli ecologisti e della sinistra); non è mancata nemmeno la replica pubblica del verde Angelo Bonelli, che ha bollato le accuse alle candidate (accostando a loro l'ambientalista romano Mario Canino) come "pesanti, gratuite e ingiuste", ha lamentato come i Verdi siano stati posti "sul pubblico patibolo senza che alcun contraddittorio o processo si sia svolto con chi ci ha rivolto queste gravissime accuse, come nei regimi più autoritari", rivendicando che "l'antifascismo non può essere e non deve essere una pratica che ci ricorda i vecchi e i nuovi regimi autoritari" e precisando che peraltro "Europa Verde non ha alcuna alleanza con Fronte Verde ed io ad esempio non li conosco e non ho avuto e non ho rapporti con loro".
Tra tutte le voci che si sono espresse in questi giorni, mancava quello dei presunti "rei originari", vale a dire i responsabili di Fronte Verde e in particolare il presidente, il romano Vincenzo Galizia. Le domande/accuse circolate in questi giorni le abbiamo girate a lui: di seguito le sue risposte, con tanto di risvolto "simbolico".


* * *

Galizia, il suo movimento è stato in questi giorni, forse suo malgrado, alla ribalta delle cronache, finito al centro di uno scambio di accuse di "infiltrazioni fasciste" e "antifascismo autoritario" fra Giuseppe Civati e Angelo Bonelli. Come sono andate le cose, dal suo punto di vista? 
Semplicemente è accaduto che due nostre iscritte, due persone di grande impegno civico e ambientalista, una professoressa in prima linea contro la camorra nella terra dei fuochi (Giuliana Farinaro) e la vicepresidente di un'associazione che si occupa di assistenza ai profughi siriani e yemeniti (Elvira Vernengo), oltretutto entrambe dichiaratamente di sinistra, siano state contattate da Europa Verde per una candidatura indipendente nelle loro liste. Già la biografia di queste due candidate fa capire quanto l’accusa di "candidati di estrema destra nelle liste di Europa Verde", presa per buona da Civati, sia del tutto infondata.

Sulle candidate la risposta è chiara, ma le accuse di essere "di estrema destra" riguardano anche Fronte Verde e lei in persona...
Secondo lei due persone come quelle che le ho descritto, per non parlare delle biografie personali e politiche della maggior parte dei nostri attivisti e dirigenti, che per almeno il 50% hanno militato in partiti e movimenti di sinistra, avrebbero aderito a Fronte Verde se fosse un movimento di estrema destra?

Quindi le accuse sono del tutto campate in aria o si fondano su qualcosa di reale?
Forse c’è chi continua a guardare il presente e il futuro con la testa rivolta all'indietro, verso il passato.

Immagino stia parlando del suo passato personale. In fondo lei ha effettivamente militato da giovane, come attivista e dirigente, nel Movimento sociale italiano e in seguito è stato il primo segretario della Gioventù nazionale, legata alla Fiamma tricolore, per poi aderire nel 2005 al Movimento idea sociale di Rauti...
Certo e non rinnego quel periodo, che è stato per me un momento di formazione fondamentale. Vede, nella destra sociale, a differenza di quanto avveniva nella destra conservatrice, c'è sempre stata una particolare attenzione alle tematiche ambientali e questo ha contribuito molto allo sviluppo del mio pensiero. Non a caso, in quell'area sono nati movimenti come i Gruppi di Ricerca Ecologica, Fare Verde, fra i pochi in Italia - a parte ovviamente i Verdi - che già venti o trent'anni fa abbiano tentato di portare le tematiche ecologiste nel dibattito politico nazionale. Purtroppo quei movimenti non sono riusciti a evolversi adeguatamente nel corso del tempo: hanno continuato a dare la priorità ai temi identitari della loro area politica di riferimento, anziché sviluppare un ambientalismo fino in fondo indipendente e autonomo. Anche per questo, credo, a destra l’ecologismo ha finito per non attecchire molto e anche per questo ho fondato Fronte Verde: un movimento davvero trasversale, che vuole andare oltre gli schemi della politica del '900.

"Davvero trasversale": è un modo elegante per dire che lei non si identifica più nella destra?
Di sicuro non posso identificarmi nelle scelte e nelle idee dei partiti della destra attuale. Quando sento la Lega parlare di un inceneritore in ogni comune o di "ambientalismo da salotto", come se fosse colpa degli ambientalisti se accadono eventi climatici catastrofici che distruggono intere foreste, come posso identificarmi con loro? Per non parlare di chi nega i cambiamenti climatici o di chi da destra ha riempito di critiche pesantissime Greta Thunberg. Qui non voglio discutere delle accuse che le vengono mosse: il fatto è che la figura di Greta ha fatto nascere un movimento di giovani bello, imponente e assolutamente sincero e spontaneo. Indipendentemente da Greta, io voglio dare pieno ascolto a quei giovani, che meritano un rispetto totale e che ci chiedono un futuro.

Insomma Fronte Verde non ha nulla a che fare con l'estrema destra e nemmeno con il "fronte sovranista"?
Mai stati sovranisti. Anzi noi crediamo che le sfide di questo secolo, a partire da quella ambientale e climatica, non possano essere affrontate solo a livello locale. Perciò occorrono organismi internazionali democratici capaci di raccogliere queste sfide, a cominciare dall'Europa: questa ha una storia antichissima di valori comuni e la nascita dell’Unione Europea ha permesso un dialogo e una collaborazione fra le nazioni, fino a quel momento spesso in guerra fra loro. Certo, quando vediamo che l’Europa rischia di ridursi a burocrazia finanziaria, senza ideali, senza un progetto, senza identità, la critichiamo anche aspramente, ma in fondo si critica qualcuno a cui si vuole bene quando fa degli errori, per trovare nuovo slancio. Quanto all'estrema destra, ricordo che nel 2013 e nel 2018 il Fronte Verde ha partecipato alle elezioni comunali di Fiumicino sempre all'interno della coalizione a sostegno di Esterino Montino: davvero vogliamo parlare di estrema destra?


Un inciso: rispetto a quelle ultime elezioni cui avete partecipato, l'arciere del vostro simbolo appare "a specchio". Lo avete ribaltato per qualche motivo in particolare?
Si è trattato di una modifica fatta all'inizio dell'anno, un ritocco lieve ma importante. Per noi occidentali il senso di lettura va sempre da sinistra verso destra e per questo il nostro arciere ha modificato la sua posizione: nel nuovo simbolo, anziché guardare all'indietro, al passato, ora punta in avanti, verso il futuro. Anche l’onda sotto di lui, anziché tricolore, è ora un'onda verde: un verde declinato nelle sue diverse sfumature, a rappresentare quell'onda ecologista che sta attraversando l'Europa e una nostra visione più internazionale della politica, le cui questioni ambientali vanno affrontate anche attraverso scelte globali, oltre che dai singoli paesi e territori.

Torniamo "a bomba" al tema: chi le dà del fascista sbaglia, è così?
Il fascismo è già stato giudicato dalla storia. Per questo è ormai un tema più che altro destinato agli storici. Resuscitarlo a tutti i costi, portarlo sempre al centro del dibattito politico attuale, per esaltarlo o per denigrarlo, significa non riuscire più a comprendere i temi e le sfide della realtà attuale, a partire dalla sfida ambientale. Lei, per dirne una, chiederebbe a qualcuno se è guelfo o ghibellino, se è giacobino o montagnardo? Tanta gente ha combattuto in nome di quelle idee, credendoci profondamente. Però il mondo è andato avanti e oggi non ha più senso chiedersi se si è dalla parte del Papa o dell’Imperatore. Io non rinnego il mio passato, non sarei onesto se lo facessi, però non è più il mio presente. Anche perché non è restando fermi sul passato che si può affrontare il futuro, per salvaguardare il quale dobbiamo innanzi tutto pensare fin da subito a come proteggere il nostro pianeta.

Posto che per consegnare al passato guelfi, ghibellini, giacobini e montagnardi ci è voluto parecchio tempo, cosa vede nel suo futuro?
Per prima cosa quello di continuare le battaglie iniziate con Fronte Verde, che vedo come un movimento aperto, in evoluzione, capace di coniugare le esperienze più diverse, in nome di un comune obiettivo ecologista, senza steccati legati a una visione politica del secolo scorso. Alex Langer, il principale fondatore dei Verdi italiani, viene ricordato spesso come "il costruttore di ponti": lui, secondo me, era avanti decenni rispetto alle idee del suo tempo e costruire ponti, nella sua visione, così come nella nostra, cominciava proprio dai ponti che vanno costruiti per coniugare idee ed esperienze un tempo lontane, in modo da potersi conoscere, da poter collaborare insieme con più forza e da raggiungere così degli obiettivi comuni. E se in questo le nostre battaglie potranno un giorno unirsi con quelle di altri movimenti ambientalisti, per riuscire finalmente a parlare a tutti, non solo a una parte o all'altra, visto il valore universale di certe lotte e l'estrema urgenza di certe fondamentali scelte politiche - visto che, per certi studi, ci restano ormai solo undici anni prima che il pianeta rischi di esplodere - ne sarò felicissimo.

martedì 16 aprile 2019

Europee 2019, il Fronte Verde partecipa alle liste di Europa Verde

Tra oggi e domani, com'è noto, presso le corti d'appello delle cinque circoscrizioni individuate dalla legge (Milano, Venezia, Roma, Napoli, Palermo) occorrerà depositare le liste per poter concorrere alle elezioni europee 2019. Le formazioni che hanno dovuto raccogliere le firme - essenzialmente il Partito comunista italiano, se ce la farà - hanno dovuto scegliere i candidati tempo fa, prima che i sostenitori sottoscrivessero quegli elenchi; le liste esenti dall'obbligo della raccolta, invece, potrebbero fino all'ultimo modificare i nomi (purché, ovviamente, il resto della documentazione sia corretto e completo). Anche per questo, proprio questa mattina il Fronte Verde - che aveva presentato il simbolo al Viminale ma non era nella condizione di presentare liste, vista la mancanza della dichiarazione di trasparenza - oggi ha potuto annunciare la sua adesione ufficiale al progetto politico del cartello ecologista Europa Verde, inserendo propri candidati nelle liste da questo presentate.
“Abbiamo deciso, mantenendo con coerenza la nostra idea di una futura Confederazione ecologista, di inserire nostri candidati nelle liste di ‘Europa Verde’, di cui condividiamo il programma ambientalista", spiega il presidente nazionale del Fronte Verde Vincenzo Galizia: l'accordo sembra essere stato facilitato - oltre che dalla mancata partecipazione dei Verdi al progetto elettorale della Sinistra europea - dalla caratterizzazione esclusivamente ecologista della formazione, senza alcun altro riferimento alle forze (come Possibile) che hanno comunque contribuito alle liste. 
Saranno espressione del Fronte Verde, in particolare, le candidature "di due qualificate donne da sempre impegnate - sottolinea ancora Galizia - su battaglie in difesa della Natura, degli animali e della giustizia sociale"; si tratta di Giuliana Farinaro (segretaria federale di Caserta) nella circoscrizione Sud ed Elvira Maria Vernengo (segretaria federale di Palermo) per la circoscrizione Isole, mentre nelle altre tre circoscrizioni saranno date indicazioni di voto. L'operazione, di fatto, è espressione di un accordo tra il Fronte Verde e la Federazione dei Verdi (capofila del progetto elettorale di Europa Verde): "un grazie particolare - continua Galizia - va all'amico Massimiliano Cacciotti, che si è adoperato in questi mesi come tramite tra le varie anime ecologiste. Noi del Fronte Verde siamo pronti a dare il nostro contributo, tutti gli ambientalisti uniti, in un'unica onda verde per la salvezza del Pianeta. Per una nuova Europa Verde dei popoli, fortemente impegnata sui temi della giustizia sociale e della solidarietà, favorevole a un'economia verde e circolare, che ponga come urgenza l'uscita dalla dipendenza dei combustibili fossili per puntare ancora di più su rinnovabili ed efficienza, che combatta in maniera concreta i cambiamenti climatici e che si liberi definitivamente dalla plastica". Anche senza il proprio arciere sulle schede, dunque, il Fronte Verde parteciperà alle prossime europee: si vedrà se sarà l'inizio di un cammino o solo un passaggio, comunque rilevante.

giovedì 27 dicembre 2018

Il Fronte Verde ha 12 anni, un nuovo simbolo e un futuro da partito

Nelle bacheche del Ministero dell'interno è comparso per la prima volta nel 2008, anche se il simbolo - una freccia verde piegata a forma di V - era piuttosto diverso da quello attuale. Il Fronte Verde, tuttavia, era già operativo da un anno e mezzo, essendo nato il 21 dicembre 2006: dodici anni dopo esatti, in via degli Scipioni a Roma si è riunito l'ufficio politico del movimento ecologista indipendente che ha scelto di adottare un nuovo emblema, leggermente diverso rispetto a quello attualmente in uso, ma in piena coerenza grafica e comunicativa con questo; la scelta è arrivata in coerenza con la decisione di fare un passo avanti sul piano politico, trasformandosi in partito e cercando di unire altre forze. 
In vista di quella riunione si erano prospettate varie possibili soluzioni, innanzitutto sul piano del nome: il 99% degli aventi diritto, tuttavia, ha espresso la volontà di mantenere la denominazione adottata dall'inizio dell'attività, preferendola a Movimento Verde ed Alternativa Verde. Dal punto di vista grafico, invece, si è concordata una variazione minima rispetto all'emblema attuale: si è mantenuto il nome verde su fondo bianco (e non a colori invertiti, come pure era stato proposto per far risaltare ulteriormente la connotazione ambientalista del movimento) e si è scelto di sostituire quella sorta di "onda" tricolore con una fascia sempre a doppia curva, ma a due tonalità di verde, dal momento che il soggetto politico ha iniziato ad aprirsi anche a livello internazionale (per cui non aveva senso marcare ulteriormente il carattere nazionale del Fronte Verde). 
Simbolo per le politiche 2018
Presenza costante di tutte le varianti sottoposte al voto degli aventi diritto è l'arciere, presente dal 2014 (anche se nel 2013, guardando la versione depositata al Viminale, l'immagine era diversa e ricordava più Green Arrow che Robin Hood): il disegno allora fu curato da Gianni Giansanti, mentre l'attuale restyling - che ha ribaltato "a specchio" la figura, con l'arco teso nuovamente verso sinistra e leggermente più in alto - è stato opera di Carlo Pompei, nuovo responsabile stampa e propaganda del Fronte Verde. Il risultato netto delle votazioni, in ogni caso, dimostra la compattezza e il comune sentire del gruppo dirigente attuale del movimento. Il cambio di simbolo, tuttavia, non è fine a se stesso, ma si inserisce in un disegno più ampio sul piano politico, anticipato a settembre dall'appello per una confederazione ecologista lanciato dal presidente nazionale del Fronte Vincenzo Galizia.
"Abbiamo deciso - spiega lo stesso Galizia - che entro il 2019 ci trasformeremo ufficialmente in partito politico per poter affrontare al meglio le battaglie ecologiste, sociali e politiche in difesa della Terra e dei cittadini con la volontà di entrare nelle istituzioni. Nel frattempo, il Fronte Verde proverà a presentarsi alle prossime elezioni Europee e amministrative": lo ha già fatto in passato, in particolare partecipando alle ultime due tornate elettorali a Fiumicino, ma intende estendere l'esperimento. "Ci stiamo sempre più radicando sul territorio sia in Italia che all'estero - continua il presidente - e abbiamo deciso di aprire le nostre liste ai cittadini delusi e traditi da tutti i partiti attuali, compreso il MoVimento 5 Stelle, che vorranno candidarsi in prima persona con noi per cambiare davvero l'Italia e l'Europa". 
Il progetto politico si occupa anche e soprattutto della dimensione europea: "Siamo contro quest'Europa di banchieri e burocrati: noi proponiamo, al posto di questa Unione, la nascita della Confederazione Europea per poter realizzare l'Europa verde, sociale e democratica che desideriamo, perché sia in grado di affrontare tutte le sfide epocali di questo secolo. Una nuova Europa dei popoli, profondamente impegnata sui temi della giustizia sociale e della solidarietà, favorevole a un'economia verde e circolare, che ponga come urgenza l’uscita dalla dipendenza dei combustibili fossili per puntare ancora di più su fonti rinnovabili e sull'efficienza, combatta in maniera concreta i cambiamenti climatici e si liberi definitivamente della plastica". Per riuscire in tutto questo, partecipando alle elezioni europee, ovviamente il Fronte Verde dovrà raccogliere le firme e non sarà semplice; in questo duro compito, peraltro, il nascente partito sarà in buona compagnia.

sabato 22 settembre 2018

Appello del Fronte Verde per una Confederazione ecologista

Un appello per costituire una Confederazione ecologista, un soggetto sociale e politico che metta al centro della sua proposta la difesa dell'ambiente, anche superando differenze di provenienza e visione su altri temi. Lo ha lanciato nei giorni scorsi Vincenzo Galizia, presidente del suo Fronte Verde - Movimento ecologista indipendente, il cui simbolo è apparso molto spesso nelle bacheche del Ministero dell'interno (e gli appassionati di politica ne hanno potuto osservare l'evoluzione, dalla freccia verde ripiegata al tentativo - ricusato - di adottare il girasole dei verdi europei, fino alla scelta dell'arciere, un po' Robin Hood e un po' Green Arrow) e anche sulle schede in alcune elezioni locali (come quelle di Fiumicino).
"Lanciamo un appello trasversale a tutte le forze verdi, ecologiste, ambientaliste, animaliste e sociali per la creazione della Confederazione Ecologista, che possa ridare finalmente una voce forte, libera e soprattutto verde all'Italia partendo già dalle prossime elezioni europee e non solo. Per la realizzazione di una nuova Europa verde, democratica e sociale, che contrasti il potere spropositato delle banche, dei burocrati e delle lobbies e lotti a fianco ed in difesa dei cittadini europei. Siamo aperti al dialogo e disposti a scrivere un programma comune. Il nostro appello è rivolto in particolare alla Federazione dei Verdi, a Green Italia, al Partito Animalista Europeo, al Partito Animalista Italiano, a Democrazia Verde, agli EcoRadicali, al Partito EcoAnimalista, al movimento EcoItaliasolidale e a tutte le associazioni, i movimenti, i comitati ed i cittadini che hanno a cuore gli ideali ecologisti e sociali". 
L'appello lanciato da Galizia non è rimasto inascoltato: nei giorni successivi, infatti, le prime risposte positive sono arrivate da alcuni soggetti politico-sociali che fanno più o meno dichiaratamente riferimento al mondo ecologista. Il primo assenso è arrivato da Democrazia verde: si tratta di un movimento politico di base fondato nel 2016 dal blogger Nicolas Micheletti, che si fonda sulla diade necessaria Ecologia-Economia, per cui il fine della tutela dell'ambiente (anzi, della creazione di un mondo in cui l'ambiente non ha bisogno di essere protetto) non può essere disgiunta, nelle intenzioni dei fondatori, dal raggiungimento della piena occupazione. Il simbolo, che è costituito da una D e una V a coda di rondine leggermente sovrapposte, caratterizza tra l'altro il primo partito vegan-friendly della storia italiana, volendo favorire "lo stile di vita considerato dalle scienze come quello con il minor impatto ambientale in assoluto".
C'è poi il movimento Socialismo Tricolore, legato al professor Biagio Cacciola: un movimento che si rifà alla tradizione socialista italiana (come mostra anche il manifesto scelto come elemento centrale del simbolo adottato) e che è convinto che - come si legge sulla sua pagina Facebook - "senza un grande partito socialista l'Italia non si governa in modo serio". Si sono poi detti interessati fin dall'inizio altre realtà come i comitati "Biondo Tevere" (che da tempo collabora con il Fronte Verde e vuole perseguire il sogno di un Tevere di nuovo pulito e navigabile), "il Cassero" e "Natura Libera", i Gruppi di ricerca ambientale (anch'essi già in rapporti da tempo con il Fronte Verde). 
Altro gruppo che si è detto interessato a questo nuovo progetto di confederazione è la Rete sociale italiana, fondata un anno fa da Giuseppe Criseo, editore della testata online Varese Press. In base al materiale contenuto all'interno del sito dell'associazione, il soggetto sembra collocarsi su posizioni di centrodestra, anche se la definizione breve non lo esplicita ("Siamo un gruppo di persone impegnate nel sociale e per il sociale, non dimentichiamo il passato ma guardiamo al futuro"). Il gruppo finora non ha partecipato direttamente alle elezioni ma ha sostenuto - come ha fatto pure Socialismo tricolore - alcuni candidati alle elezioni amministrative.
Altro soggetto che ha aderito con interesse è il Partito EcoAnimalista, costituito nel 2012 e qualificatosi come "libera, laica, e aperta organizzazione politica di donne e uomini fondata sul principio della libertà, solidarietà ed eguaglianza, dell’ecologia e della differenza sessuale e salvaguardia dei diritti degli animali". Il soggetto politico, guidato da Alessio Nanni, ha un simbolo complesso, nel senso che comprende vari elementi: sotto un arco spesso sfumato verde giallo (ricorda sia un arcobaleno, sia la luce attorno al sole) si vedono in grande evidenza l'impronta di una zampa e una testa di bovino, mentre al di sotto si succedono impronte (umane e animali), il profilo di una pianta, un cuore e un globo.
Tra i soggetti interessati al progetto e che al momento partecipano in qualità di osservatori c'è anche il Partito animalista italiano (nulla a che vedere, anche qui, con il movimento legato a Michela Brambilla), formazione di cui è coordinatore e portavoce l'avvocato campano Cristiano Ceriello. Anche qui non mancano le impronte di animali nel contrassegno, per un movimento che si definisce anche euroscettico e aveva in programma di partecipare alle elezioni europee già nel 2009. Si vedrà nelle prossime settimane se il partito intenderà partecipare con un maggior coinvolgimento nella confederazione lanciata da Vincenzo Galizia.
Come osservatori avrebbero accettato di essere coinvolti anche i Gruppi ricerca ecologica, nati nel 1978 nell'ambito della base missina e che poi hanno proseguito la loro strada (ricevendo tra l'altro il riconoscimento del Ministero dell'ambiente), avendo compiti di gestione di aree ambientali (in particolare la Riserva naturale integrale Grotta dei Puntali a Carini e la Riserva naturale orientata Grotta Molara a Palermo) e anche di protezione civile. Il simbolo, con una conifera verde di montagna davanti al sole rosso, è rimasto praticamente intatto fin dalle origini (è cambiata soprattutto la font della sigla dei gruppi), quindi può ben dirsi un marchio storico. 
Un'interlocuzione è stata avviata anche con EcoItaliaSolidale movimento ecologista nato nel 2011 e guidato da Piergiorgio Benvenuti, già consigliere provinciale a Roma (Pdl, vicino a Fabio Rampelli) e nominato presidente dell'Ama sempre nel 2011 quando era sindaco Gianni Alemanno.
L'idea di Vincenzo Galizia è di arrivare alla metà di ottobre a organizzare la prima riunione organizzativa con i gruppi che hanno aderito (anche se il promotore attende una risposta anche da Verdi e Green Italia), per poi contattare anche liste civiche e liste autonomiste da coinvolgere nella confederazione, avendo come linee guida l'ecologismo, l'animalismo, lo stato sociale e l'identità dei popoli: ogni soggetto manterrebbe la propria indipendenza e specificità, ma con la possibilità di un cammino comune "in difesa dell'ambiente e dei cittadini, già in vista delle prossime elezioni europee ed anche dopo la tornata elettorale". L'appuntamento delle europee è significativo: "siamo europeisti convinti - precisa Galizia - ma non siamo a favore di questa Europa di burocrati, mercanti, banchieri guidate dalle lobbies. Siamo per una nuova Europa di Popoli e Patrie che valorizzi le specificità di ogni Stato e che difenda tutti i cittadini europei". La sfida non sarebbe facile, anche perché il vero problema delle elezioni europee è la raccolta delle firme; in ogni caso, si vedrà quali risultati porteranno le prossime settimane.
Per meglio organizzare il progetto sul piano politico, l'idea di Confederazione ecologista sarà portata avanti soprattutto da Fronte Verde, Democrazia Verde, Partito EcoAnimalista, EcoItaliaSolidale, Gruppi di Ricerca Ambientale, comitati, assieme al Partito animalista italiano e ai Gruppi ricerca ecologica come osservatori (in attesa di avere notizie dai Verdi, da Green Italia e dal Partito animalista europeo; è stata contattata anche l'associazione Fare Verde). Un respiro più ampio dovrebbe avere un ulteriore progetto, provvisoriamente chiamato "Insieme per il quarto polo", che avrà al centro la Confederazione ecologista ma vi troveranno spazio anche Socialismo tricolore, Rete sociale italiana, Polis democrazia diretta e, come osservatore, L'altra Italia: qui si punta alle prossime elezioni politiche, ma c'è tutto il tempo per organizzarsi.

mercoledì 14 gennaio 2015

Fronte verde: "Noi con Salvini? Noi no!"

Il varo di Noi con Salvini nelle scorse settimane aveva reso spontaneo interrogarsi sul destino delle alleanze che determinate forze politiche non radicate nelle regioni settentrionali avevano stretto con la Lega Nord nei mesi scorsi: il discorso valeva in particolare per il Fronte verde guidato da Vincenzo Galizia
E' lo stesso leader del movimento, tuttavia, a escludere categoricamente un percorso comune tra la sua formazione e la nuova creatura politica legata a Matteo Salvini. "Da più parti - spiega in una nota - mi viene domandato se siamo alleati della Lega Nord o se facciamo parte del nuovo soggetto politico lanciato dal segretario leghista Noi con Salvini, e la mia risposta è sempre la stessa per entrambe le domande: No!"
E' lo stesso Galizia a ricordare come alle elezioni europee dell'anno scorso il Fronte verde avesse stretto un accordo con la Lega: "Era stato stipulato sulla base di alcuni punti in comune, due in particolare: l'Europa dei Popoli e la lotta all'euro, ma questa alleanza era valida per la sola tornata elettorale europea". La collaborazione successiva alle europee, invece, non ha mai trovato concretezza. Per varie ragioni. 
I motivi più rilevanti li specifica la guida del Fronte verde: "la totale assenza leghista di una politica seria in ambito ecologista ed ambientalista; la mancata rinuncia da parte della Lega ad ipotesi secessioniste; un progetto nebuloso e non di ampio raggio, reale e credibile per il rilancio dell'Italia; un simbolo da partito personale del nuovo soggetto politico per il centro-sud, senza alcun richiamo all'identità o al territorio". 
Nel "Noi" del nuovo gruppo salviniano, dunque, non sarà incluso il partito che si contraddistingue con un arciere. Che punta il proprio arco altrove: "Prossimamente - conclude Galizia - lanceremo il nostro progetto politico alternativo e la nascita di un'ampia confederazione di soggetti politici che abbiamo a cuore i diritti dei cittadini, la difesa della natura e dello stato sociale". Non al fianco di Salvini, ovviamente.