domenica 28 aprile 2024

"Scrivete Giorgia": la questione del nome tra norme, prassi e simboli

"What's in a name?" La tentazione di citare il soliloquio di Giulietta nella shakespeariana Romeo and Juliet è forte, in un tempo in cui ci si confronta e si discute sui nomi nei simboli, ma anche da inserire sulla scheda. Se una settimana fa esatta al centro delle polemiche c'era il possibile inserimento di un riferimento alla segretaria Elly Schlein nel contrassegno elettorale del Partito democratico, oggi a dare via alle danze c'è una dichiarazione di Giorgia Meloni, che intervenendo alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia a Pescara, dopo aver annunciato la propria candidatura alle elezioni europee come capolista in tutte le circoscrizioni, ha aggiunto, tra l'altro:
Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa che personalmente mi rende più fiera di questi giorni è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente "Giorgia": non "Presidente", non "Meloni", ma "Giorgia". E guardate che per me è una cosa estremamente importante, estremamente preziosa. Io sono stata derisa per anni e anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, fruttivendola, borgatara... perché loro sono colti, si vede da questa capacità di argomentare nel profondo, la cultura... Però quello che non hanno mai capito è che io sono stata sempre, sono e sarò sempre fiera di essere una persona del popolo [...]. Se volete dirmi che ancora credete in me, mi piacerebbe che lo faceste scrivendo sulla scheda semplicemente "Giorgia" [...]
A quelle parole, evidentemente, qualcuno dev'essersi domandato se questa soluzione sia praticabile. Sul punto è intervenuto il ministro Francesco Lollobrigida, di cui Adnkronos ha raccolto la seguente dichiarazione:
Meloni ha detto di scrivere sulla scheda solo "Giorgia"? C'è la possibilità nelle elezioni di ogni tipo di dare all'elettore la scelta se mettere il nome per esteso oppure semplificarlo quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome. Accade in tutte le elezioni, quindi ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'. È una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto. In questo caso assume anche un valore differente perché Giorgia ha chiarito che la sua forza, credo riconosciuta da tutti, è che lei da militante, da cittadina, da presidente del Consiglio è rimasta una donna legata ai suoi valori, considerandosi una rappresentante del nostro popolo dal quale non intende distinguersi nemmeno con questioni di natura formale.
Stanno effettivamente così le cose? In effetti la legge n. 18/1979, che regola le elezioni europee, non dice come debbano esprimersi le preferenze né, a monte, le candidature: la norma generale di rinvio al testo unico per l'elezione della Camera (d.P.R. n. 361/1957) rende applicabile l'art. 18-bis, comma 2-bis, in base al quale, con riguardo alle liste da presentare, "Per ogni candidato devono essere indicati il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita, il codice fiscale [...]", dati che - fatta eccezione per il codice fiscale - saranno stampati sul manifesto delle candidature; le Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature, predisposte dalla Direzione centrale per i servizi elettorali, aggiungono che "Per le candidate coniugate o vedove può essere aggiunto il cognome del marito". Quanto all'espressione del voto, anche qui la legge per le elezioni europee nulla dice: ci si deve appoggiare all'art. 69 del testo unico per l'elezione della Camera, in base al quale "La validità dei voti contenuti nella scheda deve essere ammessa ogni qualvolta possa desumersi la volontà effettiva dell'elettore", salvo che (come si legge all'art. 70) si possa ritenere in modo inoppugnabile che lo stesso elettore abbia voluto far riconoscere il suo voto; lo stesso prevede l'art. 69 del d.P.R. n. 570/1960, che regola tuttora le elezioni amministrative.
Fin qui le previsioni normative. Il resto è il regno della prassi e, a volte, delle sentenze dei giudici amministrativi. Le Istruzioni per le operazioni degli uffici elettorali di sezione, predisposte sempre dal Viminale, tanto nell'ultima edizione per le elezioni europee (2019) quanto in quella più recente per le elezioni comunali (2023), riportano il riferimento di una sentenza del Consiglio di Stato (V sezione, n. 198/2007), in base alla quale:
non si può dubitare che l’elettore ha inteso esprimere la preferenza a favore della candidata Anna Antonia [cognome], tenuto conto che: a) la stessa figura tra i candidati per la lista “Terra mia”: con il seguente nome: “Anna Antonia [cognome] detta: Anna”; b) nessun altro candidato nelle due liste in competizione aveva il nome proprio di “Anna”; c) nel materiale di propaganda diffuso dall’appellante la stessa venne frequentemente indicata come “Anna” senza altri riferimenti anagrafici.
Poco oltre, il Consiglio di Stato precisava che non poteva ravvisarsi l'intenzione dell'elettore di farsi riconoscere, perché "il nome di 'Anna' ha rappresentato una modalità di espressione della preferenza che avrebbe potuto essere usata da chiunque, in quanto rientrante tra le espressioni identificative della candidata comunicate in precedenza agli elettori". Di fatto, dunque, la decisione ammette che chi vota possa esprimere una preferenza "utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori", evidentemente nei limiti di quanto comunicato in sede di presentazione delle candidature e divulgato attraverso innanzitutto il manifesto ufficiale delle candidature. 
Com'è noto, l'uso del soprannomi, degli pseudonimi o delle versioni alternative dei nomi delle persone candidate in Italia ha una lunga storia. In effetti spesso questo riguardava il nome con cui la singola persona era più nota (il caso più famoso è probabilmente quello di "Pannella Giacinto detto Marco"), senza che questo mutasse il cognome da scrivere sulle schede, ma con il tempo è capitato che si indicassero veri e propri modi alternativi di esprimere il voto, ad esempio quando il cognome era noto con più versioni ("Mario D'Ambrosio detto Dambrosio" o "Maria Dimasi detta De Masi", dalle ultime elezioni amministrative di Roma), quando potevano sorgere dubbi su quale fosse il nome o il cognome tra due o più elementi identificativi ("Manfredi Maria Granese detto Manfredi", "Andreea Arnatu detta Andrea") o ancora quando il cognome risultava particolarmente difficile da scrivere per cui si suggeriva di optare per il nome: sempre alle ultime elezioni comunali a Roma si sono trovati "Zeinab Ahmed Dolal detta Ahmed detta Hamed detta Zeinaba" o "Malena Halilovic detta Malena" (curiosamente non si avvalse invece di questa possibilità Jas Gawronski, nelle sue candidature alle elezioni europee prima con il Pri e poi con Forza Italia).
Il sistema dello pseudononimo, insomma, sembra ormai piuttosto rodato, a dispetto della sua mancata previsione esplicita. Vero è che in vari casi si è probabilmente esagerato: sempre nelle ultime elezioni comunali romane, al di là del ben noto candidato sindaco "Giuseppe Cirillo detto Dr. Seduction", si è trovato un "Franco Deiana detto Sgarbi" (ovviamente nella lista Rinascimento Sgarbi - Cambiamo Roma), uno stratagemma astuto per recuperare i voti di chi avesse scritto il nome del critico d'arte sulla scheda: difficilmente però si raggiungerebbe il livello toccato nel 2011 alle elezioni comunali di Torino, in cui - mentre il centrodestra aveva candidato Michele Coppola e una delle coalizioni in campo aveva contrapposto Domenico Coppola - tra i candidati di una lista figurava "Denis Stefano Martucci detto Coppola",
Tornando all'uso del semplice nome per indicare una preferenza, bisogna riconoscere che varie sentenze se ne occupano. Conferma il contenuto della pronuncia già vista la sentenza n. 1602/2017 del Tar Catanzaro, per cui "L’esigenza di garantire l’attribuzione del voto e la possibilità di esprimere lo stesso comporta ugualmente il rigetto del motivo di impugnazione [...] con riferimento all’indicazione del solo nome, posto che l’orientamento espresso dalla giurisprudenza amministrativa è nel senso di consentire anche l’attribuzione del voto in caso di utilizzo del soprannome, purchè tale utilizzo consenta di identificare il soggetto di riferimento". Invece la sentenza n. 2/2023 del Tar Molise, per esempio, a fronte di una scheda di un'elezione comunale che a fianco del secondo contrassegno riportava il prenome "Marco", ha confermato l'annullamento della scheda stessa perché l'unico candidato con quel nome era candidato nell'altra lista, dunque sarebbe stato impossibile desumere l'univocità del voto (per lista e candidato) "con un sufficiente grado di certezza".
Quest'ultima decisione, in particolare, suggerisce un'accortezza necessaria: per evitare qualunque tipo di contestazione, sarà fondamentale che nessuna delle cinque liste circoscrizionali di Fratelli d'Italia contenga candidate che abbiano come prenome "Giorgia". E, più in generale, elettrici ed elettori di Fdi che vogliano votare la presidente del Consiglio in quel modo dovranno fare attenzione a scrivere il prenome esattamente di fianco al simbolo del partito: qualora anche solo una lista dovesse candidare una persona di nome Giorgia, infatti, qualora la persona in cabina scrivesse il nome in un altro punto della scheda verrebbe meno la certezza dell'univocità del voto.
Al di là delle riflessioni su norme e prassi, si deve dire che in effetti Giorgia Meloni nella sua carriera politica si è presentata in varie occasioni facendo leva sul proprio prenome: al di là del suo libro Io sono Giorgia, non si può dimenticare che una delle liste presentate nel 2016 a sostegno della sua candidatura alla guida del comune di Roma si chiamava Con Giorgia Meloni sindaco, con il nome in enorme e centrale evidenza (fu l'unica altra lista, oltre a quella di Fdi, a ottenere un consigliere). Nel contrassegno odierno il nome è di nuovo quasi centrale; il cognome spicca decisamente di più, ma ci penseranno elettrici ed elettori del partito, secondo la richiesta della presidente del Consiglio e di Fdi, a far pesare il nome, grazie alla prassi (e con attenzione alle procedure).

sabato 27 aprile 2024

Europee, la Cassazione respinge le opposizioni sui contrassegni

L'Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di cassazione, a quanto si apprende, ha già deciso sulle opposizioni in materia di contrassegni presentate nelle scorse ore contro le decisioni della Direzione centrale per i servizi elettorali del Ministero dell'interno e discusse quest'oggi a ora di pranzo: a quanto si sa, almeno tre delle quattro opposizioni presentate sarebbero state respinte o addirittura dichiarate inammissibili (anche se è molto probabile che anche la quarta non abbia avuto esito positivo).
Per prima il collegio ha affrontato l'opposizione presentata dal Partito animalista - Italexit per l'Italia, volta a ottenere la ricusazione del contrassegno della lista Libertà a causa della presenza della miniatura del Movimento per l'Italexit oppure, in subordine, l'eliminazione del solo elemento contenente l'espressione "Italexit". Le lamentele di Italexit (già anticipate nella memoria depositata presso il Viminale lunedì), tuttavia, non sono state esaminate nel merito: l'opposizione, infatti, è stata dichiarata inammissibile perché non sarebbe stata notificata entro 48 ore dalla decisione del Viminale "ai depositanti delle liste che vi abbiano interesse", in particolare al depositante del contrassegno Libertà. Qui indubbiamente c'era un soggetto controinteressato, visto che l'opponente aveva chiesto la ricusazione o almeno la modifica di un contrassegno altrui: non potendosi leggere diversamente la disposizione in materia di notifica, le doglianze non sono state nemmeno prese in considerazione.
Più complessa è stata la questione posta dalla Lista Marco Pannella, che aveva chiesto di riammettere il suo contrassegno Stati Uniti d'Europa. La lista Pannella aveva contestato l'idea che la tutela per i contrassegni "presentati in precedenza" privilegiasse i primi depositati per la singola elezione, credendo che la disposizione dovesse invece riferirsi al preuso pubblico di un fregio, in ambito elettorale o politico (anche senza presentare liste): il deposito nel 2019 del simbolo con la dicitura "Stati Uniti d'Europa" abbinata alla rosa nel pugno su fondo giallo, ammesso dal Viminale, avrebbe dovuto rendere ammissibile il nuovo contrassegno (quasi identico), a prescindere dal deposito precedente di alcune ore di un contrassegno con lo stesso nome da parte di un diverso soggetto (la lista Stati Uniti d'Europa promossa da +Europa, Italia viva, Psi, Radicali italiani, Libdem europei e L'Italia c'è). Al Viminale che aveva rilevato come nel 2022 la lista Pannella avesse depositato un contrassegno diverso, con la rosa nel pugno ma senza la dicitura contestata, per cui non si sarebbe consolidato un "uso notorio" dell'emblema, il depositante aveva eccepito la diversa natura delle elezioni (e dei messaggi da veicolare negli emblemi), rivendicando invece un uso continuo del concetto, del nome e del simbolo "Stati Uniti d'Europa" da parte della Lista Pannella e del Partito radicale. 
In concreto, poi, era stata contestata anche la confondibilità del contrassegno contestato con quello depositato in precedenza, in considerazione della grafica completamente diversa, apprezzabile dall'elettore comune odierno, avendo riguardo sia a vari elementi del contrassegno sia a una sua visione d'insieme. Da ultimo, si era negato che quello fatto per conto della Lista Pannella fosse un "deposito emulativo", cioè volto unicamente a precludere surrettiziamente l'uso della denominazione al soggetto che aveva depositato per primo: proprio il precedente deposito del 2019 (con ammissione) e l'uso anche successivo del fregio fatto dal Partito radicale avrebbe dovuto far considerare del tutto "genuina" la scelta di presentare il contrassegno in quest'occasione. Per il Viminale, in risposta all'opposizione della lista Pannella, l'uso dell'identica espressione "Stati Uniti d'Europa" in posizione dominante in entrambi i contrassegni avrebbe potuto "confondere anche gli elettori di non scarsa conoscenza della vita e degli orientamenti delle varie forze politiche"; nel ribadire che la tutela dei contrassegni "presentati in precedenza" deve riferirsi, come da decisioni precedenti, alla "priorità del materiale deposito del contrassegno" nella singola competizione elettorale, il Ministero dell'interno non ha ritenuto rilevanti le iniziative pubbliche in cui il simbolo di Stati Uniti d'Europa sarebbe stato usato in questi anni, o (si deve intuire) per lo meno non tanto rilevanti da compensare la mancata presentazione di liste con il contrassegno contestato e da far parlare di uso effettivo dello stesso; non è mancato un riferimento alla norma che non consente il "deposito emulativo" dei contrassegni.  
I membri dell'Ufficio elettorale nazionale si sono posti anche qui il problema della mancata notifica dell'opposizione al depositante dell'altro simbolo contenente la denominazione Stati Uniti d'Europa: non c'era a rigore un controinteressato (la Lista Pannella non ha chiesto la ricusazione o sostituzione di quel contrassegno), ma si poteva comunque parlare di liste "che [...] abbiano interesse" all'esito dell'opposizione. Dalla decisione del collegio, però, si apprende che alla camera di consiglio ha partecipato il depositante di Stati Uniti d'Europa (Nicolò Scibelli): questi effettivamente non aveva ricevuto la notifica dell'opposizione, ma "ha dichiarato di non dolersi [...] della mancata notifica [...], né di avere motivo per contrastare la posizione dell'opponente". L'opposizione è stata così ritenuta ammissibile: se ci si fosse limitati a quest'osservazione, non ci si sarebbe stupiti se l'Ufficio elettorale nazionale avesse deciso di riammettere il contrassegno di cui il Viminale aveva chiesto la sostituzione. 
I giudici, invece, hanno confermato il giudizio di confondibilità, alla luce dei criteri dell'art. 14, comma 4 del d.P.R. n. 361/1957, criteri considerati "equiordinati" e comunque riferiti ai contrassegni "considerati nella loro capacità indicativa d'un determinato gruppo partecipe della competizione elettorale" (e non, dunque, nel loro uso al di fuori di quella procedura). Ritenendo che tanto la componente grafica quanto quella "scritta o denominativa" di un contrassegno "possono porre problemi di confondibilità pur nel contesto di un'innegabile diversità visiva dei contrassegni", per il collegio la scritta perfettamente corrispondente e "che domina per dimensioni entrambi i contrassegni" rappresenta l'unico elemento di confondibilità, ma poiché "funge da uguale elemento denominativo" è sufficiente a creare il rischio di confusione: non basterebbero a evitarlo le differenze grafiche tra i due emblemi, non negate, perché presupporrebbero "una scelta da parte dell'elettore che sia frutto della memorizzazione del logo nel suo insieme visivo, mentre nulla autorizza a escludere che questi ricordi soltanto o principalmente la denominazione del contrassegno. Di qui un'innegabile possibilità di disorientamento nella scelta". Dopo aver concluso che la confondibillità c'è, per l'Ufficio elettorale nazionale la tutela prevista dal testo unico per l'elezione della Camera deve andare a chi ha fisicamente depositato per primo il simbolo al Viminale nella singola competizione, non a chi rivendica il preuso "il cui richiamo implicherebbe un'inammissibile esegesi controletterale della norma" (e per sostenere la correttezza dell'interpretazione proposta si sottolinea che la fattispecie del "deposito emulativo", o "disturbatore" come si legge nella decisione, sarebbe stata introdotta proprio per limitare la portata del preuso). Queste considerazioni per i giudici sono state sufficienti per confermare il verdetto di esclusione, senza valutare gli argomenti in materia di "deposito emulativo" (tema ritenuto comunque "sovrabbondante" rispetto al tema della confondibilità).
Nell'ovvio rispetto del ragionamento seguito dal collegio di giudici di Cassazione, probabilmente occorrerebbe riflettere sull'opportunità - sulla base delle norme vigenti o anche ipotizzando una loro modifica - di non privare di tutela il preuso di un simbolo o di un contrassegno (anche quando non si sia concretizzato nella presentazione di liste: lo stesso deposito presso il Viminale è un uso di natura pubblica, anche grazie alla pubblicità data a questa fase di presentazione dai media e dallo stesso Ministero dell'interno). Posto che "Stati Uniti d'Europa" è, prima ancora che il nome di una futura lista e di un progetto elettorale non concretizzatosi nel 2019, un ideale cui poter tendere e che certamente non può essere esclusivamente di una parte politica (un po' come il dirsi comunisti, socialisti, liberali etc.), essendo stato proposto e citato da varie figure nel corso del tempo, si avverte qualcosa di "non giusto" nel mero giudizio di confondibilità che porta all'esclusione di un contrassegno e che, pur valendo soltanto per questa competizione elettorale, difficilmente potrebbe non avere strascichi futuri. Com'è noto, la legge tutela espressamente i nomi e i simboli dei partiti presenti in Parlamento, non tanto a vantaggio dei partiti quanto del loro elettorato (reale o potenziale); ci si dovrebbe però chiedere se sia giusto, per il futuro, non tutelare il preuso di un simbolo per il solo fatto che questo non si è trasformato in lista e (dunque) non si è nemmeno affacciato alle aule parlamentari. Anche perché, in mancanza di tutela, qualunque soggetto politico nascente, magari come aggregazione di soggetti esistenti, potrebbe in futuro prendere spunto per il proprio nome da quelli di simboli depositati in passato (anche solo al turno elettorale precedente) non seguiti dalla presentazione di liste e farlo proprio, magari avendo l'accortezza di mettersi in fila in anticipo per assicurarsi un titolo preferenziale in sede di valutazione dei contrassegni e, ancora prima, di pubblicizzare in modo consistente la propria iniziativa per far avvertire un legame tra il nuovo nome scelto e la propria iniziativa politico-elettorale.
Sul discorso della confondibilità, vale la pena sottolineare che le riflessioni dell'Ufficio elettorale nazionale sul rischio di confusione creato anche solo dal nome sembra frutto soprattutto della modifica del 2005 all'art. 14 del d.P.R. n. 361/1957, quando la "legge Calderoli" precisò che gli elementi di confondibilità dovevano rilevare "anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica" (comma 4; il comma precedente da allora sanziona anche la riproduzione di "simboli, elementi e diciture, o solo alcuni di essi", ma qui non può parlarsi in pieno di "uso tradizionale"). Non è affatto improbabile che il giudizio di confondibilità formulato dipenda anche e soprattutto dal fatto che il simbolo escluso non contenga altri elementi letterali e che l'elemento in comune sia proprio la potenziale denominazione e non una semplice unità testuale.
Maurizio Turco, a nome della lista Pannella, ha già annunciato il ricorso al Tar del Lazio, rimedio previsto per le elezioni europee in base al codice per il processo amministrativo. Ricorso che farà anche la Democrazia cristiana: Nino Luciani, che aveva depositato il contrassegno con lo scudo crociato in qualità di segretario politico (insieme al segretario amministrativo Carlo Leonetti), ha fatto sapere che la sua opposizione è stata respinta, in particolare per l'uso dello "scudo crociato con croce rossa su sfondo bianco e scritta bianca 'LIBERTAS'" nel simbolo, il che lo renderebbe confondibile con quello dell'Udc, presente in Parlamento; è stata respinta contestualmente la richiesta di imporre la sostituzione del contrassegno dell'Udc. 
L'Ufficio elettorale nazionale, in particolare, dopo aver ricordato i numerosi contenziosi pre-elettorali precedenti (per cui il collegio di giudici di Cassazione si è dovuto occupare di opposizioni in materia in tutte le elezioni politiche ed europee a partire dal 2006), ha ribadito come - al pari di quanto si è ricordato all'inizio - in questa sede non contino le norme civilistiche e, in effetti, nemmeno troppo gli esiti dei contenziosi su chi sia correttamente titolare della Dc, ma "unicamente [...] la normativa, di rilevanza pubblicistica, dettata dall'art. 14" del testo unico per l'elezione della Camera, "al fine di garantire una corretta e consapevole scelta da parte dell'elettore verso una determinata forza politica e di tutelarne 'l'affidamento identitario' che ogni elettore ripone nei segni, simboli ed espressioni che individuano un determinato partito". L'articolo prima citato, in particolare, prevede una tutela ad hoc di cui beneficiano i partiti presenti in Parlamento, il cui simbolo "da essi tradizionalmente usato" viene protetto per evitare il "rischio di possibili errori o confusioni elettorali" a danno di quelle formazioni (anche se l'art. 14, comma 6 tutela innanzitutto i potenziali elettori). 
Per i giudici, l'Udc è presente in Parlamento "già da più di vent'anni" e, dal punto di vista della norma che si considerano, non sarebbero rilevanti "il pre-uso di un simbolo [...] e le questioni circa la legittimità e titolarità di tale pre-uso, pure sollevate dagli opponenti, anche richiamando controversie e giudicati civili" (a partire, c'è da giurarlo, dalla pluricitata sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione del 2010); conta piuttosto il fatto che l'Udc sia presente in questa legislatura attraverso un gruppo condiviso al Senato e una componente condivisa alla Camera (anche se, com'è noto, alle elezioni politiche del 2022 - come in quelle del 2018 - i parlamentari dell'Udc sono stati eletti solo nei collegi uninominali, mentre le liste cui il partito ha partecipato assieme ad altre forze politiche non hanno superato le soglie di sbarramento). Ciò basta, per il collegio, a far scattare la tutela privilegiata per le forze politiche presenti in Parlamento, mentre sulla base dell'art. 14 citato non può riconoscersi come "tradizionale" l'uso dello scudo crociato da parte della Dc, perché "dal 1993 quel partito ha definitivamente cessato la propria attività politica, da quella data non ha più avuto alcun rappresentante eletto in Parlamento e, quindi, il gruppo politico non può accreditarsi legittimo continuatore di quel partito, mancando proprio la dimostrazione storico-giuridica della 'continuità'".
Non concorda affatto con i contenuti della decisione Luciani: da una parte, come si è ricordato più volte su questo sito, lui è convinto che la Democrazia cristiana da lui guidata sia in piena continuità con quella che aveva operato fino al 1994, per aver seguito - dopo la ricordata sentenza di Cassazione del 2010 - il percorso indicato dal tribunale di Roma nel 2016, per cui l'uso dello scudo crociato dovrebbe considerarsi "tradizionale"; dall'altra parte, ritiene che l'Udc sia presente in Parlamento solo dal 2006 (dopo le elezioni politiche di quell'anno, a nulla rilevando il periodo 2002-2006, visto che alle politiche del 2001 l'Udc non esisteva ancora) e che in questa legislatura e in quella precedente l'Udc non possa considerarsi presente in Parlamento, visto che nel 2018 e nel 2022 le liste i cui contrassegni contenevano il simbolo del partito non sono arrivate al 3%. Per Luciani, poi, i giudici non avrebbero tenuto conto di pronunce civili che sancirebbero l'impossibilità di separare nome e simbolo di un partito, dovendosi impiegare nel caso criteri di precedenza storia (ovviamente, di nuovo, sulla base dell'asserita continuità tra Dc "storica" e Dc-Luciani). Per tutte queste ragioni, la Dc - che nelle scorse settimane ha intentato un'azione civile, di cui si parlerà a tempo debito - si rivolgerà ai giudici amministrativi, sperando che possa accadere qualcosa di simile a quello che (pur nella differenza delle condizioni, trattandosi allora di elezioni politiche e non vigendo ancora per le europee il citato codice del processo amministrativo) era in un primo tempo avvenuto nel 2008 con la Dc-Pizza, riammessa dal Consiglio di Stato dopo l'esclusione da parte di Viminale e Ufficio elettorale centrale nazionale.
Nulla è cambiato anche per Parlamentare indipendente, il contrassegno presentato da Lamberto Roberti e ritenuto non in grado di consentire la presentazione di liste (un tempo si sarebbe detto "senza effetti"), a seguito della mancata presentazione della dichiarazione di trasparenza. Roberti aveva contestato sia il fatto che la comunicazione della Direzione centrale per i servizi elettorali abbia parlato di "partito" e non di "candidato individuale" ("Quanto affermato è palesemente falso e trattandosi di atto della procedura elettorale, rileva il reato di falso in atto pubblico finalizzato ad un più grave reato quale Attentato alla Costituzione, essendo il sottoscritto unico cittadino italiano portatore del diritto elettorale passivo. Il Diritto elettorale passivo ed attivo è un principio fondamentale inalienabile"), sia la mancata previsione della possibilità di presentare candidature individuali alle elezioni europee (problema già sollevato nel 2019, ma appunto in sede di valutazione delle liste), sia la richiesta dello statuto o della dichiarazione di trasparenza, a suo dire onere non esigibile per una candidatura individuale che, "non essendo vietata", sarebbe "ammessa d’ufficio, anche perché è l’unica rispettosa del principio costituzionale del diritto elettorale passivo del cittadino". L'Ufficio elettorale nazionale, però, ha dichiarato inammissibile l'opposizione di Roberti: questo sia perché il gravame sarebbe stato presentato leggermente oltre il termine di 48 ore previsto dalla legge, sia perché la regola della necessità della dichiarazione di trasparenza non ammetterebbe eccezioni, nemmeno per le candidature individuali.

mercoledì 24 aprile 2024

Europee, 33 simboli ammessi, 3 non ammessi (per ora), 6 "senza effetti"

AGGIORNAMENTO DEL 28 APRILE: Si apprende - grazie alla pubblicazione sul sito insiemeliberi.it - che Antonino Iracà, secondo il Viminale, avrebbe "di fatto [...] depositato e dato mandato a depositare contemporaneamente due contrassegni", cioe dando mandato ad Andrea Perillo per il deposito di Partito Animalista - Italexit e depositando in proprio Insieme liberi: ciò non è consentito da una disposizione applicabile anche alle elezioni europee, cioè dall'art. 1 del d.P.R. n. 14/1994, che non consente di presentare più di un contrassegno, per questo non sarebbe stato ammesso il contrassegno di Insieme liberi, depositato per secondo. "L'operazione di presentazione alla competizione europea - si legge sempre nel sito Insiemeliberi.it - era volta proprio alla tutela del simbolo, clonato con minimi ritocchi dalla associazione quasi omonima Insieme Liberi Italia ed inserito nel simbolo composito della lista "Libertà", aggiungendo al danno della clonazione anche la beffa della candidatura con la lista condotta da Cateno de Luca, persona del tutto estranea alla battaglia condotta da Insieme Liberi per il rispetto dei valori costituzionali, che De Luca ha oltretutto platealmente calpestato durante la "emergenza" COVID-19 (alle scuse successive con cui si giustifica non segue una dissociazione netta dal sistema responsabile del disastro, che De Luca anzi continua a corteggiare anche danneggiando i partiti del dissenso suoi alleati)".
 
AGGIORNAMENTO DEL 26 APRILE: Trascorse le 48 ore dalla comunicazione degli inviti a sostituire i contrassegni ritenuti confondibili prescritte dalla legge, il quadro "simbolico" di queste elezioni europee non è mutato. A quanto si apprende, infatti, nessun contrassegno si è aggiunto ai 33 ammessi: i 6 emblemi che, per difetti documentali, non consentiranno la presentazione di liste sono rimasti tali (si è nel frattempo saputo che alla base della classificazione del salvadanaio di Use di Enrico Andreoni come simbolo "senza effetti" ci sarebbe la mancata autenticazione notarile della dichiarazione di trasparenza), mentre i 3 fregi di cui è stata chiesta la sostituzione non sono stati sostituiti o modificati.
Di questi tre emblemi, si apprende che ha presentato opposizione all'invito della Direzione centrale per i servizi elettorali Diego Sabatinelli per conto della Lista Marco Pannella, non accettando dunque di cancellare o modificare la dicitura "Stati Uniti d'Europa" all'interno del contrassegno. Nell'opposizione, di cui si è potuto prendere visione, si contesta innanzitutto - anche con riflessioni sistematiche e storiche - l'interpretazione del criterio di confondibilità con i contrassegni "presentati in precedenza" come maggior tutela per chi in vista di quella tornata elettorale ha depositato cronologicamente prima, mentre la protezione dovrebbe essere legata all'uso pubblico fatto dal depositante in tempi precedenti, anche qualora l'uso non si sia tradotto in partecipazioni elettorali (diversamente in futuro si potrebbe scatenare una "corsa al deposito" per vanificare con nuovi emblemi simili i titoli dati da precedenti depositi di simboli). 
Nel ricordare il progetto di lista Stati Uniti d'Europa per il 2019, poi non realizzatosi, ma di cui in rete si trovano varie tracce (e per il quale il contrassegno fu depositato e ammesso cinque anni fa), si rileva come il mancato utilizzo dell'espressione "Stati Uniti d'Europa" nel contrassegno depositato dalla lista Pannella prima delle elezioni politiche del 2022 sia stato dovuto alla diversa natura degli eventi elettorali (europee nel 2019 e nel 2024, politiche nel 2022), dunque non ci sarebbero gli estremi per parlare di abbandono o accantonamento della battaglia per gli Stati Uniti d'Europa da parte della lista Pannella (rivendicata come "elemento costitutivo e fondante della sua iniziativa politica", mettendo in dubbio che possa dirsi altrettanto per la "lista di scopo" denominata Stati Uniti d'Europa, anche se ovviamente su tale ultima questione politica il Viminale e i giudici ben difficilmente potrebbero esprimersi). Sul piano della confondibilità, poi, l'opposizione rileva come sul piano grafico gli elementi di distinzione rispetto al contrassegno presentato per primo siano tali da consentire all'elettore comune di non confondere i due fregi, specie se si considerano i due emblemi nel loro complesso e non sulla base di un singolo elemento testuale legato a un riferimento ideale condiviso. Da ultimo, il presentatore del contrassegno per la lista Pannella contesta di aver compiuto un "deposito emulativo", cioè solo per molestare la lista composita Stati Uniti d'Europa nelle sue aspettative: nell'opposizione si rivendica il preuso nazionale del simbolo contestato, non solo in sede elettorale (soprattutto in vari comunicati e post del Partito radicale), rispetto all'emergere della notizia del progetto di "lista di scopo" denominata Stati Uniti d'Europa.
Toccherà all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo, organo istituito presso la Corte di cassazione, esprimersi entro domenica su quest'opposizione, così come sulle altre presentate: si apprende, per esempio, dell'opposizione presentata da Lamberto Roberti contro la dichiarazione della Direzione centrale per i servizi elettorali in base alla quale il suo contrassegno Parlamentare indipendente non consentirà la presentazione di liste in mancanza della dichiarazione di trasparenza; per il depositante, infatti, la presentazione dello statuto o della dichiarazione di trasparenza sarebbe prescritta ai fini della presentazione di liste, non di candidature individuali come la sua. 
Al momento non si hanno notizie certe di altri atti di contestazione, ma è probabile che vi siano stati: nel 2022, per esempio, Nino Luciani si oppose alla richiesta di sostituire il contrassegno della Democrazia cristiana. Non è nemmeno da escludere che alcuni presentatori di simboli ammessi vogliano rivolgersi all'Ufficio elettorale nazionale per chiedere l'esclusione di altri emblemi: si era già detto, durante la cronaca del deposito, che il depositante di Italexit aveva presentato una memoria per rivendicare la titolarità della denominazione e contestare l'ammissibilità del Movimento per l'Italexit contenuto nel contrassegno della lista Libertà, dunque quella memoria potrebbe essersi tradotta in un'opposizione all'ammissione del contrassegno depositato per primo.
Quando saranno rese pubbliche le decisioni dell'Ufficio elettorale nazionale, in ogni caso, si potrà avere più chiaro il quadro delle opposizioni effettivamente presentate e, magari, dei ragionamenti compiuti caso per caso. Se ne darà conto a tempo debito.
 
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Compiuto il deposito dei contrassegni, la Direzione centrale per i servizi elettorali del Ministero dell'interno ha compiuto le sue valutazioni sui simboli depositati: a quanto si apprende da contatti con i rispettivi depositanti, sarebbero stati ammessi 33 dei 42 contrassegni depositati tra domenica e lunedì; 3 risulterebbero al momento non ammessi, mentre 6 non consentirebbero la presentazione di liste.
Per questi ultimi il giudizio dovrebbe essere definitivo (si vedrà poi perché); per i 3 oggetto di invito alla sostituzione, invece, i depositanti o i loro mandatari avranno 48 ore di tempo per presentare un contrassegno sostitutivo che possa rispettare le norme vigenti oppure per opporsi alla richiesta di cambiare il simbolo, rivolgendosi dunque all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo (che a sua volta avrà altre 48 ore di tempo per decidere in via definitiva, fatta salva la possibilità - prevista per le elezioni europee - di ricorrere al giudice amministrativo).

Chiarimenti preliminari

Prima di ogni osservazione, sembra il caso di premettere alcune considerazioni generali, anzi, generalissime. Il giudizio sull'ammissibilità dei contrassegni emesso dal Ministero dell'interno non riguarda la titolarità civilistica di un simbolo o di un altro segno distintivo, dunque sulla base delle regole del diritto privato, e nella quasi totalità dei casi non prende in considerazione quelle norme e i loro effetti. Il giudizio si basa unicamente sui parametri contenuti nell'articolo 14 del testo unico per l'elezione della Camera (d.P.R. n. 361/1957), applicabile anche alle elezioni europee: la disposizione pone dunque il divieto di confondibilità (con i relativi criteri di soluzione dei potenziali conflitti), il divieto di deposito emulativo (effettuato solo per impedire a chi ne avrebbe interesse l'uso di un simbolo) e di impiego di immagini o soggetti religiosi; si deve poi tenere conto di altre norme applicabili alla procedura elettorale (come il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista, ovviamente non rilevante in questo cammino verso le elezioni). Può dunque accadere che un contrassegno venga ritenuto confondibile e ne sia chiesta la sostituzione anche se chi lo ha depositato ne è effettivamente titolare: può accadere, per esempio, se altri identici o molto simili sono stati depositati prima e il loro uso non appare a prima vista privo di legittimazione (di certo non spetta al Viminale decidere chi rappresenti correttamente un'associazione o a chi spettino i suoi segni distintivi, né ovviamente il Viminale ritiene di poterlo fare).
Allo stesso modo, l'interpretazione delle disposizioni vigenti consente di individuare ipotesi in cui un contrassegno, pur presentato presso il Ministero dell'interno, non consente poi la valida presentazione di liste (un tempo si parlava di contrassegni "senza effetti"): questo accade se, insieme al deposito del contrassegno, "non vengono presentati anche lo statuto del partito o gruppo politico o la dichiarazione di trasparenza, e se non sono designati i rappresentanti del partito o gruppo politico" (così si legge sulle Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature). In questi casi, i relativi contrassegni non sono oggetto di valutazione di confondibilità: probabilmente per ragioni di "economia procedimentale", non si esamina nemmeno un simbolo che non potrà mai finire sulle schede (perché non si è indicato chi potrà depositare le liste o non sono stati indicati gli elementi di trasparenza richiesti dalla legge).
Da ultimo, tutte le valutazioni emesse dal Ministero dell'interno non hanno carattere generale, ma riguardano esclusivamente quest'elezione: possono essere simili ad altre decisioni emesse in passato nei confronti di altri soggetti o perfino dello stesso, ma si riferiscono soltanto ai contrassegni depositati per questa tornata elettorale (dunque in futuro, di fronte a un quadro simbolico diverso, potrebbero aversi scelte differenti). 

I simboli per ora non ammessi

Primo dei tre contrassegni non ammessi, andando in ordine di deposito, sarebbe quello di Stati Uniti d'Europa, presentato per conto della Lista Marco Pannella: questo benché - come si è ricordato - fosse stato depositato già nel 2019 da Maurizio Turco prima delle scorse elezioni europee.
In particolare, il problema sarebbe dato dalla presenza nel contrassegno dell'espressione "Stati Uniti d'Europa", riportata "con caratteri molto grandi e chiara evidenza": per la Direzione centrale per i servizi elettorali questa creerebbe confondibilità con il simbolo della lista composita Stati Uniti d'Europa, depositato precedentemente (con il n. 2, mentre quello a nome della lista Pannella era al n. 20). L'invito a sostituire (che si è potuto visionare dall'interessato), tra l'altro, cita sia i commi 3 e 4 dell'art. 14 del testo unico della Camera (che vietano la confondibilità e ne indicano i criteri di individuazione), sia il comma 5: quest'ultimo, anche se nell'atto recapitato al depositante non è meglio esplicato, indica che si è citata anche la norma che vieta "la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precludere surrettiziamente l'uso del contrassegno ad altri soggetti politici interessati a utilizzarlo".
La Direzione centrale mostra di aver tenuto in considerazione il deposito del simbolo quasi identico operato nel 2019; si sottolinea però che "non può ritenersi che il partito abbia fatto notoriamente uso del contrassegno" contestato alle elezioni, sia perché al deposito elettorale del 2019 non è poi seguita la presentazione di liste, sia perché nel 2022 sempre la lista Pannella ha depositato un diverso contrassegno (allora ugualmente ammesso) privo della dicitura "Stati Uniti d'Europa". Su tale base è stato formulato l'invito a sostituire il contrassegno "mediante la rimozione o la sostanziale modificazione dell'espressione letterale anzidetta".
Il secondo caso che era saltato all'occhio già in sede di deposito riguardava il simbolo della Democrazia cristiana, depositata da Nino Luciani (segretario politico) e Carlo Leonetti (segretario amministrativo). Era facile immaginare, infatti, che sarebbe stato formulato un invito a sostituire il contrassegno con uno che non contenesse lo scudo crociato, già presente nel simbolo dell'Udc, depositato prima (al n. 18, mentre la Dc è arrivata in bacheca con il n. 36, esattamente il doppio) e per giunta presente in Parlamento (con propri eletti e nella denominazione del gruppo di Noi Moderati), per cui l'elettorato in base alla legge dev'essere tutelato dai rischi di confusione o di errore. La stessa decisione era stata presa nel 2022, quando Luciani aveva presentato il medesimo simbolo.
Richiedeva una decisione anche la presenza del contrassegno di Insieme liberi, depositato al n. 37 da Antonino Iracà che in sede di deposito si è qualificato come legale rappresentante dell'omonima associazione (partecipante alle elezioni regionali del Friuli - Venezia Giulia del 2023) e unico titolare del relativo simbolo. Come si era detto lunedì, il contrassegno era pressoché identico al simbolo inserito nel contrassegno ultracomposito di Libertà (apportato dal gruppo guidato da Ugo Rossi, con l'aggiunta della scritta "Uscita"). In assenza di ulteriori informazioni, si può supporre che la Direzione centrale per i servizi elettorali, senza entrare nel merito della diatriba esistente su chi rappresenti il soggetto politico Insieme liberi (o su quale soggetto giuridico sia titolare del nome e del fregio), si sia limitata a rilevare la quasi identità del simbolo n. 37 a una delle pulci inserite nel contrassegno n. 1 (a dispetto della sostanziale illeggibilità di quest'ultima) e, non potendo consentire la compresenza di  due unità grafico-politiche nella medesima competizione elettorale (Iracà aveva indicato i delegati al deposito nelle circoscrizioni, quindi sulla carta potrebbe presentare liste), ha chiesto la sostituzione dell'emblema presentato per secondo con una grafica non confondibile.
Il contrassegno di Libertà - che contrassegnerà la lista esente dalla raccolta firme grazie al risultato elettorale di Sud chiama Nord alle ultime elezioni politiche - è stato dunque ammesso, anche con riguardo al segmento biconcavo contenente il logo del Movimento per l'Italexit; risulta ammesso però anche il contrassegno composito del Partito animalista - Italexit per l'Italia, nonostante il rappresentante di quest'ultimo soggetto politico, Andrea Perillo, abbia presentato già in sede di deposito una memoria per contestare il Movimento per l'Italexit. Non è ovviamente possibile conoscere il ragionamento seguito dal Viminale; si può però immaginare che il nome "Movimento per l'Italexit" sia stato ritenuto diverso rispetto a "Italexit per l'Italia", coincidendo le due denominazioni solo per una parola espressione di un orientamento politico comune, evidentemente non ritenuto caratterizzante una sola forza politica. Benché il Movimento per l'Italexit possa in sostanza apparire come un soggetto politico creato da soggetti che erano stati parte del gruppo dirigente di Italexit per l'Italia, hanno probabilmente avuto un peso da una parte il fatto che la parola "Italexit" sia entrata da tempo nei dizionari dell'italiano (il Vocabolario Treccani la indica nel 2016, ben prima che il partito un tempo promosso e guidato da Gianluigi Paragone fosse fondato), dall'altra il diverso rilievo, foggia e carattere dato alla parola in questione nei due emblemi (nonostante Movimento per l'Italexit sia uno dei pochi elementi del contrassegno di Libertà a risultare visibili anche sulle schede elettorali). In questo caso, si è giudicato che il riferimento a un gruppo nuovo con nome seminuovo potesse convivere con il fregio di una formazione politica dal nome simile, presente in Parlamento nella scorsa legislatura - al punto da potersi iscrivere al registro dei partiti politici - e partecipante alle scorse elezioni politiche (elementi che di per sé rafforzavano la posizione di Italexit per l'Italia rispetto a quella della lista Pannella). Questa situazione in ogni caso, potrebbe produrre un risultato interessante: qualora anche solo una lista del Partito animalista - Italexit per l'Italia fosse ammessa, in quella circoscrizione potrebbero aversi due Italexit sulla scheda e la sorte potrebbe anche divertirsi a collocare vicini i due emblemi.
Restando in tema di somiglianze, non risultano inviti alla sostituzione per nessuno dei due contrassegni "pirata" presentati. Pure in questo caso non si conosce il percorso argomentativo che avrebbe portato alla doppia ammissione; si può ipotizzare però che, al di là della comune appartenenza al "mondo pirata" (anch'esso, di per sé, non esclusivo di una o di un'altra formazione), siano stati valutati in modo positivo i nomi diversi e la grafica molto diversa (tibia affiancata a teschio con bandana su fondo nero per i Pirati, vela nera gonfia inserita in una circonferenza nera, il tutto su fondo verde fluo per il Partito pirata italiano), concretizzando una situazione diversa da quella che si creò nel 2013 sempre in ambito pirata. 
I tre contrassegni di cui è stata chiesta la sostituzione, come si diceva, possono essere modificati o cambiati dai depositanti entro 48 ore dalla notifica dell'invito a sostituire: se l'emblema non venisse sostituito o quello sostitutivo fosse ancora confondibile, l'esclusione diventerebbe definitiva. In alternativa alla sostituzione, come ricordato, è possibile presentare opposizione all'invito della Direzione centrale per i servizi elettorali; nelle 48 ore successive la decisione spetterebbe all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo presso la Corte di cassazione e, in caso di rigetto dell'opposizione, l'esclusione sarebbe definitiva (restando aperta solo la via dei ricorsi amministrativi). Sempre entro 48 ore, le forze politiche che dovessero ritenersi lese dall'ammissione di un contrassegno possono opporsi e chiederne l'esclusione, sempre attivando il giudizio di seconda istanza dei giudici di Cassazione. 

I simboli che non consentiranno di presentare liste

Se i simboli di cui è stata chiesta la sostituzione sono 3, sono esattamente il doppio, dunque 6, i contrassegni che, come recita la dicitura sopra la rispettiva bacheca, "non consentono la presentazione di liste". 3 su 6 casi erano del tutto prevedibili: i contrassegni di Contro Sistema, di Insieme liberi - Uniti nella Costituzione e del Partito Socialisti per il lavoro non erano accompagnati al di sotto dall'indicazione di alcuna circoscrizione, segno che non erano stati precisati i delegati al deposito delle liste, dunque già questo avrebbe portato a far ritenere "senza effetti" quegli emblemi. Questa situazione, come detto sopra, ha evitato qualunque esame sulla confondibilità dei contrassegni in questione: nemmeno di quello di Insieme liberi - Uniti nella Costituzione, che diversamente avrebbe rischiato qualche rilievo per la parziale sovrapposizione del nome con quello dei due Insieme liberi presenti in altrettanti fregi elettorali. 
Nella stessa bacheca, però, si trovano anche i contrassegni di Parlamentare indipendente (Lamberto Roberti), Use - Stati Uniti degli Stati aderenti all'euro (Enrico Andreoni) e Movimento Poeti d'azione (Alessandro D'Agostini), che le circoscrizioni le avevano indicate. In mancanza di altre notizie, si deve supporre che la valutazione compiuta dalla Direzione centrale per i servizi elettorali riguardi piuttosto l'altro elemento ritenuto necessario per ritenere possibile la presentazione di liste, vale a dire la dichiarazione di trasparenza. In mancanza di ulteriori informazioni, ci si limita alla considerazione appena fatta.

martedì 23 aprile 2024

La complessità a parole: le descrizioni dei simboli delle europee 2024

Al di là del risultato delle elezioni europee dell'8 e del 9 giugno e ancora prima che le candidature siano presentate, può dirsi che queste elezioni hanno (più o meno) involontariamente lanciato un nuovo genere letterario per iniziati, di non facile accesso e di limitata circolazione, ma imperdibile per i #drogatidipolitica: la megadescrizione dei contrassegni elettorali
Chiunque abbia avuto a che fare almeno una volta con la presentazione di una candidatura alle elezioni amministrative (ma il discorso vale anche, ovviamente, per le procedure elettorali di livello superiore) sa bene che uno degli elementi essenziali per i vari documenti da compilare è proprio la descrizione del contrassegno: nei moduli di presentazione delle liste, ma anche in quelli di accettazione delle candidature, il simbolo - oltre che essere riprodotto in miniatura - deve essere descritto e la descrizione deve essere la più precisa possibile, non accontentandosi vari uffici elettorali della semplice denominazione della lista. Sulla carta l'operazione è relativamente semplice, ma finisce inevitabilmente per complicarsi se aumentano gli elementi testuali, grafici e cromatici di cui rendere conto. 
Si è già notato come il tasso di complicazione e affollamento di queste elezioni europee risulti essere il più elevato di sempre, per un effetto combinato ed esplosivo delle ridotte esenzioni dalla raccolta firme, del tentativo di superare la soglia di sbarramento del 4% e delle esigenze o aspettative di visibilità delle singole forze politiche (magari con la speranza che la presenza del proprio simbolo nel contrassegno possa portare qualche beneficio in futuro, come l'accesso alle provvidenze pubbliche o l'esonero dalle sottoscrizioni). Se questo porta - e lo si è già detto più volte - a serie difficoltà nel riconoscere sulla scheda tutti i soggetti partecipanti alle liste, all'interno dei contrassegni riprodotti con un diametro di tre centimetri, chi conosce le procedure elettorali si è subito chiesto quanto sarebbero state lunghe e complesse le descrizioni di determinati contrassegni. A questa domanda si può rispondere, grazie alla collaborazione delle due liste dal fregio elettorale più affollato, che hanno permesso di conoscere il contenuto delle rispettive descrizioni: chi scrive è davvero grato della disponibilità e ringrazia, a nome di tutti i feticisti elettorali. 
C'è materiale sufficiente per un post senza commenti, ma con molte, moltissime parole, incluse quelle di stima e solidarietà - oltre che nei confronti dei grafici che hanno dovuto creare gli emblemi - verso chi si è messo con pazienza a descrivere ogni simbolo contenuto nel contrassegno: qualcuno, da qualche parte e in qualche maniera, sarà grato.



Ecco, di seguito, la descrizione del contrassegno della lista Libertà, che senza dubbio batte ogni record di lunghezza (oltre che di complessità grafica) e proprio per questo merita di essere diffusa per intero:
Cerchio blu, con al centro su sfondo sempre blu la di dicitura di colore bianco LIBERTA’, inclinata in senso antiorario di 2 gradi. Sulla parte superiore del cerchio, su campo di sfondo giallo delineato da bordo nero, è riportata la dicitura CATENO di colore rosso e DE LUCA di colore nero. Su campo bianco sempre sulla parte superiore del cerchio blu, da sinistra verso destra sono presenti i seguenti simboli: SUD CHIAMA NORD - cerchio esterno di colore nero, con all’interno un altro cerchio di colore bianco che contiene tre campi rispettivamente di colore giallo, rosso e bianco, con una linea bianca che separa il campo giallo da quello rosso. Sul campo giallo è riportata la dicitura SUD CHIAMA NORD, SUD con il colore nero e con la lettera D recante una freccia stilizzata verso l’alto e CHIAMA NORD con il colore rosso su due righe. Sul campo rosso è riportata la dicitura PER LE AUTONOMIE di colore bianco. Sul campo bianco non è riportata nessuna dicitura. Il simbolo ha un’inclinazione di 4 gradi verso sinistra a voler rappresentare un movimento verso destra; SICILIA VERA - cerchio di colore blu con lo sfondo interno di colore azzurro nella parte superiore a sfumare verso la parte inferiore nel color celeste, contenente, nella parte superiore del cerchio al primo livello, la parola a carattere maiuscolo "SICILIA" di colore giallo contornato di blu, seguito, al secondo livello, dalla parola in corsivo "Vera" in colore giallo contornato di blu; nella parte centrale del cerchio la rappresentazione geografica della Sicilia di color rosso con al centro il mitico "triscele di Sicilia" delineato in color nero; nella parte inferiore del cerchio è presente in color blu contornato di bianco la seguente frase "VERSO UNA ECONOMIA REGIONALE AUTONOMA" posizionata lungo i bordi interni del cerchio da sinistra verso destra; I CIVICI IN MOVIMENTO - cerchio di colore rosso con all’interno un cerchio di colore bianco di dimensione inferiore, con sullo sfondo l’impronta di colore blu chiaro della suola di uno scarpone contornato di piccole forme irregolari di colore blu chiaro di dimensioni diverse a rappresentare terra e pulviscolo. Nella parte superiore del cerchio al primo livello, la lettera “i” in corsivo di colore blu a carattere minuscolo; seguito, al secondo livello, dalla parola in blu “CIVICI” in maiuscolo; seguito, al terzo livello, dalle parole in blu “IN MOVIMENTO” in maiuscolo corsivo, seguito al quarto livello dalla parola in rosso “CON” in maiuscolo e al quinto livello dalla parola in rosso “PIROZZI” in maiuscolo; CONFEDERAZIONE GRANDE NORD -  linea di circonferenza di colore nero suddivisa orizzontalmente in due parti, la parte superiore di colore blu e la parte inferiore di colore bianco. Nella parte superiore del cerchio (di colore blu), parallelamente al tratto curvilineo sovrastante, da sinistra verso destra, la parola “Confederazione” di piccole dimensioni, colore bianco, con la sola lettera “C” in maiuscolo e le restanti lettere in minuscolo. Leggermente al di sopra della linea di base del semicerchio superiore (di colore blu), da sinistra verso destra per la quasi totalità dello spazio, la scritta “Grande” di colore bianco, con la lettera “G” maiuscola, e le restanti lettere in minuscolo. Nella parte inferiore del cerchio, di colore bianco, da sinistra verso destra per la totalità dello spazio, la scritta “NORD” di colore rosso in maiuscolo stampatello. La sommità sinistra della lettera “N” sovrasta leggermente la linea di demarcazione del semicerchio superiore (di colore blu) ed è di colore bianco; POPOLO VENETO - Cerchio di colore blu racchiudente leone alato con spada e libro chiuso, poggiato su delle pietre; nella parte inferiore del cerchio è posizionata, su due righe, la scritta di colore blu “Popolo Veneto". Il tutto è posto su uno sfondo di colore giallo.
Sul campo inferiore del cerchio blu, su campo bianco, da sinistra verso destra, sono altresì presenti i seguenti simboli: NOI AGRICOLTORI & PESCATORI - cerchio di colore nero con all’interno: nella parte superiore un semicerchio di colore verde al secondo livello, alla base del semicerchio in maiuscolo la parola “NOI” di colore nero; nella parte centrale al primo livello una striscia bianca di colore bianco su cui campeggia la parola “AGRICOLTORI” in colore nero. Nella parte inferiore al secondo livello un semicerchio di colore rosso dove in alto si trovano le parole “& Pescatori” in minuscolo con la P iniziale maiuscola di colore nero. Dalla base del semicerchio inferiore al secondo livello verso l’alto lungo il cerchio, dalla parte destra e dalla parte sinistra due spighe di grano di colore giallo ocra; NOI AMBULANTI LIBERI- Cerchio al cui centro vi è la scritta NOI AMBULANTI LIBERI (disposte in colonna partendo dall’alto). La scritta AMBULANTI risulta quindi centrata nel simbolo ed è di colore giallo. Le scritte NOI e LIBERI, disposte rispettivamente al di sopra a e al di sotto della scritta AMBULANTI sono invece di colore bianco, sullo sfondo un’immagine di un mercato cittadino colorata di blu; PARTITO PENSIONATI + SALUTE - cerchio delimitato in bianco e nella parte superiore con sfondo verde è presente la parola “PARTITO”, scritta in maiuscolo, nella parte centrale con sfondo bianco è presente la parola “PENSIONATI” in maiuscolo e nella parte inferiore con sfondo rosso il simbolo “+”con la scritta “SALUTE” con la lettera S maiuscola e il restante in minuscolo; SOVRANITA’ - cerchio di colore azzurro con al centro la scritta il maiuscolo SOVRANITÀ e nella parte immediatamente sottostante la scritta tre triangolo con punta verso destra a rappresentare il tricolore italiano (verde, bianco e rosso); IL VERO NORD - cerchio rosso con all’interno su campo bianco la dicitura “il VERO NORD” con una croce stilizzata che prosegue dalla lettera R di “NORD”. La dicitura il VERO di colore verde e la dicitura NORD con una croce stilizzata che prosegue dalla lettera R di “NORD” di colore rosso; IL POPOLO DELLA FAMIGLIA - campo circolare blu con scritta bianca IL POPOLO DELLA FAMIGLIA sovrastata nella parte alta della circonferenza dalla scritta più piccola in rosa NO GENDER NELLE SCUOLE e con quattro figure disegnate nella parte bassa del cerchio raffiguranti una mamma e un papà che tengono per mano un figlio e una figlia; VITA - cerchio azzurro scuro esterno ad un cerchio bianco con all’interno fondo azzurro scuro in cui è posizionata in orizzontale la scritta contenente le lettere V, seguita dalla I (i) rappresentata da un albero di colore bianco con radici bianche, tronco bianco raffigurante un profilo di donna, con le braccia slanciate verso l’alto a forma di rami sormontati da foglie di colore verde a sinistra, bianche al centro e rosse a destra, poi la lettera T seguita dalla lettera A, di colore bianco (VITA); FRONTE VERDE – ECOLOGISTI INDIPENDENTI - cerchio metà bianco e metà verde, nella parte bianca figura di arciere stilizzato, nella parte verde la scritta FRONTE VERDE di colore bianco; CAPITANO ULTIMO - cerchio di colore nero con all’interno un cerchio di colore bianco nella parte superiore la parola “CAPITANO” di colore nero in maiuscolo nella parte inferiore una forma irregolare di colore nero su cui campeggia la parola “ULTIMO” di colore bianco in maiuscolo; DE LUCA SINDACO D’ITALIA: cerchio esterno di colore nero, con all’interno un altro cerchio di colore bianco che contiene tre campi rispettivamente di colore giallo, rosso e bianco, con una linea bianca che separa il campo giallo da quello rosso. Sul campo giallo è riportata la dicitura DE LUCA SINDACO D’ITALIA, DE LUCA con il colore nero e SINDACO D’ITALIA con il colore rosso. Sul campo rosso è riportata la dicitura SUD CHIAMA NORD di colore bianco. Sul campo bianco non è riportata nessuna dicitura; INSIEME LIBERI - cerchio delimitato sulla circonferenza da una linea blu che nella parte inferiore diviene parte integrante di una porzione, anch’essa blu, delimitata nella parte inferiore dalla circonferenza stessa, mentre nella parte superiore da un profilo che, partendo da destra in maniera rettilinea, disegna quattro (4) prominenze di diversa misura fino a congiungersi nuovamente a sinistra alla circonferenza blu. Tale profilo simboleggia, in maniera stilizzata, il classico paesaggio italiano. All’interno della porzione inferiore di colore blu si trova, in caratteri maiuscoli, la parola “USCITA”, con le prime tre (3) lettere di colore bianco, la “I” di colore verde, la “T” di colore bianco e la “A” di colore rosso. Nella parte superiore del cerchio, separata dalla porzione inferiore tramite una linea di colore verde, bianco e rosso che ne segue l’andamento, su sfondo bianco, è rappresentato un sole nascente di colore giallo ocra, posizionato in basso a destra subito al disopra della porzione inferiore blu. Dal sole partono cinque (5) raggi di colore giallo sfumato che, avvicinandosi alla circonferenza esterna, si intensificano assumendo una colorazione netta che ne rende i contorni nitidi. In primo piano in posizione centrale nella parte superiore del contrassegno, vi sono le parole sovrapposte in stampatello di colore blu con contorno bianco “INSIEME LIBERI”. PARTITO MODERATO D'ITALIA: un cerchio la cui circonferenza è di colore nero, all'interno del quale si trovano, concentricamente ed in successione, una circonferenza di colore bianco, una circonferenza di colore verde, una circonferenza di colore bianco ed una circonferenza di colore rosso, all'interno della quale si trovano: nella parte superiore la scritta PARTITO MODERATO D'ITALIA (in font e carattere standard) che segue, in modo curvo, il profilo della circonferenza più interna; al di sotto di tale scritta si trova la rappresentazione grafica stilizzata di colore blu di una statua della dea Minerva che indossa un elmo ed indossa una veste antica e cinge nella propria mano sinistra, sollevata, una lancia in posizione verticale e nella propria mano destra, rivolta verso il basso, una corona di alloro; al di sotto della rappresentazione si trova una sezione di cerchio, la cui metà di sinistra è di colore rosso, mentre la metà di destra è di colore blu, all'interno della quale sezione di cerchio è riportato, in colore bianco, l'acronimo PMDI; RIZZI -  cerchio di colore nero con all’interno un cerchio di colore verde scuro su cui al centro campeggia la parola “RIZZI” di colore bianco in maiuscolo. 
In fondo al campo inferiore, MOVIMENTO PER L’ITALEXIT: di forma semicircolare, il cui fondo è realizzato in due colori diversi. Partendo dal basso, il primo colore è il blu profondo che sfuma nel secondo colore fino a diventare l'azzurro savoia, simbolo dell'Italia. Al suo interno compaiono: nel terzo inferiore, un motivo ondulato, disposto orizzontalmente, a rappresentare, dall'alto vero il basso, i colori della bandiera italiana: il verde, il bianco e il rosso; il nome dell'Associazione, interamente di colore bianco, è disposto su due righe orizzontali. Alla prima riga appare la dicitura: "Movimento per"; alla seconda riga appare la dicitura "l'Italexit", dove la I con l'apostrofo ha la stessa dimensione della dicitura "Movimento per", mentre "Italexit" ha una dimensione tripla rispetto alle altre ed è posizionata centralmente nel simbolo; nella dicitura "Italexit", la parte sinistra della x rappresenta in forma stilizzata una freccia, con il suo vertice apicale, orientato verso la destra del simbolo.



Di seguito, invece, si trova la descrizione del contrassegno di Stati Uniti d'Europa:

Il contrassegno elettorale della lista “STATI UNITI D'EUROPA” è costituito da un cerchio con contorno blu su sfondo giallo. All'interno del cerchio è rappresentato uno sfondo composito che simula un'ondulazione, costituito dalla bandiera dell'Unione Europea. Sovrapposta a questo sfondo, la dicitura “STATI UNITI D'EUROPA” è inclinata leggermente su due righe e posizionata sopra due rettangoli bianchi. Le lettere della dicitura sono segmentate in tre colori: turchese, blu e blu chiaro. Alla base del contrassegno è presente un semicerchio bianco, sopra il quale sono rappresentati sei simboli, nell'ordine da sinistra a destra, dall’alto al basso: “+EUROPA con EMMA BONINO”, “Italia Viva”, “Partito Socialista Italiano”, “Radicali italiani”, “libdem europei” e “L’Italia c’è”. All’interno del semicerchio bianco, a sinistra dei simboli di +EUROPA con EMMA BONINO e Radicali italiani, è presente la scritta, in stampatello minuscolo, di colore blu chiaro, “renew europe.”. Il simbolo di +EUROPA con EMMA BONINO si compone di un cerchio con contorno blu in campo bianco. Nella parte superiore è rappresentata la dicitura “+EUROPA” con grafica multicolore: per il “+” giallo, blu, turchese, verde, violetto, rosso corallo e fucsia. Nella parte inferiore del cerchio è presente un campo dal bordo ondulato di colore giallo e sulla sinistra del campo è presente uno spicchio di colore giallo scuro. Sopra quest’ultima campeggia la dicitura “con EMMA BONINO”. Il simbolo di Italia Viva si compone di un cerchio delimitato in nero e a sfondo bianco con al centro la scritta senza spazi "ITaLIaVIVa", in stampatello maiuscolo a eccezione delle tre vocali "a" in carattere stampatello minuscolo; la parola "ITaLIa" è di colore bleu e la parola "VIVa" ha tonalità viola/fucsia; nel quadrante superiore del cerchio è raffigurata una "V" stilizzata a forma di ali di gabbiano avente caratteristiche cromatiche pressoché identiche all'area posta nel quadrante inferiore delimitata superiormente da una linea curva posizionata in obliquo, colorata con tonalità e tratti che vanno dal viola/fucsia, al rosso, all'arancione. Il simbolo del Partito Socialista Italiano si compone di una figura circolare bianca con contorno rosso, in basso la scritta PSI in rosso in stampatello maiuscolo con caratteri grandi e in grassetto; in alto a destra in stampatello minuscolo la scritta in rosso su tre righe Partito Socialista Italiano. Dal lato sinistro inferiore parte un garofano stilizzato con gambo verde e petali rossi. Il simbolo di Radicali Italiani si compone di un cerchio su sfondo bianco recante una rosa rossa stilizzata, sotto di essa la dicitura “radicali” di colore nero in grassetto e, ancora sotto, la dicitura “italiani” in rosso. Il simbolo dei libdem europei si compone di un cerchio con riempimento di colore blu con scritta centrale “libdem” grande e sottostante la scritta di carattere più piccolo “europei” di colore bianco, sopra la scritta “libdem” il disegno di un uccello stilizzato di colore giallo. Il simbolo di L’Italia c’è si compone di un cerchio bordato da una linea blu. All’interno, nella parte superiore, su sfondo bianco, la scritta in carattere maiuscolo blu ‘L’ITALIA’. Nella parte inferiore, su sfondo bianco, la scritta in carattere minuscolo blu, allineata e della stessa larghezza delle parole sovrastanti “c’è”, con apostrofo di colore verde ed accento di colore rosso. Al di sotto, con pari larghezza, il tricolore italiano stilizzato in tre fasce parallele e verso il basso, la scritta “AL CENTRO” in caratteri maiuscoli di colore blu.



Qui sotto, da ultimo, si riporta la descrizione del contrassegno della lista Siamo Europei:

Nel cerchio con bordo blu, nella parte centrale è presente una fascia di colore bianco con ai bordi superiori e inferiori delle frecce di colore verde; al centro di questa fascia è presente la dicitura posta su tre righe “AZIONE con CALENDA”. La prima parola, posta sulla riga superiore, è di colore blu nelle prime tre lettere sfumato al verde nelle ultime tre lettere, in grassetto maiuscolo lievemente inclinato da sinistra verso destra, con la A iniziale in carattere più grande, con all’interno una freccia bianca in orizzontale da sinistra verso destra; la seconda parola, posta sulla riga intermedia, è più piccola e in carattere stampatello minuscolo corsivo di colore blu; la terza parola, posta sulla riga inferiore, è in grassetto maiuscolo lievemente inclinato da sinistra verso destra di colore blu. Al di sotto sono inserite le parole di colore azzurro “renew europe.”.
La parte inferiore e quella superiore del cerchio sono di colore blu. All’interno di quest’ultima, al centro su due righe, la scritta di colore bianco “Siamo Europei”, sulla loro destra dall’alto verso il basso, sono poste a semicerchio dodici stelle di colore giallo. 
Nella parte inferiore, nella prima fila dall’alto, da sinistra verso destra, sono presenti i seguenti simboli: 
  • Nel cerchio con sfondo turchese, al centro, è presente la dicitura in carattere grassetto maiuscolo stampatello di colore nero "N O S" , dove la lettera "O" è rappresentata da due parentesi.
  • Nel cerchio di sfondo bianco, nella parte centrale a sinistra, sono rappresentate 3 (tre) vele leggermente sovrapposte inclinate verso l’alto: in ordine da sinistra a destra, la prima e la seconda vela sono rispettivamente di colore verde e rosso, della stessa tonalità presente nella bandiera italiana e la terza, di colore blu della tonalità della bandiera dell’Unione Europea, con 6 (sei) stelle di colore giallo che seguono un’andatura semicircolare. A destra delle vele, è posta una linea verticale sottile di colore blu, a destra della suddetta linea è presente la scritta posta su tre righe in carattere stampatello maiuscolo di colore blu, con le iniziali di ogni parola in carattere stampatello grassetto di colore rosso “POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI”.
  • Un cerchio bordato di verde con all'interno una foglia d'edera verde con il lettering "PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO".
  • Una corona circolare blu con dodici stelle gialle circoscrivente un ramo d’edera stilizzato di colore verde, con cinque foglie e una scritta in rosso “REPUBBLICANI EUROPEI” su fondo bianco.
  • Cerchio con sfondo bianco e con contorno blu, al centro la dicitura "Socialista Liberale" in carattere stampatello di colore rosso; alla sua sinistra sono presenti tre vele, rispettivamente di colore verde, bianco e rosso; al di sotto è presente una linea retta di colore verde.
Nella parte inferiore, nella seconda fila dall’alto, da sinistra verso destra, sono presenti i seguenti simboli:
  • Un cerchio con bordo nero e fondo blu, nella cui parte superiore, lungo il bordo, sono raffigurate dodici stelle gialle, con al centro la scritta in giallo “DEMOCRAZIA LIBERALE”, che sovrasta una fascia ondeggiante tricolore verde-bianco-rosso che attraversa orizzontalmente tutta la sezione inferiore del fondo blu.
  • Cerchio con bordo nero, bianco e giallo suddiviso in due semicerchi. Nella parte superiore, di sfondo blu, è presente la scritta bianca “PIATTAFORMA CIVICA POPOLARE RIFORMATRICE” in stampatello maiuscolo e posta su quattro righe; al di sopra di essa sono presenti otto stelle di colore giallo. Nella parte inferiore, di sfondo bianco, è presente la figura stilizzata di un ponte di colore rosso.
  • Un simbolo rotondo con sfondo giallo che contiene al suo interno un fumetto nel quale viene raffigurata la rappresentazione grafica dell’Alto Adige in color nero, e sotto la denominazione sempre in colore nero “TEAM”, corroborata da un punto in rosso contenente la Lettera maiuscola “K” in bianco, posizionata sopra l’ultima lettera di suddetta denominazione.

 


Pur non essendo un contrassegno composito, la descrizione del fregio artigianale di Parlamentare indipendente (Lamberto Roberti) è senz'altro meritevole di figurare in questo articolo:
 
Triplo cerchio concentrico, bordato sottile, color blu Europa, costituente una corona circolare della metà del raggio totale, suddivisa in 11 (undici) settori colorati ed 1 (uno) bianco, nella parte mediana destra, seguono verso l'alto in senso antiorario verde pisello, verde sottobosco, azzurro, blu notte, viola scuro, carminio, rosso porpora, rosa acceso, terra di Siena bruciata, arancione e giallo canarino.  Il passaggio da un colore al successivo, ha una zona di integrazione degli stessi. Il cerchio interno ha un raggio di un quarto del totale, fondo blu Europa e un ordine di 12 (dodici) stelle concentriche di colore giallo oro, lungo la circonferenza interna del cerchio stesso.  Nell'interspazio superiore fra la corona circolare all'esterno ed il cerchio interno, su fondo bianco, concentrica alla circonferenza, in carattere maiuscolo di colore blu Europa, appare la scritta "PARLAMENTARE", nella parte inferiore, di opposta curvatura e stesso carattere, la scritta "INDIPENDENTE"
 

Pur non essendo formalmente un contrassegno "composito", merita di essere riportata qui anche la descrizione del contrassegno della lista USE - Stati Uniti degli Stati aderenti all'euro, insieme alla prima parte della dichiarazione di trasparenza.

Racchiuso da un cerchio nero in campo bianco nella parte superiore le parole rosse maiuscolo MORE USE LESS NATO attorno ad un salvadanaio blu contenente le parole bianche minuscolo stati uniti e il simbolo bianco € nella parte inferiore le parole verdi maiuscolo dall’alto verso il basso ETAT FEDERAL SOCIAL DEMOCRATE DERECHO SEGUN EL MERITO BONUM COMMUNE AQUA NO PARADISI FISCALI SOZIALSTAAT KEYNES colori verde bianco rosso della bandiera italiana e blu della bandiera francese.

Io sottoscritto ANDREONI ENRICO nato a Mombaroccio (PU) il ... 1944 CF ... , dichiaro che USE - STATI UNITI DEGLI STATI ADERENTI ALL’EURO, con sede legale in Pesaro (PU) ..., non ha scopo di lucro e si finanzia esclusivamente con quote/contributi degli associati. USE si propone come incontro di studio DELLA POLITICA ESTERA AUTONOMA/NON SUBORDINATA AGLI USA DEL 1985 (cfr. Sigonella) e di quali possibili agenzie d’intelligence straniere erano davvero in grado di collocare davvero il corpo esanime del presidente Aldo Moro tra le sedi DC/PC durante le trattative del “compromesso storico DC/PC”, degli accordi tra gli Stati europei che hanno prodotto una finta Comunità/Unione europea senza anima subordinata agli USA/NATO e degli accordi della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con USA/PFIZER i cui contratti sono stati secretati, dell'introduzione della finta moneta €uro in contrasto con sistemi fiscali differenziati e paradisi fiscali all’interno della UE, dello scopo sociale delle federazioni sportive internazionali/CIO/Olimpiadi che nell’immaginario collettivo è di inclusione distinta dalla geopolitica, del potere sovranazionale in Europa di Lobbies con interessi economici stranieri rappresentati da oligarchi europei a danno dei consumatori europei e di oscure forze economico/finanziarie private appartenenti a grandi banche d’affari americane (cfr. Britannia 1992 e Cossiga 2008: “comparuzzi di Goldman & Sachs”), del patto Italia/Tajani-Usa/Blinken di censura di informazioni/notizie sgradite (cfr crimini del Governo ucraino nel Donbass a maggioranza popolazione russa). In sintesi: esaminare la permanente situazione di colonia economico/culturale (cfr TG Rai)/militare americana (cfr. “Top gun” Cermis) dell’Italia/dell’Europa -che continua a ottant’anni dalla “liberazione”- e la futura inevitabilità/necessità/opportunità di demolire la nuova cortina di ferro (cfr Reagan di fronte alla Porta di Brandeburgo il 12 Giugno 1987: “abbatti questo muro”) ed iscrivere nel programma del Consiglio dell’Unione Europea la ripresa di amichevoli rapporti economici e culturali di buon vicinato con la Russia (che aveva perfino importato gli emblemi dell’economia occidentale: le americane Mc Donald e Coca Cola!), alla quale non ci legano solo vitali scambi di materie prime/prodotti finiti, ma anche arte/letteratura della comune civiltà europea pre-comunista. Fondativa è l’alternativa al neoliberismo e alle sue diseguaglianze importate dagli USA. Fondativo è il recupero/la rifondazione/la rinascita del Socialismo democratico europeo e della Economia sociale di mercato europea -per assicurare davvero una vera tutela delle libertà individuali dei cittadini europei- male interpretati da oligarchi europei -che li hanno usati come un tram- e che hanno sostituito il welfare state ed i servizi pubblici con la carità privata in parte sovvenzionata con risorse pubbliche, mentre aumenta la povertà, anche a causa dell’iperinflazione provocata dalle sanzioni (per difendere la santa democratica patriottica Ucraina identica alla Russia: crimini nel Donbass, polizia violenta, corruzione, oligarchi che si sono arricchiti con l’appropriazione di beni pubblici, repressione libertà di stampa/religione/coscienza, norme penali per chi è contro la guerra, divieto di espatrio, ecc) che ci hanno messo Usa/Nato/Ue/Draghi sulle materie prime dell’energia che acquistavamo a prezzi di favore dalla “nemica” Russia e che siamo stati costretti ad acquistare da “amici” Usa/Norvegia/Olanda a prezzi di usura. Il detonatore dell’iperinflazione da costi, che la presidente Lagarde cura col veleno dei tassi d’interesse adatto ad una inflazione da domanda (cfr USA). Aggiungendo il costo del denaro al costo dell'energia, la Bce contribuisce ad obbligare gli agricoltori a vendere a prezzi insostenibili per i compratori o inferiori ai costi, contribuisce ad incrementare il numero delle persone/famiglie che non arrivano più alla fine del mese (cfr Caritas/Istat) ed ha contribuito ad indurre il Governo Meloni ad abrogare i benefici fiscali per il risparmio energetico delle abitazioni degli italiani. [...] Allo scopo di presentare liste elettorali in tutte le circoscrizioni elettorali nazionali per portare le idee di USE nei parlamenti nazionali ed europei con il motto MEGLIO BURRO E CASE PER GLI ITALIANI CHE CANNONI PER GLI UCRAINI, è approvato il simbolo/contrassegno di USE ed è approvato il programma di USE-Stati uniti degli stati aderenti all’Euro, finalizzato a sanare il vulnus di una moneta senza stato e di stati europei senza potere sulla moneta.


domenica 21 aprile 2024

Elezioni europee 2024, i simboli uno per uno



Tutti i simboli depositati per distinguere le liste alle elezioni europee dell'8 e del 9 giugno 2024, come da tradizione di questo blog, vengono proposti in ordine di deposito all'interno di questo post: facendo tesoro dei suggerimenti ricevuti, gli ultimi emblemi depositati si trovano nella parte alta del testo, mentre per trovare i primi occorre scorrere il testo fino al fondo.
Per ciascun contrassegno si fornisce una breve descrizione e un commento, secondo quanto appare opportuno per le singole immagini o per le rispettive forze politiche. In tutto sono stati depositati 42 contrassegni, 7 in meno di cinque anni fa. Sulla pagina Facebook del sito si possono trovare notizie e fotografie caricate in tempo reale, nonché alcune interviste.

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Contrassegni depositati lunedì 22 aprile 2024


42) Italia dei Diritti

Alle 16 i simboli di Italia Reale (anche se in quel momento è facile pensare ancora a Destre unite) e del Pd non sono ancora in bacheca, ma chi scrive ha la certezza che manchi ancora un emblema per finire la seconda fila della seconda bacheca e arrivare almeno a quota 42. Alle 15 e 58, infatti, all'Ufficio Passi era entrato Antonello De Pierro, che ininterrottamente dal 2014 tiene a essere l'ultimo depositante con il suo simbolo di Italia dei Diritti (era accompagnato anche da due futuri candidati sindaci per lo stesso movimento). Il simbolo è arrivato in bacheca solo alle 17 (mezz'ora dopo quello del Pd), ma lo scopo di portare la bilancia tricolore e la sagoma dell'Italia al Viminale per ultimo è stato raggiunto. Subito dopo la presentazione De Pierro si è recato all'Esquilino per una manifestazione da lui organizzata, per denunciare la vicenda che lo ha visto protagonista in passato, quando era ancora poliziotto; giornalisti e cineoperatori, intanto, iniziano a raccogliere le loro cose per lasciare il Viminale. Perché anche quest'anno il rito del deposito è finito: ora tocca alla Direzione centrale per i servizi elettorali valutare e ammettere, oppure invitare a sostituire o escludere.

41) Partito democratico

Poco dopo l'arrivo di Panero, Mallucci e Novellino, una delegazione del personale del ministero ha percorso il corridoio in senso inverso: era forse il segno che il momento atteso da molti era arrivato. Così è: pochi minuti dopo è apparso Gianni Pappalardo, coordinatore elettorale del Partito democratico; con lui, tra l'altro, anche il notaio di fiducia Francesco Gasbarri. Il nugolo di fotografi e cineoperatori ha seguito il gruppo dem e ha potuto scoprire che il simbolo non conteneva il nome della segretaria Schlein, ma solo il logo di Nicola Storto e, al di sotto, il riferimento al Partito socialista europeo; non la semplice sigla nel segmento rosso (com'era stato nel 2014), ma nel fumetto rosso (con anche la dicitura completa "Socialisti & Democratici", che rimanda al gruppo parlamentare). Alle europee, dunque, il Pd continua a non impiegare il nome di chi lo guida. Ironia della sorte, il simbolo ha trovato posto proprio sotto Forza Italia...


40) Italia Reale - Aemn

Sono ormai le 15 e 30 al Viminale quando nel solito corridoio arriva un piccolo gruppo di persone: il primo a riconoscersi è il piemontese Massimiliano Panero, che in passato ha sempre depositato il simbolo del suo partito Destre unite; con lui però c'è Angelo Novellino, già incontrato al deposito simboli nel 2018 quando concorse alla presentazione del Blocco nazionale della libertà. Al suo fianco c'è pure Massimo Mallucci, legale rappresentante del movimento Italia Reale. Ed è proprio del soggetto politico monarchico il simbolo depositato, con l'accoppiata di Stella e Corona su fondo blu e il nome in giallo sotto. In alto, però, c'è il riferimento all'Alleanza europea dei movimenti nazionali (Aemn), il partito politico europeo - di cui è segretario l'italiano Valerio Cignetti - con il quale Panero era riuscito nel 2019 a presentare le proprie liste con CasaPound Italia in tutte le circoscrizioni. Anche questa volta le liste verranno presentate, ma il destino con tutta probabilità sarà diverso.

39) Forza nuova

Mentre cresceva la tensione sulla questione del simbolo Pd, in attesa della diretta Instagram di Elly Schlein, non è sfuggito l'arrivo nei corridoi del Viminale di Roberto Fiore: è stato dunque subito chiaro che avrebbe presentato il simbolo di Forza nuova. Restava solo da capire come sarebbe stata la grafica, anche se era facile immaginare che avrebbe contenuto il riferimento al soggetto politico europeo Apf - Alleanza per la pace e la libertà (cui pure non è stato concesso l'inserimento nel registro dei partiti europei). Quel legame, infatti, nel 2019 consentì al partito di presentare liste in tutte le circoscrizioni, grazie alla via aperta dalla Cassazione nel 2014; come si è ripetuto più volte, però, quella via ora non è più praticabile. Fiore ha comunque depositato lo stesso contrassegno presentato per le elezioni politiche del 2022, con il nome nel semicerchio superiore su fondo nero e il logo di Apf in basso su fondo bianco. Proverà a presentare anche le liste?

38) Base popolare

Dopo il terzo Insieme liberi, sempre tra un tentativo e l'altro di sapere di più sul simbolo del Pd (anche solo sull'orario di arrivo, inizialmente ipotizzato per l'ora di pranzo, tempo ormai sforato, essendosi fatte le 14 e 30), gli addetti del Viminale hanno inserito in bacheca un simbolo tutto nuovo, mai impiegato in competizioni elettorali. Si tratta di Base Popolare, associazione politica costituita da circa un anno, promossa tra gli altri dagli ex parlamentari Lorenzo Dellai, Giuseppe De Mita, Mario Mauro e Gaetano Quagliariello, dall'ex presidente della regione Marche Gian Mario Spacca e che ha come rappresentante legale Francescomaria Tuccillo. Proprio Tuccillo e De Mita sono venuti al Viminale a depositare: "Lo abbiamo fatto innanzitutto per avere una prima tutela giuridica per il nostro che è un simbolo nuovo; continueremo a usarlo più avanti per iniziative, guardando oltre le elezioni europee". Non c'è un vero e proprio simbolo, ma la parola "Base" gialla in grande evidenza su un segmento trapezoidale blu, posata su una "base" gialla che contiene l'altra parola del nome, mentre il fondo del cerchio è azzurrino.

37) Insieme liberi

Mentre si attendeva di sapere qualcosa di più sulla scelta di inserire oppure no il nome della segretaria Elly Schlein nel contrassegno del Pd, nei corridoi è stato avvistato di nuovo uno dei reggenti di Italexit per l'Italia, Andrea Perillo, insieme a un'altra persona. Circa mezz'ora più tardi la curiosità si è mutata in sorpresa nel vedere comparire in bacheca un altro contrassegno di Insieme liberi, pressoché identico a quello inserito nel contrassegno di Libertà (salvo che per l'espressione "UscITA", mancante nel nuovo simbolo depositato). "Sono venuto apposta dal Friuli - Venezia Giulia per depositare la versione originale del simbolo" dichiara l'inizialmente ignoto presentatore. E a questo punto si comprende che si tratta di Antonino Iracà, ora tra i reggenti di ItalExit per l'Italia. "Il simbolo che ho depositato era stato presentato alle elezioni regionali del Friuli - Venezia Giulia del 2023, preuso che è stato fatto presente oggi - spiega -. Io sono il legale rappresentante di quel soggetto politico, come risulta dalla documentazione conservata presso l'Agenzia delle Entrate: in quella veste ho presentato varie diffide nei confronti di chi ha usato indebitamente quel simbolo, in più ora c'è anche una denuncia presso la polizia postale, perché c'è stato un tentativo di impossessarsi del sito ufficiale del partito di cui sono titolare tramite il mio tesoriere di fiducia". Toccherà a questo punto alla Direzione centrale per i servizi elettorali esprimersi, anche se le questioni legate alla titolarità civilistica ed elettorale sono sempre molto delicate quanto a risoluzione.

36) Democrazia cristiana

In sala stampa da alcune ore si rincorreva un dubbio pressante: "Ma possibile che a questo giro non si presenti nemmeno una Dc?". In tarda mattinata il timore di un totale pari a zero si dissolve con l'apparire nei corridoi del Viminale di Nino Luciani e Carlo Leonetti, che si dichiarano rispettivamente segretario politico e amministrativo della Democrazia cristiana, secondo il percorso stabilito dal tribunale di Roma alla fine del 2016 (dopo la nota sentenza di Cassazione a sezioni unite del 2010). Entrambi ricordano di avere ricostruito la continuità giuridica del partito e di aver recuperato il codice fiscale originario della Dc, che tornerebbe in bacheca "per la prima volta dal 1994". In effetti lo stesso Luciani aveva depositato il simbolo nel 2022 in vista delle elezioni politiche, anche se poi era stato ricusato. Non appariranno altre Democrazie cristiane questa volta al Viminale (per la prima volta dopo quasi 20 anni), quindi il nome non dovrebbe essere in discussione; c'è però sempre il simbolo dell'Udc, quindi ci si può attendere un invito a sostituire il contrassegno.

35) Forza Italia - Noi moderati

Era già stato mostrato in conferenza stampa nei giorni scorsi da Antonio Tajani e Maurizio Lupi, dunque non costituisce una novità, ma il simbolo dell'alleanza Forza Italia - Noi moderati era tra gli ultimi di rilievo a essere attesi al rito del deposito. Si è incaricato della presentazione Alessandro Battilocchio, che, a proposito dell'espressione "Berlusconi presidente", ha ricordato come vi sia stato un passaggio a luglio dello scorso anno, in consiglio nazionale, per "istituzionalizzare" la presenza del cognome di Berlusconi nel simbolo (verosimilmente con l'autorizzazione e il consenso degli eredi); nella parte superiore è rimasto il riferimento al Partito popolare europeo (formalmente non inserito nello statuto, ma presente nei contrassegni elettorali dal 2022). 

34) Movimento Poeti d'azione

Altra presenza tradizionale dei depositi al Viminale è il Movimento Poeti d'Azione, depositato dal suo suo demiurgo sempre attivo e istrionico, Alessandro D'Agostini. Del tutto impossibile immaginare un deposito di liste in questo caso, ma il simbolo che abbina spada e penna a inchiostro, come si addice a un Cyrano contemporaneo, resta un segno di civiltà che fa piacere trovare ogni volta o quasi nelle bacheche viminalizie per parlare del mondo degli artisti e delle loro situazioni, tanto più che di strada dal 2006 (anno del primo deposito al Ministero dei Giovani poeti d'azione) ne è stata macinata davvero tanta.

33) USE - Stati uniti degli Stati aderenti all'Euro

Non si sapeva se sarebbe venuto al Viminale, ma a un certo punto si è materializzato Enrico Andreoni, l'uomo del salvadanaio di Recupero Maltolto, che ha depositato il suo emblema. Nell'anno dei due simboli Stati Uniti d'Europa, non poteva mancare il suo USE - Stati uniti degli Stati aderenti all'Euro: il simbolo è quasi identico a quello del 2022, salvo per la correzione di un errore presente nel contrassegno di allora (Socialstaat invece di Sozialstaat, ora giusto). Il rito del deposito per Andreoni è la sua espressione della democrazia, anche se non ci sarà il seguito del deposito delle liste per l'impossibilità di raccogliere le sottoscrizioni in queste condizioni.

32) Indipendenza!

Non c'è alcuna intenzione di partecipare alle elezioni, ma il vertice di Indipendenza!, il partito di cui è segretario Gianni Alemanno, ha scelto di depositare comunque il proprio simbolo. Presso il Viminale si sono presentati dunque il presidente Massimo Arlechino (già autore del simbolo di Alleanza nazionale) e Simone Di Stefano (tra l'altro co-realizzatore dell'emblema). Il simbolo è proprio quello diffuso nei mesi scorsi, con il nome maiuscolo scandito in sillabe (come fosse un urlo collettivo), scritto in bianco su fondo blu scuro, con una fascia tricolore ripiegata.

31) Pace Terra Dignità

Oltre a Democrazia sovrana popolare, tra le liste non esonerate dalla raccolta firme si attendeva soprattutto l'arrivo di Pace Terra Dignità: poco dopo le 9 e 30 si è presentata Maria Linda Santilli, delegata al deposito da Michele Santoro. Il simbolo è lo stesso diffuso all'inizio, nonostante il rischio di una diffida dei Verdi dell'Alto Adige (che però per contestare il contrassegno dovrebbero presentarsi a loro volta). La depositante dice di non temere iniziative contro il simbolo e, a chi chiede come proceda la raccolta firme, risponde: "Molto bene, grazie allo sforzo di rifondazione comunista e all'apporto di tante associazioni pacifiste: è stata inaspettata e molto positiva la partecipazione di gran parte del mondo cattolico, delle associazioni, del volontariato e delle realtà ambientaliste".

30) Esseritari

Il primo simbolo in arrivo della seconda giornata, già poco dopo le 8, come nel 2022, è Esseritari, depositato come già nel 2019 e nel 2022 dal demiurgo del progetto politico, Luciano Chiappa. Lasciato da parte il concetto di libegualità (dopo la bocciatura del simbolo dei Libeguali nel 2018 per il rischio di confondibilità con Liberi e Uguali), Chiappa ha concentrato la sua riflessione sull'idea antecedente di esseritarietà, come risultato di un "processo reale d'inedita aggregazione, fondato sulle strutture paritarie della cooperazione umana e della promozione sociale", che possa generare "la libera individualità e l'eguale socialità". Il simbolo è il solito, con un sole stilizzato al centro, attraversato dalle diagonali diametrali di un ottagono dai colori dell'iride e circondato da una corona rossa, che si interrompe solo nel punto in cui si legge il nome del soggetto politico. Il simbolo di Esseritari chiude la prima bacheca.


Contrassegni depositati domenica 21 aprile 2024


29) Lega Salvini premier

Poco dopo le 17 e 15, mentre Giuseppe Conte stava terminando le procedure di affissione del simbolo, è arrivato Roberto Calderoli, che dai primi anni '90 cura le procedure di deposito prima per la Lega Nord e, dal 2018, per la Lega Salvini premier. Come era già stato diffuso con una nota, il contrassegno è lo stesso degli ultimi tre depositi nazionali (2018.2019, 2022), con l'espressione "Salvini premier" )e il cognome in evidenza in giallo) sotto la statua di Alberto da Giussano. Pure questa volta non c'è alcun riferimento al partito europeo Identità e democrazia di cui la Lega fa parte: "Prima si deposita il simbolo, poi ci si occupa delle liste, poi si prendono i voti e alla fine ci si occupa della collocazione europea". E a chi gli chiede se non sia giusto dichiarare già nel simbolo dove ci si collocherà in ambito europeo, risponde ridendo: "Poi magari è la volta che non prendi neanche un voto e finisce male!". In ogni caso, a finire è la prima giornata di deposito, perché dopo la Lega non arrivano altri simboli.


28) MoVimento 5 Stelle

Mostrato un paio d'ore prima in conferenza stampa, il contrassegno del MoVimento 5 Stelle è stato depositato - e, per la seconda volta consecutiva - affisso direttamente da Giuseppe Conte in bacheca. La grafica illustrativa del nome è stata spostata in alto, il segmento rosso con l'anno 2050 è diventato una fascetta per lasciare posto in basso a "#pace" (primo hashtag nella storia delle elezioni nazionali). "Nel simbolo la parola Pace ha un significato forte - ha detto Conte all'esterno del Viminale - che ispira la nostra azione politica". Certo che l'uso del blu per l'hashtag sembra poco coerente con l'impianto cromatico esistente...

27) Partito animalista - ItalExit per l'Italia

Fin dal mattino di domenica si parlava del possibile deposito del contrassegno da parte di ItalExit per l'Italia, essenzialmente per contestare la presenza del Movimento per l'Italexit nel contrassegno di Libertà. Così è, ma il contrassegno è composito: Partito animalista - ItalExit per l'Italia. Gli animalisti di Cristiano Ceriello occupano la parte superiore del simbolo (a fondo rosso mattone, con le impronte animali inserite in due cerchietti bianchi), contenendo anche le miniature della coalizione animalista europea Animal Politics EU (che non è un partito europeo), della tedesca Partei Mensch Umwelt Tierschutz (ma con il simbolo più vecchio, tenuto per non distanziarsi dal contrassegno depositato nel 2019) e l'olandese Partij voor de Dieren; nella parte inferiore c'è il simbolo ufficiale di ItalExit. L'idea di Ceriello è di presentare comunque le liste a dispetto della nuova norma tagliaesenzioni, confidando nella possibilità che gli uffici elettorali circoscrizionali ritengano non applicabile la nuova norma, approvata troppo a ridosso delle elezioni (e, in caso di ricusazione delle liste, sono già pronti i ricorsi); di sicuro Andrea Perillo, membro del consiglio di reggenza di ItalExit per l'Italia, ha già depositato una memoria per contestare il Movimento per l'Italexit della lista promossa da Cateno De Luca. 

26) Alleanza Verdi e Sinistra

Come si era previsto qualche giorno fa, è identico a quello presentato alle elezioni politiche del 2022 il contrassegno presentato da Alleanza Verdi e Sinistra, depositato - come un anno e mezzo fa - da Riccardo Mastrolillo. Uguale il nome, uguale la colomba arcobaleno della pace e il riferimento alle Reti civiche, uguali gli spazi occupati da Europa Verde (con il riferimento al Partito verde europeo) e a Sinistra Italiana (che non ha riferimenti europei, pur essendo osservatrice del Partito della sinistra europea). Pure questa volta non c'è Possibile, che nel 2022 aveva presentato la dichiarazione di trasparenza: circa le polemiche di questi giorni sulla mancata partecipazione del partito di Beatrice Brignone alla lista legata al mancato inserimento nel contrassegno, si riesce solo a sapere dal depositante che "queste questioni politiche vanno discusse e concordate per tempo".

25) Nuova Italia

L'ultima fila della prima bacheca viene occupata da un altro classico dei simboli al Viminale, Nuova Italia, legato alla forza politica guidata da Giuseppe Giovanni Grippo. Dal 2004 il simbolo compare a intervalli regolari nelle bacheche del Ministero, con la cintura di stelle (addirittura 20) che racchiude il tricolore, cui si sovrappone un triangolo bianco con una spiga verde e la "E" tridimensionale. Non ci sarà alcuna raccolta firme, dunque il simbolo non finirà sulla scheda, ma l'immagine di una spiga di fronte al tricolore circondata di stelle ha qualcosa di poetico e incontrarla alla vigilia di un appuntamento elettorale potrebbe essere di buon auspicio.

24) Fratelli d'Italia

Una delle attese maggiori riguardava certamente Fratelli d'Italia: al di là delle liste, era interessante notare eventuali evoluzioni del simbolo. Depositato come nel 2022 dal deputato Angelo Rossi, responsabile elettorale del partito, il contrassegno abbandona la struttura con tre cerchi tangenti, "spacchettando" il contenuto del simbolo ufficiale del partito (com'era già avvenuto in alcune elezioni locali): il nome va in alto, la fiamma - leggermente ingrandita e comunque conservata in un cerchio virtuale - resta in basso e nel mezzo c'è il nome di Giorgia Meloni, a sua volta ingrandito. Se la sistemazione generale del contrassegno appare migliore, colpisce la mancanza di ogni riferimento alla collocazione europea del partito (nel 2019 era comunque presente il termine "Conservatori", che rimandava sia Raffaele Fitto sia all'Ecr).

23) Democrazia sovrana popolare

Tra le liste non esenti dalla raccolta firme più attese c'era sicuramente Democrazia sovrana popolare e a ora di pranzo in effetti si sono presentati Antonello Cresti, legale rappresentante, e Matteo Di Cocco, delegato al deposito del contrassegno. La grafica però si è complicata rispetto al simbolo schierato finora: sotto le tracce di gesso tricolori (di origine similprogressista, e vabbè...) è stato aggiunto "Uniti" (per sottolineare la compresenza di più sensibilità nelle liste), mentre al di sotto sono stati aggiunti i cognomi dei due leader, Marco Rizzo e Francesco Toscano, intervallati da una "e" scritta in carattere manoscritto rosso. Con queste aggiunte, però, il contrassegno risulta decisamente più "pieno" e disordinato.

22) Pensioni & Lavoro - Risveglio europeo

Dal 2014 è diventata una costanza la presenza al Viminale dell'unica vera bicicletta elettorale, quella presentata da Pensioni & Lavoro, partito creato quasi trent'anni fa da Ugo Sarao. E questa volta è venuto proprio il Gran Cancelliere a depositare il suo fregio, cosa che non accadeva da anni. Se nella prima ruota della bicicletta c'è Pensioni & Lavoro, nel secondo non compare un emblema volto a tentare l'esenzione (come in passato Aisa e Labour), ma un altro emblema della galassia di Sarao, Risveglio pubblico, ribattezzato per l'occasione Risveglio europeo (ma l'omino che si stiracchia è sempre lo stesso). "L'idea me l'ha data Mario Draghi con il suo discorso: dobbiamo svegliarci!". E, come recita il cartello della bici, "si riparte" (ma con la mappa di fondo decisamente invecchiata, mancando il Montenegro e, volendo, il Kosovo).   

21) Italia moderata

Ricompare, dopo le politiche del 2022, il contrassegno di Italia Moderata, spesso visto in bacheca. Lo ha depositato, come da consuetudine, il suo fondatore, Antonio Sabella. "Il mio arcobaleno è arrivato prima dei Verdi, dell'Unione e di chi lo usa adesso" ricordò due anni fa, sottolineando il suo valore come segno di un'alleanza con l'Alto (richiamato dal fondo azzurro cielo, su cui compare il tricolore) e del bisogno di raccogliere "tutte le forze moderate del Paese per il bene comune". Difficile che la lista finisca sulle schede, vista la difficoltà di raccogliere le firme per le elezioni europee, ma la presenza del simbolo è una costante. 

20) Stati Uniti d'Europa

Dopo i "doppi Pirati", ecco il secondo contrassegno legato alla denominazione Stati Uniti d'Europa. Si tratta del deposito - già annunciato - del simbolo già presentato nel 2019 dalla Lista Marco Pannella (in vista di una partecipazione elettorale alle europee con il Psi poi non concretizzatasi) e per l'occasione solo lievemente modificato (ingrandendo e colorando diversamente la rosa nel pugno e spaziando la denominazione). Il contrassegno - depositato da Diego Sabatinelli per conto di Maurizio Turco - è ovviamente diverso da quello della lista Stati Uniti d'Europa, ma la denominazione è identica: toccherà alla Direzione centrale per i servizi elettorali decidere se i due emblemi potranno convivere o se uno dei due dovrà essere modificato e, nel caso, quale sarà invitato al ritocco (dando prevalenza al primo deposito di questo turno o al deposito di due anni fa).

19) Partito pirata italiano

Pochi minuti dopo i Pirati... è di nuovo tempo di arrembaggio, visto che a essere affisso in bacheca - depositato da Maria Rosaria Lo Muzio e Aldo Antonio Pazzaglia, tesoriere - è il simbolo del Partito pirata italiano, cioè proprio il soggetto politico che cinque anni fa era riuscito a presentare liste senza firme grazie al collegamento con i Pirati europei. Il simbolo è uguale a quello di allora (senza pulci di altre formazioni politiche: "Del resto, dopo il noto emendamento, non sarebbe più servita" puntualizza Lo Muzio), tranne che per il colore di fondo del cerchio, passato dall'arancione al verde fluo: il cambiamento era avvenuto subito dopo le europee del 2019, visto che altri partiti pirata avevano adottato quella tinta.


18) Unione di centro

Benché sia stata annunciata la sua partecipazione alle liste della Lega Salvini premier, l'Unione di centro ha scelto di depositare comunque il proprio contrassegno, verosimilmente per tutelarsi da eventuali altri scudi crociati che di norma finiscono nelle bacheche del Viminale. Il simbolo - depositato da Gianni Fabiano per conto di Lorenzo Cesa - è quello ufficiale consueto, che sopra allo scudo crociato su fondo azzurro (con le vele di Ccd e De in filigrana) pone il segmento rosso con la parola "Italia". La mancata presenza di riferimenti all'Udc nel contrassegno delle liste della Lega? Il patto federativo tra le due forze politiche, a quanto pare, non lo prevede.

17) Partito cristiano sociale

Porta il suo simbolo al Viminale anche il Partito cristiano sociale, attraverso il suo segretario Pietro Del Re e Roberto Cescutti. Si tratta di una formazione politica costituita nel 2018, che per queste elezioni europee auspica, tra l'altro, la nascita di una Costituzione Europea, la sovranità monetaria di ogni Stato europeo pur mantenendo l'euro (rinegoziando il rapporto tra valute nazionali ed europea), un regime fiscale e sindacale di base uguale in tutt'Europa e una politica europea unica di reddito di inclusione e di equità nelle retribuzioni. Il simbolo contiene, nella parte inferiore, varie raffigurazioni di mani che formano un cuore, all'interno del quale è raccolta, quasi protetta (dalle mani delle persone), un'immagine (un po' tagliuzzata) della Costituzione della Repubblica italiana; da quel cuore "nascono" tre rose, tinte del tricolore (nello statuto si indica che il verde rappresenta la solidarietà e il rispetto della natura, il bianco la purezza e la voglia di cambiamento e la libertà, il rosso la passione e la tenacia).

16) Pirati

E poi arriva il momento dello stupore: impossibile non reagire così di fronte a un simbolo che ha qualcosa di già visto e molto di nuovo. Il nome Pirati è già stato visto al Viminale, anche alle europee del 2019: anzi, nel simbolo c'è proprio il logo del Partito pirata europeo che cinque anni fa aveva consentito al Partito pirata italiano di avere l'esonero dalla raccolta firme. Questa volta però i Pirati europei hanno delegato un altro soggetto appartenente alla "galassia pirata": "Il Partito pirata italiano - spiegano il legale rappresentante di Pirati Marco Confalonieri e Francesco Macchia, che hanno curato il deposito - ha incontrato una fase di partecipazione rarefatta; ci siamo via via accorti di varie trasformazioni, a partire dal venir meno dell'interesse a partecipare alle attività europee o a occuparsi di temi per noi  importanti come il peer-to-peer, il diritto alla privacy e il dibattito sul chat control. Il Partito pirata europeo in Europa porta avanti queste battaglie e noi abbiamo costituito quest'associazione per farlo anche noi". Il simbolo dell'associazione Pirati non può passare inosservato: sul fondo nero, la "P" di "Pirati" è resa con una tibia e un teschio con tanto di bandana ("Richiama la Federazione dei Giovani Pirata"). Dopo la stretta alle esenzioni, è assai probabile che il collegamento con il Partito pirata europeo non consenta alcun esonero: i Pirati presenteranno comunque le liste e, in caso di prevedibile bocciatura, si terranno aperta la possibilità di presentare ricorsi.



15) Referendum e democrazia con Cappato

Si presenta come un ritorno, anche se solo "di testimonianza", anche quello della lista Referendum e democrazia con Cappato. Il deposito, compiuto materialmente da Marco Perduca per conto di Marco Cappato (il simbolo è identico a quello del 2022), è stato fatto con la mente allo stato (poco) democratico delle procedure elettorali. "Anche queste elezioni - si legge nel comunicato diffuso - non saranno democratiche, in quanto si potranno presentare solo movimenti già presenti in Parlamento. Agli altri viene chiesta una raccolta firme cartacee di fatto impossibile, non verranno nuovamente accolte le firme digitali. Il nostro è il simbolo di una lotta a favore della partecipazione civica, in particolare dell'uso della firma digitale per la presentazione delle liste elettorali, come già abbiamo ottenuto parzialmente per la sottoscrizione dei Referendum. Nell'agosto del 2022, in meno di una settimana, raccogliemmo oltre 30.000 firme per presentare la "Lista Referendum e Democrazia" alle elezioni politiche in tutta Italia raggiungendo l'obiettivo di una decina di circoscrizioni compresa quella europea. A quella iniziativa, interamente autofinanziata da chi partecipò o firmò, sono seguiti altrettanti ricorsi tra cui uno fatto in occasione delle regionali del Lazio dell'anno scorso che ha visto il tribunale di Civitavecchia sollevare un incidente di costituzionalità a seguito di quanto denunciato da Carlo Gentili. In attesa della data dell'udienza davanti alla Consulta rilanciamo il nostro appello per l'istituzione di una piattaforma pubblica gratuita per firmare online referendum e proposte di legge popolari. Chiediamo a tutte le forze politiche che in queste ore presentano i loro simboli di modificare le leggi elettorali a tutti i livelli, affinché la firma digitale possa essere utilizzata anche per presentare liste alle elezioni".

14) Unione cattolica italiana

Torna nelle bacheche del Viminale, e ci torna da sola, l'Unione cattolica italiana: il suo presidente, Angelo Presutti, dopo l'alleanza con i Gilet arancioni di Antonio Pappalardo nel 2022 (che avrebbe voluto correre alle elezioni politiche senza depositare le firme grazie a Presutti, senza che però questi dimostrasse di essere titolare di qualche esenzione), torna al Viminale per depositare il simbolo del suo movimento, identico nella struttura (croce di Sant'Andrea bianca su scudo blu, con tricolore sventolante in basso e senza più alcuna traccia di croci latine e di chiavi di San Pietro, tolte da tempo), ma con le parti letterali scritte con un carattere bastoni, non più graziato. Nella bacheca è indicata solo la circoscrizione Centro, anche se è del tutto improbabile che venga presentata la lista.

13) Orgueil Valdôtain

La terza fila della prima bacheca è aperta da un altro simbolo esordiente assoluto, quello di Orgueil Valdôtain, presentato da Laurent Vierin, presidente della regione Valle d'Aosta. "L'espressione contenuta al centro, 'Federalismo & autonomie', - spiega - richiama gli scritti di Emile Chanoux, martire della Resistenza valdostana. Richiamiamo la sua figura per mettere al centro i temi dell'Europa dei popoli, rispettosa delle differenze culturali, linguistiche e territoriali, con particolare riferimento alle esigenze della montagna. Non a caso, il simbolo, oltre a sette stelle che vogliono richiamare l'Europa, contiene il profilo montuoso con cime innevate e un'aquila, per ricordare i nostri territori; il rosso e il nero sono i colori valdostani; sotto non manca un riferimento in francese all'Europa dei popoli e all'autodeterminazione". Non esclude la presentazione di una lista nella circoscrizione Nord-Ovest (ritenendo che le firme non siano necessarie) e lavora per l'apparentamento con una lista.

12) Partito Socialisti per il Lavoro

Prima partecipazione al rito del deposito dei contrassegni elettorali per il Partito Socialisti per il Lavoro, attraverso il segretario Nino Pace. Il sito contiene la descrizione del simbolo, identico da dodici anni: “Un cerchio con bordo rosso-bianco, corona circolare verde sulla quale nella parte superiore è la scritta di colore bianco SOCIALISTI e nella parte inferiore la scritta di colore bianco PER IL LAVORO, al centro del cerchio su sfondo bianco è raffigurato un garofano con la corolla rossa, il gambo verde con DUE foglie di differente grandezza sul lato destro e UNA foglia sul lato sinistro. Sotto la foglia del gambo sul lato in basso a sinistra una stella di colore rosso con riferimento dimensionale all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci in quanto centralità dell’uomo nell’Universo". Il garofano ha come base il fiore disegnato da Ettore Vitale per il congresso socialista di Torino del 1978 (mentre la corona verde con contorno rosso rimanda al Nuovo Psi), ma è stata aggiunta una fogliolina e l'immagine è comunque stata elaborata; accanto al fiore appare persino il logo del marchio registrato (cosa che non risulta essere). Pace sottolinea il legame con "la grande famiglia del Pse", ma non risultano indicate le circoscrizioni per il deposito, quindi il simbolo sarà considerato "senza effetti" (cioè non consentirà la presentazione di liste). 

11) Alternativa popolare

Era stato ampiamente annunciato il deposito del simbolo di Alternativa popolare, abbinato all'intenzione di presentare liste cercando di avvalersi dell'esenzione dalla raccolta firme che originariamente era prevista per i partiti nazionali membri di partiti europei rappresentati a Strasburgo (e in virtù della quale nel 2019 era stato concesso il simbolo al Popolo della Famiglia). Oggi Raffaella Delsanto ha depositato a nome del presidente Paolo Alli l'emblema, che non contiene più il riferimento al coordinatore del partito Stefano Bandecchi, ma cita due volte l'adesione al Partito popolare europeo (con il nome intero inserito nel cuore del simbolo ufficiale e con il logo del Ppe in basso); probabilmente cercherà comunque di presentare le liste, anche se saranno escluse in virtù del taglio di esenzioni recentemente operato con la conversione del "decreto elezioni 2024" (e non è affatto escluso che il partito impugni le esclusioni davanti all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo).

10) Südtiroler Volkspartei

Dopo un simbolo storico rivisitato, appare il simbolo storico di un partito davvero storico: la stella alpina su fondo nero della Südtiroler Volkspartei, forza politica che si presenta ininterrottamente nelle elezioni di livello nazionale dal sorgere della Repubblica e che puntualmente riesce ad eleggere rappresentanti. Questa volta il contrassegno non ospita il Partito autonomista trentino tirolese; come sempre la edelweiss distinguerà una lista espressione di minoranza linguistica nella sola circoscrizione Nord-Est, apparentata a Forza Italia (presente in tutti i seggi) per partecipare alla distribuzione dei seggi.

9) Partito comunista italiano

Non presenterà quasi certamente liste, ma intanto torna in bacheca il contrassegno del Partito comunista italiano, presentato da Walter Tucci per conto del segretario Mauro Alboresi. Il simbolo è quello già visto in passato (in particolare alle scorse europee), molto simile a quello storico del Pci: la bandiera rossa con falce, martello e stella con sotto il tricolore è la stessa; sono invece diverse le aste (di colore blu scuro) e la sigla del partito, in carattere diverso (bastoni e moderno) e senza punti a separare le lettere. Fino a questo momento, quello del Pci è il simbolo con la storia più lunga, a dispetto dei ritocchi grafici (anche se ovviamente non si tratta del Pci storico, ma dell'evoluzione del Partito dei comunisti italiani). Incredibile a dirsi, si tratterà anche dell'unica falce e martello presentata in questa tornata.

8) Parlamentare indipendente

Torna nelle bacheche del Viminale l'ultimo simbolo - o almeno uno degli ultimi simboli - nato in modo del tutto artigianale. Si tratta del contrassegno denominato Parlamentare indipendente, di diretta espressione e creazione di Lamberto Roberti. Mai cambiato nel corso del tempo, contiene sempre il girotondo di colori sfumati nella corona esterna, il "cuore" europeo al centro e la denominazione nella corona centrale. Si può essere quasi certi che alla presentazione del contrassegno più variopinto della tornata seguirà, come in passato, il tentativo di Roberti di presentare candidature individuali nelle varie circoscrizioni, cosa che la legge non prevede e che è stata sempre esclusa dagli uffici elettorali: seguiranno evidentemente ricorsi di Roberti, che da anni denuncia storture in materia elettorale.

7) Insieme liberi - Uniti nella Costituzione

Il contrassegno nella posizione numero 7 rappresenta, per il momento, il primo caso di potenziale contenzioso sui contrassegni di questa tornata. Il deposito, infatti, riguarda Insieme liberi - Uniti nella Costituzione, presentato al Viminale da Paola Pescarolo, legale rappresentante e cofondatrice. Il deposito, a quanto si apprende, ha a che vedere con il percorso non del tutto pacifico del progetto Insieme liberi, che ha visto espulsioni, fronde (che hanno portato tra l'altro all'estromissione di Antonino Iracà, già presidente e che si qualificava come detentore del simbolo originale, che si presentò in Friuli - Venezia Giulia) e ripartenze, fino alla scelta di una parte del gruppo di Insieme liberi (con il simbolo originale) di partecipare alla lista di De Luca, mentre il gruppo di Pescarolo e Zanleone ha scelto di rifondare il soggetto politico con un simbolo diverso (nome azzurrino su fondo blu, con un nastro tricolore tra le due parti del titolo). "Questo - dichiara Pescarolo - è il simbolo di un partito a tutti gli effetti, che vuole mantenere lo spirito e i valori originari di Insieme liberi, che non erano certo quelli di andare in Europa per provare a sedersi su una poltrona. ". Non pensano di opporsi all'accoglimento di Libertà, ma non accetteranno eventuali inviti a sostituire il proprio contrassegno, che vogliono poter utilizzare in seguito (non questa volta, perché né per questo simbolo né per il precedente sono indicate le circoscrizioni per il deposito delle liste).   

6) Contro sistema

Il sesto posto, che chiude la prima fila della prima bacheca, tocca a un simbolo nuovo, di un soggetto politico di recentissima creazione, Contro sistema. "Queste due parole - spiega il legale rappresentante Marco Zanleone - dicono tutto quello che dovrebbe essere l'azione di un partito antisistema: combattere non il sistema in sé, ma le ingiustizie che ci sono sempre al suo interno". Il concetto è rappresentato dalla doppia freccia "ripiegata" e in verso opposto, all'interno della quale è contenuto il nome. Non c'è l'idea di partecipare alle elezioni (quindi nemmeno di raccogliere le firme), ma di preparare l'azione politica futura.

5) Rassemblement Valdôtain

Sempre ieri sono arrivati i rappresentanti di Rassemblement Valdôtain, Stefano Aggravi e Davide Bionaz, per depositare il loro simbolo contenente, su fondo rosso, un leone rampante bianco stilizzato, con coda biforcuta. Si tratta, come annunciato, della lista legata alla minoranza di lingua francese che è collegata alla lista Libertà. Resta la questione, tutt'altro che irrilevante, legata alla raccolta firme: la legge n. 18/1979 non prevede un'esenzione specifica per le liste di minoranza linguistica, ma interlocuzioni della lista con la Camera avrebbero fatto emergere un "silenzio" normativo in materia. In più i proponenti ricordano che nel 2004 la lista Federalismo in Europa (con lo scudo dell'Union Valdôtaine nel simbolo ma senza collegamenti espressi con quella lista) non aveva raccolto firme e partecipò. Come finirà?

4) Azione - Siamo Europei

Nel pomeriggio di ieri era arrivata anche la delegazione per la lista di Azione - Siamo europei, il cui simbolo è composito come i tre che l'hanno preceduto. L'emblema è lo stesso reso noto nei giorni precedenti, con lo spazio centrale di maggiore rilievo destinato al partito di Carlo Calenda (titolare dell'esenzione dalla raccolta firme), la parte superiore che recupera il brand Siamo Europei accostato al simbolo del Pd nelle precedenti elezioni europee, mentre in basso si vedono - si fa per dire, vista la loro microdimensione - le miniature delle otto forze politiche che hanno aderito al progetto di lista: Nos, Per - Popolari Europeisti Riformatori, Partito repubblicano italiano, Movimento Repubblicani europei, Socialista liberale, Democrazia liberale, Piattaforma civica popolare riformatrice, Team K. Il deposito è stato curato da Carmelo Palma e Andrea Mazziotti.

3) Sacro Romano Impero Cattolico

Formalmente sarebbe arrivata per seconda (all'alba di ieri mattina), ma Mirella Cece è legatissima alla posizione numero 3 e ha fatto passare avanti la delegazione di Stati Uniti d'Europa. Il simbolo del Sacro Romano Impero Cattolico - rappresentazione della pace ed emblema della monarchia costituzionale, istituzionale e ministeriale cui la Fondatrice aspira - è lo stesso presentato nel 2022, a fondo bianco e non più giallo oro, con la croce-bilancia della Giustizia sormontata da un manto coronato e, al di sotto, le cinque rappresentazioni di Cece per indicare altrettanti soggetti da lei fondati: Movimento Liberal-Cristiano "Giustizia e Libertà", Sacro Romano Impero Cattolico, Teologi e Giuristi del Sacro Romano Impero Cattolico, Advocatorum Postulatores et Peritorum e Atuttocampo nel tempo e nello spazio.

2) Stati Uniti d'Europa

Il secondo posto in bacheca spetta al contrassegno composito della lista Stati Uniti d'Europa, presentata solo ieri mattina alla Lanterna a Roma; la delegazione era arrivata in piazza del Viminale proprio ieri mattina. Il deposito è stato curato da Nicolò Scibelli (che già in passato aveva presentato il contrassegno per conto di +Europa). L'emblema è ovviamente quello svelato ieri mattina, con la grafica - curata da Stefano Gianfreda - del nome della lista inserito nel fumetto (e colorato con la stessa texture di +Europa, ma solo a toni di azzurro e blu) sopra la bandiera europea sventolante su fondo giallo, mentre nella parte inferiore trovano posto le sei miniature dei partiti partecipanti alla lista di scopo (+Europa e Italia viva, apportatori dell'esenzione, nonché il Partito socialista italiano, Radicali italiani, Libdem europei e L'Italia c'è), con a fianco il riferimento concesso dal gruppo al Parlamento europeo Renew Europe (nonostante l'adesione del Psi al Partito socialista europeo).

1) Libertà

I primi rappresentanti erano già arrivati venerdì mattina e hanno presidiato il Viminale, dandosi il cambio fino all'ingresso alle 8 di questa mattina: Libertà, lista di cui è propulsore Sud chiama Nord di Cateno De Luca (inizialmente il nome era stato erroneamente indicato come Sud chiama Nord per le autonomie), apre le danze del deposito con il suo simbolo da record, per le forze politiche contenute (appunto Sud chiama Nord, detentore dell'esenzione dalla raccolta firme, nella doppia versione "per le autonomie" e "De Luca sindaco d'Italia", il predecessore Sicilia Vera, i Civici in MoVimento con Pirozzi, Confederazione Grande Nord, Popolo Veneto, Noi agricoltori e pescatori, Noi ambulanti uniti, Partito pensionati + salute, Sovranità [Marco Mori], il Vero Nord [l'ultima associazione costituita], il Popolo della Famiglia, Vita, Fronte Verde, Insieme liberi - Uscita, Partito moderato d'Italia, Movimento per l'Italexit e i 2 emblemi individuali di Capitano Ultimo ed Enrico Rizzi) e per la descrizione del contrassegno, la più lunga mai vista.