mercoledì 24 aprile 2024

Europee, 33 simboli ammessi, 3 non ammessi (per ora), 6 "senza effetti"

AGGIORNAMENTO DEL 28 APRILE: Si apprende - grazie alla pubblicazione sul sito insiemeliberi.it - che Antonino Iracà, secondo il Viminale, avrebbe "di fatto [...] depositato e dato mandato a depositare contemporaneamente due contrassegni", cioe dando mandato ad Andrea Perillo per il deposito di Partito Animalista - Italexit e depositando in proprio Insieme liberi: ciò non è consentito da una disposizione applicabile anche alle elezioni europee, cioè dall'art. 1 del d.P.R. n. 14/1994, che non consente di presentare più di un contrassegno, per questo non sarebbe stato ammesso il contrassegno di Insieme liberi, depositato per secondo. "L'operazione di presentazione alla competizione europea - si legge sempre nel sito Insiemeliberi.it - era volta proprio alla tutela del simbolo, clonato con minimi ritocchi dalla associazione quasi omonima Insieme Liberi Italia ed inserito nel simbolo composito della lista "Libertà", aggiungendo al danno della clonazione anche la beffa della candidatura con la lista condotta da Cateno de Luca, persona del tutto estranea alla battaglia condotta da Insieme Liberi per il rispetto dei valori costituzionali, che De Luca ha oltretutto platealmente calpestato durante la "emergenza" COVID-19 (alle scuse successive con cui si giustifica non segue una dissociazione netta dal sistema responsabile del disastro, che De Luca anzi continua a corteggiare anche danneggiando i partiti del dissenso suoi alleati)".
 
AGGIORNAMENTO DEL 26 APRILE: Trascorse le 48 ore dalla comunicazione degli inviti a sostituire i contrassegni ritenuti confondibili prescritte dalla legge, il quadro "simbolico" di queste elezioni europee non è mutato. A quanto si apprende, infatti, nessun contrassegno si è aggiunto ai 33 ammessi: i 6 emblemi che, per difetti documentali, non consentiranno la presentazione di liste sono rimasti tali (si è nel frattempo saputo che alla base della classificazione del salvadanaio di Use di Enrico Andreoni come simbolo "senza effetti" ci sarebbe la mancata autenticazione notarile della dichiarazione di trasparenza), mentre i 3 fregi di cui è stata chiesta la sostituzione non sono stati sostituiti o modificati.
Di questi tre emblemi, si apprende che ha presentato opposizione all'invito della Direzione centrale per i servizi elettorali Diego Sabatinelli per conto della Lista Marco Pannella, non accettando dunque di cancellare o modificare la dicitura "Stati Uniti d'Europa" all'interno del contrassegno. Nell'opposizione, di cui si è potuto prendere visione, si contesta innanzitutto - anche con riflessioni sistematiche e storiche - l'interpretazione del criterio di confondibilità con i contrassegni "presentati in precedenza" come maggior tutela per chi in vista di quella tornata elettorale ha depositato cronologicamente prima, mentre la protezione dovrebbe essere legata all'uso pubblico fatto dal depositante in tempi precedenti, anche qualora l'uso non si sia tradotto in partecipazioni elettorali (diversamente in futuro si potrebbe scatenare una "corsa al deposito" per vanificare con nuovi emblemi simili i titoli dati da precedenti depositi di simboli). 
Nel ricordare il progetto di lista Stati Uniti d'Europa per il 2019, poi non realizzatosi, ma di cui in rete si trovano varie tracce (e per il quale il contrassegno fu depositato e ammesso cinque anni fa), si rileva come il mancato utilizzo dell'espressione "Stati Uniti d'Europa" nel contrassegno depositato dalla lista Pannella prima delle elezioni politiche del 2022 sia stato dovuto alla diversa natura degli eventi elettorali (europee nel 2019 e nel 2024, politiche nel 2022), dunque non ci sarebbero gli estremi per parlare di abbandono o accantonamento della battaglia per gli Stati Uniti d'Europa da parte della lista Pannella (rivendicata come "elemento costitutivo e fondante della sua iniziativa politica", mettendo in dubbio che possa dirsi altrettanto per la "lista di scopo" denominata Stati Uniti d'Europa, anche se ovviamente su tale ultima questione politica il Viminale e i giudici ben difficilmente potrebbero esprimersi). Sul piano della confondibilità, poi, l'opposizione rileva come sul piano grafico gli elementi di distinzione rispetto al contrassegno presentato per primo siano tali da consentire all'elettore comune di non confondere i due fregi, specie se si considerano i due emblemi nel loro complesso e non sulla base di un singolo elemento testuale legato a un riferimento ideale condiviso. Da ultimo, il presentatore del contrassegno per la lista Pannella contesta di aver compiuto un "deposito emulativo", cioè solo per molestare la lista composita Stati Uniti d'Europa nelle sue aspettative: nell'opposizione si rivendica il preuso nazionale del simbolo contestato, non solo in sede elettorale (soprattutto in vari comunicati e post del Partito radicale), rispetto all'emergere della notizia del progetto di "lista di scopo" denominata Stati Uniti d'Europa.
Toccherà all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo, organo istituito presso la Corte di cassazione, esprimersi entro domenica su quest'opposizione, così come sulle altre presentate: si apprende, per esempio, dell'opposizione presentata da Lamberto Roberti contro la dichiarazione della Direzione centrale per i servizi elettorali in base alla quale il suo contrassegno Parlamentare indipendente non consentirà la presentazione di liste in mancanza della dichiarazione di trasparenza; per il depositante, infatti, la presentazione dello statuto o della dichiarazione di trasparenza sarebbe prescritta ai fini della presentazione di liste, non di candidature individuali come la sua. 
Al momento non si hanno notizie certe di altri atti di contestazione, ma è probabile che vi siano stati: nel 2022, per esempio, Nino Luciani si oppose alla richiesta di sostituire il contrassegno della Democrazia cristiana. Non è nemmeno da escludere che alcuni presentatori di simboli ammessi vogliano rivolgersi all'Ufficio elettorale nazionale per chiedere l'esclusione di altri emblemi: si era già detto, durante la cronaca del deposito, che il depositante di Italexit aveva presentato una memoria per rivendicare la titolarità della denominazione e contestare l'ammissibilità del Movimento per l'Italexit contenuto nel contrassegno della lista Libertà, dunque quella memoria potrebbe essersi tradotta in un'opposizione all'ammissione del contrassegno depositato per primo.
Quando saranno rese pubbliche le decisioni dell'Ufficio elettorale nazionale, in ogni caso, si potrà avere più chiaro il quadro delle opposizioni effettivamente presentate e, magari, dei ragionamenti compiuti caso per caso. Se ne darà conto a tempo debito.
 
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Compiuto il deposito dei contrassegni, la Direzione centrale per i servizi elettorali del Ministero dell'interno ha compiuto le sue valutazioni sui simboli depositati: a quanto si apprende da contatti con i rispettivi depositanti, sarebbero stati ammessi 33 dei 42 contrassegni depositati tra domenica e lunedì; 3 risulterebbero al momento non ammessi, mentre 6 non consentirebbero la presentazione di liste.
Per questi ultimi il giudizio dovrebbe essere definitivo (si vedrà poi perché); per i 3 oggetto di invito alla sostituzione, invece, i depositanti o i loro mandatari avranno 48 ore di tempo per presentare un contrassegno sostitutivo che possa rispettare le norme vigenti oppure per opporsi alla richiesta di cambiare il simbolo, rivolgendosi dunque all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo (che a sua volta avrà altre 48 ore di tempo per decidere in via definitiva, fatta salva la possibilità - prevista per le elezioni europee - di ricorrere al giudice amministrativo).

Chiarimenti preliminari

Prima di ogni osservazione, sembra il caso di premettere alcune considerazioni generali, anzi, generalissime. Il giudizio sull'ammissibilità dei contrassegni emesso dal Ministero dell'interno non riguarda la titolarità civilistica di un simbolo o di un altro segno distintivo, dunque sulla base delle regole del diritto privato, e nella quasi totalità dei casi non prende in considerazione quelle norme e i loro effetti. Il giudizio si basa unicamente sui parametri contenuti nell'articolo 14 del testo unico per l'elezione della Camera (d.P.R. n. 361/1957), applicabile anche alle elezioni europee: la disposizione pone dunque il divieto di confondibilità (con i relativi criteri di soluzione dei potenziali conflitti), il divieto di deposito emulativo (effettuato solo per impedire a chi ne avrebbe interesse l'uso di un simbolo) e di impiego di immagini o soggetti religiosi; si deve poi tenere conto di altre norme applicabili alla procedura elettorale (come il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista, ovviamente non rilevante in questo cammino verso le elezioni). Può dunque accadere che un contrassegno venga ritenuto confondibile e ne sia chiesta la sostituzione anche se chi lo ha depositato ne è effettivamente titolare: può accadere, per esempio, se altri identici o molto simili sono stati depositati prima e il loro uso non appare a prima vista privo di legittimazione (di certo non spetta al Viminale decidere chi rappresenti correttamente un'associazione o a chi spettino i suoi segni distintivi, né ovviamente il Viminale ritiene di poterlo fare).
Allo stesso modo, l'interpretazione delle disposizioni vigenti consente di individuare ipotesi in cui un contrassegno, pur presentato presso il Ministero dell'interno, non consente poi la valida presentazione di liste (un tempo si parlava di contrassegni "senza effetti"): questo accade se, insieme al deposito del contrassegno, "non vengono presentati anche lo statuto del partito o gruppo politico o la dichiarazione di trasparenza, e se non sono designati i rappresentanti del partito o gruppo politico" (così si legge sulle Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature). In questi casi, i relativi contrassegni non sono oggetto di valutazione di confondibilità: probabilmente per ragioni di "economia procedimentale", non si esamina nemmeno un simbolo che non potrà mai finire sulle schede (perché non si è indicato chi potrà depositare le liste o non sono stati indicati gli elementi di trasparenza richiesti dalla legge).
Da ultimo, tutte le valutazioni emesse dal Ministero dell'interno non hanno carattere generale, ma riguardano esclusivamente quest'elezione: possono essere simili ad altre decisioni emesse in passato nei confronti di altri soggetti o perfino dello stesso, ma si riferiscono soltanto ai contrassegni depositati per questa tornata elettorale (dunque in futuro, di fronte a un quadro simbolico diverso, potrebbero aversi scelte differenti). 

I simboli per ora non ammessi

Primo dei tre contrassegni non ammessi, andando in ordine di deposito, sarebbe quello di Stati Uniti d'Europa, presentato per conto della Lista Marco Pannella: questo benché - come si è ricordato - fosse stato depositato già nel 2019 da Maurizio Turco prima delle scorse elezioni europee.
In particolare, il problema sarebbe dato dalla presenza nel contrassegno dell'espressione "Stati Uniti d'Europa", riportata "con caratteri molto grandi e chiara evidenza": per la Direzione centrale per i servizi elettorali questa creerebbe confondibilità con il simbolo della lista composita Stati Uniti d'Europa, depositato precedentemente (con il n. 2, mentre quello a nome della lista Pannella era al n. 20). L'invito a sostituire (che si è potuto visionare dall'interessato), tra l'altro, cita sia i commi 3 e 4 dell'art. 14 del testo unico della Camera (che vietano la confondibilità e ne indicano i criteri di individuazione), sia il comma 5: quest'ultimo, anche se nell'atto recapitato al depositante non è meglio esplicato, indica che si è citata anche la norma che vieta "la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precludere surrettiziamente l'uso del contrassegno ad altri soggetti politici interessati a utilizzarlo".
La Direzione centrale mostra di aver tenuto in considerazione il deposito del simbolo quasi identico operato nel 2019; si sottolinea però che "non può ritenersi che il partito abbia fatto notoriamente uso del contrassegno" contestato alle elezioni, sia perché al deposito elettorale del 2019 non è poi seguita la presentazione di liste, sia perché nel 2022 sempre la lista Pannella ha depositato un diverso contrassegno (allora ugualmente ammesso) privo della dicitura "Stati Uniti d'Europa". Su tale base è stato formulato l'invito a sostituire il contrassegno "mediante la rimozione o la sostanziale modificazione dell'espressione letterale anzidetta".
Il secondo caso che era saltato all'occhio già in sede di deposito riguardava il simbolo della Democrazia cristiana, depositata da Nino Luciani (segretario politico) e Carlo Leonetti (segretario amministrativo). Era facile immaginare, infatti, che sarebbe stato formulato un invito a sostituire il contrassegno con uno che non contenesse lo scudo crociato, già presente nel simbolo dell'Udc, depositato prima (al n. 18, mentre la Dc è arrivata in bacheca con il n. 36, esattamente il doppio) e per giunta presente in Parlamento (con propri eletti e nella denominazione del gruppo di Noi Moderati), per cui l'elettorato in base alla legge dev'essere tutelato dai rischi di confusione o di errore. La stessa decisione era stata presa nel 2022, quando Luciani aveva presentato il medesimo simbolo.
Richiedeva una decisione anche la presenza del contrassegno di Insieme liberi, depositato al n. 37 da Antonino Iracà che in sede di deposito si è qualificato come legale rappresentante dell'omonima associazione (partecipante alle elezioni regionali del Friuli - Venezia Giulia del 2023) e unico titolare del relativo simbolo. Come si era detto lunedì, il contrassegno era pressoché identico al simbolo inserito nel contrassegno ultracomposito di Libertà (apportato dal gruppo guidato da Ugo Rossi, con l'aggiunta della scritta "Uscita"). In assenza di ulteriori informazioni, si può supporre che la Direzione centrale per i servizi elettorali, senza entrare nel merito della diatriba esistente su chi rappresenti il soggetto politico Insieme liberi (o su quale soggetto giuridico sia titolare del nome e del fregio), si sia limitata a rilevare la quasi identità del simbolo n. 37 a una delle pulci inserite nel contrassegno n. 1 (a dispetto della sostanziale illeggibilità di quest'ultima) e, non potendo consentire la compresenza di  due unità grafico-politiche nella medesima competizione elettorale (Iracà aveva indicato i delegati al deposito nelle circoscrizioni, quindi sulla carta potrebbe presentare liste), ha chiesto la sostituzione dell'emblema presentato per secondo con una grafica non confondibile.
Il contrassegno di Libertà - che contrassegnerà la lista esente dalla raccolta firme grazie al risultato elettorale di Sud chiama Nord alle ultime elezioni politiche - è stato dunque ammesso, anche con riguardo al segmento biconcavo contenente il logo del Movimento per l'Italexit; risulta ammesso però anche il contrassegno composito del Partito animalista - Italexit per l'Italia, nonostante il rappresentante di quest'ultimo soggetto politico, Andrea Perillo, abbia presentato già in sede di deposito una memoria per contestare il Movimento per l'Italexit. Non è ovviamente possibile conoscere il ragionamento seguito dal Viminale; si può però immaginare che il nome "Movimento per l'Italexit" sia stato ritenuto diverso rispetto a "Italexit per l'Italia", coincidendo le due denominazioni solo per una parola espressione di un orientamento politico comune, evidentemente non ritenuto caratterizzante una sola forza politica. Benché il Movimento per l'Italexit possa in sostanza apparire come un soggetto politico creato da soggetti che erano stati parte del gruppo dirigente di Italexit per l'Italia, hanno probabilmente avuto un peso da una parte il fatto che la parola "Italexit" sia entrata da tempo nei dizionari dell'italiano (il Vocabolario Treccani la indica nel 2016, ben prima che il partito un tempo promosso e guidato da Gianluigi Paragone fosse fondato), dall'altra il diverso rilievo, foggia e carattere dato alla parola in questione nei due emblemi (nonostante Movimento per l'Italexit sia uno dei pochi elementi del contrassegno di Libertà a risultare visibili anche sulle schede elettorali). In questo caso, si è giudicato che il riferimento a un gruppo nuovo con nome seminuovo potesse convivere con il fregio di una formazione politica dal nome simile, presente in Parlamento nella scorsa legislatura - al punto da potersi iscrivere al registro dei partiti politici - e partecipante alle scorse elezioni politiche (elementi che di per sé rafforzavano la posizione di Italexit per l'Italia rispetto a quella della lista Pannella). Questa situazione in ogni caso, potrebbe produrre un risultato interessante: qualora anche solo una lista del Partito animalista - Italexit per l'Italia fosse ammessa, in quella circoscrizione potrebbero aversi due Italexit sulla scheda e la sorte potrebbe anche divertirsi a collocare vicini i due emblemi.
Restando in tema di somiglianze, non risultano inviti alla sostituzione per nessuno dei due contrassegni "pirata" presentati. Pure in questo caso non si conosce il percorso argomentativo che avrebbe portato alla doppia ammissione; si può ipotizzare però che, al di là della comune appartenenza al "mondo pirata" (anch'esso, di per sé, non esclusivo di una o di un'altra formazione), siano stati valutati in modo positivo i nomi diversi e la grafica molto diversa (tibia affiancata a teschio con bandana su fondo nero per i Pirati, vela nera gonfia inserita in una circonferenza nera, il tutto su fondo verde fluo per il Partito pirata italiano), concretizzando una situazione diversa da quella che si creò nel 2013 sempre in ambito pirata. 
I tre contrassegni di cui è stata chiesta la sostituzione, come si diceva, possono essere modificati o cambiati dai depositanti entro 48 ore dalla notifica dell'invito a sostituire: se l'emblema non venisse sostituito o quello sostitutivo fosse ancora confondibile, l'esclusione diventerebbe definitiva. In alternativa alla sostituzione, come ricordato, è possibile presentare opposizione all'invito della Direzione centrale per i servizi elettorali; nelle 48 ore successive la decisione spetterebbe all'Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo presso la Corte di cassazione e, in caso di rigetto dell'opposizione, l'esclusione sarebbe definitiva (restando aperta solo la via dei ricorsi amministrativi). Sempre entro 48 ore, le forze politiche che dovessero ritenersi lese dall'ammissione di un contrassegno possono opporsi e chiederne l'esclusione, sempre attivando il giudizio di seconda istanza dei giudici di Cassazione. 

I simboli che non consentiranno di presentare liste

Se i simboli di cui è stata chiesta la sostituzione sono 3, sono esattamente il doppio, dunque 6, i contrassegni che, come recita la dicitura sopra la rispettiva bacheca, "non consentono la presentazione di liste". 3 su 6 casi erano del tutto prevedibili: i contrassegni di Contro Sistema, di Insieme liberi - Uniti nella Costituzione e del Partito Socialisti per il lavoro non erano accompagnati al di sotto dall'indicazione di alcuna circoscrizione, segno che non erano stati precisati i delegati al deposito delle liste, dunque già questo avrebbe portato a far ritenere "senza effetti" quegli emblemi. Questa situazione, come detto sopra, ha evitato qualunque esame sulla confondibilità dei contrassegni in questione: nemmeno di quello di Insieme liberi - Uniti nella Costituzione, che diversamente avrebbe rischiato qualche rilievo per la parziale sovrapposizione del nome con quello dei due Insieme liberi presenti in altrettanti fregi elettorali. 
Nella stessa bacheca, però, si trovano anche i contrassegni di Parlamentare indipendente (Lamberto Roberti), Use - Stati Uniti degli Stati aderenti all'euro (Enrico Andreoni) e Movimento Poeti d'azione (Alessandro D'Agostini), che le circoscrizioni le avevano indicate. In mancanza di altre notizie, si deve supporre che la valutazione compiuta dalla Direzione centrale per i servizi elettorali riguardi piuttosto l'altro elemento ritenuto necessario per ritenere possibile la presentazione di liste, vale a dire la dichiarazione di trasparenza. In mancanza di ulteriori informazioni, ci si limita alla considerazione appena fatta.

2 commenti:

  1. Una curiosità: i simboli "senza effetto" sarebbero comunque tutelati in caso di presentazioni di liste in elezioni future?

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  2. La motivazione del mancato inserimento dell'originale Insieme Liberi è stata pubblicata sul loro sito https://insiemeliberi.it/posts/simbolononammesso/ - in pratica Iracà in quanto reggente di Italexit per L'Italia era già stato mandatario per il simbolo composito registrato con il partito animalista. Tra Ministero e Cassazione, Iracà ha subito due rifiuti entrambi per ragioni non inerenti ai simboli stessi. Dura lex.

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