Da alcuni giorni si legge una nuova puntata rilevante sul sito ufficiale della Democrazia cristiana. Anzi, più esattamente e per non fare confusione, del gruppo che ritiene di avere riattivato il partito che nel 1994 aveva cambiato nome in Ppi, si riconosce nella guida di Renato Grassi e partecipa al percorso che nei prossimi giorni (o settimane) dovrebbe far nascere il Partito del popolo italiano, attraverso l'impegno delle forze che aderiscono alla Federazione popolare dei democratici cristiani. Si legge, infatti, che l'8 febbraio il consiglio nazionale della Dc ha deliberato che il 20 e 21 marzo 2020, a Roma - la sede esatta resta ancora da definire - si svolgerà il XX Congresso; il termine per le richieste d'iscrizione ai fini dell'assise è scaduto lo scorso 15 febbraio.
Così, mentre il gruppo di lavoro della Federazione popolare - guidato tra gli altri da Giuseppe Gargani, Mario Tassone per il Nuovo Cdu, Gianfranco Rotondi per la Fondazione Dc, Paola Binetti e Lorenzo Cesa per l'Udc, - continua i suoi incontri per definire il progetto politico, la Dc continua il suo corso, anche perché non c'è l'idea di fondere i soggetti politici nel partito che comunque nascerà. Dopo il XIX Congresso del 14 ottobre 2018, arrivato all'esito di un percorso assai travagliato (si era già provato a svolgerlo nel 2012, con l'elezione alla segreteria di Gianni Fontana, ma per vizi formali era stato dichiarato nullo, quindi si dovette tentare la riattivazione della Dc attraverso l'articolo 20 del codice civile, con l'assemblea dei soci nel 2017), si prova ora dunque a far proseguire quell'iter, sperando che possa filare dritto senza altri inciampi.
Il che, nella vicenda democristiana, è pressoché impossibile. Si è già ricordato che una parte degli iscritti alla Dc guidata da Grassi non ha condiviso il percorso giuridico che ha portato a quell'esito - con particolare riguardo alla convocazione dell'assemblea di riattivazione del 2017 e allo svolgimento del congresso del 2018 - per cui il 12 ottobre scorso era stata (auto)convocata a Roma un'assemblea costituente dei soci, per ridare al partito una guida: in quell'occasione erano stati indicati Franco De Simoni come segretario politico e Raffaele Cerenza come segretario amministrativo. Questo gruppo di soci, che ritiene di rappresentare correttamente la Dc, sta procedendo a operazioni di tesseramento che si concluderanno entro la fine di aprile, con l'idea di andare a congresso successivamente: il XIX Congresso, per la precisione, visto che non si riconosce validità agli atti degli ultimi anni. Non a caso, proseguono le cause intentate da Cerenza e De Simoni contro Grassi, Fontana (che nel 2018 era diventato presidente del consiglio nazionale) e altri dirigenti, per contestare gli atti di cui si è detto.
La validità dell'assise congressuale, peraltro, era stata contestata anche da Nino Luciani, che sempre il 12 ottobre 2019 (e sempre a Roma, quasi alla stessa ora) aveva presieduto un'altra assemblea dei soci Dc, che lo stesso Luciani avrebbe convocato su mandato di Gianni Fontana (in quel caso come già presidente dell'assemblea dei soci): in quella sede i presenti avevano deliberato la dichiarazione di nullità del congresso di un anno prima, di fatto revocandone gli atti e disponendone la riconvocazione. L'idea era di scegliere come data il 14 marzo (svolgendo prima, ma nello stesso giorno e luogo, i congressi regionali), ma gli adempimenti - anche per il protrarsi della causa tra Dc-Cerenza e Dc-Grassi - non sono stati ancora compiuti. In compenso, Luciani - che si qualifica come presidente ad interim della Dc storica - ha già avuto modo di contestare sul piano formale tanto il percorso seguito da Cerenza e De Simoni, quanto quello di Grassi e di coloro che lo sostengono (i quali hanno risposto con commenti al vetriolo, anche sul sito della Dc).
In tutto ciò, si potrebbe persino ricordare - e qualcuno senz'altro lo farà - che un XX Congresso della Dc si era già svolto a Trieste il 4 e il 5 aprile 2005, alla fine del quale era stato confermato alla segreteria Angelo Sandri. La numerazione dei congressi nazionali di questa Dc, infatti, è andata ben oltre, pur tra le continue contestazioni degli altri gruppi che ritengono che quel tentativo di portare avanti la Dc poggi su basi giuridiche non corrette. Resta da dire che l'Udc di Cesa è contraria a ciascuno di questi tentativi (che comprendono ovviamente l'impiego di qualche forma di scudo crociato) ed è intenzionata a difendere la titolarità elettorale del simbolo conquistata nel corso degli anni; è possibile che non vengano intraprese azioni contro chi continuerà a far parte del progetto federativo in corso (se non altro per evitare guerre nella casa in costruzione), ma è probabile che tra gli altri soggetti le carte bollate non siano risparmiate.
Il che, nella vicenda democristiana, è pressoché impossibile. Si è già ricordato che una parte degli iscritti alla Dc guidata da Grassi non ha condiviso il percorso giuridico che ha portato a quell'esito - con particolare riguardo alla convocazione dell'assemblea di riattivazione del 2017 e allo svolgimento del congresso del 2018 - per cui il 12 ottobre scorso era stata (auto)convocata a Roma un'assemblea costituente dei soci, per ridare al partito una guida: in quell'occasione erano stati indicati Franco De Simoni come segretario politico e Raffaele Cerenza come segretario amministrativo. Questo gruppo di soci, che ritiene di rappresentare correttamente la Dc, sta procedendo a operazioni di tesseramento che si concluderanno entro la fine di aprile, con l'idea di andare a congresso successivamente: il XIX Congresso, per la precisione, visto che non si riconosce validità agli atti degli ultimi anni. Non a caso, proseguono le cause intentate da Cerenza e De Simoni contro Grassi, Fontana (che nel 2018 era diventato presidente del consiglio nazionale) e altri dirigenti, per contestare gli atti di cui si è detto.
La validità dell'assise congressuale, peraltro, era stata contestata anche da Nino Luciani, che sempre il 12 ottobre 2019 (e sempre a Roma, quasi alla stessa ora) aveva presieduto un'altra assemblea dei soci Dc, che lo stesso Luciani avrebbe convocato su mandato di Gianni Fontana (in quel caso come già presidente dell'assemblea dei soci): in quella sede i presenti avevano deliberato la dichiarazione di nullità del congresso di un anno prima, di fatto revocandone gli atti e disponendone la riconvocazione. L'idea era di scegliere come data il 14 marzo (svolgendo prima, ma nello stesso giorno e luogo, i congressi regionali), ma gli adempimenti - anche per il protrarsi della causa tra Dc-Cerenza e Dc-Grassi - non sono stati ancora compiuti. In compenso, Luciani - che si qualifica come presidente ad interim della Dc storica - ha già avuto modo di contestare sul piano formale tanto il percorso seguito da Cerenza e De Simoni, quanto quello di Grassi e di coloro che lo sostengono (i quali hanno risposto con commenti al vetriolo, anche sul sito della Dc).
In tutto ciò, si potrebbe persino ricordare - e qualcuno senz'altro lo farà - che un XX Congresso della Dc si era già svolto a Trieste il 4 e il 5 aprile 2005, alla fine del quale era stato confermato alla segreteria Angelo Sandri. La numerazione dei congressi nazionali di questa Dc, infatti, è andata ben oltre, pur tra le continue contestazioni degli altri gruppi che ritengono che quel tentativo di portare avanti la Dc poggi su basi giuridiche non corrette. Resta da dire che l'Udc di Cesa è contraria a ciascuno di questi tentativi (che comprendono ovviamente l'impiego di qualche forma di scudo crociato) ed è intenzionata a difendere la titolarità elettorale del simbolo conquistata nel corso degli anni; è possibile che non vengano intraprese azioni contro chi continuerà a far parte del progetto federativo in corso (se non altro per evitare guerre nella casa in costruzione), ma è probabile che tra gli altri soggetti le carte bollate non siano risparmiate.