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venerdì 4 dicembre 2015

L'IDeA di Quagliariello? Alla Camera è sudamericana...

L'IDeA di Gaetano Quagliariello, dunque, ha mosso i primi passi. Gli interessati hanno ripetuto più volte che no, Identità e azione non è un partito, ma solo un movimento politico - aperto, tra l'altro, alla doppia tessera - e dunque è naturale pensare a forme di collaborazione con altre forze politiche. a partire da Italia unica (anche se l'altro giorno, in conferenza stampa, lo stesso Quagliariello non ha particolarmente gradito il titolo di "speaker" della formazione di Passera dato in quell'occasione a Guglielmo Vaccaro). Al momento, però, la sigla IDeA in Parlamento non c'è, nel senso che nessuno degli eletti che aderiscono al soggetto politico si è distinto con quel nome.
A Palazzo Madama, per esempio, i senatori interessati - oltre a Quagliariello, Carlo Giovanardi, Luigi Compagna e Andrea Augello - sono rimasti nel gruppo di Area popolare, probabilmente per non andare nel gruppo misto (al Senato non esistono ufficialmente le componenti, anche se di fatto anche un solo membro può attribuirsi un'etichetta specifica). A Montecitorio, invece, qualche movimento c'è stato, anche se non troppo appariscente: dal 30 novembre, infatti, nel gruppo misto si è formata una nuova componente, quella dell'Unione sudamericana emigrati italiani, ossia il partito con cui nel 2013 è stata eletta alla Camera Renata Bueno, che risulta essere tra gli starter di IDeA. La cosa, ai più attenti alla politica e ai suoi movimenti (nel senso di spostamenti grandi e piccoli), potrebbe anche provocare un'espressione tra lo stupito e il sorridente, visto che finora l'Usei di tracce parlamentari non ne aveva lasciate, anche - verrebbe da dire - per volontà della stessa Bueno.
Dopo i primissimi giorni di non adesione ad alcun "sottogruppo", il 21 marzo 2013 Renata Bueno ha aderito alla componente Maie - Movimento associativo italiani all'estero, l'altra grande formazione legata alla Circoscrizione estero (che nel logo, tra l'altro, ha proprio una stilizzazione dell'America meridionale); poco dopo il gruppo acquisì anche la sigla dell'Api rutelliana, visto l'ingresso nella compagine di Franco Bruno, unico senatore eletto di Alleanza per l'Italia. Chiaramente, essendo l'unica eletta Usei, la Bueno non aveva i numeri per costituire una componente "visibile" del misto: invece che stare sola, ha scelto di aggregarsi a chi già rappresentava gli italiani all'estero. 
Ad aprile del 2014 l'Usei - a prescindere dalla del tutto involontaria assonanza ben nota a lombardi ed emiliani - ebbe una fiammata di indesiderata notorietà per l'inserimento nel simbolo del Movimento Bunga Bunga (già depurato dei riferimenti indebiti alla Juve): alla base ci sarebbe stato un accordo - rivendicato dal creatore della lista, Marco Di Nunzio - che, grazie alla rappresentanza parlamentare della Bueno, avrebbe permesso alla lista di presentarsi alle elezioni europee - e, più avanti, alle regionali del Piemonte - senza raccogliere firme. Davanti a quella situazione il presidente Usei Eugenio Sangregorio reagì con un'azione legale, sostenendo di non avere delegato in alcun modo i rappresentanti di Bunga Bunga all'uso del simbolo (e in questo modo riuscì a far bocciare le liste con quell'emblema così particolare) Renata Bueno invece, contattata dal sito Italia chiama Italia, fu netta nelle sue dichiarazioni: "Questa vicenda non mi riguarda. Non seguo più le attività né le scelte dell’Usei perché non sono più una loro iscritta. Mi sono candidata e sono stata eletta con questo movimento ma, in seguito, mi sono distaccata, non mi riconosco in questa realtà e non li seguo più".
Oltre un anno e mezzo dopo quelle dichiarazioni, all'indomani della presentazione di IDeA, invece, la Bueno ha lasciato la componente Maie (che intanto aveva accolto i deputati transfughi di Alleanza liberalpopolare autonomie, mettendo per primo il nome di Ala) e ha fondato proprio quella dell'Usei: ha potuto farlo, in deroga alla norma che richiede una consistenza di almeno dieci deputati, perché ha dichiarato di rappresentare l'Unione sudamericana emigrati italiani, partito esistente alla data delle elezioni politiche del 2013 e che allora aveva presentato liste. Certo non poteva farlo da sola, essendo necessari almeno altri due deputati: a lei si sono uniti Aniello Formisano (che è tornato nell'Italia dei valori dopo la parentesi di Centro democratico, ma non poteva dare rappresentanza all'Idv perché quella formazione nel 2013 non aveva presentato liste proprie o con la sua "pulce" in un emblema) e l'ex Pd Guglielmo Vaccaro; l giorno dopo sono arrivati anche Vincenzo Piso ed Eugenia Roccella, altri compagni di Bueno e Vaccaro nel nuovo movimento politico. Per il momento, dunque, la componente degli emigrati italiani in Sudamerica è la casa di IDeA, sebbene Piso, Vaccaro e la Roccella (e il discorso vale pure per Formisano) siano italianissimi e tutt'altro che emigrati. Tranne che dai loro partiti di elezione, ovviamente.

giovedì 16 luglio 2015

Il leone conservatore e riformista di Fitto

Alla fine il leone è apparso, per tutti. Raffaele Fitto ha presentato oggi nell'aula dei gruppi di Montecitorio il simbolo della sua creatura politica, Conservatori e riformisti, mettendo in scena il tradizionale rito del cavalletto da scoprire con Geoffrey Van Orden il vice presidente del gruppo Conservatori e riformisti al Parlamento europeo. 
Il leone c'è ed è blu, come aveva correttamente anticipato Affaritaliani.it, così come erano giuste altre anticipazioni che volevano un tricolore nell'emblema. Blu è anche la scritta del nome, proposta con una font leggera che dimostra anche una certa eleganza, mentre è bianco tutto il resto, segno che il nuovo soggetto politico non si è fatto cogliere dall'inizio da quel horror vacui che sembra affliggere molte delle formazioni nate negli ultimi anni.
Ovviamente - come del resto è giusto - ai giornali interessa soprattutto capire chi sta (e resterà) con Fitto e quali siano i programmi della formazione per il futuro. Qualche indicazione l'ha data lo stesso leader, un tempo berlusconiano di ferro: "Noi non siamo né con Le Pen, né con la Merkel", la collocazione è senza dubbi nel centrodestra, in alternativa a Renzi, senza voler "mettere in campo un sottobosco di intese o accordi poco chiari". A Berlusconi Fitto continua a volere bene, non prova rancore, ma c'era e resta la convinzione che "il modello attuale di centrodestra non ha prospettiva, il modello di successo proposto 20 anni fa non ha più futuro". 
In effetti, la stessa scelta del leone spazza via buona parte della strategia comunicativa vista nel centrodestra berlusconiano visto fin qui. L'ex Cavaliere,infatti, nei suoi simboli non aveva mai voluto fiori, animali o altri segni che dovessero essere interpretati, ma solo segni di immediata comprensione. La fiera schierata da Fitto, invece, richiede pur sempre un briciolo di astrazione in più. A questo proposito, se anche i dettagli contano, si può notare che il leone scelto non è accovacciato come quello del gruppo europeo ECR, simile a quello che troneggia maestoso e protettivo all'esterno di tante nostre chiese. La belva dei fittiani è "in piedi", sulle quattro zampe, ferma o forse colta in un movimento lento: a dare giusto un tocco di "istantanea" e di potenziale guizzo è la coda, fermata mentre si svolge a S. Si tratta, a ben guardare, di una bestia presente, ben visibile, fiera del suo esserci e pronta a intraprendere il cammino necessario (che, manco a dirlo, guarda a destra, come nell'omologo europeo)
Era diverso, tanto per dire, uno degli ultimi leoni visti nella politica italiana, quello dell'Usei, ove la sigla sta per Unione sudamericana emigrati italiani. Lì la belva era chiaramente colta in una posizione di attacco, con le fauci tra il famelico e il ruggente e le zampe pronte a scattare (e la stessa "coda a S" comunicava sensazioni ben diverse). Qui però la sensazione da trasmettere è ben diversa: al gruppo di Fitto, infatti, serve soprattutto certificare la sua esistenza in vita (anche se intanto servirebbe qualche unità in più alla Camera per costituire un gruppo autonomo), mostrare la fierezza della propria scelta e un atteggiamento di chi è pronto a mettersi in gioco. Nel leone ritto c'è più o meno tutto questo; l'accostamento del tricolore al blu mette in campo tutte e quattro le tinte nazionali, nell'ormai consolidata tecnica di presentazione dei partiti catch-all. Cosa importante, rispetto alla precedente esperienza del Nuovo centrodestra, il simbolo è nato subito tondo e non ci sarà alcun bisogno di adeguarlo in futuro. Ci sono ancora varie cose da sistemare (a partire dalla determinazione del modello organizzativo: "Verrà definito nei prossimi mesi - ha detto Fitto - dopo aver ascoltato tutti, con un meccanismo di legittimazione e del consenso che parte dal basso", abbandonando "l'idea dei nominati"), ma questo emblema sarebbe già pronto per correre alle elezioni. Con quali risultati? Un po' presto per dirlo, no?

domenica 18 maggio 2014

Il Bunga Bunga che nessuno vuole

A quanto pare non è stata solo la Juventus a lagnarsi (e molto) dell'accostamento dei suoi elementi visivi caratterizzanti (il nome e i colori) all'espressione "Bunga Bunga" nel simbolo depositato da Marco Di Nunzio presso il Viminale, sostituito anche per eliminare ogni riferimento alla società calcistica. All'indomani della riammissione dell'emblema, infatti, aveva protestato con veemenza anche il presidente dell'Unione sudamericana emigrati italiani, Eugenio Sangregorio. L'idea che il leone dell'Usei fosse piazzato in quel contrassegno elettorale proprio non gli era andata giù e aveva subito reagito.
“Noi non abbiamo autorizzato nessuno ad usare il simbolo del nostro partito, - aveva dichiarato alla testata online ItaliaChiamaItalia - non sappiamo chi siano i responsabili di questa truffa, ma certo è che stanno utilizzando il logo dell’Usei illegalmente. Nessuno mi ha contattato, non so chi siano i responsabili della lista Bunga Bunga. Nessuno di loro mi ha mai proposto alcuna alleanza elettorale in vista delle Europee. E comunque – sottolinea – non ho alcun interesse a candidarmi alle elezioni né è prevista la partecipazione dell’Usei. Questo è opera di qualche demente, oppure qualcuno che forse vuole ricattarci in qualche modo. O semplicemente, si tratta di uno scherzo di cattivo gusto".
Alle parole aveva fatto seguito l'azione: al Viminale e a tutti gli uffici elettorali circoscrizionali è stata depositata una diffida da Vincenzo Carrozzino, segretario dell'Usei. In base a quell'atto, i documenti presentati da Di Nunzio per avallare l'uso del simbolo con il leone - compresi quelli aggiunti e che hanno portato alla riammissione - sarebbero falsi, in assenza di ogni autorizzazione o mandato; in più (è sempre ItaliaChiamaItalia la fonte) il contrassegno "illegittimo, volgare e diffamatorio" avrebbe "gettato discredito in tutta la comunità italiana all'estero". 
Sulla base di quella diffida, gli uffici circoscrizionali hanno provveduto a bocciare le liste presentate da Di Nunzio: cadendo il simbolo dell'Usei, è venuta meno anche l'esenzione dalla raccolta delle firme, legata all'elezione della deputata Renata Bueno. Il rappresentante di Bunga Bunga ha impugnato i provvedimenti di esclusione, sostenendo di avere presentato tutti i documenti richiesti, ritenendo invece che la dichiarazione dell'Usei fosse tardiva; l'ufficio elettorale centrale nazionale però gli ha dato torto, escludendo definitivamente le liste il 20 aprile (e non era andata meglio in Piemonte alle elezioni regionali).
La vicenda sembrava chiusa, ma oggi spunta una pagina nuova. E' lo stesso Marco Di Nunzio a comunicare che "in queste ore viene formulata regolare denuncia querela per truffa ed estorsione nei confronti dei responsabili del Usei e contro eventuale coinvolgimento del sig. Sangregorio"; allo stesso tempo, il gruppo avrebbe presentato anche un'istanza "alla Corte di giustizia europea per violazione dei diritti del uomo chiedendo l'annullamento delle elezioni europee e regionali del Piemonte".
Al di là di questioni giuridiche, che spetterà alle Corti competenti valutare, per Di Nunzio il problema è innanzitutto politico: "E' chiaramente evidente che Usei appare solo nel momento delle elezioni politiche per prendere voti e poi scompare senza essere presente nel territorio sudamericano nel sostenere le fasce deboli, mentre i capi del Movimento Bunga Bunga si trovano in questo momento in Venezuela contro l'opposizione chavista, sostenendo e aiutando sul territorio gli eroici camerati studenti uccisi e torturati dal governo venezuelano".
Chissà se, a questo punto, la storia finirà qui o, come in ogni telenovela sudamericana che si rispetti, ci si deve aspettare un'altra puntata, e poi un'altra, e poi un'altra...