Archiviate in fretta le primarie per indicare il candidato alla presidenza della regione Emilia-Romagna per il centrosinistra, è già tempo di pensare alle nuove elezioni d'autunno. Occorre votare in Emilia e in Calabria, la data fissata è il 23 novembre, ma prima ancora - il 26 ottobre, anche se il centrodestra avrebbe preferito l'election day - sarà il turno di Reggio Calabria: il turno elettorale a lungo rinviato darà finalmente governatori eletti al capoluogo più meridionale della penisola.
Di certo i numeri complessivi colpiscono, con un totale di 32 liste e quasi 800 aspiranti consiglieri comunali. Eppure, più ancora che il record di 11 liste a sostegno di Peppe Falcomatà (per il centrosinistra), quasi sfiorato dalle 9 formazioni in appoggio a Lucio Dattola (centrodestra), a colpire davvero è lo schieramento che candida a sindaco il professor Paolo Ferrara, legato al progetto politico Liberi di Ricominciare.
Oltre al contrassegno del movimento, molto in stile centrodestra catch-all (con una scia tricolore dai tratti leggermente ingenui su fondo bianco, sotto al semicerchio blu scuro), sulla scheda ci saranno quattro altri simboli dall'aria vagamente familiare, da osservare con attenzione e occhio sgamato. Lo sguardo attento, peraltro, è del tutto necessario: con le sue cinque liste a sostegno (molte di più rispetto a quelle in appoggio ad altri candidati), Ferrara si pone concretamente come outsider delle elezioni reggine: l'obiettivo principale, ovviamente, è approdare al ballottaggio, ma anche se ne restasse fuori il suo appoggio potrebbe avere un certo peso al secondo turno; in ogni caso, la coalizione ha i numeri per eleggere più rappresentanti in consiglio comunale ed essere concretamente parte della vita politica locale dei prossimi anni.
Tornando agli altri simboli a sostegno di Paolo Ferrara, il più "rassicurante" e tradizionale di tutti, a conti fatti, sembra essere l'emblema del cartello Libertà - Esigenze sociali: una "bicicletta" che raccoglie i fregi del Movimento autonomo alternativo (altro segno tetracromatico filonazionale, declinato in salsa perfettamente calabrese) e del Meda, il Movimento europeo diversamente abili. I due contrassegni, non sconosciuti all'uso locale o nazionale (il Mesa ha più volte presentato il suo emblema al Ministero dell'interno), sono posati in un azzardato accostamento cromatico su un fondo giallo bordato di rosso, ma nessuno troverebbe nulla da ridire o di strano a guardare la scheda.
Non si potrebbe dire lo stesso per la lista Forza Reggio. Il lettering riprende in tutto e per tutto quello di Forza Italia, anche per la posizione obliqua crescente; il fondo, però, è tutto color amaranto (e non c'è da stupirsi, essendo il colore "ufficiale" di Reggio Calabria) ed è bordato di una doppia coroncina sottile, dello stesso colore. L'emblema, tuttavia, convive con quello forzista, regolarmente presente nella coalizione che sostiene Dattola: teoricamente il rischio di confusione tra i due emblemi c'è, se non altro per la possibilità che qualcuno associ i segni (pur essendo legati a due schieramenti diversi), ma a quanto pare per la commissione elettorale tutto andava bene.
L'esame dell'organo incaricato di vagliare liste ed emblemi, tuttavia, sembra essere stato piuttosto benevolo, all'insegna del "dentro tutti". Sembra spiegarsi soprattutto così la presenza sul manifesto e sulla scheda del contrassegno della Democrazia cristiana che riconosce come proprio segretario Angelo Sandri: il sorteggio ha posizionato il fregio al primo posto tra i cinque presentati a sostegno del candidato Ferrara, per cui lo scudo crociato fa bella mostra di sé in quella selva di 32 immaginette colorate. Già, perché la commissione ha ammesso l'emblema tradizionale dei democristiani, lo scudo crociato (in stile degasperiano, con la parte superiore ricurva) usato e rivendicato da anni da Sandri, che figura direttamente tra i candidati consiglieri, assieme ad altri militanti e dirigenti nazionali (come Michele Battiloro). Tra i contrassegni presentati non c'è quello dell'Udc e questo probabilmente ha permesso al partito di Sandri di finire senza troppi problemi su manifesti e schede. Non è il riconoscimento di continuità con la Dc storica che certi iscritti vorrebbero avere, ma per qualcuno è già qualcosa di cui essere contenti.
La Dc-Sandri lotterà come tutte le liste per ottenere un numero di voti sufficiente a ottenere un seggio in consiglio comunale. Il colpo più audace (pur nella prudenza), tuttavia, presenta una firma ben nota. Perché tra i cinque simboli presentati a sostegno di Ferrara, c'è anche quello della Lista del Grillo parlante - No Euro, uno degli ultimi marchi-progetti sfornati dalla mente e dal gruppo del piemontese Renzo Rabellino. In effetti, nella lista dei candidati, c'è proprio lui, al secondo posto: la piazza di capolista, in piena operazione alias, è stato ceduto all'imperdibile Alessia Lucrezia Giovanna Grillo, donna di cui nulla si sa se non che ha un cognome potenzialmente più pesante dei tre nomi che ha.
Il gioco era stato tentato anche alle elezioni politiche del 2001, proponendo di candidare come capolista al Senato tale Giuseppe Grillo, quando ancora di progetti stellati non si parlava: dal Viminale, tuttavia, arrivò la prima di varie bocciature, ammettendo solo la trasformazione della parola principale in "Grilli" e mettendo in evidenza il riferimento ai "parlanti". Stavolta, però, il MoVimento 5 Stelle è pienamente attivo e, come è ovvio, nel contrassegno contiene il riferimento al proprio fondatore-ispiratore, Beppe Grillo: nonostante questo, per i funzionari della commissione tutto è a posto e non si rischia la confusione. Forse saranno le (5) stelle a rischiarare il cammino degli elettori confusi, ma di certo Rabellino ha messo a segno il primo colpo elettorale di questo turno: c'è da giurarlo, sarà solo il primo.