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venerdì 20 maggio 2016

I nuovi possibili simboli di Alfano

Dovrebbe essere così...
Che il Nuovo centrodestra, come nome (e come simbolo), fosse destinato prima o poi alla rottamazione sembrava chiaro da tempo. Il varo della denominazione Area popolare, in qualche modo, ne era la chiara dimostrazione, ma nemmeno quello probabilmente doveva essere l'approdo finale. Non si tratta di una voce da retroscenisti, bensì del risultato di una ricerca che chiunque può fare nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi.
Il primo a farla - o, per lo meno, a renderla pubblica - è stato Donato De Sena, in un articolo uscito ieri su Giornalettismo.it: la banca dati, infatti, restituisce sei depositi di marchi tutti datati 25 marzo, simili nella struttura e nel contenuto: le richieste di registrazione di marchio non mostrano il nome del titolare, ma il fatto che siano state trovate cercando come titolare Angelino Alfano la dice lunga. I marchi sono stati registrati per le classi 35  (pubblicità; gestione di affari commerciali; amministrazione commerciale; lavori di ufficio), 41 (educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) e 45 (servizi giuridici; servizi di sicurezza per la protezione di beni e di individui; servizi personali e sociali resi da terzi destinati a soddisfare necessità individuali).
Benché le immagini non siano disponibili, la descrizione mostra che si tratta sempre di "un quadrato blu al cui interno nella parte destra viene riportato un cuore con bordo giallo il cui lato è formato da quattro stelle gialle di dimensioni diverse" e, al centro del quadrato, una delle seguenti denominazioni, scritte in bianco: "Italia Popolare", "Unione Liberale Popolare", "Unione Popolare", "Unione per l’Italia", "Unione Popolare Italiana" e "Unione Popolare Liberale"; le scritte sono su due o su tre righe a seconda della lunghezza della dicitura. 
Da un certo punto di vista, tuttavia, la notizia potrebbe già essere un po' datata (e non certo per colpa di chi l'ha data per primo, che invece ha ben cercato e trovato). A ben guardare, infatti, le richieste di registrazione marchi sono state depositate una settimana dopo la "prima apparizione" del simbolo di Area popolare con il cuore "stellato" (datata 17 marzo) e un paio di settimane prima che il segretario generale del Partito popolare europeo chiedesse ad Alfano di rimuovere dal logo ogni riferimento grafico all'emblema del Ppe, invito accolto poco meno di un mese fa con la rimozione delle stelle, almeno dai contrassegni destinati all'uso nelle prossime elezioni. Per questo, è probabile che tutti gli emblemi di cui si parla siano poi ritoccati con il cuore intero, senza stelle.
L'articolo di De Sena nota che altri nomi emergono dai siti "bloccati" per conto di Alfano, come emerge da altre esplorazioni della rete: "Davide Tedesco, spin doctor di Alfano, già intestatario di Nuovocentrodestra.it e Angelinoalfano.it, il 20 aprile si è impossessato di Unionedeipopolari.it e Unionedeipopolari.com, e contemporaneamente anche di Popolariitaliani.it". Unione dei popolari e Popolari italiani, tuttavia, non rientrano tra le combinazioni depositate come marchi.
Anche tra gli emblemi proposti come marchi, peraltro, qualcuno ha meno possibilità di essere impiegato. Il riferimento è innanzitutto a Italia popolare, soggetto politico fondato nel 2004 da Alberto Monticone, che da anni utilizza - soprattutto a livello locale - una rielaborazione del vecchio simbolo del Ppi (dal gruppo registrato come marchio) e che già aveva impedito l'uso dello stesso nome a Gianni Alemanno (che poi ripiegò su Prima l'Italia). Potrebbe però essere fuori mercato anche Unione popolare, trattandosi di un movimento che depositò il proprio contrassegno e candidature alle elezioni politiche del 2013: ne era segretaria Maria Di Prato e in rete si può ancora leggere il programma di allora. Onde evitare guai, diffide e accuse, Alfano e i suoi farebbero bene a ripiegare su altre scelte...

sabato 23 aprile 2016

Area popolare accontenta il Ppe: via le stelle dal cuore

Certi cambiamenti vengono sbandierati o comunque sottolineati; altri si consumano in silenzio o avvengono in un contesto di "basso profilo", lasciando che sia il singolo ad accorgersi che non è tutto come prima, anche - e soprattutto - quando a cambiare è solo un particolare, più o meno significativo. Sembra sia accaduto proprio questo con il simbolo di Area popolare, che avrebbe iniziato la sua mutazione
Notarlo, obiettivamente, non è immediato: sulla pagina Facebook dei deputati di Ap non è cambiato nulla e anche nel sito del Nuovo centrodestra, almeno in apparenza. Se però si entra nella pagina dedicata alle elezioni amministrative, si scopre un post dedicato all'inizio della campagna elettorale: a prima vista non ci sarebbe stato un motivo particolare per inserirlo, almeno finché non si guarda l'immagine a corredo dell'articolo, che ritrae i simboli che correranno a Roma e Milano per Ncd. A quel punto tutto torna, perché si scopre che dal cuore giallo sfumato, varato solo pochi giorni fa, sono sparite le quattro stelle che rimandavano alla grafica del Partito popolare europeo. Tutto il resto - il fondo blu, la struttura dei contrassegni, ovviamente i riferimenti a Marchini per Roma e a Parisi per Milano - è rimasto uguale, ma quel dettaglio per i microscopisti della politica non è affatto di poco conto.
Solo all'inizio del mese, infatti, il segretario generale del Ppe Lopez Isturiz aveva detto che nessuna lista italiana avrebbe potuto usare il simbolo dei popolari europei nel proprio contrassegno, paventando anche azioni legali qualora fosse stato necessario. Angelino Alfano si era preoccupato di ridurre il problema, dicendo che i due emblemi erano diversi, non sovrapponibili e dunque non si sarebbe posto alcun problema; la prudenza, tuttavia, non sarebbe mai troppa e qualcuno deve avergli suggerito che le grane è meglio evitarle. Al primo uso elettorale del nuovo simbolo, dunque, poteva essere opportuno eliminare alla radice il problema del riferimento troppo esplicito, piuttosto che dover fronteggiare le critiche di qualche avversario e, soprattutto, l'ostilità del Ppe. Detto, fatto: per ora la modifica parte dal basso, ossia dalle città in cui Area popolare si presenta, ma è probabile che presto anche il nascente partito a livello nazionale metta da parte le stelle, affidandosi solo alla luce del cuore (e pazienza se Gianfranco Rotondi ci era arrivato prima, anche lui guardando al Ppe ma tingendolo di rosso, ricordando i colori dell'ultima Dc). Ai cambi simbolici e alle mutazioni sul nascere, del resto, in casa Ncd sono abituati fin dall'esordio...

Grazie a Vito Cardaci per la segnalazione

giovedì 14 aprile 2016

Alfano, il cuore Ppe batterà?

Mancano tre settimane ai giorni in cui si potrà depositare la documentazione per ciascuna lista al nuovo turno di amministrative, simbolo compreso. Dalle parti del Nuovo centrodestra l'idea di utilizzare come emblema elettorale quello nuovo di Area popolare, a fondo blu con il "cuore stellato" sembra ormai una scelta codificata: lo mostrano le scelte simboliche fatte finora a Milano (con Parisi) e Roma (con Marchini), mentre già circola un Napoli popolare ancora privo del nome del candidato sindaco. 
Il "nuovo corso emblematico" lo ha spiegato giorni fa Gioacchino Alfano, coordinatore regionale di Campania popolare: "Il simbolo con cui affronteremo la sfida delle prossime amministrative di primavera richiama fortemente quello del Partito Popolare Europeo. È a quei valori di libertà a cui, con la guida del nostro leader Angelino Alfano, ci ispiriamo e su cui costruiamo ogni giorno la nostra azione politica. Inoltre, ci poniamo in diretta continuità con la coalizione di Governo che si è dimostrata vincente e sta ottenendo ottimi risultati. Siamo aperti al contributo dei movimenti civici e alla società civile. Il simbolo che è costituito da un cuore con quattro stelle su un fondo azzurro. Sarà uguale in ogni città in cui si andrà alle elezioni. L’unica differenza sarà il riferimento alla città in cui ci presenteremo. Sono le città e i territori i protagonisti della politica e delle elezioni. Nella parte bassa del simbolo, nello spazio bianco, ci sarà il nome del candidato sindaco ove possibile e condiviso".
Proprio quel richiamo così evidente al Ppe, tuttavia, potrebbe creare qualche problema. Una decina di giorni fa, infatti, il segretario generale del partito, Antonio Lopez Isturiz, avrebbe detto - nel bel mezzo di suo intervento a un'assemblea politica al Parlamento europeo - che nessun partito in Italia potrà usare il logo del Ppe nelle liste per le amministrative perché "appartiene a tutta la famiglia popolare e non a un solo partito". Il motivo dell'avvertimento, secondo Il Secolo d'Italia, sarebbe lo schieramento del partito di Alfano con Renzi; lo stesso Lopez Isturiz avrebbe aggiunto - si legge sul sito dell'Ansa che ha dato la notizia - che "il Ppe potrebbe essere costretto ad adire le vie legali contro i partiti che utilizzeranno il logo", per lo meno senza un esplicito assenso.
Di nuovo il Secolo ha ospitato la replica di Alfano, per il quale non sorgeranno problemi col Ppe "anche perché non c’è nessuna sovrapposizione tra il nostro simbolo e il loro": sarebbe stata adottata "una serie di varianti tecniche e stilistiche" sull'emblema italiano, pienamente in linea con la "ispirazione popolare" della formazione evoluzione di Ncd (l'Udc sembra avere preso una via di nuovo autonoma). Di certo al titolare del Viminale non è piaciuta la sortita di Lopez Isturiz, del quale si ricordano i rapporti cordiali con Silvio Berlusconi e Forza Italia: "Se gli ispiratori italiani e milanesi delle informazioni che sono arrivate a Bruxelles si fossero risparmiati questa fatica, avrebbero risparmiato anche un fastidio e un danno alla coalizione e a Parisi", avrebbe detto Alfano a margine di una cena elettorale proprio a sostegno del candidato unitario del centrodestra a Milano.
Premesso che del Ppe fanno parte, oltre a Ncd e Udc, anche ciò che resta dei Popolari per l'Italia di Mario Mauro, la Svp come osservatrice e - appunto - Forza Italia, difficilmente il Ppe potrebbe dare l'assenso a uno solo di questi di utilizzare il proprio emblema in elezioni nazionali (diverso sarebbe il discorso per il rinnovo del Parlamento europeo, per cui ogni partito potrebbe indicare anche graficamente il proprio soggetto politico europeo di appartenenza). Per Alfano, tuttavia, i simboli non sono sovrapponibili, proprio grazie a quelle varianti: questo è vero, ma è altrettanto vero che, per usare un'espressione che si trova più volte in giurisprudenza (anche nella lunga e mai finita vicenda contenziosa dello scudo crociato), "il risultato percettivo" dell'emblema di Area popolare e di quello del Ppe è indubbiamente e volutamente molto simile e le parole del coordinatore campano in qualche modo avvalorano la tesi. 
In un'eventuale azione legale, insomma, non è detto che il nascente partito di Alfano esca sicuramente vincitore; certo è che - come ha ricordato Cesare Maffi su Italia Oggi - "i simboli dei partiti europei hanno in Italia una scarsissima conoscibilità" e, dunque, sarebbe tutto da dimostrare il "guadagno" che l'emblema simile potrebbe apportare in termini di visibilità e di voti. Non è detto, però, che questo basti a evitare grane e carte bollate.

sabato 19 marzo 2016

Area popolare, con il cuore così all'improvviso

Poi un giorno scopri che un certo gruppo politico, che aveva adottato un simbolo senza troppo clamore e senza essere (ancora) ufficialmente un partito, l'ha improvvisamente cambiato, senza preavvertire nessuno, semplicemente schiaffandolo sui pannelli scenografici di un evento e replicandolo decine di volte, un po' per rafforzare il messaggio e un po' per assicurarsi che non ci sia troppo bianco a contorno di chi parla. In questo caso la trasformazione interessa Area popolare, che al momento - appunto - è essenzialmente una federazione di partiti (Nuovo centrodestra e Udc) che ha gruppi parlamentari alla Camera e al Senato, ma non ha ancora fatto i passi necessari per trasformarsi essa stessa in partito, anche se dal 2014 più volte i due federati si sono presentati nelle stesse liste (ma sempre con simboli diversi).
Due giorni fa, in ogni caso, alle spalle di Angelino Alfano e delle altre persone impegnate nell'iniziativa di presentazione del disegno di legge sull'utero in affitto come reato universale è apparso un nuovo emblema, che nessuno aveva mai visto prima - non a caso, qualcuno sulla pagina Facebook di Ap, stupito, chiede lumi sul cambio di simbolo - e che di fatto, come confermano dallo staff, è stato adottato come logo dai gruppi di Area popolare alle Camere; a dire il vero, anche il contrassegno precedente - quello a fondo blu scuso sfumato con archetto tricolore - era stato adottato in un silenzio comunicativo pressoché totale a giugno dell'anno scorso. La "riforma grafica" di due giorni fa cambia quasi tutto, tranne due cose: la font del testo (sempre stile Nexa, lo stesso già usato da Ncd) e l'assenza di ogni riferimento davvero palpabile ai partiti che hanno fatto nascere la federazione. Segno, forse, che si sta davvero lavorando per far nascere qualcosa di nuovo, comune e stabile.
Un segno, in realtà, nel simbolo c'è: sullo sfondo blu chiaro, molto simile a quello dell'ultima Democrazia cristiana (quella in technicolor, secondo il restyling dell'agenzia Brandani e Guastalla del 1992) emerge bene il profilo di un cuore giallo, sfumato quasi come se fosse dorato e scintillante. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è al Partito popolare europeo, di cui fanno parte tanto Ncd, quanto l'Udc: il disegno non è identico, ma il concetto è esattamente lo stesso e anche le stelline - inevitabile richiamo all'Europa - sono state semplicemente ricollocate nella parte alta-destra del cuore (che nel caso dei popolari europei è occupata dalla prima lettera dell'acronimo), mentre è stato ricostruito il resto del contorno, là dove in Europa stanno le stelle. Lo stesso blu di fondo, del resto, richiama in buona sostanza l'altro colore del Ppe, marcando in pieno il riferimento alla famiglia europea: alle prossime elezioni per il parlamento di Strasburgo, dunque, potrebbe essere sufficiente inserire la sigla del Ppe dentro o vicino al cuore, per rendere chiaro da che parte stia la lista di Area popolare. Sempre che, ovviamente, il simbolo regga così fino ad allora...

mercoledì 27 gennaio 2016

Ncd, parola d'ordine "Nascondere il simbolo"?

Simbolo sì, simbolo no? Tra i rumors più gettonati delle ultime settimane sembra avere conquistato un certo fascino la discussione sull'opportunità di presentare, alle prossime elezioni amministrative, liste con l'emblema dei singoli partiti: l'alternativa sarebbe inserire propri candidati all'interno di formazioni civiche, o che almeno appaiano come tali.
L'operazione avrebbe vantaggi e svantaggi e quasi i partiti interessati, temendo soprattutto i secondi, hanno di solito smentito le voci. Chi medita di non correre con il proprio simbolo lo fa perché, temendo un risultato insoddisfacente, pensa di non rovinare il proprio marchio tenendolo lontano dalle schede; tuttavia, dare agli elettori l'idea di non voler nemmeno provare a schierare un emblema per paura non è esattamente un toccasana per l'immagine di un partito.
I primi retroscena, come si sa, hanno riguardato Forza Italia e la sua possibile sparizione dalle amministrative a causa di sondaggi poco promettenti. Chi di dovere ha chiaramente bollato come sciocchezze queste tesi; non è stata trattata meglio l'idea di Walter Tocci per Roma, che suggeriva di mettere da parte il simbolo del Pd per creare una lista unica di centrosinistra (anche se, ovviamente, le percentuali in gioco sono ben diverse rispetto a quelle della bandierina tricolore). L'ultimo partito per cui si è voluto immaginare una sorta di cupio celandi è il Nuovo centrodestra.  
L'idea emerge da un articolo di Cesare Maffi pubblicato su Italia Oggi pochi giorni fa. In un periodo in cui a più di qualche dem (specie in periferia) l'idea di essere alleati di Alfano procura l'orticaria e, dall'altra parte, Matteo Salvini è sempre più categorico nell'esclusione di Ncd da un eventuale lista unitaria di centrodestra, nel partito del titolare del Viminale la soluzione sarebbe a portata di mano: "evitare la presentazione di liste col proprio simbolo alle prossime comunali" per "aggirare compromissioni". E non sarebbe, a ben guardare, nemmeno la prima volta: alle scorse regionali in Liguria (vinte dal centrodestra), non era forse stato utilizzato il "marchio" di Area popolare, lasciando stare quello di Ncd? 
"In molti casi - continua Maffi - la questione è semplice: bisogna non farsi contare" e per l'autore dell'articolo è facile enumerare, uno dopo l'altro, i casi di formazioni che avrebbero tutto l'interesse a non misurare la propria consistenza nell'urna: c'è ovviamente l'Udc, sodale di Ncd all'interno di Area popolare, ma accanto si ritrovano anche Scelta civica, Centro democratico, i Conservatori e riformisti di Fitto, i Popolari per l'Italia di Mauro, e poi ancora i tosiani di Fare! e la penultima nata, l'IDeA di Quagliariello, fino ad arrivare a formazioni note essenzialmente ai politics addicted come Democrazia solidale (di Lorenzo Dellai) e i Moderati (di Giacomo Portas). Senza contare l'Ala verdiniana, che un simbolo al momento nemmeno ce l'ha.
Lo stratagemma per tutti questi gruppi, a prescindere dalla collocazione politica, sarebbe mimetizzarsi nelle liste civiche, potendo "fingere di essere presenti per interposta formazione, senza subire direttamente l'onta dello zero virgola" e riuscendo anche ad "affiancare, già nel primo turno oppure nel ballottaggio, lo schieramento preferito (nazionalmente o localmente, secondo opportunità, vale a dire secondo possibilità di vittoria)". Tentazioni diffuse dunque, da cui è e deve essere immune (per la propria storia) solo il MoVimento 5 Stelle. Occhio dunque ai simboli civici: i partiti che giocano a nascondino si mimetizzeranno bene o lasceranno qualche traccia sul contrassegno?

martedì 3 novembre 2015

Area popolare: per Cesa, "una sommatoria di simboli"

Qualcuno, sinceramente, lo sospettava già da tempo, anzi, da parecchio tempo. Oggi sono arrivate direttamente le parole di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell'Udc, a confermare il sospetto: "E' del tutto evidente che l'operazione di Area Popolare si è ridotta ad una sommatoria di simboli". Il cartello, come è noto, era nato per necessità - ma ancora senza il nome - un anno e mezzo fa, quando il Nuovo centrodestra alfaniano e l'Unione di centro si erano resi conto che ben difficilmente sarebbero riusciti singolarmente a superare lo sbarramento del 4% previsto dalla legge elettorale per le europee. Il risultato era stato centrato per un soffio (a dispetto di una grafica elettorale francamente inguardabile), così si era pensato di serializzare l'esperimento, provando a valutare la sua tenuta su scala nazionale e territoriale. 
Prima sono venuti i gruppi parlamentari uniti e l'associazione nata dal notaio, con presentazione di un simbolo "a bicicletta" praticamente mai usato (per non parlare di quello, registrato a nome di Antonio De Poli all'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno, scoperto dal sottoscritto e mai presentato ufficialmente alla stampa). Poi si sarebbe dovuto vedere qualcosa di più concreto e diffuso alle regionali, ma a volte Ncd e Udc sono andate in ordine sparso, altre volte hanno corso insieme ma sempre aggregate ad altre forze, prestando alle grafiche solo il nome del cartello.
Si è già scritto, tra l'altro, che nell'ultima versione del contrassegno comune - quella che si vede sull'account Twitter e Facebook di Area popolare alla Camera - i simboli dei due partiti sono addirittura scomparsi, come se davvero qualcuno avesse iniziato a lavorare alla fusione: difficile persino, a questo punto, parlare di "somma di simboli" come ha fatto Cesa. Il segretario ha lamentato "Troppo evidenti differenze di posizioni regionali e tentativi di annessione" (di portare l'Udc in Ncd, evidentemente, altrimenti non li avrebbe denunciati), oltre che di "difficoltà non risolte all'interno di Ncd", ampiamente riportate dai mezzi di informazione nelle ultime settimane. Morale, dopo la fusione dei gruppi dovevano esserci "assemblee democratiche per la nascita di un nuovo partito aperto alla adesione di altri", che non è mai nato, anzi, "si stanno perdendo pezzi". Certo, l'Udc di oggi non è quella del 2008, che era riuscita a portare a casa un 5.6%, somigliando molto di più a quella che nel 2013 alla Camera aveva strappato poco meno dell'1.8% (con una robusta fuga di elettori verso Scelta civica, e chissà ora quei voti che fine farebbero...): fare previsioni sul futuro del partito di Cesa e Casini, dunque, non è semplice, ma per il Nuovo centrodestra forse lo è ancora meno... 

venerdì 7 agosto 2015

Area popolare, via i simboli di Ncd e Udc, ma senza dirlo

In fondo ci eravamo un po' abituati all'idea della "bicicletta con etichetta alla base": che Area popolare, almeno in una prima fase, portasse all'interno del proprio contrassegno i simboli del Nuovo centrodestra e dell'Unione di centro, nell'attesa che l'evoluzione politica portasse a un soggetto politico nuovo e "oltre" i partiti fondatori, era una cosa assolutamente normale. Eppure a qualche occhio attento potrebbe non dovrebbe essere sfuggito - sebbene nessuno ne abbia parlato seriamente fin qui - che le due formazioni, che da oltre un anno presentano emblemi congiunti in varie occasioni elettorali (ma non sempre, come la vicenda delle regionali 2015 ha mostrato), da alcune settimane sembrano aver fatto perdere le loro tracce, almeno nel segno distintivo comune.
Già, perché nel sito del gruppo di Area popolare alla Camera campeggia ancora il primo simbolo reso noto, almeno dal 30 giugno - così risulta da una delle immagini caricate sulla pagina facebook dei Deputati di Ap - è entrato in uso anche un diverso contrassegno, in cui domina decisamente il nome scelto per la creatura politica: "Area popolare", nella stessa font utilizzata per il Nuovo centrodestra (simile alla famiglia Nexa). Graficamente il cerchio interno, il cui colore di fondo riprende le stesse sfumature di Ncd, è diviso in due da un archetto tricolore a segmenti, che lascia sopra di sé il 60% dello spazio, con la scritta ben visibile, mentre la parte inferiore è tinta in un color aviatore più chiaro; il tutto è chiuso da una corona bianca e un filetto blu. 
Un'anticipazione dell'emblema, in realtà, si era vista già in occasione delle elezioni regionali della Liguria: stessa suddivisione grafica del cerchio, ma la parte sotto al tricolore era bianca e portava il nome della regione; per tutti gli elementi testuali, in compenso, era stata scelta una font Helvetica Black, leggermente compressa, forse un elemento di passaggio prima di optare per il tipo di carattere di Ncd. La struttura grafica del contrassegno ricordava poi quella di "Per l'Umbria popolare", formazione a sostegno di Claudio Ricci alle regionali umbre, non a caso sostenuta anche da Area popolare. L'emblema senza simboli originari è forse il segno di un passo avanti nella costruzione di una casa comune, anche in prospettiva di una lista unitaria obbligata, nella prospettiva dell'Italicum?

lunedì 20 luglio 2015

Quei simboli depositati in casa Udc e mai usati

Ogni ambito, in fondo, ha il suo mistero. A sentire Panfilo Maria Lippi, il telegiornalista strampalato interpretato a suo tempo da Daniele Luttazzi a Mai dire Gol, il grande mistero del giornalismo è che ogni giorno nel mondo "accadano tante notizie da riempire giusto giusto un giornale". In politica, volendo, i misteri sono vari, ma uno qui è particolarmente interessante: quello dei simboli che qualcuno fa di tutto per registrare come marchi, senza però che vengano mai utilizzati davvero
Capita molto più spesso del previsto e del prevedibile; a volte quegli emblemi non li conosce nessuno, mentre altre volte qualcuno ne scopre l'esistenza. Tre anni fa, a metà luglio, il sito Il Portaborse aveva dato una notizia: "Casini ha un nuovo simbolo: Più Italia". Qualcuno era stato bravo e aveva scartabellato nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi: quel qualcuno aveva scoperto che a nome del deputato veneto dell'Udc Antonio De Poli erano stati depositati, tra il 5 e il 19 giugno, ben quattro segni distintivi molto simili, che potevano obiettivamente far pensare a un nuovo emblema da abbinare a un nuovo progetto politico.
Uno dei primi a essere depositati era così descritto: "un cerchio di colore bianco contenente al centro la scritta PIU' in colore blu (pantone 293 c) sotto la quale vi è la scritta Italia in colore rosso (pantone 185 c). Lungo parte della circonferenza sul lato a destra è presente il disegno di un nastro tricolore, verde chiaro (pantone 347 c), verde scuro (pantone 349 c), bianco e rosso (pantone 185 c), ripiegato a formare l'accento della U". Era proposta anche la combinazione testuale inversa, con "Italia" in alto e "Più" in basso, sempre con la parte verde e ripiegata del nastrino a fare da accento alla "u"; le varianti depositate il 19 giugno, invece, sostituivano il riferimento all'Italia con la parola "Veneto", segno che probabilmente si era pensato anche a una declinazione regionale del progetto politico (e la regione, guarda caso, era proprio quella di De Poli).
Sta di fatto che, dal 2012 in poi, quegli emblemi sulla scena politica non sono mai arrivati, né come sono stati depositati, né come variazioni di quei temi. Altra nota interessante, le domande di registrazione dei quattro segni sono state tutte respinte (e lo stesso è accaduto, tra l'altro, anche al simbolo dell'Udc): non è dato sapere perché, ma è possibile che c'entri qualcosa la prassi - ormai in vigore da anni - da parte del Viminale di dare parere negativo alla registrazione come marchi dei segni utilizzati in ambito politico qualora abbiano forma circolare (soprattutto per evitare che, nei periodi di campagna elettorale, qualcuno cerchi di eludere le norme e i divieti sulla propaganda, pretendendo di far circolare un simbolo di partito nella sua veste di marchio). 
Se questo fosse vero, avrebbe un senso il fatto che, a novembre dello stesso anno, dopo aver depositato il nome Lista per l'Italia - settimane prima che Monti varasse la sua lista Con Monti per l'Italia - De Poli abbia presentato due emblemi ritagliati a quadrato, con la dicitura Lista per l*Italia (sì, proprio con una stella al posto dell'apostrofo). In tutti e due c'era un arcobaleno tricolore su fondo almeno parzialmente azzurro-blu; in una delle due varianti, però, era ben in vista lo scudo crociato e sullo sfondo azzurro si leggevano a malapena le vele del Ccd e di Democrazia europea. Quella grafica, evidentemente, poteva andare bene per un repackaging politico dell'Udc, mentre quella senza segni particolari poteva anche essere il simbolo di un contenitore più ampio. Quella volta la registrazione andò a buon fine (a settembre del 2013); i due emblemi, in compenso, erano semplicemente frutto del "ritaglio" dagli originali rotondi, depositati invece con successo presso l'Ufficio armonizzazione del mercato interno, ad Alicante.
Ed è sempre all'Ufficio europeo, senza nemmeno passare per le istituzioni italiane, che lo stesso Antonio De Poli - ancora lui - risulta aver depositato il 4 marzo 2015 un contrassegno con la dicitura Area popolare, forse nel tentativo di "prenotare" la denominazione, anche se poi l'emblema ufficiale è sembrato essere un altro, senza cartina dell'Italia e con la struttura tradizionale della "bicicletta" (in questo caso, con la "pulce" del simbolo del Nuovo centrodestra). Perché allora depositare questa domanda di marchio, se poi di fatto non è stata utilizzata nemmeno quest'immagine? Questo è davvero un mistero, un po' come quelli visti all'inizio: ci sarà bisogno di Panfilo Maria Lippi per risolverlo?

venerdì 24 aprile 2015

Puglia: il simbolo comune di Schittulli e Area popolare

I media lo danno per certo già da alcuni giorni: l'accordo c'è e il simbolo pure, dunque, il Movimento politico legato a Francesco Schittulli e Area Popolare correranno assieme in Puglia. Formeranno un'unica lista a sostegno di colui che sembrava un candidato in grado di unire il centrodestra, mentre ora quasi certamente dovrà vedersela anche con Adriana Poli Bortone, divenuta dirigente di Fratelli d'Italia ma messa in campo direttamente da Forza Italia.
Come è noto e come Mauro Bondì aveva già scritto su queste pagine, l'emblema di Schittulli non era quello di una semplice "lista del presidente", ma nasceva praticamente fin dall'inizio come movimento che si è presentato in molti appuntamenti elettorali locali, acquisendo consultazione dopo consultazione maggiore notorietà, consenso e radicamento. C'è chiaramente qualcosa di molto berlusconiano in questo contrassegno, a partire dall'arcobalenino tricolore, morbidamente convesso, che emerge in primo piano ed è accompagnato dall'ombra; anche la font utilizzata è la stessa che era in uso con il Popolo della libertà, così come i colori tra blu e azzurro possono facilmente rimandare tanto a una logica di tinte nazionali e partiti catch-all, quanto a una tavolozza sospesa tra Pdl e Forza Italia (e lo stesso cognome in grande rilievo non è certo estraneo a quella storia politica).
L'apporto grafico di Area Popolare, in questo caso, è davvero minimo: nemmeno un inserto grafico o cromatico legato all'esperienza comune del Nuovo centrodestra e dell'Udc. Non ci sono i loro simboli, interi o in miniatura: c'è solo il nome dell'associazione (futuro partito?) che hanno costituito insieme e che è andato a occupare proprio l'ultimo spazio disponibile sulla corona blu del contrassegno. Il corpo del testo è certamente maggiore rispetto all'espressione "Movimento politico" fatta inserire nella parte alta della corona. 
Non si conoscono le valutazioni dei partiti di Alfano e Cesa, ma viene da pensare che i loro fregi non siano presenti nel contrassegno perché forse non avrebbero portato un gran numero di voti alle elezioni, a dispetto di quanto si può pensare. O, forse, vista e mantenuta ferma la struttura del contrassegno di Schittulli, gli stessi emblemi sarebbero risultati illeggibili all'interno di un più ampio contrassegno, perché troppo piccoli. Certo, Area popolare è un progetto giovane, non ancora pienamente "spiegato al pubblico": accontentarsi del solo testo, senza nemmeno un tocco di grafica, è certamente una scelta rischiosa. Si vedrà come sarà accolta dagli elettori.

mercoledì 15 aprile 2015

Le mutazioni grafiche non proprio felici di Area Popolare

E' passato giusto qualche giorno da quando si era detto su questo sito che, in fondo, il simbolo "a bicicletta" che Ncd e Udc avevano deciso di darsi sotto il nome di Area Popolare, pur non essendo un capolavoro, rappresentava comunque un miglioamento rispetto ai contrassegni visti alle elezioni europee e regionali dello scorso anno. Oggi, francamente, tocca già ricredersi, specialmente dopo che Gaetano Quagliariello ha diffuso, attraverso i social network, l'emblema di Ap che si prevede di utilizzare nella consultazione elettorale in Veneto, a sostegno di Flavio Tosi
Se non si era apprezzata la ripartizione in senso orizzontale del cerchio fatta l'anno scorso, sembra francamente imbarazzante il risultato di una divisione successiva, con il semicerchio superiore equamente diviso tra Ncd e Udc. Nel quartino degli alfaniani, tra l'altro, trova spazio anche la scritta "Veneto autonomo", che fa parte della denominazione adottata dal gruppo consiliare: la "D" blu della sigla di Alfano risulta quasi innaturalmente schiacciata, anche se le proporzioni delle lettere sono rispettate. Per lo meno questa volta lo scudo crociato dell'Udc non è stato compresso, anche se risulta proprio piccolo; lo sfondo azzurrino originale consente di nuovo di vedere le vele sottostanti apportate da Ccd e De. Il nome del partito mantiene la sua disposizione semicircolare originaria, anche se l'effetto nello "spicchio" riservato al partito di Cesa non è proprio dei migliori. 
A dominare su tutto, per l'imponenza dello spazio, la grandezza dei caratteri e i colori, è il semicerchio inferiore, con la dicitura "Area popolare Veneto" (in blu) "con Tosi" (nero), il tutto su fondo giallo. Se già il contrassegno del 2014 era parso infelice per l'accozzaglia di elementi, questa volta esteticamente non c'è davvero quasi nulla da salvare. Dei commenti raccolti qua e là, di positivo c'è poco, anche se le critiche - alcune davvero feroci e irripetibili - riguardano soprattutto il "progetto" politico; non per questo, ovviamente, la grafica dev'essere "assolta". Anche chi ci metterà una croce sopra, non guarderà quel cerchiolino volentieri.
E pensare che, solo qualche giorno prima, le scelte grafiche cui aveva partecipato Area Popolare erano state molto più sobrie e apprezzabili. Si prenda ad esempio l'emblema che sabato era stato presentato con riferimento alle elezioni nelle Marche. Si tratta, in particolare, dell'emblema del laboratorio Marche 2020, legato al presidente uscente Gian Mario Spacca, non più inquadrato e inquadrabile nel Pd. Area Popolare ha scelto di correre con quel raggruppamento, presentando un emblema che, nel segmento basso, contiene la semplice denominazione dell'alleanza, tra l'altro in una font Arial ristretta e in grassetto, senza che la grafica rimandi in qualche modo all'associazione fondata da Ncd e Udc.
Ancora più minimalista, se possibile, è stata la scelta divulgata ieri con riferimento a rinnovo del consiglio regionale umbro. Lì Area popolare correrà all'interno della lista "Per l'Umbria popolare", che candida alla presidenza della regione Claudio Ricci, sindaco di Assisi: il simbolo, in realtà, era già apparso in questo sito, ma per ragioni assai meno nobili (di cui, va detto subito, gli ideatori erano del tutto incolpevoli). Ebbene, la novità è quasi impercettibile ed è lo stesso Quagliariello a farla notare sul suo profilo: "Nelle stelline sono comparse una A e una P, che noi speriamo segnino l'astro nascente di Area Popolare. Si parte ufficialmente, in Umbria. Ma proprio lì da tempo è stata segnata la nostra via". L'entusiasmo, in fondo, fa sempre piacere: chissà se ha resistito intatto anche alla grafica molto discutibile spuntata oggi...

venerdì 10 aprile 2015

Area popolare, Ncd e Udc in bicicletta (per ora?)

Il simbolo mostrato dal Tempo
Alla fine, almeno per ora, la svolta simbolica di Area Popolare  non è arrivata. Nel contrassegno che oggi è stato diffuso – in particolare dal Tempo, in un articolo di Daniele Di Mario, dopo che la notizia era stata data in un primo temo da AdnKronos – figurano ancora le miniature del Nuovo centrodestra e dell'Unione di centro, i due soggetti che contribuirebbero maggiormente a creare quello che al momento si configura come cartello elettorale (e giuridicamente come associazione), ma in seguito potrebbe trasformarsi in partito a ogni effetto.
Il banco di prova, anche in questo caso, è quello delle regionali previste per il 31 maggio, con il rinnovo di sette consigli. Ncd e Uc aveva già superato insieme il primo scoglio poco meno di un anno fa, ottenendo rappresentanza al Parlamento europeo; con un simbolo congiunto analogo avevano corso alle regionali d'autunno, in particolare in Emilia Romagna. Il test che si propsetta è certamente più ampio, anche solo per scala territoriale. 
Il contrassegno divulgato è una "bicicletta" come nelle più classiche tradizioni: a sinistra il "pallino" di Ncd, senza il nome di Angelino Alfano nella parte inferiore; a destra la "pulce" dell'Udc, con lo scudo crociato in primo piano sopra alle vele a suo tempo apportate da Ccd e Democrazia europea, la scritta "Italia"nel segmento superiore rosso e il nome del partito a semicerchio in basso su fondo azzurro.
Il fatto è che, se guardando il simbolo delle europee (e mettendo da parte un certo malessere per la pessima riuscita grafica) era inevitabile dire che l'emblema degli alfaniani aveva "schiacciato" lo scudo crociato, ora la tentazione di dire che il simbolo di Ncd ha fagocitato quello dell'Udc è fortissima. Perché sì, l'estetica è un po' più rispettata questa volta, ma l'attenzione, più che alla parte superiore a fondo bianco che contiene le due miniature, deve andare alla parte inferiore del tondo, un po' meno della metà del cerchio: lo spazio è riempito dallo stesso blu sfumato di Ncd e persino la font utilizzata per scrivere "Area popolare" è proprio la stessa usata dall'inizio dal partito di Alfano. Per la cronaca, l'ampio spazio presente nel segmento inferiore colorato potrebbe ospitare tanto i nomi delle regioni in cui il cartello si presenterà, quanto i nomi dei candidati alla presidenza di volta in volta sostenuti.
Gli emblemi dunque sono ancora quelli noti e i colori utilizzati – come nota Di Mario sempre sul Tempo – rimandano al bianco e al blu di democristiana memoria. La scelta di mantenere le antiche insegne sarebbe dovuta, secondo chi ha dato per primo la notizia, ai risultati di sondaggi svolti proprio sugli emblemi: gli elettori centristi, specie con un passato diccì alle spalle, difficilmente avrebbero riconosciuto un partito senza i simboli in vista. Sarà stato forse questo a convincere i vertici di Ncd e Udc a non utilizzare l'emblema che pure era stato depositato poche settimane fa presso l'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno di Alicante e che I simboli della discordia e Termometro Politico hanno mostrato in esclusiva il 28 marzo scorso
Curiosità, a depositare la domanda di marchio europeo è stato il senatore Udc Antonio De Poli, lo stesso che – già secondo Adnkronos – avrebbe presentato la richiesta di registrazione per il nuovo marchio. Domanda che però non risulta nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, né nella "banca dei marchi" europea. Magari è questione di giorni; in ogni caso da più parti si chiarisce che l'emblema diffuso oggi ha un vago sentore di provvisorio, mentre sarebbe pronto a cambiare non appena Area popolare diventasse qualcosa di più di una semplice alleanza elettorale. Tornerà buono allora il segno depositato a marzo da De Poli?

sabato 28 marzo 2015

Area popolare, pronto il nuovo simbolo?

Come associazione è già nata, come partito non ancora anche se i suoi gruppi parlamentari li ha da tempo; a quanto dicono i bene informati Area Popolare ha già anche un simbolo, che nessuno ha ancora visto. Ma forse, con un po' di fortuna, trovarlo potrebbe essere più semplice del previsto: un contrassegno con quel nome è stato depositato come marchio (in attesa di registrazione) dal senatore Udc Antonio De Poli.
Questa volta non torna utile, come altre volte è accaduto, scartabellare nel database dell'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, che contiene tutto ciò che si vuole diventi (o è diventato nel frattempo) segno distintivo secondo la legge italiana: più di una volta i futuri emblemi dei partiti sono passati da qui, a cercare "area popolare" esce tutt'altro. Se però si allarga lo sguardo ai confini europei, la musica cambia.
Se infatti si interroga la banca dati dell'Ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno – in pratica la "banca dei marchi europea" – semplicemente con la chiave di ricerca "popolare", si scopre che in data 4 marzo 2015 De Poli ha fatto depositare a suo nome un emblema con la dicitura "Area popolare" bene in vista, registrandolo per le classi di beni e servizi 35 (pubblicità), 41 (attività culturali, politiche e formative) e 45 (attività e servizi in campo politico).

giovedì 19 febbraio 2015

Area popolare, come non sarà il simbolo

In politica spesso si è sperimentata una massima, ripetuta a ogni nuova alleanza: due più due non fa quasi mai quattro, ma sempre un po' meno. Prove ce ne sono diverse: è prassi comune che, quando due o più forze politiche si uniscono in un unico soggetto (nato anche solo per correre alle elezioni), i voti riportati da questo siano minori della somma dei consensi su cui avevano potuto contare quelle formazioni in precedenza. Certo, ci possono essere eccezioni, ma sono poche, proprio come avviene con un'altra regola facilmente verificabile: due più due fa un simbolo nuovo
Lasciate stare tutti i sistemi elettorali che prevedono la possibilità di formare coalizioni (e dunque di correre separati): quando ognuno corre per sé o le soglie di sbarramento fanno paura, se due o più partiti scelgono di correre insieme, dalla loro unione - temporanea o duratura - uscirà quasi sempre un emblema nuovo. Difficile che un gruppo fagociti l'altro senza che la grafica cambi di un millimetro: al più il simbolo del partito prevalente sposterà o aggiungerà qualcosa che rimandi agli altri soggetti politici; se i due gruppi si equivalgono, si cercherà un compromesso tra i due segni, o magari si sceglierà una soluzione nuova.
La strada del compromesso grafico - molto al ribasso, come si era detto ad aprile - era stata scelta dal Nuovo centrodestra e dall'Udc alle ultime europee: la scelta, partorita probabilmente in poche ore, aveva semplicemente "compresso" i due simboli per farli entrare nel cerchio (facendo peraltro praticamente sparire i Popolari per l'Italia di Mauro) e, se non altro, aveva centrato l'obiettivo di superare l'asticella del 4% per approdare al Parlamento europeo. Il "tandem" era stato mantenuto alle elezioni regionali di fine 2014, soprattutto in Emilia, curando leggermente di più la grafica ma sempre senza renderla un capolavoro (i simboli originari risultavano ancora più schiacciati di prima).
Come non sarà il simbolo...
Ora che tra quelle due forze sembra molto più avviato il processo di costruzione di Area popolare (che peraltro ha raccolto l'interesse anche di soggetti non appartenenti a Ncd e Udc), si pensa seriamente a un nuovo emblema, che possa partecipare alle elezioni regionali che si svolgeranno in primavera. Le agenzie - in particolare l'AdnKronos - ieri hanno citato "fonti parlamentari centriste", secondo le quali "La grafica dovrà conservare un tratto di continuità e, nello stesso tempo, avere un tratto di novità". Sarebbero i due segretari, Angelino Alfano e Lorenzo Cesa, a dover valutare le soluzioni grafiche e avrebbero vari bozzetti in visione. Certo, più di questo è importante il gioco delle alleanze (per cui ci si concentra sul sostegno al governatore uscente Caldoro in Campania, assieme a Forza Italia, o sui dubbi in Veneto, legati alla chiusura della Lega verso chi ha collaborato con il governo Renzi). Di certo la continuità maggiore verrebbe dalla rielaborazione di una delle due grafiche utilizzate fin qui, sostituendo la nuova denominazione "Area popolare" al nome di Alfano o ad altre diciture presenti sul contrassegno; l'aspetto di novità, però, sarebbe ridotto al minimo e i cultori della grafica potrebbero apprezzare assai poco il rimescolamento di qualcosa che già non avevano gradito.
Si vedrà nei prossimi giorni quale soluzione sarà adottata (e, in particolare, se l'emblema rinuncerà allo scudo crociato o lo manterrà, anche solo per evitare che altri cerchino di usarlo). Di certo, comunque, la grafica non andrà verso una soluzione che da tempo gira in Rete e che spunta proprio cercando su Google "area popolare simbolo": Si scopre infatti che su GDR Italia - primo gioco di ruolo di simulazione politica, attivo dal 2008 - il primo congresso di Area popolare si sarebbe svolto addirittura alla fine di gennaio, pur senza arrivare davvero a una fine: a parteciparvi, peraltro, erano la Dc, i Moderati riformisti e l'Udc, mentre pochi giorni prima si parlava di tale GianLuca Motta - che vanterebbe nel palmares anche una poltrona di ministro della salute in un curioso governo Riccardi I - come fondatore e coordinatore unico nazionale di Area popolare, proveniente da Fratelli d'Italia. Non ci avete capito niente? Tranquilli, questa non è la realtà. Ma se solo qualcuno pensasse di adottare il simbolo già in uso su GDR per Area popolare - nemmeno poi così male - sarebbe oggetto di grasse risate (e qualche tentazione di causa) dai giocatori di ruolo. Sai che figura...