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sabato 20 aprile 2024

Stati Uniti d'Europa, simbolo definitivo "a sei", con Renew Europe

Il tempo di togliere il velo, dopo anticipazioni e smentite, è arrivato: questa mattina alle 11 alla Lanterna di via Tomacelli a Roma è stato presentato il simbolo di Stati Uniti d'Europa, "lista di scopo" che unisce +Europa, Italia viva, Partito socialista italiano, Radicali italiani, Libdem europei e L'Italia c'è; non c'è invece Volt (inizialmente indicata come possibile parte della lista), che ha deciso simbolicamente di partecipare a un'iniziativa simbolica ma di pregio, come la presentazione di una "lista europea transnazionale [...] con candidati scelti dai diversi capitoli nazionali".  
Risulta nella sostanza confermata la struttura originaria del simbolo - stando all'immagine che era stata divulgata il 27 marzo - con la bandiera europea sventolante su fondo giallo (il giallo di +Europa e storicamente legato all'area liberale), con il nome della lista in primo piano, contenuto in un fumetto, scritto con il font di +E riempito con una texture simile a quella di +E concepita da Stefano Gianfreda (ma, rispetto alla prima versione, ci sono solo toni di azzurro e blu); nel segmento bianco biconvesso inferiore, oltre alle miniature dei simboli delle sei forze politiche partecipanti, è stato inserito anche il riferimento al gruppo parlamentare europeo Renew Europe, che dunque ha concesso l'uso del proprio nome, nonostante della lista faccia parte anche il Psi (nel 2019, per esempio, non si trovò traccia del simbolo dell'Alde Party nella lista comune +Europa - Italia in Comune, proprio perché quest'ultima non era parte di Alde; c'era invece il simbolo del Pde Italia). Si tratta di un simbolo quasi identico a quello che era circolato ieri come indiscrezione, salvo che per il riferimento a Renew Europe, in quel caso assente.
"Finora sono stati gli altri a parlare - male - della nostra lista; forse oggi cominciamo a parlarne noi" ha detto nel suo intervento iniziale Emma Bonino: "Gli Stati Uniti d'Europa sembravano una geniale fuga in avanti, di Einaudi, Spinelli e a un certo punto anche di Pannella, vere persone che guardano al di là del Raccordo Anulare. Oggi gli Stati Uniti d'Europa sono una necessità: come disse Konrad Adenauer, gli Stati Uniti d'Europa sono stati un sogno per pochi, sono una realtà per molti, diventeranno una necessità per tutti e credo che siamo arrivati proprio in questa fase. Per noi federalisti le cose erano chiare da tempo, ma oggi è sempre più evidente che il mondo è rapidamente cambiato e l'Unione Europea deve cambiare altrettanto rapidamente se non vuole condannarsi all'irrilevanza politica, globale ma anche sul piano interno. Io credo che per garantire ai cittadini europei e italiani prospettive di libertà e democrazia, un'Europa che abbia una voce sola sulla politica estera e di difesa e sappia competere sulla ricerca, l'industria, eccetera sia una necessità. Un 'vasto programma', direbbe De Gaulle". 
Bonino ha continuato: "Mi è stato detto: 'Volete fare gli Stati Uniti d'Europa mentre la destra sovranista si avvicina alle elezioni europee con il passo del conquistatore?' Sì, è così. Non ci siamo montati la testa: sappiamo di poter essere anche solo un mattoncino di una grande costruzione. Ho pensato di lanciare con +Europa questo slogan che è un programma: a chi ci dice che non ne abbiamo uno, rispondo che declinando 'Stati Uniti d'Europa' esce un superprogramma. La lista Stati Uniti d'Europa, però, non è la lista Bonino-Renzi e altri: per me è la logica conseguenza di una vita politica passata a cercare di difendere i diritti civili e umani in Italia e nel mondo, nel nome dell'Europa e del diritto dei diritti. Ho fatto una proposta politica per le europee: sono grata a chi l'ha sposata con entusiasmo, a partire da Italia viva e dai socialisti. Confesso un dispiacere tra gli altri: pensavo che Carlo Calenda superasse le polemiche italiane da lui procurate - perché o lui è l'artefice di qualcosa o non è... - e invece ha scelto la divisione anziché l'unione delle forze; mi ha attaccato con le fake news e va bene, cioè non me ne frega niente. Noi dobbiamo essere all'altezza del nostro progetto elettorale. Non mi aspetto sconti da nessuno, a partire dai media; mi aspetto che tutti noi da oggi saremo pronti a dare il nostro massimo contributo per gli Stati Uniti d'Europa. C'è un dramma in Ucraina-Russia e in Medio Oriente, c'è un'Europa assente; ma non possiamo invocare l'Europa quando ci piace e chiamarla 'matrigna' quando non ci piace. Abbiamo il compito di aggiustare la barca che indubbiamente fa acqua da qualche parte, ma l'obiettivo è arrivare dove volevano arrivare tutti i federalisti che ho conosciuto". Anche per il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova "Azione ha scelto la divisione anziché l'unità ed è il mio unico rammarico oggi, ai nostri sorrisi di oggi hanno preferito la polemica, mentre è troppo importante il tema cui noi abbiamo dedicato la lista e vogliamo dedicare tutte le nostre energie: Stati Uniti d'Europa evoca un'Europa forte e sovrana, la sovranità nazionale è di cartone".
"Per me - ha detto il leader di Italia viva Matteo Renzi - questo è un 'piccolo momento di felicità', dopo tre settimane in cui abbiamo discusso di tutto, cambiando simbolo e litigando su tante cose, ma nelle esperienze politiche può accadere per varie circostanze casuali e scelte strategiche che arrivi un giorno in cui si fa una cosa per cui si è sempre lavorato, si è sempre creduto e che si è sempre sognata: combattere per gli Stati Uniti d'Europa". Ringraziando Emma Bonino "per il coraggio, la resilienza, la tenacia e la passione", Renzi ha notato che si è arrivati alla lista nonostante "le polemiche e le risse condominiali" e pur arrivando da storie diverse, che ciascuno degli attori rivendica: "Ci unisce l'idea che oggi l'Europa sia in grandissima difficoltà, in crisi profonda, rischiando di non toccare palla su niente. Ci siamo detti: qualcuno dovrà pur provarci, perché senza Europa si sta peggio". Quanto alle polemiche con Calenda, Renzi ha sottolineato: "Non ci interessa parlare di chi non ha scelto di stare con noi: il nostro obiettivo è sfidare culturalmente il sovranismo, fare meglio di chi come Salvini dice 'meno Europa', che non vuol dire 'più Lombardia' o 'più Veneto', ma 'più Cina' o 'più Sud-Est Asiatico', continuando a credere all'irrilevanza europea". E sulle liste: "Ci hanno fatto la morale sulle candidature, ma noi diciamo che chi si candida in Europa va in Europa: non facciamo la parte di chi gioca a prendere i voti, mostrando il proprio ego e alimentando la propria ambizione personale e poi scappa. Nessuno dei cinque capilista è di Italia viva e ne sono orgoglioso: presenteremo i nostri candidati e cercheremo di farli eleggere, ma siamo qui per dire che al progetto degli Stati Uniti d'Europa crediamo come scelta costitutiva della nostra scommessa politica; occorre smettere di litigare, non rispondere alle provocazioni e tornare a volare alto, credendo che questo è il progetto che dà ragione della nostra speranza".
"La politica - ha aggiunto il segretario di +Europa Riccardo Magi - è una cosa strana che a volte ti mette davanti a percorsi tortuosi, pieni di contraddizioni, ti fa anche dubitare in certi momenti che si stia facendo la cosa più giusta, più coerente; poi arriva il momento in cui i dubbi si sciolgono. Abbiamo messo al centro il sogno degli Stati Uniti d'Europa, ma occorre che qualcuno lo faccia diventare un obiettivo politico, mettendo un passo indietro la propria identità di partito per questo. Meno Europa significa meno Ponte, meno infrastrutture, meno investimenti, meno pace, meno ricerca, meno politica industriale, meno sostenibilità. Siamo convinti che gli Stati Uniti d'Europa siano l'unico orizzonte in cui la democrazia rappresentativa e liberale si può salvare. Mi spiace che oggi ci sia una sedia vuota in questa platea, quella che Carlo Calenda ha deciso di non occupare: noi ci abbiamo provato in tutti i modi e siamo tranquilli da questo punto di vista. Non risponderemo più alle polemiche e agli attacchi, delle liste che stiamo componendo non dobbiamo giustificarci con nessuno, abbiamo fatto scelte che hanno un senso politico profondo, scegliendo persone che si impegnano davvero a portare avanti quest'idea degli Stati Uniti d'Europa. Calenda vorrà tenere in ostaggio migliaia di voti dei cittadini che erano stati i primi a chiedergli di lavorare a una soluzione unitaria, noi ci siamo riusciti".
Non fa parte, come detto, della famiglia di Renew Europe - ma del Partito socialista europeo, parte del gruppo Socialisti e Democratici - il Psi, per il quale è intervenuto il segretario Enzo Maraio, futuro capolista al Sud: "Stiamo dando gambe a un progetto che mette insieme anime, culture, storie, tradizioni e posizioni politiche: noi siamo i più diversi, rappresentando un'area che però è orgogliosamente in questo percorso e si sente a casa, forse più che altrove in altri contesti politici. Quando Emma Bonino ci ha lanciato l'invito, noi abbiamo aderito senza alcun dubbio: lo abbiamo fatto anche per una questione di coerenza, noi siamo socialisti in Italia e in Europa, altri lo sono in Europa e meno in Italia, quindi rappresentiamo una parte politica che dialoga e partecipa a questa sfida importante. L'Europa federale e unita è esattamente alternativa all'Europa delle Nazioni, quella della destra sempre più illiberale. Si tratta di una scelta di prospettive, di strategia e visione: non possiamo sbagliare perseguendo una strada che ci porta a interrompere il percorso dell'Europa unita".
"Spesso il termine 'utopia' è il modo di liquidare quello che non si ha voglia o capacità o il coraggio di fare, come diceva Adriano Olivetti - ha voluto ricordare Matteo Hallissey, segretario di Radicali italiani -. Noi con voglia, capacità e coraggio abbiamo scelto di cercare di cambiare totalmente rotta rispetto a quello che faranno gli altri partiti, mettendo al centro le riforme che servono all'Europa ora più che mai, perché questo è l'unico momento possibile. Mentre noi cerchiamo di sforzarci per avere una prospettiva più alta e darci un obiettivo sicuramente utopico e ambizioso, ma che può essere portato avanti anche grazie al nostro contributo, c'è chi come Carlo Calenda ci definisce un'accozzaglia: a parte che, guardando il nostro simbolo, la nostra lista assomiglia a quella di Cateno De Luca meno di quella di Calenda, in questa lista di scopo abbiamo l'unione di diverse tradizioni che proprio nella loro differenza rappresentano la proposta più credibile di diverse storie che si uniscono su un unico obiettivo e missione, mettendo anche da parte le differenze che ci sono e resteranno anche dopo le elezioni. Non ci unisce solo il desiderio di superare il 4% per portare persone competenti al Parlamento europeo, ma un percorso partito dalla proposta di Emma Bonino, passato poi attraverso tavoli programmatici per costruire il progetto al meglio. Cercheranno di riportarci in basso, ai temi italiani e alle lotte fratricide in ambito liberale, ma noi dobbiamo cercare di dare innanzitutto a Renew Europe la forza di essere di nuovo il terzo gruppo al Parlamento, superando i conservatori ed essendo parte della maggioranza, per dare forza e coraggio per riformare i trattati e fare un salto in avanti". 
Un breve intervento è arrivato anche da Gianfranco Librandi, leader di L'Italia c'è (che, come Italia viva, è parte del Partito democratico europeo e i cui canali social erano rimasti sostanzialmente fermi fino alle ultime ore): "Dobbiamo difendere l'Europa dagli attacchi del pericolo sovranista grazie a un nuovo partenariato tra gli stati europei; rafforzare il mercato unico. L'Italia c'è contribuisce a rappresentare i cittadini del Fare, quelli che lavorano e pagano le tasse, volendo meno condoni per qualcuno e meno tasse per tutti. Con gli Stati Uniti d'Europa ci sentiremo più protetti, sicuri, più forti dal punto di vista economico, sociale, della sicurezza militare, dell'energia, della ricerca scientifica, dell'approvvigionamento delle materie prime". Il simbolo di L'Italia c'è, peraltro, è stato integrato in basso con un piccolo elemento tricolore e il riferimento "Al Centro" (stesso carattere usato per quelle parole da Matteo Renzi).
"Ci spiegavano proprio che questa lista non si sarebbe potuta fare - ha aggiunto Andrea Marcucci, a capo di Libdem europei - ma certe volte le idee, i sogni, le volontà collettive sono più forte dei veti e degli egoismi. Ci hanno descritto come litigiosi, un'assemblea che poco aveva in comune, ma non è così. Abbiamo in comune l'amore per l'Europa, il collante più forte nelle elezioni europee; l'amore per la democrazia liberale e dei diritti, per la salvaguardia dei più deboli".
Nella mattinata sono intervenuti anche alcuni dei candidati alle europee: dopo Bonino (che guiderà la lista nel Nord-Ovest) ha parlato il futuro capolista nel Nord-Est Graham Watson, per vent'anni europarlamentare ed ex presidente del partito europeo Alde (cui +Europa, Radicali italiani e Libdem appartengono), "in più sono sposato da 37 anni con una liberale italiana, fiorentina tra l'altro, quindi ho la cittadinanza... L'Europa democratica è in grave pericolo; i nostri nemici tentano di spaccarla. Certi interessi americani temono l'euro forte; certi interessi russi temono la potenza dell'Ue; la stessa Brexit è stata foraggiata da fondi privati statunitensi e pubblici russi. Stanno dietro Trump, hanno vinto le elezioni in Olanda; in Francia, Italia e altri paesi finanziano le forze nazionaliste. Svegliamoci: siamo in guerra, non solo per aiutare a difendere il territorio ucraino, ma anche per difendere la nostra democrazia. Abbiamo conosciuto tanti progressi nel corso degli anni grazie all'Europa: faccio campagna per difendere tutto questo e la democrazia, ma anche per estendere le libertà dei cittadini. Vogliamo anche una vera politica europea di difesa, di immigrazione legale per combattere il traffico di esseri umani. Possiamo farlo nella prossima legislatura europea". Oltre a Watson, sono intervenuti l'europarlamentare uscente Nicola Danti (impegnato nella riforma dei trattati), Giandomenico Caiazza (capolista al Centro) e Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino e capolista nelle Isole ("Ho vissuto anni molto difficili dopo la scomparsa di Marco Pannella, anche di amarezza e mancati tentativi di costruire quello per cui Pannella ha lottato per tutta la vita"),
"Questo è un simbolo bellissimo, con colori gioiosi - ha chiosato Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva - ed è soprattutto la sintesi tra esperienze politiche, culture e storie che hanno voluto unirsi perché questo è un momento cruciale per la vita dell'Europa e del nostro Paese. Quelli che continuano a provocarci e a criticarci dicendo che siamo solo una lista di scopo, rispondo che qui dentro c'è uno scopo grande e c'è una bella differenza tra essere una lista di scopo e una lista senza scopo". 
Rispetto alla prima bozza circolata, in cui il nome era "Per gli Stati Uniti d'Europa", ora la lista ha perso le prime due parole: il nome è dunque identico a quello contenuto nel contrassegno che nel 2019 Maurizio Turco aveva depositato per conto della lista Pannella, (mantenendo il nome dell'associazione Stati Uniti d'Europa che avrebbe dovuto presentare liste comuni tra Lista Pannella e Psi, poi non se ne fece nulla) e che nelle prossime ore dovrebbe essere nuovamente presentato al Viminale per dare continuità al primo deposito. I due simboli non hanno altro in comune (tranne, beninteso, la lunga storia radicale di alcuni promotori di Stati Uniti d'Europa e di alcune candidature, a partire da quella di Bonino e Bernardini, ma anche la lunga aderenza radicale di Caiazza); la stessa rosa di cui sono ora titolari i Radicali italiani, disegnata da Aurelio Candido, è diversa dalla rosa nel pugno di Marc Bonnet "prestata" dalla Lista Pannella al simbolo coniato nel 2019. Il nome però è proprio uguale e qualche problema sulla coesistenza dei due fregi dovrà essere posto. Difficile mettere in "pericolo" un progetto cui varie forze politiche lavorano da settimane, ormai mesi, ma altrettanto difficile e pericoloso rischiare di togliere diritti a un simbolo già accolto dal Viminale cinque anni fa. Tra qualche manciata di ore se ne saprà di più. 

mercoledì 5 febbraio 2020

Radicali italiani, nuovo simbolo composito (in Lombardia) e nuovo statuto

Incredibile a dirsi, certe volte alcuni simboli nascono per forza e perché lo richiedono alcune regole specifiche, mentre altrove non ce n'è bisogno. Lo mostra piuttosto bene un episodio di poco meno di un mese fa, che non ha avuto un'enorme risonanza ma sembra significativo. Il 15 gennaio, infatti, all'interno del consiglio regionale della Lombardia, il gruppo consiliare denominato "+Europa con Emma Bonino" ha mutato la propria denominazione in +Europa - Radicali, come richiesto dal suo unico componente (e, in automatico, presidente), il consigliere Michele Usuelli; della richiesta ha ufficialmente preso atto l'Ufficio di presidenza del 20 gennaio.
Sul suo sito, Usuelli ha spiegato la ragione della sua decisione: 
Ho così uniformato il nome già adottato dal mio collega Alessandro Capriccioli in Regione Lazio. Questa scelta, ancorché a distanza di tempo, nasce dalla indicazione data da Emma durante il congresso di +Europa a gennaio 2019 di rinunciare al riferimento esplicito al suo nome nel simbolo e segue ciò che è avvenuto più recentemente alla Camera dei Deputati con l’adeguamento del nome in "Centro democratico - Radicali italiani - +Europa". Questa mia richiesta vuole inoltre garantire un uguale riconoscimento alle due forze politiche nelle quali mi identifico, anche con l'obiettivo di incoraggiarne la crescita e il rafforzamento. Il desiderio mio e di molti altri compagni è quello di trovare la massima sinergia possibile tra i due soggetti, anche nel rispetto del cammino intrapreso da Radicali Italiani attraverso l’iscrizione al registro dei partiti.
Queste poche righe di dichiarazione meritano di essere considerate attentamente da più punti di vista, a iniziare dall'ultima informazione che contengono, altrettanto passata quasi sotto silenzio. Il 18 dicembre 2019, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati quattro nuovi statuti di partiti che hanno superato l'esame dell'apposita commissione (la stessa incaricata di vagliare i rendiconti dei partiti) e dunque sono stati inseriti nel Registro dei partiti politici: si tratta di 10 volte meglio, Siamo Europei, Italia viva e, appunto, Radicali italiani. 
10 volte meglio ha potuto ottenere la registrazione grazie alla sua sporadica presenza alle elezioni politiche del 2018 (anche se non può non colpire il fatto che, come notato meno di un mese fa da Salvatore Curreri su laCostituzione.info, proprio il 18 dicembre 2019 la componente del gruppo misto della Camera Cambiamo! - 10 volte meglio sia cessata in base alla lettera pervenuta il giorno prima all'Ufficio di presidenza di Montecitorio, con cui il non meglio precisato presidente di 10 volte meglio diceva di aver revocato il consenso a essere rappresentato da quella componente del misto, consentendo così che la componente parlamentare si sciogliesse per decisione di un soggetto esterno al Parlamento stesso...).
Siamo Europei di Carlo Calenda, invece, ha potuto chiedere la registrazione grazie alla partecipazione alle elezioni europee 2019 all'interno delle liste presentate con il Partito democratico, con tanto di contrassegno composito e almeno un eletto (lo stesso Calenda); a proposito di simbolo, lo statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale contiene per la prima volta il simbolo in forma tonda, mentre fino a questo momento il logo del movimento di Calenda era sempre stato divulgato in forma rettangolare o, al più, quadrata. Colpisce piuttosto il fatto che lo statuto sia stato presentato alla commissione il 19 novembre (ma è possibile che una prima versione, poi emendata, sia stata sottoposta in precedenza), giusto due giorni prima del lancio di Azione, unico movimento di cui ora è consultabile il sito (e questo sarà interessante, perché la registrazione dello statuto comporta poi gli obblighi di trasparenza, per cui il nuovo sito dovrà necessariamente contenere il bilancio e gli altri documenti richiesti dalla legge, per cui non è da escludere che le pagine di Azione contengano per il primo anno i documenti relativi a Siamo Europei).
C'è poco da dire su Italia viva, se non altro perché nei mesi scorsi si è ampiamente parlato della procedura di scelta del simbolo: la grafica elaborata da Proforma di Giovanni Sasso è stata ufficializzata il 19 ottobre alla Leopolda, dunque il logo non necessita di altre precisazioni. Si deve dire invece che la registrazione è stata possibile grazie alla formazione dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato (ne sarebbe bastato anche uno solo); lo statuto è stato depositato il 28 novembre, data che non induce particolari riflessioni, se non altro perché il partito di Renzi pare essere - dei tre soggetti politici citati fin qui - quello con maggiori prospettive di durata: il passaggio della registrazione appare dunque pienamente normale.
Tornando a Radicali italiani, invece, c'è più di qualcosa da dire. Intanto per cominciare, quella registrazione non sarebbe stata possibile se il 21 novembre la componente del gruppo misto della Camera, inizialmente denominata  "+Europa - Centro democratico", non avesse cambiato nome in "Centro democratico - Radicali italiani - +Europa". Inutile dimenticare che quel cambio di nome risentì profondamente della scelta di Bruno Tabacci, a fine settembre, di uscire dal progetto di +Europa (dopo che il suo annuncio di voler concedere il simbolo di Centro democratico, esente dalla raccolta firme, alla nascente lista di +Europa all'inizio di gennaio 2018 aveva creato molto rumore) per sostenere il governo Conte-bis e della successiva decisione di Alessandro Fusacchia (il 12 ottobre 2019) di abbandonare per la stessa ragione il partito +Europa ma non la componente. Già, perché a metà ottobre si era creata una situazione assurda, visto che la componente era già formata dal numero minimo di deputati per poter esistere e solo grazie alla partecipazione di +E alle elezioni, ma nessuno dei tre membri si riconosceva in quel partito: non Tabacci (Centro democratico), non Fusacchia e nemmeno Riccardo Magi, che con Radicali italiani aveva ormai segnato una certa distanza dal progetto attraverso il quale era stato candidato ed eletto. Certamente non poteva sparire il riferimento a +Europa dal nome della componente, ma a quel punto lo si è messo per ultimo, mettendo per primo quello di Cd e aggiungendo quello di Radicali italiani. Che, a quel punto, è stato messo in condizione di chiedere la registrazione: la marcia di avvicinamento a quel risultato, peraltro, era informalmente iniziata da tempo, visto che la richiesta di iscrizione nel Registro, con contestuale deposito dello statuto presso la Commissione, è datata 29 novembre 2019, ma già prima si era profondamente discusso all'interno di Ri sulle modifiche da apportare alle regole statutarie per ottenere l'iscrizione.
Dopo la modifica del nome della componente del gruppo misto alla Camera, che veniva comunque dopo l'adozione del nome "+Europa - Radicali" da parte di Alessandro Capriccioli nel consiglio regionale del Lazio, restava solo da mettere mano al gruppo lombardo, formato dal solo Michele Usuelli. Quel passaggio, tuttavia, ha richiesto anche una formalizzazione grafica: il regolamento generale del consiglio regionale, infatti, all'art. 20 prevede che "All'inizio della legislatura i consiglieri regionali si costituiscono in gruppi consiliari, con propria denominazione e simbolo" (comma 1) e che le variazioni di nome e simbolo "devono essere comunicati immediatamente in forma scritta all'Ufficio di presidenza del Consiglio" (comma 5), essendo anche previsto che "In caso di contestazioni circa l'uso della denominazione o del simbolo da parte dei gruppi, si fa riferimento a quanto attestato dal soggetto titolare della denominazione o del simbolo" (comma 7-bis). Nessun "obbligo simbolico" è previsto, per esempio, per i gruppi parlamentari o per le componenti del gruppo misto (e non è difficile capire perché: vista la lunghezza ed eterogeneità di certi nomi, tradurli in grafica sarebbe una iattura), per cui si è avuto il caso di gruppi o componenti del tutto privi di emblemi, oltre che di un contrassegno comune che li rappresentasse per intero.
Questo, insomma, significa che probabilmente, senza questa norma lombarda, non sarebbe mai emerso ufficialmente l'emblema che unisce la grafica principale di +Europa a quella di Radicali italiani (pur se privati dell'aggettivo), con il nome dimezzato e la corolla di rosa elaborata nel 1994 da Aurelio Candido per la lista Riformatori nel campo inferiore giallo (come ai tempi della lista Pannella e della lista Bonino). A chi non appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica, tuttavia, può capitare di incorrere in errori come ha fatto, per esempio, la testata Varese7Press: nel dare la notizia del cambio di nome ed emblema del gruppo di Usuelli ha titolato In Regione Lombardia ritorna il simbolo del Partito Radicale. Non solo la rosa, disegnata così, non è mai stata il simbolo del Pr, ma il soggetto politico contenuto nell'emblema è Radicali italiani, che dal 2016 ha decisamente separato le proprie strade dal Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, peraltro dopo una polemica virulenta nata in occasione delle amministrative di quell'anno per la scelta di Radicali italiani di presentare a Roma e Milano liste con il nome "radicali" nel simbolo, aggirando le previsioni statutarie del Prntt e di Radicali italiani sulla scelta di non partecipare alle competizioni elettorali "in quanto tali e con il proprio simbolo".
A proposito, quella disposizione che escludeva il simbolo dalle schede elettorali è sparita dallo statuto di Radicali italiani: nella versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale non c'è più ed era prevedibile, poiché ben difficilmente la Commissione avrebbe potuto accettarne la permanenza e considerare lo statuto conforme ai requisiti di legge. Casomai è interessante notare che all'art. 20, dedicato alle "Competizioni elettorali", si prevede che il segretario del partito, "sentita la Direzione, assume le determinazioni circa le modalità di partecipazione alle elezioni, le sottopone al Comitato nazionale e comunica i criteri con i quali sono state selezionate le candidature per le elezioni" e il comitato nazionale (che equivale a quello che altrove si chiama consiglio nazionale), sentite le relazioni del segretario, del tesoriere e del presidente, può respingere la proposta di quelle candidature "con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti, in caso di presentazione con il nome e il simbolo del Movimento", oppure "con il voto espresso dalla maggioranza dei due terzi dei componenti, in caso di presentazione non diretta". In sostanza, posto che Radicali italiani potrà nuovamente correre direttamente alle elezioni, sarà più difficile opporsi a un progetto elettorale se non è fatto col simbolo del partito, mentre sarà leggermente più semplice farlo se la guida di Ri intende spendere i segni di identificazione ufficiali. 

martedì 1 ottobre 2019

Il futuro di +Europa e quello di Radicali italiani

La vicenda politica di +Europa dopo la dichiarazione di distacco di Bruno Tabacci continua a destare interesse sotto vari profili. Nel solco di quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi il segretario del partito, Benedetto Della Vedova, sono molti gli esponenti a lui vicini che confermano la linea della continuità del progetto, che non sarebbe affatto al capolinea anche se l'area politica in cui si muove si è popolata improvisamente. Non manca peraltro chi pensa a soluzioni alternative, che prospettano nuovi casi interessanti per il diritto dei partiti e per la prassi parlamentare.
La linea di Della Vedova è confermata da Piercamillo Falasca, della direzione nazionale di +E, che stamani ha pubblicato un post eloquente: "Siamo tutti consapevoli che il campo politico di 'centro liberale' (qualunque cosa questo significhi) si è fatto affollato. Siamo altrettanto consapevoli che tutti questi attori non stanno attraendo elettorato nuovo ma si stanno spartendo quello che già c’è. E dunque, se invece l’obiettivo è ampliare lo spettro della rappresentanza e non lasciare il campo solo ai giallorossi da un lato e ai leghisti dall’altro, è venuto il momento di evitare ulteriori frantumazioni e personalismi e iniziare a dialogare e collaborare. Creare un nuovo linguaggio, superare personalismi e leaderismi inutili. Il compito che con +Europa possiamo e dobbiamo utilmente svolgere - ora e da ora - è dialogare e mettere insieme tutte le personalità, i movimenti e le associazioni di espressione liberale, liberal-democratico e riformatore. Chi vuole stare sotto la sottana del nuovo Pd grillizzato e di Conte, faccia pure (ne avevamo pure in +E e li abbiamo salutati). Chi vuole consegnarsi alla Lega, idem. Tutti noi altri dobbiamo collaborare. Questo ho sostenuto ieri alla riunione della direzione di Più Europa". Al post è accompagnato l'hashtag #fonderia, nonché l'immagine vera e propria di una fonderia, come icona emblematica del mettre ensemble.
Se c'è chi pensa a mettere insieme, altri sono impegnati anche a riconvertire: sembra di poter dire questo a proposito di Radicali italiani, uno dei due soggetti costituenti originari di +Europa (assieme a Forza Europa; Tabacci con Centro democratico sarebbe arrivato poco più tardi, in tempo per figurare sull'atto costitutivo). Il soggetto politico, guidato fino alle elezioni politiche da Riccardo Magi e successivamente da Silvja Manziil 28 e 29 settembre ha riunito il suo comitato nazionale, all'indomani del pronunciamento della Corte costituzionale in materia di suicidio assistito. 
Non stupisce che nella mozione approvata il primo ringraziamento sia per "Marco Cappato, Filomena Gallo, Mina Welby e tutta l’Associazione Luca Coscioni che con il loro coraggio e le loro azioni di disobbedienza civile hanno consentito all'intero Paese di fare un passo avanti fondamentale verso la piena autodeterminazione delle persone anche nelle scelte sul fine vita", come anche per "tutti coloro i quali con la loro volontà di trasformare il proprio caso personale in caso politico hanno imposto al Paese, a tutti i livelli, dibattito e confronto" (da Piergiorgio Welby, Luca Coscioni e Beppino Englaro, fino a Dj Fabo) e per gli oltre 67mila firmatari della proposta di legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione dell'eutanasia formulata da Radicali italiani; si indicano poi come oggetto dell'impegno gli altri due progetti di legge popolari sostenuti dal movimento ("Ero straniero" e "Legalizzazione Cannabis"), la battaglia contro il taglio dei parlamentari e contro l'introduzione del vincolo di mandato  e altre iniziative e mobilitazioni. Subito dopo, tuttavia, si parla di iscritti e risorse e la situazione non è affatto rosea.
"Radicali italiani - si legge - ha una riduzione del numero di iscritti, una situazione organizzativa interna di estrema difficoltà, e versa oggi in condizioni economiche e finanziarie di una gravità mai vissuta, tutti fattori che, in assenza di interventi straordinari, pregiudicano, nella sostanza, qualunque iniziativa e porteranno alla inevitabile cessazione delle attività mettendo a rischio la stessa esistenza del Movimento". Il budget minimo mensile per le varie attività è di circa 18mila euro "un terzo dei quali sostenuti direttamente da Emma Bonino, e da alcuni mesi non riesce a coprire neppure questo budget minimo di attività". Prima di parlare delle idee e iniziative per il futuro (sulle quali la mozione non nasconde "divisioni profonde di visione e di prospettiva"), occorrerà occuparsi di risorse e organizzazione. Certamente se ne parlerà anche al 18° Congresso (Torino, 1-3 novembre) e nel dibattito precongressuale all'interno delle commissioni online, considerando anche "l'ipotesi di cessazione delle attività come una concreta possibilità". Certamente si farà di tutto per raccogliere iscrizioni e contributi, ma allo studio c'è anche un'altra strada.
La mozione infatti si chiude con l'invito agli organi "a presentare al Congresso una proposta di modifica complessiva dello Statuto – anche secondo le linee guida previste dal Parlamento – affinché il Congresso possa decidere di procedere all'iscrizione al Registro nazionale dei partiti politici riconosciuti ai sensi della Legge 13/2014; a questo scopo dà mandato al segretario e al deputato radicale di +Europa Riccardo Magi di verificare le condizioni pratiche di costituzione di una eventuale componente parlamentare che possa esprimere il collegamento a Radicali Italiani necessario all'iscrizione al Registro dei partiti e all'ottenimento dei correlati benefici di legge".
Non è la prima volta, in effetti, che da quelle parti si fa un pensiero simile. Proprio Riccardo Magi, infatti, sollecitò una riflessione sull'accesso alle provvidenze pubbliche almeno in un'altra occasione importante e non meno delicata: l'assemblea degli iscritti al Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito tenuta nella sede di via di Torre Argentina 76 dal 23 al 24 aprile 2016, pochi giorni prima che Marco Pannella morisse e dopo che nel mondo radicale era scoppiato il caso delle liste "radicali" presentate a Milano e Roma, con polemiche a non finire per l'uso di quella parola nell'emblema (secondo alcuni ciò violava lo statuto e comunque la scelta non era stata condivisa con tutti i soggetti della "galassia"). In un'atmosfera decisamente tesa, nel secondo giorno di assemblea Magi sottolineò tra l'altro l'opportunità di valutare la possibilità per almeno un soggetto radicale di ottenere l'iscrizione al Registro dei partiti politici e, di conseguenza, avere la possibilità di accedere al 2xmille Irpef e alle altre provvidenze e agevolazioni pubbliche previste dopo la riforma operata dal decreto-legge n. 149/2013 (convertito con modifiche dalla legge n. 13/2014). "Nessuno dei soggetti radicali in questo momento ha i requisiti per partecipare a quel registro - riconobbe in quell'occasione Magi - Vogliamo iscriverci per farci dire di no e poi magari impugnare il diniego e sollevare il casino sull'incostituzionalità di quel sistema? Oppure vogliamo cercare di mettere in linea i nostri statuti per poter usufruire almeno di alcune forme di finanziamento, se non il 2xmille almeno i messaggi telefonici?"
Da allora, la situazione non sembra cambiata granché (anche se una riflessione sullo statuto era iniziata prima del precedente congresso) e le difficoltà economiche per Radicali italiani si sono aggravate, così la proposta di allora è ritornata di attualità. L'accesso ai benefici economici previsti dalla legge è subordinato all'iscrizione di una formazione politica nel Registro dei partiti, che si ottiene dopo che la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (la stessa chiamata, appunto, a verificare i consuntivi) ha controllato che lo statuto risponda ai requisiti dettati dall'art. 3, comma 2 del d.l. n. 149/2013. Le modifiche statutarie, dunque, oltre che ad attualizzare altri punti (ad esempio quelli relativi al Prntt o al simbolo, che nel frattempo è cambiato), dovrebbero servire a questo, rimuovendo soprattutto un comma aggiunto nel 2012, in base al quale "Radicali Italiani in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali" (sul modello del Prntt). "Il dibattuto sulle modifiche statutarie è in corso - spiega Silvja Manzi, intervistata da questo sito - e una gruppo di lavoro sta ragionando su diverse ipotesi. Se riuscissimo a portare in Congresso una proposta di modifica complessiva, sulla base delle linee guida del Parlamento per l’iscrizione al Registro dei partiti, naturalmente verrebbe meno il famigerato articolo 1, cioè il divieto di presentarsi alle elezioni, perché uno dei presupposti dei partiti iscritti al Registro è il fatto di essere elettorali".
Queste modifiche, peraltro, non sarebbero sufficienti. La stessa fonte normativa in materia di democrazia interna ai partiti e finanziamento, infatti, prescrive che i partiti possano chiedere l'inserimento nel Registro suddetto se, alternativamente, 1) hanno presentato candidati con il proprio simbolo alle elezioni europee, politiche o regionali; 2) risultino ufficialmente collegati a un gruppo parlamentare o a una componente del gruppo misto (considerando anche quelle, informali, del Senato); 3) abbiano partecipato alle elezioni politiche o europee in forma aggregata, con un contrassegno composito, ottenendo almeno un eletto (purché, evidentemente, il simbolo sia contenuto nel contrassegno elettorale, anche se ciò non è precisato a chiare lettere). Non è consentito, dunque, iniziare il procedimento di iscrizione al Registro a partiti che non abbiano partecipato alle elezioni con il proprio simbolo (da soli o in un cartello elettorale con "pulce") o, per lo meno, che non abbiano una rappresentanza parlamentare "visibile" (magari anche ottenuta in corso di legislatura, senza aver partecipato al voto). Tutto questo, al momento, costituisce un problema serio per Radicali italiani: non partecipano alle elezioni da anni proprio per il comma visto prima e al momento non esiste né un gruppo né una componente con il nome di Ri.
Parallelamente alle modifiche statutarie, dunque, occorre verificare la possibilità di costituire quella rappresentanza parlamentare richiesta. La via più semplice sarebbe rendere visibile la rappresentanza di Radicali italiani al Senato, magari chiedendo a Emma Bonino di modificare la propria "etichetta" da "+Europa con Emma Bonino" a "Radicali italiani": esiste infatti almeno un caso di partito che è stato inserito nel Registro avendo alle spalle solo una presenza come componente del gruppo misto senza partecipazioni elettorali sovracomunali (il riferimento è a Movimento X - Progetto Per). Naturalmente non è scontato che Bonino accetti questa soluzione, quindi si dovrebbe puntare a creare una componente nel gruppo misto della Camera. Il regolamento richiede almeno dieci deputati o, come si è già visto in passato, anche solo tre, purché "rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali". 
Ora, Radicali italiani può contare su due dei tre deputati che oggi formano la componente +Europa - Centro democratico (Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia), ma non avendo partecipato alle elezioni non potrebbe comunque formare una componente anche se si aggiungesse qualcuno da altri gruppi. L'ostacolo potrebbe essere aggirato se si formasse una componente con un altro soggetto politico che ha partecipato alle elezioni (un po' com'è avvenuto di recente con il gruppo Cambiamo! - 10 volte meglio, che prima si chiamava Sogno Italia - 10 volte meglio). A qualcuno potrebbe venire automatica una riflessione: ma se già Fusacchia e Magi sono nella componente +Europa - Centro democratico con Bruno Tabacci, non basterebbe rinominare la compagine Radicali italiani - Centro democratico? A prima vista la soluzione potrebbe sembrare interessante, visto che il simbolo di Cd era pur sempre presente nel contrassegno di +E. Qualcuno però potrebbe avere qualcosa da ridire per il fatto che le liste presentate erano tutte della "associazione +Europa" e anche nella dichiarazione di trasparenza Centro democratico è citato solo come costituente di +E (al pari di Radicali italiani e Forza Europa), ma questo potrebbe non bastare per parlare di "presentazione congiunta". "Non so, rispetto alla componente, cosa pensa di fare Tabacci a seguito della sua uscita da +Europa - precisa Manzi, in attesa che la situazione evolva - e ovviamente dalla sua decisione ne discenderanno altre".
Nelle prossime settimane, in ogni caso, si vedrà quale soluzione si sarà ritenuto opportuno adottare (e, magari, anche quale sarà parsa rispettosa del regolamento o avrà ottenuto maggiori garanzie da chi di dovere).

domenica 14 ottobre 2018

Verso il 17° congresso di Radicali italiani: partito nuovo o nuovo partito?

Nelle pagine di questo sito mi sono occupato spesso della galassia radicale e dei soggetti politici per eccellenza che la compongono - a partire dal Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito - anche quando i rapporti tra essi si sono fatti particolarmente delicati, se non addirittura conflittuali. Ora Radicali italiani si prepara ad andare a congresso - l'assise, la numero 17, si terrà a Roma al Rome Life Hotel dall'1 al 3 novembre - e, tra le molte questioni sul tavolo, c'è inevitabilmente il rapporto con +Europa, soggetto politico che Ri ha contribuito a costituire il 10 gennaio 2018: sarà il caso di confluire definitivamente in quel soggetto politico? E' invece opportuno che Radicali italiani continui a esistere e operare come soggetto politico autonomo?
Domande di questo tipo implicano necessariamente una riflessione sullo statuto di Ri, dal momento che l'art. 1, comma 4 di quel documento fondativo recita testualmente: "Radicali italiani in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali", per cui quel soggetto politico in effetti non ha mai corso ad elezioni politiche o europee (e, che si sappia, nemmeno regionali). Non a caso, a occuparsi di questo tema è e sarà la commissione statuto di Ri, sulla base di una riflessione guida proposta da Roberto Cicciomessere: vale la pena di valutare con attenzione il contenuto, traendone spunti per altre considerazioni.


Il divieto di correre alle elezioni "in quanto tale"

Prima di tutto, però, è il caso di ripercorrere in breve la nascita di questo divieto di partecipare alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo" che Radicali italiani si è autoimposto. 
La norma è stato inserita nel congresso del 2012: la proposta formalmente era del tesoriere uscente, Michele De Lucia, ma a monte era stata suggerita dal segretario uscente (poi riconfermato), Mario Staderini. Se per vent'anni - era la tesi di quest'ultimo - la Lista Marco Pannella partecipando alle elezioni aveva rivestito un "ruolo di garanzia, non solo per i radicali, in un sistema antidemocratico", mentre Radicali italiani aveva nei suoi undici anni di vita sostenuto ogni progetto politico-elettorale dell’area radicale e partecipato alla sua decisione, senza però concorrere direttamente al voto, era il caso di dichiarare "per statuto" il divieto di presentare liste con il simbolo di Ri (rendendo dunque norma quella che fino a quel momento era stata una prassi), identificandola come elemento costitutivo dell’essere radicale. De Lucia, per parte sua, sosteneva che quella scelta fosse la logica conseguenza dell’istituto della “doppia tessera” (su cui Radicali italiani è "ontologicamente fondato") e coerente con le decisioni del Partito radicale transnazionale (di cui Ri è soggetto costituente), visto che il suo statuto contiene tuttora una disposizione identica. 
L'emendamento fu approvato, ma di misura: in molti espressero dubbi perché non ritenevano incompatibile la partecipazione alle elezioni con la "doppia tessera" (che era stata introdotta nel 1967 per negare che vi fosse una disciplina di partito da rispettare, ma il Partito radicale aveva continuato a presentare liste per vent'anni) e consideravano inopportuno impedire la corsa elettorale all'unico soggetto politico dell’area radicale - Radicali italiani, appunto - cui l'iscrizione era aperta a chiunque, perché allora si sarebbe dovuta delegare ogni partecipazione alle elezioni alla Lista Pannella (che non prevede iscrizioni aperte a tutti) o a nuovi eventuali soggetti costituiti ad hoc (le famose "liste di scopo"), per cui si sarebbe rischiato almeno temporaneamente un "deficit democratico" nell'area radicale. Alla fine, sia pure per pochi voti, prevalsero le ragioni di chi rivendicava la coerenza di quella previsione con quella contenuta nello statuto del Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, temendo che la partecipazione alle elezioni con il suo simbolo avrebbe messo a rischio la natura "transpartitica" che emerge anche dallo statuto di Radicali italiani (art. 2, comma 2); l'introduzione della rinuncia alle candidature per Ri "in quanto tale" non avrebbe comunque impedito ai radicali di trovare altre "soluzioni creative" per vivere le elezioni come una scadenza d’iniziativa politica (attenta, dunque, alle lotte democratiche da condurre e pubblicizzare, più che al risultato elettorale), magari presentando candidature sotto altre forme e con nomi diversi.
Finora quella disposizione è stata rispettata, anche se nel 2016 sono scoppiate molte polemiche per la decisione di presentare liste alle elezioni amministrative di Milano e Roma con la parola "radicali" in primo piano: per il Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito (e soprattutto per il suo tesoriere, Maurizio Turco), si trattava di un'operazione di "travestitismo elettorale", non condivisa all'interno della galassia radicale e non corretta politicamente e giuridicamente (ma le liste comunque si fecero e furono regolarmente ammesse, pur non riscuotendo risultati troppo lusinghieri, tra l'altro con il voto tenuto meno di un mese dopo la morte di Marco Pannella). 


Un divieto non più attuale?

Nel suo intervento introduttivo, Cicciomessere sembra fare propria la tesi del ricercatore Lorenzo Strik Lievers (che già nel 2012 si era espresso contro l'emendamento De Lucia): lui nell'ultimo Comitato nazionale di Radicali italiani aveva detto che "la teoria e la pratica del transpartito non ha mai funzionato negli ultimi 50 anni", perché nessun esponente di altri partiti che abbia avuto anche la tessera radicale (di Ri o anche, visto il riferimento agli anni, probabilmente anche del Prntt) ha mai "utilizzato il partito radicale come luogo privilegiato per fare politica", preferendo limitarsi ad aderire a singole battaglie ma restando coi piedi ben piantati in altri partiti. 
Di più, già in preparazione al congresso del 2017, lo stesso Strik Lievers aveva ricordato che non ci sono "mai state elezioni politiche in cui i radicali non abbiano cercato di avere un loro ruolo e tante volte riuscirono ad averlo, quasi sempre presentando il proprio simbolo o il richiamo all'identità radicale"; di più, nella galassia radicale Radicali italiani era stato pensato come associazione "con una specifica funzione di forza politica generale operante in Italia, non settoriale e a tema come le altre" e proprio Ri aveva deciso con lo Sdi la nascita della Rosa nel Pugno (con l'inserimento della parola "radicali" ma con il simbolo concesso in comodato dalla Lista Pannella) e con il Pd l'inserimento di candidati all'interno delle liste nel 2008. 
Dopo la sospensione degli organi statutari del Prntt seguita al congresso di Rebibbia del 2016, già prima della XVI assise di Radicali italiani si era detto che quel soggetto politico doveva essere "chiamato a una prova di maturità, e cioè a prendere atto di quello che nei fatti è sempre stato: un partito politico", così da obbligare gli aderenti "a confrontarci con quello che siamo e con la strada da intraprendere per crescere e diventare quello che vogliamo diventare", ammettendo allo stesso tempo di non essere "più l’espressione italiana e tanto meno l’unica del Prntt".
Per Cicciomessere "non è immediatamente comprensibile perché ripristinare la possibilità di RI di presentarsi con il nostro simbolo – possibilità che non costituisce certo un obbligo, così come non comporta neppure l’esclusione di liste costituite con altri simboli e altri soggetti politici – rappresenti una ferita, una discontinuità nei confronti dell’identità e della storia radicale, o neghi la natura di partito che ha sempre utilizzato la scadenza elettorale solo come strumento per affermare e rafforzare le lotte democratiche e di civiltà che ha condotto nelle piazze del paese": eliminare l'autodivieto introdotto nel 2012 "rappresenterebbe solo un ripristino di una normalità e continuità statutaria durata undici anni, a partire dal 2001".


Uno sguardo all'indietro

Per suffragare la propria tesi, Cicciomessere si rivolge alla lunga storia radicale, richiamando l'esperienza dell'unico soggetto della galassia radicale che sia finora stato sciolto: il Movimento dei Club Pannella-Riformatori, costituito nel 1994 e qualificato dall'ex parlamentare radicale come "predecessore di Radicali italiani". Quell'ente politico era nato "per coordinare le attività dei vari soggetti dell’area radicale italiana, in particolare i referendum abrogativi e le campagne elettorali" e nel suo statuto era scritto espressamente che "Il Movimento può decidere di prendere parte, in quanto tale, con proprie liste e propri candidati, alle elezioni politiche o amministrative, partecipare a intese elettorali e può anche sostenere direttamente liste o candidati – iscritti o no al Movimento – promosse o proposti da altri". 
Per Cicciomessere, dunque, abrogare l'autodivieto sarebbe "in perfetta continuità addirittura con il primo soggetto esclusivamente italiano, il cui presidente Marco Pannella fu eletto con il 90% dei voti". A onore del vero, bisognerebbe ricordare che in quella forma e con quell'esatto nome il movimento non partecipò mai: si limitò a presentare liste alle elezioni europee del 1994 con il contrassegno della Lista Pannella - Riformatori (aggiungendo una corona stellata intorno al cerchio) e a depositare l'emblema alle elezioni politiche del 1996, ma le candidature in quel caso furono presentate dalla Lista Pannella - Sgarbi, dunque con una partecipazione a "intese elettorali" previste dallo statuto del movimento.
Serie storica del voto alle liste dei radicali o da loro partecipate 
alla Camera (C) e al Parlamento europeo (E), dal 1976 al 2018
(dal sito www.radicali.it)




Soprattutto, però, Cicciomessere ha mostrato, dati e grafico alla mano, che "il movimento radicale, nel corso di tutta la sua storia politica, ha sempre ritenuto essenziale partecipare direttamente o con altre liste nella maggior parte delle competizioni elettorali nazionali ed europee, certamente per dare sbocco parlamentare alle sue battaglie di civiltà": negli ultimi 42 anni si sarebbe presentato 17 volte "in modo sicuramente non scontato, ma senza perdere neppure per sbaglio un'occasione".


Il destino della galassia e quello (giuridico) di Ri

Cicciomessere ritene più convincente la spiegazione con cui Emma Bonino al congresso del 2012 sostenne l'emendamento De Lucia (convincendo probabilmente più di qualcuno a votare a favore): Radicali italiani non poteva decidere autonomamente di presentarsi alle elezioni perché esisteva la più vasta "galassia radicale" da cui dipendeva la forza radicale e e la capacità di condurre lotte radicali transnazionali. Un'affermazione che, pur condivisibile, per l'ex parlamentare radicale non ha più fondamento: a suo dire, infatti, "oggi non esiste più la 'galassia radicale' e [...] l'associazione Lista Marco Pannella, che ha il controllo giuridico di alcuni simboli radicali della “galassia” e delle proprietà radicali, è sottoposta al controllo esclusivo di un gruppo ristretto di quattro radicali del Prntt nominati da Marco Pannella" (si trattava in realtà degli altri fondatori della lista nel 1992, ossia Maurizio Turco, Laura Arconti, Rita Bernardini e Aurelio Candido, mentre non ne fanno più parte da tempo Marco Taradash e Vittorio Pezzuto) e la stessa Lista Pannella ha "persino sfrattato Ri e l’Associazione Luca Coscioni dalla sede storica di via Torre Argentina". 
A detta sua, dunque, "nessuno può decidere la presentazione di una lista con il simbolo dell’unico soggetto radicale italiano effettivamente esistente": il che è vero, ma più per la previsione statutaria che per le altre ragioni elencate sopra (il controllo giuridico da parte del Prntt di alcuni simboli, essenzialmente la rosa nel pugno e il profilo di Gandhi elaborato da Paolo Budassi con il nome "Partito radicale" in molte lingue - attuale emblema del Partito radicale transnazionale - non rappresenta certo un ostacolo alla partecipazione alle elezioni con l'emblema di Radicali italiani).
Di più, Cicciomessere ha sottolineato - ancora riprendendo Strik Lievers - che per un partito il concorso alla scelta dei membri del Parlamento è una "nobile funzione" e per i radicali il voto ha sempre rappresentato "la possibilità di utilizzare direttamente gli strumenti parlamentari e le alleanze politiche con gli altri gruppi per trasformare in leggi i nostri obiettivi di lotta. Questo anche considerando il pensiero espresso all'Assemblea costituente dal maggior costituzionalista che si sia mai occupato di partiti, Costantino Mortati: lui sottolineò che "è nei partiti che si selezionano gli uomini che rappresenteranno la nazione nel Parlamento", dunque (come scritto in un articolo dello stesso periodo) è bene "affidare la facoltà di presentazione non a gruppi formati occasionalmente, bensì a partiti organizzati" (un pensiero che portò lui e, tra gli altri, Aldo Moro, Aldo Bozzi e Piero Calamandrei a ritenere necessario che i partiti fossero democratici al loro interno, oltre che nei rapporti tra loro). 
Questo è servito a Cicciomessere per ricordare, da una parte, che "la decisione di presentarsi e la scelta del simbolo e dei candidati" nella galassia radicale è stata "affidata a un soggetto terzo – l’Associazione Lista Marco Pannella – con uno statuto decisamente antidemocratico che affida a quattro soci ordinari nominati da Marco Pannella tutti i poteri, compresi quelli di accettare altre iscrizioni" (non è esattamente così: i quattro rimasti sono, come detto, soci fondatori e non ordinari; in più non è inaccettabile per legge che i soci esistenti non accolgano nuove iscrizioni); dall'altra, però, lo stesso militante di Radicali italiani riconosce che quella stessa associazione potrebbe non avere i requisiti per l'iscrizione al Registro dei partiti politici previsto dal decreto-legge n. 149/2013 (e non 2016 come scritto nel sito), poiché il testo richiede che nello statuto siano indicate, tra l'altro, "le modalità di selezione delle candidature per le elezioni". Cicciomessere qui coglie un problema effettivo, che probabilmente non è l'unico ostacolo alla registrazione - lo avevo già messo in luce, quasi con le stesse parole, nel mio saggio Senza rosa e senza pugno pubblicato nel 2016 da Nomos: una citazione sarebbe stata gradita, visto che il riferimento a Mortati nello scritto di Cicciomessere sembra preso pari pari da lì... - e, comunque, era già stato posto da Riccardo Magi nell'assemblea degli iscritti al Prntt del 23-24 aprile 2016 (l'ultima con Pannella ancora vivo). 

Radicali italiani e +Europa

Di certo un elemento nuovo era ed è rappresentato dalla decisione di trasformare +Europa da cartello elettorale in un vero e proprio soggetto politico a partire da gennaio del 2019: per Cicciomessere questo "solleva non pochi problemi politici, con riflessi obbligati sullo statuto di Radicali italiani e sulla sua natura". A suo dire "nascerà un vero e proprio partito quasi esclusivamente elettorale, anche per quanto riguarda le consultazioni regionali e locali, anche alla luce delle caratteristiche e degli interessi di due dei suoi fondatori, Forza Europa e Centro democratico": ciò si dedurrebbe dal disinteresse di +Europa "a prendere iniziative politiche, ma soprattutto dall'automatismo scontato della presentazione alle elezioni, che si è manifestata anche in questi giorni con l’annuncio alla stampa che +Europa si presenterà alle prossime elezioni europee del 2019", qualcosa di molto diverso dal monito che Emma Bonino aveva lanciato nelle scorse settimane (togliendo il proprio nome dal simbolo) e dalle"vibrate assicurazioni dei maggiori dirigenti radicali che non ci saremmo mai presentati alle elezioni in modo scontato, come automatismo, ma sempre come forma di iniziativa e lotta politica".
Queste osservazioni non servono tanto a Cicciomessere per delegittimare +Europa, ma piuttosto a "prendere atto che mentre a Radicali italiani è preclusa la possibilità di presentare proprie liste sulla base di considerazioni [...] a mio avviso assolutamente inconsistenti, stiamo contribuendo a trasformare un cartello elettorale in un partito elettorale che tendenzialmente avrà vita propria e in gran parte indipendente [...] con le nostre battaglie politiche, ma che in materia elettorale ci rappresenta interamente e di fatto di fronte all'opinione pubblica". Il rischio, dunque, è che - senza esserne del tutto consapevoli - Radicali italiani diventi un "soggetto titolare 'solo' di lotte e di elaborazioni politiche che demanda di fatto la sua rappresentanza elettorale e parlamentare a un altro soggetto che potrà decidere autonomamente in un congresso le sue linee politiche, sulla base della capacità d’influenza dei tre soggetti fondatori": per Cicciomessere è improponibile rinunciare alla prerogativa di concorrere alle elezioni del Parlamento, demandando di fatto tale funzione a un soggetto terzo "sul quale potrebbe non avere formalmente alcuna influenza o averne una solo indiretta e che potrebbe persino assumere decisioni politiche contrastanti" con le proprie. E' vero che Ri potrebbe non sostenere la lista +Europa mediante una delibera congressuale o del Comitato nazionale, ma questo significherebbe "buttare a mare un nostro investimento credo maggioritario di risorse umane e finanziarie (1,7 milioni di euro)" e affrontare la "responsabilità [...] di compromettere, anche se in misura limitata, il possibile successo di questa lista sostenuta da Emma Bonino e da molti altri prestigiosi compagni, consegnando all'opinione pubblica un'immagine di un partito litigioso e frazionista di cui sinceramente non sentiamo la mancanza".
Non si sa ancora quale struttura organizzativa assumerà +Europa dopo il congresso fondativo e questo evidentemente avrà riflessi sulle scelte che Radicali italiani potrà assumere: se si sceglierà una struttura federale, con i tre soggetti politici fondatori che manterranno "alcuni poteri rafforzati rispetto agli iscritti", avrà meno senso l'art. 11 sulle "modalità di partecipazione non diretta alle elezioni politiche nazionali ed europee" , non potendo ragionevolmente il segretario - e nemmeno gli altri organi del partito - intervenire ex post su una decisione in ambito elettorale presa dal partito (se non, evidentemente, marcando la distanza di Radicali italiani dalla decisione presa, ma così si ricadrebbe nel caso visto sopra); per prendere atto della nuova situazione, sostenendo che il Comitato o il Congresso possono al più delegare genericamente le decisioni circa la partecipazione elettorale al segretario (lasciando poi la determinazione finale alla maggioranza di +Europa) sarebbe comunque necessario modificare lo statuto. Ci sarebbe qualche problema in meno se alla fine +Europa fosse solo un partito di iscritti, senza più soggetti fondatori, anche se per Cicciomessere si creerebbe ugualmente una situazione di concorrenza sulle iscrizioni tra Ri e +Europa, soprattutto perché le seconde costano un quarto delle prime. In ogni caso, però, per il politico "sarebbe incomprensibile il mantenimento del divieto in capo a Radicali italiani di presentarsi in quanto tale alle elezioni, dal momento che, nello sciagurato caso di rottura con +Europa, ci precluderemmo anche questa possibilità".

Conclusioni: un partito nuovo o un nuovo partito?

Tutte queste riflessioni dovrebbero portare a chiedersi se sia più opportuno per Radicali italiani confluire nel nuovo partito +Europa e riorganizzarsi al suo interno (concludendo in sostanza l'esperienza giuridica di Ri, perché avrebbe ben poco senso continuare a esistere ma delegare di fatto la rappresentanza elettorale a +Europa) o rifondarsi e ripensarsi come un partito nuovo, visto che la galassia radicale è profondamente diversa da quella in essere anche solo sei anni fa e fare tutto questo alla luce "delle urgenze che incombono per fermare il populismo" (ma resterebbe il problema della concorrenza tra le iscrizioni ai due soggetti politici).
Al di là delle questioni giuridico-organizzative, tuttavia, per Cicciomessere il quesito di fondo è tutto politico: "+Europa può contribuire in modo significativo a contrastare l’affermazione dei populisti e sovranisti e la trasformazione del nostro sistema politico in una democrazia illiberale? +Europa può essere uno strumento elettorale efficace per guadagnare nella prossima scadenza europea percentuali significative di voto contrastando il successo della Lega e del M5S?". Per lo storico esponente radicale l'esperienza di +Europa è stata positiva, ma ammette che "non è stata portatrice di quel valore aggiunto rispetto ai partiti fondatori" su cui contava, perché non ha aggregato altri soggetti politici o personalità in grado di raccogliere consenso e iscrizioni (e sembra lontana anche la soglia del 4% prevista per le europee, come già aveva ammonito settimane fa Emma Bonino).
Per Cicciomessere, in definitiva, la soluzione migliore sarebbe mantenere in vita Radicali italiani e '"trovare il tempo e l’entusiasmo, pur tra le incombenze della campagna elettorale che impegneranno non poco tempo […], per pensare ad altro, ad una strategia proiettata nei lunghi anni di regressione democratica che ci aspettano e non solo alle prossime scadenze elettorali, con un progetto ambizioso al limite della follia: avviando con determinazione il processo per la costituzione di un Partito nuovo capace di animare la rivolta nonviolenta contro i populisti". Per l'esponente radicale occorre farsi identificare come "gli autentici sognatori del passato che sanno indicare la 'luna' che vogliono raggiungere e dimostrano che è possibile farlo, che conducono certamente battaglie politiche che si traducono in diritti civili e maggiore civiltà, ma soprattutto creano nuova cultura politica della speranza per emergere dal rancore populista che dilaga nel paese": per farlo c'è bisogno di dimostrarsi, come in passato, "maleducati, scandalosi e irriverenti contro i nuovi oppressori", testimoniando che la nonviolenza è "esercizio della forza legittima contro l'oppressore", ricomponendo "la frattura sociale tra perdenti e vincenti della globalizzazione", fornendo "risposte efficaci alle vecchie e nuove povertà" e raccogliendo "le sfide che l'innovazione e la rivoluzione industriale sollecitano" e "le storiche opportunità per un nuovo rinascimento culturale, economico e quindi politico". 
Compito arduo, affascinante e, soprattutto, difficile da adempiere passando (solo) attraverso modifiche statutarie: sarà interessante vedere come il congresso discuterà e deciderà in merito. Già che ci si è, sarebbe il caso di notare anche che nello statuto è ancora descritto il vecchio simbolo del partito, quello disegnato da Aurelio Candido, in cui non era presente l'aggettivo "italiani" e la corolla della rosa - tratta dall'antico simbolo dell'Associazione Riformatori, sempre di Candido - era abbinata a "una 'R' in carattere stampatello minuscolo conformato a 'chiocciola'": se Ri non si scioglierà, sarà anche il caso di adeguare la descrizione del simbolo (soprattutto se si vorrà tentare la registrazione del partito secondo le procedure previste).