domenica 10 agosto 2014

Federare i Democristiani, un piano regione per regione

Mentre si aspetta di capire se almeno una delle strade immaginate per rimettere in moto la macchina della Democrazia cristiana, c'è chi tenta di tenere insieme almeno un po' di pezzi dello scudo (specie quelli sparsi regione per regione), provando ugualmente a contribuire alla riattivazione della Dc.
Da alcuni mesi, infatti, è nata la Federazione nazionale dei partiti regionali Democristiani (Federazione nazionale Democristiani per gli amici): con essa un gruppo di persone si è ripromesso di aggregare, nel rispetto dell'autonomia di ciascuno, "tutti i movimenti di matrice cattolica, liberale e riformista", nel nome dei "valori culturali occidentali, e nella specie i modelli delle moderne democrazie occidentali" e degli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. L'interesse, tuttavia, prima di tutto va i partiti regionali Democristiani che sono stati creati via via (dopo una decisione del 2009 del consiglio nazionale di quella Dc che all'epoca era guidata da Giuseppe Pizza), per portare avanti gli ideali diccì pur salvando l'autonomia di ogni realtà locale: la regionalizzazione era in qualche modo proseguita anche dopo la sentenza della Cassazione di fine 2010, anche se per qualcuno non c'era più motivo di andare avanti e bisognava ridare la parola agli iscritti del 1992-1993.
A guidare come segretario quest'aggregazione di gruppi, figli diretti o indiretti della Dc storica, è Ugo Grippo, attualmente anche segretario regionale della Dc Campania e originariamente proposto come Presidente del Consiglio nazionale della Dc-Fontana (poi a quella carica altri hanno candidato e fatto eleggere Ombretta Fumagalli Carulli, ovviamente prima che i giudici cancellassero a colpi di pronunce almeno un annetto di operazioni "riattivatorie"). A scorrere il nome dei consiglieri nazionali, si ritrovano nomi già noti a chi aveva frequentato gli ambienti delle varie sedicenti Democrazie cristiane, dal lombardo Achille Abbiati ad Armando Lizzi (segretario amministrativo della gestione Pizza), fino ad Alessandro Duce, mitico ultimo amministratore della Dc e primo del Ppi, prima di diventarlo del Cdu.Il sito della Federazione, www.democristiani.com, ha peraltro il pregio (raro, bisogna ammetterlo) di illustrare nel dettaglio il contrassegno scelto per quest'aggregazione politica, anche se l'immagine sa parlare da sé. Non poteva ovviamente mancare un accenno allo scudo crociato, collocato in alto a sinistra: esso, stando al sito, è lì "per indicare l’eredità lasciata e l’ispirazione dello storico partito della Democrazia cristiana", anche se il disegno è più simile a un triangolo stiracchiato, un po' come se fosse una vela e il risultato non è dei migliori.
I bracci della croce, in compenso, stavolta sono molto sottili, così la scritta maiuscola Libertas deve traslocare al di fuori, ma diventa l'elemento più evidente di tutto il contrassegno: "È grande e al centro, ad indicare – si legge sempre nel sito – i valori sani che vogliamo portare avanti, quelli della storica Democrazia Cristiana, in trasparenza a simboleggiare un po' la colonna portante delle intenzioni"
Il logo gioca molto sui colori rosso e blu, gli stessi del vecchio simbolo della Dc ("per poterne valorizzare l’identità"), ma ecco farsi strada delicatamente l'immancabile elemento tricolore, un nastrino ripiegato (anche se la posizione era quella dei "destri" di Democrazia nazionale). Ogni elemento di quel disegnino non sembra fatto a caso: "Il nastro tricolore per indicarne la nazionalità, l’intreccio per indicarne il forte legame con il Paese e il movimento ad indicarne la libertà e lo sguardo verso il futuro". Futuro nel quale, come è scritto a rosse lettere su fondo grigino, l'obiettivo è andare "verso il Ppe": "Una dicitura fondamentale – assicura il compilatore del sito – ad indicarne l’europeismo e la modernità". 
Prima di pensare al Ppe, tuttavia, la Federazione Democristiani ha un orizzonte assai più italiano da rincorrere: ci sarà la sfida della politica attiva, magari con la partecipazione alle elezioni se si riuscirà a mettere in campo un'organizzazione adatta e, soprattutto, a trovare un po' di risorse. La sfida sarà dura, ma i federati vedono praterie da conquistare. 

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