lunedì 18 agosto 2025

Quale Dc vuole? La 1, la 2 o la 3? (a essere ottimisti)

Alle volte alcuni comunicati stampa politici sembrano relativamente inoffensivi, portatori di notizie destinate al più a lasciare tracce lievi, appena percettibili. Chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica, tuttavia, non si lascia ingannare e sa che certe notizie nascondono un potenziale esplosivo notevole, qualcosa sia colto dalle persone giuste; se quelle notizie riguardano la Democrazia cristiana, poi, la deflagrazione è più che probabile, per ragioni che chi frequenta con costanza questo sito conosce fin troppo bene.
Si prenda, per esempio, una nota diffusa il 5 agosto dall'ufficio stampa del gruppo di Forza Italia al Senato e divulgata, ad esempio, dall'agenzia Agenparl:
In un incontro tra il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, e il senatore Raffaele De Rosa, rappresentante della Democrazia cristiana, è stato siglato un accordo politico che ha confermato l’appartenenza del senatore De Rosa al Gruppo del Senato di Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE in qualità di senatore indipendente e rappresentante politico della Democrazia cristiana. Nell’occasione, è stato ribadito il rapporto di sinergia e collaborazione tra il gruppo di Forza Italia e la Democrazia cristiana, nella piena valorizzazione delle rispettive identità politiche e dei valori che le contraddistinguono. Il senatore De Rosa continuerà ad esercitare la propria autonomia politica, programmatica e decisionale. Gli atti di voto, così come le valutazioni politiche in Aula e nelle Commissioni del Senato, saranno espressione della linea autonoma della Democrazia cristiana, nel quadro di un confronto leale e costante con il Gruppo di Forza Italia. È stato, infine, confermato l’impegno reciproco a sostegno delle rispettive iniziative, nella consapevolezza del contributo che la cooperazione tra Forza Italia e la Democrazia cristiana può offrire alla promozione dei valori cristiani, della dottrina sociale della Chiesa, dell’economia sociale di mercato e dei principi ispiratori che accomunano le tradizioni politiche di riferimento.
Online si può trovare traccia - in un articolo del Roma - della possibilità che Raffaele De Rosa, eletto senatore nel 2022 nel collegio uninominale di Acerra per il MoVimento 5 Stelle, uscito dal gruppo stellato all'inizio di febbraio del 2024 per passare - il giorno 21 - a quello di Forza Italia, già a fine luglio si preparasse a un nuovo passaggio, questa volta al gruppo misto, con la volontà di rappresentare la Democrazia cristiana. La nota del gruppo senatoriale forzista, in questo senso, suonava come una precisazione, per cui De Rosa, a prescindere dalla sua scelta di aderire a un altro partito, sarebbe rimasto nel gruppo da indipendente.
L'aderente alla citata schiera dei #drogatidipolitica che si fosse imbattuto in quella nota, però, si sarebbe già posto - anche con una certa enfasi - una domanda inevitabile: "Sì, va bene, ma di quale Dc stiamo parlando??" Già, perché nella nota in questione non è presente alcuna indicazione circa il vertice politico della Democrazia Cristiana evocata nell'accordo: questo non stupisce, dal momento che - secondo un copione ben noto - ognuna delle molte, innumerevoli Dc operanti ritiene di essere la Dc, l'unica legittima e originale e chi sigla accordi con uno qualunque di questi soggetti ha interesse a far intendere che a essere coinvolta è proprio la Dc "giusta", l'unica vera.
Indicazioni, insomma, non ce ne sono, dunque tocca andare per esclusione. Dall'elenco si può certamente depennare la Dc che ha come segretario nazionale Totò Cuffaro (www.dcitalia.it), visto il comunicato diffuso dai media il 10 agosto: "Il senatore Raffaele De Rosa non fa parte della Democrazia cristiana e non ha nessun titolo a firmare documenti per conto della Dc, utilizzandone impropriamente il nome. Non riusciamo a capire perché il senatore Maurizio Gasparri firmi accordi con chi sa non far parte a nessun titolo della Dc. Ingenerare confusione non serve certo alla coalizione e di centrodestra di cui la Dc fa parte". Torna in mente, in qualche modo, il periodo precedente le elezioni europee dello scorso anno, in cui proprio Cuffaro lamentò l'esclusione dalle potenziali candidature di Forza Italia (e non andò meglio con altri partiti in seguito), anche se poi alla fine disse che il suo partito - guidato prima di lui da Renato Grassi e Gianni Fontana - avrebbe comunque sostenuto il centrodestra. Non ha cambiato idea, ma veder spuntare un'altra Dc nel rapporto con Forza Italia, mentre erano alla vista altre consultazioni elettorali, non deve avergli certamente fatto piacere.
Depennata la Dc di Cuffaro, comunque, nel giro di ventiquattr'ore si è potuta tranquillamente escludere anche la Democrazia cristiana con Rotondi, quella con la balena bianca nel simbolo (il sito è www.dcconrotondi.it). Permette di escluderlo una breve dichiarazione proprio del suo leader, Gianfranco Rotondi: "Il nome Dc è stato concesso in uso solo al mio partito nel 2004, come tutti i tribunali hanno confermato. Tutti gli altri ne abusano, sono stato costretto ad aggiungere il mio nome per poter distinguere il nostro partito dal proliferare (misterioso e inquietante) di imitazioni strumentali. Guarda caso le Dc si moltiplicano da quando abbiamo deciso di sostenere Giorgia Meloni e Fdi". Va detto, a onor del vero, che la moltiplicazione delle Democrazie cristiane era iniziata ben prima del 2022 e dell'avvicinamento a Fratelli d'Italia della stesso Rotondi (e lui lo sa molto bene, avendo denunciato spesso il proliferare di scudi crociati). Quella breve nota di Rotondi, in ogni caso, sembrava diretta tanto a smentire eventuali legami di De Rosa con il suo partito, quanto a rispondere a Cuffaro, amico e compagno di storia democristiana ma accomunato dal deputato irpino a coloro che abusano del nome della Dc. Il che non contrasta con la proposta che lo stesso Rotondi fece tra gennaio e febbraio di quest'anno, invitando tutti coloro che avessero ritenuto di vantare qualche diritto o pretesa (politica o giuridica) sulla Dc a costruire un soggetto nuovo per poter rappresentare quell'area più concretamente e senza ulteriori contestazioni. 
Finora, in effetti, questo scenario di "ripartenza da zero" non sembra essersi verificato (per cui la causa intentata da Cuffaro davanti al Tribunale civile di Avellino continuerà), anche se qualcosa sul piano elettorale si muove. Si parla con una certa insistenza, infatti, della collaborazione tra Udc, Dc con Rotondi e Dc-Cuffaro per la presentazione di liste comuni alle prossime elezioni regionali, in particolare quelle previste in Calabria in autunno (del resto, c'è pur sempre una soglia del 4% da superare e unire le forze può fare comodo); ciò, tuttavia, non basta a spegnere le dispute giuridico-politiche in casa democristiana.
Il dubbio originario, comunque, non è ancora stato sciolto: se non si tratta della Dc-Cuffaro o della Dc con Rotondi, di quale Democrazia cristiana sarebbe espressione Raffaele De Rosa? Sembra di dover escludere la Dc che si riconosce nella segreteria di Nino Luciani (il quale rivendica, dopo essere stato primo firmatario della richiesta di convocare l'assemblea dei soci del 2016 a norma del codice civile, di avere materialmente convocato quella riunione e di avere continuato l'opera iniziata come presidente da Gianni Fontana): il fatto che il suo sito (www.democraziacristianastorica.it), l'account Fb di Luciani o le newsletter mandate periodicamente via e-mail non contengano accenni alla vicenda di De Rosa suggerisce di guardare altrove. Né questo altrove sembra potersi identificare nelle Dc guidate da Franco De Simoni o da Emilio Cugliari, sempre in mancanza di segni che rivendichino collegamenti con De Rosa. Nulla di simile appare anche dalle parti della Dc che riconosce come segretario Angelo Sandri, che certamente non si lascerebbe sfuggire l'occasione di comunicare di avere ottenuto in qualche modo una rappresentanza parlamentare. 
Sembra invece che la Dc di cui sostiene di essere rappresentante De Rosa possa identificarsi con quella che, dopo avere avuto come segretario Antonio Cirillo, a seguito del XX congresso di febbraio attualmente è guidata dall'ex ministra Elisabetta Trenta. Il partito, infatti, sta cercando da tempo di affacciarsi alla politica rilevante e in varie competizioni elettorali; in più in Campania, la regione di De Rosa, questa Dc sembra particolarmente attiva. La segretaria campana, Giuseppina Crescenzo, giusto l'11 agosto in un comunicato - pubblicato sul sito www.democrazia-cristiana.net - si è espressa sulla possibile partecipazione alle elezioni regionali, precisando che "La presenza della Democrazia cristiana nel Consiglio Regionale può significare il punto di equilibrio nel confronto politico e un punto di forza per la risoluzione dei temi più importanti che interessano il Paese. Il nostro impegno ha come obiettivo quello di far rivivere la Democrazia cristiana e con essa la vera politica, quella autentica che persegue il bene comune, che unisce giustizia, partecipazione, competenza e visione globale, stando vicino alla gente, ai lavoratori e alle imprese per ridare speranza e dignità all'Italia. [...] Siamo il partito al centro degli interessi del Paese e insieme ricostruiremo il nostro futuro". Prima ancora, a metà luglio, sempre Crescenzo aveva voluto smentire "categoricamente le affermazioni dell’On.le Gianfranco Rotondi, il quale si autoproclama presidente della Democrazia cristiana e annuncia un sostegno alla candidatura di Edmondo Cirielli", precisando che egli non rappresentava la Dc nata nel 1943 e che la Dc campana da lei guidata stava lavorando per la preparazione delle liste e confrontandosi con altre forze politiche "al fine di individuare il candidato presidente alla Regione Campania che meglio incarni i valori e gli obiettivi di sviluppo e benessere per la nostra regione".
Insomma, passa il tempo, passano le elezioni e le compagini parlamentari, ma la disfida politica e giuridica su chi rappresenti la Democrazia cristiana e chi possa utilizzarne i segni distintivi (in particolare il nome e lo scudo crociato) non sembra conoscere fine. Al punto tale che verrebbe davvero la tentazione di imitare Mike Bongiorno e di chiosare "Quale Dc vuole? La 1, la 2 o la trèèèèè?": non fosse che il numero 3, per quanto perfetto, non può bastare per esaurire tutte le Democrazie cristiane in circolazione...

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