La quarta regione, tra quelle che sono chiamate al voto in questo turno elettorale autunnale, è la Toscana, che rinnova la Presidenza e il Consiglio alla scadenza naturale, essendosi svolte le precedenti elezioni proprio cinque anni fa.
Il presidente uscente, Eugenio Giani, sostenuto dal centrosinistra, si ricandida (appoggiato da una coalizione più ampia) alle elezioni fissate per il 12 e il 13 ottobre, dovendosi confrontare con altri due aspiranti alla guida della giunta regionale; i tre candidati alla presidenza saranno sostenuti da 10 liste in tutto. Si tratta di numeri decisamente più ridotti rispetto al voto del 2020, quando i candidati alla presidenza erano 7 e le liste sulla scheda erano 15 (anche grazie a un taglio significativo delle firme da raccogliere, dovuto al voto in "epoca Covid-19").
I contrassegni delle liste saranno analizzati secondo l'ordine valido per la circoscrizione di Firenze 1; uno spazio alla fine sarà dedicato anche ai simboli che non finiranno sulla scheda (perché esclusi insieme alle loro liste o perché le rispettive forze politiche hanno ritenuto di non riuscire a raccogliere le firme in tempo utile e se ne sono lamentate davanti ai giudici amministrativi).
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Antonella Moro Bundu
1) Toscana Rossa
Unica donna in corsa per la guida della giunta regionale toscana è Antonella Moro Bundu, storica attivista, fiorentina di madre sierraleonese, già candidata sindaca di Firenze nel 2019 per Sinistra Italiana, Potere al popolo! e Firenze città aperta. La sostiene una sola lista, Toscana Rossa, dichiaratamente di sinistra: il contrassegno contiene le miniature dei simboli del Partito della rifondazione comunista, di Potere al popolo! e di Possibile. Il rosso è il colore dominante, del cerchio interno tagliato in alto (per ospitare le miniature ricordate: nessuna di queste, peraltro, era in grado di evitare la raccolta delle firme, non essendo quelle forze state rappresentate da un gruppo consiliare creato almeno sei mesi prima del voto) e del nome della regione inserito in un romboide bianco in primo piano: a fianco di questo si può notare un piccolo fiocco con la bandiera palestinese, lo stesso che era stato visto in altri simboli della stessa area politica in precedenti turni di elezioni regionali (per esempio in Emilia-Romagna lo scorso anno). Sono poco leggibili di, perché molto sottili, le parole "Pace | ambiente | salute | lavoro" collocate a metà della parte tinta di rosso.
Eugenio Giani
2) Eugenio Giani presidente - Casa riformista
Seconda candidatura da considerare è quella del presidente uscente, Eugenio Giani, sostenuto da un "campo (più o meno) largo", articolato per l'occasione in quattro liste. La prima, nella circoscrizione Firenze 1, è Casa riformista, che come si sa è stata promossa soprattutto da Italia viva (ed è probabile che questo sia stato sufficiente ad abbattere la raccolta firme), ma vede l'adesione anche di esponenti di +Europa, Psi, Pri (formazioni che, insieme ad Azione, avevano lavorato a una possibile lista denominata Avanti con Giani)o. In questo caso, tuttavia, il nome della lista è stato collocato nella parte inferiore sfumata, sotto la casa stilizzata: il rilievo maggiore, all'interno del contrassegno, è dato all'altra parte del nome, Eugenio Giani presidente. Proprio il rilievo di questa espressione fa pensare che Casa riformista, almeno in Toscana abbia anche il ruolo di "lista del presidente" (anche perché, come si vedrà, tutte le altre liste della coalizione sono espressione di partiti e il nome del candidato presidente non figura altrove).
3) Alleanza Verdi e Sinistra
Seconda formazione della compagine di liste che appoggia la ricandidatura di Giani è Alleanza Verdi e Sinistra. Non c'è in realtà moltissimo da dire sul contrassegno, che fa il suo esordio alle regionali toscane (essendo stato concepito solo nel 2022, ma le due componenti erano già presenti alle ultime regionali, sia pure su fronti diversi: Europa Verde sosteneva Giani, Sinistra italiana appoggiava Tommaso Fattori) ma è identico alla versione due volte depositata al Viminale. La lista comprende anche candidati di Ecolò; a rappresentare EV è la consigliera uscente Silvia Noferi, già M5S (attualmente componente del gruppo misto).
4) Partito democratico
Parte essenziale della coalizione che appoggia la ricandidatura di Giani è la lista del Partito democratico; cinque anni fa aveva conquistato quasi tutti i consiglieri della compagine che aveva sostenuto il candidato divenuto Presidente. Proprio come allora, il Pd ha scelto di indirizzare alle schede elettorali il suo simbolo ufficiale ufficiale senza alcuna aggiunta o variazione: nemmeno in questo caso, infatti, il cognome di Giani ha trovato posto all'interno del cerchio.
5) MoVimento 5 Stelle
La vera novità all'interno del gruppo di formazioni che sostiene il presidente uscente e ricandidato è costituita dal MoVimento 5 Stelle, che nelle precedenti occasioni aveva sempre sostenuto proprie candidature autonome. L'accordo per queste elezioni è stato firmato da Giani e dalla precedente candidata Irene Galletti, con la presenza rilevante della vicepresidente nazionale del M5S Paola Taverna, per cui non è certo passato inosservato sui media. Nulla di particolare da dire sul simbolo del MoVimento, se non il fatto che si tratta della terza versione a finire sulle schede (2015 con Beppegrillo.it, 2020 con Ilblogdellestelle.it, 2025 con il riferimento al 2050 come anno della neutralità climatica).
Alessandro Tomasi
6) Noi moderati - Civici con Tomasi
Terzo e ultimo candidato, tra quelli ammessi a concorrere a queste elezioni regionali, è Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e proposto dal centrodestra. Prima lista da citare è quella presentata da Noi moderati, partito che - espressione di un gruppo parlamentare, al pari degli altri partiti della coalizione - ha avuto bisogno di pochissime firme per correre. Nel contrassegno, peraltro, trova posto anche la dicitura "Civici per Tomasi" (è in lista anche il consigliere regionale uscente Andrea ulmi, eletto con la Lega ma ora rappresentante della componente del gruppo misto Merito e lealtà), scritta che ha un rilievo appena inferiore rispetto a quello del nome del partito; per farle trovare posto, però, il ponte tricolore è stato "schiacciato" e deformato e in alto non è stato inserito il riferimento al Ppe.
7) Forza Italia - Unione di centro
Altra lista del centrodestra è quella dominata da Forza Italia, che occupa all'interno del contrassegno circa due terzi dello spazio: ha riservato per sé la parte superiore, a costo di ridurre le dimensioni della bandierina e - in misura minore - del cognome di Silvio Berlusconi. La parte inferiore, tinta di blu, serve invece a contenere il riferimento al candidato presidente e la miniatura - leggermente debordante - del simbolo dell'Unione di centro (anche nel 2020 l'Udc aveva fatto la lista con Fi, ma era stata citata solo con la sigla). L'impressione complessiva è di un contrassegno decisamente pieno.
8) Lega - Il Popolo della Famiglia
A sostegno di Tomasi c'è anche la lista della Lega, che partecipa con il suo contrassegno consolidato, molto simile a quello già visto nel 2020, tranne che per due particolari. Il primo, al di sotto del cognome di Matteo Salvini (che stavolta non ha rischiato di trovare un omonimo-cognonimo sulla scheda) non c'è la parola "premier", ma il riferimento alla regione; il secondo, a destra della statua di Alberto da Giussano c'è la miniatura del simbolo del Popolo della Famiglia, che ha concorso alla formazione delle liste. Questa è la sola lista della coalizione a non contenere il nome del candidato presidente.
9) È ora! - Lista civica per Tomasi presidente
L'unica formazione a sostegno di Tomasi che non esibisce alcun simbolo di partito è È ora! Lista civica per Tomasi presidente: non è quindi difficile identificare queste candidature come quelle da ritenersi più vicine all'aspirante presidente proposto dal centrodestra. Il contrassegno scelto è relativamente vuoto, basato soprattutto sulla prima parte del nome, "che rimanda a 'è ora di cambiare' e che racchiude un programma chiaro", come si legge nella nota che spiega il simbolo: "In questa tornata elettorale si può cambiare, dopo 55 anni di potere senza alternanza democratica. È ora di farlo". Il blu carta da zucchero è leggermente dominante, insieme al Bianco dello sfondo, ma emerge nettamente l'espressione "È ora!" proposta in rosso scuro, mentre una serie di punti colorati si affianca al puntino del punto esclamativo, sottolinea il concetto; al centro c'è la dicitura maiuscola "Lista civica", ben visibile (pur essendo sottile) "come a rivendicare la volontà di entrare in Consiglio regionale per essere quel presidio civico per le istanze di tutti i toscani che fino ad oggi è mancato".
10) Fratelli d'Italia
Chiude la coalizione di centrodestra e anche le liste presentate e ammesse a queste regionali toscane Fratelli d'Italia, che si distingue dalle altre elezioni viste finora per avere recuperato una conformazione del contrassegno più frequente negli anni scorsi e un po' messa da parte di recente: il riferimento giallo a Giorgia Meloni sta in alto, con "per" a fianco (a quel carattere sembra essersi ispirata la civica di Tomasi per la stessa preposizione), poco sopra al centro - sempre su fondo blu - è stato collocato il riferimento al candidato presidente - che, non a caso, aderisce a Fdi - e in basso trova posto il simbolo ufficiale del partito.
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Sembra opportuno anche dare conto delle iniziative di tre simboli che sulle schede non finiranno, se non altro perché in loro nome sono stati presentati due ricorsi, peraltro respinti dai giudici amministrativi.
Si era rivolto al Tar Toscana già prima della presentazione delle candidature il Movimento sociale Fiamma tricolore: il partito, guidato da Daniele Cerbella e difeso da Marco Tarelli (vicesegretario e abogado), lamentava come la necessità, per le liste non presenti con proprio gruppo in Consiglio regionale, di raccogliere circa 8mila firme (per concorrere in tutta la Regione) creasse evidenti sproporzioni rispetto alle forze politiche "quasi esonerate" perché, visti i tempi di indizione delle elezioni, dette raccolta doveva sostanzialmente svolgersi tutta nel mese di agosto, con le difficoltà che questo comporta per l'assenza delle persone a causa delle vacanze. La lamentela si traduceva in una richiesta di annullare e, in via cautelare, sospendere in questa stazione il decreto che aveva indetto le elezioni, individuando una data successiva che non comprimesse il diritto a presentare candidature.
Il Tar, però, ha giudicato il ricorso irricevibile, ritenendolo tardivo: il decreto di indizione, infatti, era stato pubblicato sul bollettino regionale il 18 agosto, avrebbe dovuto essere impugnato entrò i tre giorni successivi, mentre l'impugnazione risalirebbe al 15 settembre.
Vale peraltro la pena di sottolineare che uno ricorso simile era stato presentato ancora prima da Democrazia sovrana popolare e dal suo potenziale candidato presidente Hubert Ciacci (imprenditore già vicino alla Lega): nell'atto, tra l'altro, ci si lamentava del fatto che, svolgendosi le elezioni alla scadenza naturale del consiliatura, sarebbe stato possibile possibile in dire con anticipo le elezioni regionali, in modo da consentire alle liste non rappresentate in consiglio di avviare la raccolta firme fruendo di tutti i 180 giorni antecedenti la scadenza della presentazione delle candidature indicati dalla legge n. 53/1990 per cercare i sottoscrittori, mentre la necessità di indicare sui moduli di presentazione della lista anche la data della competizione elettorale ha limitato il periodo utile sostanzialmente a un solo mese: sulla base di questo, sì gliel'ho chiesto di sospendere e annullare l'indizione del voto, ma potenzialmente anche la disapplicazione della norma regionale in materia di sottoscrizione delle liste o una sua rilettura costituzionalmente conforme, da tradurre in una riduzione del numero delle firme richieste. Il Tar, in compenso, ha ritenuto il ricorso inammissibile (perché la raccolta firme era ancora possibile e non c'era nessuna supposta immediata lesione di diritti che potesse giustificare l'impugnazione del decreto di indizione prima del voto) e pure infondato: "la raccolta delle sottoscrizioni finalizzate alla presentazione delle liste non presuppone la previa pubblicazione del decreto presidenziale di indizione delle elezioni, ben potendo avvenire anche prima della sua adozione", considerando pure che "il comma 4 dell’art. 11 della L.R.T. 51/2014 non prevede che i moduli (peraltro sempre disponibili da parte degli interessati) debbano indicare la data esatta delle elezioni" (buono a sapersi...), mentre ogni lamentela di incostituzionalità sarebbe stata in contrasto con la natura accelerata del processo amministrativo pre-elettorale e, comunque, non fondata ("il sistema legislativo regionale [...] non impedisce alle formazioni politiche che intendono partecipare alla competizione elettorale [...] di predisporre l’organizzazione necessaria alla raccolta delle firme con congruo anticipo rispetto alla fissazione della data di svolgimento della stessa").
Aveva invece presentato proprie liste tra il 12 e il 13 settembre Forza del Popolo, il partito fondato e guidato da Lillo Massimiliano Musso, scegliendo come candidato presidente Carlo Giraldi, medico e fondatore del Centro Medico Amico. Tutte le liste però in un primo tempo non erano state ammesse per la ritenuta mancanza di un congruo numero di certificati di iscrizione alle liste elettorali dei sottoscrittori; in seconda battuta, dopo aver chiesto il riconteggio anche dei certificati su supporto Usb, la lista è stata riammessa nella circoscrizione Firenze 1, ma non nelle altre, così liste e candidatura a Presidente sono state ricusate. Forza del Popolo ha presentato ricorso, allegando che una parte dei certificati cartacei non erano ancora stati consegnati dai comuni o lo erano stati a ridosso della consegna e che dunque era possibile anche l'integrazione dopo il termine per presentare le liste.
Per il Tar Toscana, però, il ricorso non era fondato. I giudici avevano innanzitutto sostenuto che "i certificati di iscrizione nelle liste elettorali dei sottoscrittori [fossero] stati prodotti in parte in formato cartaceo e in parte in formato digitale su supporto USB", al punto che "tale massiva e disorganizzata produzione documentale, oltre che non di facile consultazione (trattandosi di certificati talvolta di immediata lettura e talaltra consultabili mediante collegamento alla e-mail trasmessa dal Comune) non ha consentito di procedere a una compiuta verifica dei certificati prodotti e al corretto accertamento della corrispondenza di detti certificati con il relativo sottoscrittore". Secondariamente, rispetto alla lamentela della lista per cui sarebbe stato possibile consegnare i documenti mancanti e ricevuti in ritardo anche oltre le ore 12 del 15 settembre (giorno successivo alle contestazioni degli uffici circoscrizionali), il collegio ha ritenuto che "la produzione alluvionale di documentazione effettuata dalla ricorrente" (ritenuta "copiosa e confusa", di non "pronta e facile consultazione da parte del Collegio e non [...] compatibile con il celere esame proprio del rito elettorale, che richiede tempi immediati per la pubblicazione della sentenza e che non ammette dilazioni temporali per compiere attività istruttoria") non fosse idonea "a comprovare la non imputabilità del ritardo, non essendo state fornite in giudizio prove di facile riscontro circa la completezza e della idoneità dei certificati fatti pervenire alla Commissione".
Nemmeno il ricorso al Consiglio di Stato ha avuto esito migliore: il collegio ha anzi sposato un orientamento più restrittivo, per cui il termine delle ore 12 del 29° giorno prima del voto per depositare i documenti richiesti sarebbe perentorio, per contemperare "il principio del favor partecipationis con le esigenze di celerità e certezza del procedimento elettorale", così non si sarebbe potuto depositare alcun documento dopo il 15 settembre (e direttamente all'Ufficio centrale regionale). Quanto alle richieste di considerare anche i certificati informatici (consegnati in tempo) che avrebbero consentito di raggiungere il numero sufficiente, i giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che il ricorso non avesse contestato nel dettaglio "fatti - id est, la regolarità dei certificati digitali e la loro riferibilità ai sottoscrittori della lista - specificamente smentiti dagli stessi provvedimenti oggetto di impugnazione, se non previa specifica contestazione (anche) di quanto attestato da questi ultimi in punto di fatto"; di più, non avrebbe potuto "che ridondare in danno del presentatore della lista l'inadeguatezza delle modalità di produzione dei documenti al fine di dimostrare il possesso di requisito di legge per la presentazione della lista; in particolare, è legittimo motivo di esclusione l'inadeguatezza della produzione digitale dei certificati elettorali a consentire all’ufficio elettorale il controllo agevole ed immediato della corrispondenza dei certificati elettorali con i sottoscrittori della lista che deve essere garantito nel procedimento elettorale". La vicenda contenziosa, peraltro, potrebbe non essere terminata: il sito di Forza del Popolo indica che "le elezioni regionali toscane sono a rischio di annullamento, perché se si prova (come è) che i certificati erano sulla chiavetta sin dal primo deposito per almeno tre circoscrizioni (Arezzo, Firenze 4 e Siena), sulla cui validità di produzione in digitale lo stesso Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente, creando un precedente nazionale importantissimo, dopo la proclamazione degli eletti il TAR Toscana sarà chiamato ad entrare nel merito". Delle candidature alle regionali toscane, dunque, probabilmente si parlerà ancora a lungo.
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