giovedì 27 novembre 2025

Salvini, "via Premier dal simbolo della Lega"

È appena calato il sipario su una procedura elettorale di rilievo (le regionali in Veneto, Campania e Puglia, dopo il precedente voto in Valle d'Aosta, Marche, Calabria e Toscana, spacchettato lungo tutto l'autunno) ed è già tempo di pensare a simboli nuovi; più esattamente, a rinnovare qualche simbolo esistente (dopo gli esperimenti già fatti proprio durante queste regionali). Novità che probabilmente riguarderanno almeno in parte anche il simbolo della Lega guidata da Matteo Salvini, almeno stando a quello che lo stesso segretario federale ha dichiarato direttamente.
Intervistato da Lorenzo De Cicco per la Repubblica (nel quotidiano uscito ieri), Salvini ha sostanzialmente confermato il ruolo di leader di Giorgia Meloni per il centrodestra anche alle prossime elezioni politiche previste per il 2027, dunque come candidata naturale alla Presidenza del Consiglio ("Sta facendo molto bene il premier, spero continui"). E se sulle modifiche apportabili alla legge elettorale non si è sbottonato granché, lasciando che tecnici e #drogatidipolitica si esercitino in ipotesi e scenari da rincorrere o da evitare ("È una delle cose che mi appassiona di meno nella vita. Va garantito che chi vince, governi. E vanno coinvolte le opposizioni. Su maggioritario e proporzionale sono neutrale. L'importante è rinsaldare il legame dell'eletto con il territorio"), ha detto qualcosa sul futuro del simbolo della "sua" Lega. A De Cicco che gli aveva chiesto se fosse vero che per le elezioni politiche si stava pensando a una modifica del simbolo, Matteo Salvini ha risposto: "Abbiamo diverse proposte per modernizzarlo. Visto che sarà Meloni la candidata premier, sarebbe curioso tenere la scritta 'Salvini premier'. Alberto da Giussano invece resterà".
Da una parte è facile notare che nell'ultima tornata di elezioni regionali il cognome di Salvini è stato sostituito da quello del rispettivo candidato presidente (anche quando non era diretta espressione della Lega), così come in passato sono stati inseriti i riferimenti agli aspiranti sindaci o presidenti. Dall'altra, basta guardare le altre regionali di quest'anno per ritrovare il riferimento a Salvini così come lo si era visto a partire dalle elezioni politiche del 2018. Ci sono stati, dunque, due diversi atteggiamenti, entrambi sicuramente frutto di scelte del vertice del partito (o, comunque, da questo condivise). Va peraltro dato atto che il contrassegno coniato per le elezioni politiche del 2018 - all'epoca come espressione congiunta della Lega Nord e della Lega per Salvini premier, poi solo di quest'ultima, grazie al "prestito" di Alberto da Giussano da parte della Lega Nord - è rimasto intatto da allora in tutte le occasioni elettorali di livello nazionale, dunque ogni modifica, anche lieve, avrà sicuramente rilievo.
Certo è che, se sarebbe certamente curioso mantenere la dicitura "Salvini premier" in un contrassegno in cui l'aspirante Presidente del Consiglio della coalizione fosse un'altra persona (mentre invece sarebbe meno paradossale se la Lega per Salvini premier scegliesse di non cambiare il proprio nome: sarebbe comunque legittimo mantenere visibile il progetto e l'auspicio di fare arrivare Matteo Salvini a Palazzo Chigi nella "ragione sociale" del soggetto politico), non ci sarebbe ormai nulla di strano a mantenere il riferimento al cognome del segretario federale nel fregio elettorale, al di sotto dell'immagine del guerriero di Legnano che ormai è finita sulle schede elettorali di tutta l'Italia (sempre con il leon da guèra sullo scudo, votato anche nelle Regioni del Sud). Del resto, il cognome di Umberto Bossi comparve per la prima volta - salvo errore - nel 2006, quando tutti i partiti del centrodestra decisero di correre con il cognome del loro leader in evidenza nel contrassegno. Allora però anche quello era un elemento della competizione, mentre oggi (e nel 2027) il ruolo di aspirante Presidente del Consiglio non sembra affatto in discussione.

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