sabato 17 luglio 2021

Europa Verde - Verdi: "Via il simbolo alla componente Facciamo Eco"

Nemmeno una settimana fa, nel dare notizia dell'evoluzione della Federazione dei Verdi nel nuovo soggetto politico Europa Verde - Verdi, ci si era interrogati sul destino della componente politica del gruppo misto alla Camera Facciamo Eco, nata a marzo grazie al sostegno (determinante) del partito del Sole che ride. Si pensava che entro qualche giorno 
il nome della compagine potesse cambiare, inserendo al suo interno anche il riferimento a Europa Verde per rendere visibile pure nelle aule parlamentari l'evoluzione del progetto politico. Non sarà così, anzi, almeno per ora il riferimento ai Verdi sparirà proprio dall'aula di Montecitorio: due giorni fa, infatti, la direzione nazionale di Europa Verde - Verdi ha deciso all'unanimità di revocare la concessione del simbolo della Federazione dei Verdi alla componente parlamentare. Che, evidentemente, è destinata a cessare alla prima seduta utile, a meno che un'altra forza politica che ha partecipato alle elezioni del 2018 le consenta di "sopravvivere". 
Vale giusto la pena richiamare in breve l'inizio di questa storia. La componente del gruppo misto 
Facciamo Eco era nata lo scorso 10 marzo ad opera dei deputati Rossella Muroni (eletta in Leu), Alessandro Fusacchia (eletto in +Europa) e Lorenzo Fioramonti (eletto nel M5S). Questa si era potuta costituire, tuttavia, solo grazie all'apporto dei Verdi, in quanto forza politica presentatasi alle ultime elezioni politiche con il proprio simbolo visibile sulla scheda elettorale (sia pure all'interno delle liste Insieme Italia Europa). Il regolamento della Camera, all'art. 14, comma 5, consente la formazioni di componenti politiche interne al gruppo misto, purché siano composte da almeno dieci membri, senza che sia richiesta alcuna omogeneità politico-partitica; si fa eccezione alla regola permettendo il sorgere di componenti con almeno tre membri, purché questi appartengano a minoranze linguistiche tutelate dalla Costituzione oppure - ed è il caso più frequente - "rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali". 
Sulla base di questa disposizione (e visto il modo piuttosto generoso in cui essa è stata finora interpretata), la Federazione dei Verdi - che allora aveva come co-portavoce Elena Grandi e Matteo Badiali - aveva stretto un rapporto di collaborazione con i tre membri originari della componente, concedendo loro l'uso del proprio simbolo e, soprattutto, acconsentendo a dirsi rappresentata alla Camera dai membri della componente. Se il simbolo dei Verdi, in particolare il sole che ride, era a disposizione della compagine fin dall'inizio, alla sua nascita Facciamo Eco era soprattutto un'etichetta, senza una resa grafica precisa, anche se erano stati individuati due colori (verde e viola) usati come elemento visivo ricorrente nei materiali e nei contenuti diffusi. Il 26 marzo, sulla pagina Facebook della componente - alla quale avevano aderito fin dall'inizio anche i deputati Andrea Cecconi e Antonio Lombardo (entrambi eletti nel MoVimento 5 Stelle) - era apparsa una grafica tinta degli stessi colori, con "Facciamo" viola in alto ed "Eco" verde subito sotto, molto evidente e con due elementi curvilinei alle estremità per dare l'idea dell'eco acustica che si propaga. In più di un'occasione i membri della componente hanno accostato il loro nome principale a quello dei Verdi, senza far pensare che ci fossero problemi in questo senso.
Proprio ieri, invece, una comunicazione a iscritte e iscritti dei due freschissimi co-portavoce di Europa Verde - Verdi, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi (eletti una settimana fa all'assemblea costituente della forza politica), ha fatto capire che alcuni problemi, nemmeno tanto lievi, erano invece sorti ed erano tali da richiedere un intervento deciso. Se i Verdi avevano accettato di farsi rappresentare in Parlamento da Facciamo Eco (concedendo all'unanimità l'uso del proprio simbolo) "
nella prospettiva di un processo politico unitario e di una positiva collaborazione politico-programmatica", scorrendo la deliberazione della direzione nazionale di Europa Verde - Verdi si apprende di "crescenti divergenze politiche e programmatiche rispetto alla posizione da assumere nei confronti del Governo Draghi". 
Per dirla in poche parole, il consiglio federale dei Verdi il 22 maggio aveva scelto di collocare il partito all'opposizione del governo guidato da Mario Draghi, pur avendo inizialmente "accolto con speranza l’avvento del governo Draghi e le promesse sulla transizione ecologica". Promesse che, a detta dell'organo collegiale dei Verdi, non sarebbero state mantenute, sotto vari piani: nella deliberazione si segnala innanzitutto che la relazione al Pnrr prevede "l'aumento delle spese militari e la richiesta di fondi sul ponte sullo Stretto di Messina" (due punti incompatibili "con la storia del movimento ecologista e pacifista italiano"), eppure i membri della componente si sono astenuti sul punto, così come sull'intero Pnrr "che non rispetta gli obiettivi sul clima" (perché "sottrae risorse al trasporto pubblico, alla depurazione, alla mobilità elettrica, alle rinnovabili, favorendo ancora le fonti fossili, alla lotta allo smog, alle bonifiche dei siti inquinati, agli asili nido e all'imprenditoria femminile"), mentre la componente avrebbe addirittura votato a favore del fondo complementare del PNRR "che finanzia l'Alta velocità nel sud a discapito degli investimenti sui treni regionali, che al 50% ancora oggi sono alimentati a gasolio". 
Europa Verde - Verdi contesta poi al governo Draghi il parere favorevole dato alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina ("un’opera che verrebbe realizzata in un'area ad alta sismicità e che sarà finanziata dal governo utilizzando le risorse che si sono liberate da quelle opere finanziate dai fondi del Recovery Plan"), così come la presentazione di "riforme in campo ambientale come il 'd.l. semplificazioni' che diminuiscono le tutele e rinunciano ad investire sui controlli ambientali" e il rifinanziamento della marina militare libica, mentre "la guardia costiera libica è accusata di torture ai danni di migranti e molti video documentano le atrocità commesse". Una stoccata è diretta anche al ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale avrebbe riaperto "discussioni chiuse dai referendum popolari come quella sulla realizzazione delle centrali nucleari, o autorizzando nuove trivellazioni per la ricerca di idrocarburi, frenando gli investimenti sulla mobilità elettrica ritenuta dal ministro non conveniente almeno fino ai prossimi dieci anni nel nostro paese andando in controtendenza a quello che accade in tutto il mondo che investe nell’auto elettrica" 
Insomma, per Europa Verde - Verdi il partito non può certo sostenere Draghi, ma deputate e deputati della componente Facciamo Eco - Verdi sarebbero stati indisponibili ad "assumere una collocazione politica all’opposizione del governo Draghi che non può limitarsi alla semplice critica come invece proposto" da Rossella Muroni. Europa Verde - Verdi ha preso atto di ciò, riconoscendo libertà e autonomia ai membri della componente ma rivendicando lo stesso per sé.
La situazione, già delicata sul piano parlamentare, sarebbe acuita dal non aver riscontrato "alcuna disponibilità da parte della componente parlamentare" al sostegno di liste di Europa Verde - Verdi o alla formazione di "liste verdi ecologiste e civiche comuni per le prossime elezioni amministrative e regionali". I vertici dei Verdi, che avrebbero dato vita in seguito a Europa Verde - Verdi, già dallo scorso novembre - come si legge sempre nel deliberato della direzione nazionale - avrebbero chiesto più volte a Rossella Muroni "di cooperare insieme per costruire una lista Verde, ecologista, civica e femminista per le prossime elezioni di Roma Capitale", mentre lei a fine giugno avrebbe comunicato alla Federazione dei Verdi "che la componente Facciamo Eco-Federazione dei Verdi non si sarebbe occupata di elezioni amministrative". Una posizione considerata "contradditoria e opposta a quella realmente praticata", in base alle notizie riportate dal Pd Roma e da altre forze politiche, in base alle quali proprio Muroni starebbe "partecipando attivamente e in prima persona alle riunioni per la costruzione di una lista civica ecologista concorrente alla lista di Europa Verde - Verdi all’interno della coalizione a sostegno del candidato sindaco di Roma Roberto Gualtieri": ciò avrebbe creato "non poco stupore", facendo concludere che "il simbolo dei Europa Verde-verdi non può essere concesso per favorire liste concorrenti e contrapposte alle elezioni amministrative". 
Il fatto stesso, infine, che nell'ultima newsletter della componente parlamentare si sia espressa la volontà di darsi "una struttura ben definita, con l’obiettivo, entro la fine dell’anno, di iniziare ad essere presenti anche fuori dal Parlamento", con la costruzione di "una rete di tante realtà che condividano la nostra agenda e i nostri valori", è stato ritenuto da Europa Verde - Verdi "esplicitamente divaricante rispetto all’iniziale prospettiva di un processo politico unitario, pur nella reciproca autonomia". 
Il documento approvato dunque parla di "comune decisione" (non è chiaro se ci si riferisca solo ai componenti della direzione nazionale di Europa Verde - Verdi, a interlocuzioni con i Verdi Europei o se la decisione sia stata condivisa pure da Facciamo Eco) di sospendere fino alle elezioni amministrative la costruzione del percorso unitario. Sulla base di ciò, la direzione di Europa Verde - Verdi ha deciso all'unanimità "di revocare la concessione del simbolo della Federazione dei Verdi, oggi nella disponibilità di Europa Verde-Verdi che ne rappresenta la continuità giuridica, alla componente parlamentare Facciamo Eco"; questo non fa venir meno l'auspicio affinché si lavori per creare "subito dopo le elezioni amministrative, come comunemente deciso anche con i Verdi Europei, le condizioni di un lavoro comune, che possa rendere nuovamente possibile una proficua e rinnovata collaborazione anche in Parlamento".
Al di là dell'auspicio, va rilevato che quando il rappresentante di Europa Verde - Verdi (Bonelli o Evi, ma più probabilmente il tesoriere e legale rappresentante Francesco Alemanni) comunicherà alla Presidenza della Camera la revoca del simbolo alla componente Facciamo Eco, che non rappresenta più la Federazione dei Verdi, la citata componente non avrà più ragione di esistere proprio per il venir meno del "requisito della rappresentanza di un partito o movimento politico richiesto ai sensi dell'articolo 14 comma 5, secondo periodo, del Regolamento". Questo era stato scritto sul sito della Camera a proposito della cessazione - il 17 dicembre 2019 - della componente Cambiamo - 10 volte meglio: quest'ultima forza politica (presente alle ultime elezioni solo in poche circoscrizioni e senza alcun proprio rappresentante in Parlamento) nel maggio del 2019 aveva dichiarato di sentirsi rappresentata dalla componente (che all'inizio si chiamava Sogno Italia) e poi aveva ritirato la dichiarazione di rappresentanza, comportando la cessazione della componente (e causando le proteste di chi, come il costituzionalista Salvatore Curreri, riteneva pericoloso che a decidere sul sorgere o sulla "fine" di un'articolazione parlamentare fosse un soggetto politico del tutto esterno alle Camere), mentre i suoi membri residui qualche settimana dopo avrebbero aderito alla componente ridenominata "Noi con l'Italia - Usei - Cambiamo! - Alleanza di centro".
Facciamo Eco, dunque, sembra destinata alla consunzione. Quel nome potrebbe non sparire però dalla vita e dai resoconti della Camera se un'altra delle forze politiche che hanno partecipato alle elezioni politiche del 2018 con il loro simbolo - anche all'interno di altri contrassegni, anche solo in poche circoscrizioni - accettasse di dirsi rappresentata da Facciamo Eco e mettesse a disposizione, insieme al proprio simbolo, la possibilità di costituirsi in componente politica del gruppo misto conferita dal regolamento. Ben difficilmente, tuttavia, questo potrebbe far sopravvivere la componente che oggi esiste: è molto più probabile che di questa si dichiari la cessazione e che il Presidente della Camera autorizzi subito dopo il sorgere di una nuova componente (grazie all'apporto di una diversa forza politica) sulla base della richiesta pervenutagli. 
Il precedente - non identico, ma con alcuni elementi di somiglianza - su cui si poggia quest'idea ha riguardato, nella scorsa legislatura, la compagine di Alternativa libera, formata da deputate e deputati che avevano ottenuto l'elezione nel MoVimento 5 Stelle: sorta nel febbraio 2015 come componente "maggiore" formata da dieci membri e poi sopravvissuta, dopo alcune defezioni, grazie all'arrivo dei rappresentanti di Possibile (forza politica nata dopo le elezioni del 2013, dunque senza facoltà di costituire una propria componente), una volta scesa sotto la consistenza minima richiesta dal regolamento è stata dichiarata cessata il 20 marzo 2017; lo stesso giorno, le cinque persone elette che si riconoscevano ancora in Alternativa libera hanno chiesto e ottenuto di formare una componente grazie al sostegno tecnico di Tutti insieme per l'Italia, al dichiarato scopo di non disperdere lo staff tecnico che aveva assistito la componente sino a quel momento. Nonostante questo, però, lo staff dovette comunque lavorare a fianco di una nuova componente, non potendosi evitare lo scioglimento di quella precedente poiché erano venute meno le condizioni per la sua permanenza in vita (cioè il numero minimo richiesto dal regolamento, che in ogni caso non ci sarebbe più stato dopo la scelta annunciata di Possibile di aderire al gruppo di Sinistra italiana). Anche in questo caso, se non altro per una questione di trasparenza e correttezza, ove un'altra forza politica concedesse a Facciamo Eco di esistere di nuovo come componente, sarebbe opportuno che quella nata grazie ai Verdi cessasse, per poi rinascere subito dopo con il supporto di un altro soggetto politico.
Proseguono dunque le meraviglie - per chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica tali sono - del gruppo misto della Camera, a dispetto delle proposte di modifica del regolamento che cercano di scoraggiare fenomeni simili, oltre a quello più generale del transfughismo (il cambio diffuso di casacca, detto in altre parole). Nonostante questo, non sarà così facile voltare pagina del tutto: se ne parlerà tra qualche giorno più nel dettaglio, analizzando la proposta di modifica al regolamento presentata dal Pd a fine giugno.

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