In qualche modo, in questo sito lo si era previsto; più esattamente, era una delle ipotesi in campo. Quando ad agosto si era provato a immaginare le nuove componenti del gruppo misto alla Camera, tra la dozzina di possibili formazioni che avevano partecipato alle ultime elezioni politiche e, dunque, potevano permettere la costituzione in componente anche a forze politiche con meno di 10 deputati e nate in corso di legislatura, si era citata anche Tutti insieme per l'Italia: dal 20 marzo 2017, quel soggetto politico è approdato alla Camera, dando luogo alla componente "Alternativa libera - Tutti insieme per l'Italia".
Di che progetto si tratta? Si è di fronte a una lista civica che, come si legge nella sua pagina Facebook, "nasce con lo scopo di valorizzare, sostenere e promuove iniziative che garantiscono il Lavoro, l’Arte, la Musica, la Cultura e lo sviluppo turistico-culturale, le attività Teatrali, Danza, Letteratura Circensi e dello Spettacolo Viaggiante, il Volontariato, il Sociale inteso come: la dignità della persona, la centralità della famiglia, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà", con l'obiettivo di creare posti di lavoro in ogni settore.
A fondarla è stato Antonio Corsi, dall'anno scorso al suo quinto mandato da sindaco nel piccolo comune frusinate di Sgurgola (gli ultimi mandati li ha conquistati con la lista Insieme per Sgurgola, di respiro certamente più locale). Corsi è noto soprattutto per il suo impegno nella musica: nel 1974 era entrato nella banda del suo paese, dopo il diploma in tromba (tra il conservatorio di Frosinone e Santa Cecilia) ha lavorato in sedi prestigiose (Accademia di Santa Cecilia e Teatro dell'Opera a Roma, Teatro San Carlo a Napoli), poi ha insegnato musica nelle scuole; col tempo è diventato un habitué anche della politica locale, visto che risale al 1997 il suo primo mandato da sindaco (su posizioni ritenute di centrodestra), ruolo in cui non ha trascurato la sua passione musicale (nel 2005 ha fatto nascere, sempre a Sgurgola, il Museo delle Bande Musicali).
Lo stesso interesse musicale è stato trasfuso a livello nazionale: prima con il sostegno a un paio di proposte di leggi sulla musica popolare (nel 1998 e nel 2008, nessuna di queste ha compiuto l'iter parlamentare), poi con la nascita del progetto politico-civico Tutti insieme per l'Italia, la cui estrazione musicale è garantita dalla chiave di Sol bianca (collocata sopra la sagoma tricolore dell'Italia e, nella nuova versione, più discreta e trasparente). "In Italia - si legge nella pagina Facebook - esistono circa 4600 bande musicali, 3500 gruppi corali, 2500 cori Scolastici, 3000 cori parrocchiali e 750 gruppi folklorici", gruppi con una presenza capillare e che "rivestono un ruolo fondamentale nella nostra società in quanto depositari di cultura", risultando pure "un validissimo strumento d'aggregazione, di comunicazione e di socializzazione tra giovani, meno giovani, adulti e anziani", oltre che un vivaio per i conservatori. Si tratterebbe dunque di difendere queste realtà, dando rilevanza alla musica amatoriale e popolare (ma senza trascurare i cultori di altri generi) proponendo regimi fiscali agevolati, maggiori risorse, spazi nelle scuole, manifestazioni e convenzioni che garantiscano visibilità (anche a livello turistico), eccetera.
Dal 20 marzo, si diceva, queste istanze possono avere in qualche modo ingresso in Parlamento, grazie all'accordo stipulato con Corsi dai deputati che fanno riferimento ad Alternativa libera, componente nata dopo la fuoriuscita degli stessi dal MoVimento 5 Stelle e che aveva proseguito la sua esistenza - da novembre 2015 - grazie all'ingresso di Giuseppe Civati e degli altri deputati di Possibile. Già il 17 marzo, tuttavia, l'abbandono di Toni Matarrelli (ex Sel, fino a poco fa aderente a Possibile) aveva fatto scendere la componente sotto i 9 membri, per cui si sarebbe dovuto procedere allo scioglimento. Cosa che è accaduta - e che sarebbe avvenuta a maggior ragione, considerando che i civatiani stavano per aggregarsi al gruppo di Sinistra italiana - ma nel giro di pochi giorni è stata trovata una diversa soluzione.
Le ragioni della scelta di Alternativa libera sono spiegate in un comunicato che giustifica l'accordo tecnico in un modo molto schietto, perfino apprezzabile (rispetto all'oscurità di altre operazioni): "i parlamentari Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco, per evitare la decadenza della componente e il conseguente scioglimento dell'ufficio legislativo e dell'ufficio comunicazione hanno concluso un accordo a titolo gratuito con il signor Antonio Corsi per l'utilizzo del simbolo 'Tutti Insieme per l'Italia' nella composizione della componente parlamentare". Questo perché Corsi, con la sua lista, aveva partecipato alle elezioni del 2013: "raccolse lo 0,01% dei voti al Senato e lo 0,00% alla Camera - ha scritto Thomas MacKinson sul Fatto Quotidiano - posizionandosi terzultimo davanti alle liste Staminali d'Italia e Democrazia Atea".
I deputati sottolineano che, per svolgere i compiti legati alla loro elezione, occorre "una squadra di professionisti competenti che lavori al nostro fianco e che in questi anni ci ha permesso di portare all'attenzione dell'opinione pubblica, tra le altre cose, il tentativo del governo di aiutare le banche ad appropriarsi delle case di chi era in difficoltà con il pagamento del mutuo". Una squadra di professionisti che, evidentemente, ha un costo che i fondi della Camera riservati alle componenti del gruppo misto aiutava a coprire (4 addetti stampa, 2 del legislativo, un archivista e un consulente per il sito, sempre secondo i dati consultati e forniti da MacKinson, "costano oltre 20mila euro al mese").
Di che progetto si tratta? Si è di fronte a una lista civica che, come si legge nella sua pagina Facebook, "nasce con lo scopo di valorizzare, sostenere e promuove iniziative che garantiscono il Lavoro, l’Arte, la Musica, la Cultura e lo sviluppo turistico-culturale, le attività Teatrali, Danza, Letteratura Circensi e dello Spettacolo Viaggiante, il Volontariato, il Sociale inteso come: la dignità della persona, la centralità della famiglia, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la legalità, la solidarietà", con l'obiettivo di creare posti di lavoro in ogni settore.
A fondarla è stato Antonio Corsi, dall'anno scorso al suo quinto mandato da sindaco nel piccolo comune frusinate di Sgurgola (gli ultimi mandati li ha conquistati con la lista Insieme per Sgurgola, di respiro certamente più locale). Corsi è noto soprattutto per il suo impegno nella musica: nel 1974 era entrato nella banda del suo paese, dopo il diploma in tromba (tra il conservatorio di Frosinone e Santa Cecilia) ha lavorato in sedi prestigiose (Accademia di Santa Cecilia e Teatro dell'Opera a Roma, Teatro San Carlo a Napoli), poi ha insegnato musica nelle scuole; col tempo è diventato un habitué anche della politica locale, visto che risale al 1997 il suo primo mandato da sindaco (su posizioni ritenute di centrodestra), ruolo in cui non ha trascurato la sua passione musicale (nel 2005 ha fatto nascere, sempre a Sgurgola, il Museo delle Bande Musicali).
Lo stesso interesse musicale è stato trasfuso a livello nazionale: prima con il sostegno a un paio di proposte di leggi sulla musica popolare (nel 1998 e nel 2008, nessuna di queste ha compiuto l'iter parlamentare), poi con la nascita del progetto politico-civico Tutti insieme per l'Italia, la cui estrazione musicale è garantita dalla chiave di Sol bianca (collocata sopra la sagoma tricolore dell'Italia e, nella nuova versione, più discreta e trasparente). "In Italia - si legge nella pagina Facebook - esistono circa 4600 bande musicali, 3500 gruppi corali, 2500 cori Scolastici, 3000 cori parrocchiali e 750 gruppi folklorici", gruppi con una presenza capillare e che "rivestono un ruolo fondamentale nella nostra società in quanto depositari di cultura", risultando pure "un validissimo strumento d'aggregazione, di comunicazione e di socializzazione tra giovani, meno giovani, adulti e anziani", oltre che un vivaio per i conservatori. Si tratterebbe dunque di difendere queste realtà, dando rilevanza alla musica amatoriale e popolare (ma senza trascurare i cultori di altri generi) proponendo regimi fiscali agevolati, maggiori risorse, spazi nelle scuole, manifestazioni e convenzioni che garantiscano visibilità (anche a livello turistico), eccetera.
Dal 20 marzo, si diceva, queste istanze possono avere in qualche modo ingresso in Parlamento, grazie all'accordo stipulato con Corsi dai deputati che fanno riferimento ad Alternativa libera, componente nata dopo la fuoriuscita degli stessi dal MoVimento 5 Stelle e che aveva proseguito la sua esistenza - da novembre 2015 - grazie all'ingresso di Giuseppe Civati e degli altri deputati di Possibile. Già il 17 marzo, tuttavia, l'abbandono di Toni Matarrelli (ex Sel, fino a poco fa aderente a Possibile) aveva fatto scendere la componente sotto i 9 membri, per cui si sarebbe dovuto procedere allo scioglimento. Cosa che è accaduta - e che sarebbe avvenuta a maggior ragione, considerando che i civatiani stavano per aggregarsi al gruppo di Sinistra italiana - ma nel giro di pochi giorni è stata trovata una diversa soluzione.
Le ragioni della scelta di Alternativa libera sono spiegate in un comunicato che giustifica l'accordo tecnico in un modo molto schietto, perfino apprezzabile (rispetto all'oscurità di altre operazioni): "i parlamentari Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco, per evitare la decadenza della componente e il conseguente scioglimento dell'ufficio legislativo e dell'ufficio comunicazione hanno concluso un accordo a titolo gratuito con il signor Antonio Corsi per l'utilizzo del simbolo 'Tutti Insieme per l'Italia' nella composizione della componente parlamentare". Questo perché Corsi, con la sua lista, aveva partecipato alle elezioni del 2013: "raccolse lo 0,01% dei voti al Senato e lo 0,00% alla Camera - ha scritto Thomas MacKinson sul Fatto Quotidiano - posizionandosi terzultimo davanti alle liste Staminali d'Italia e Democrazia Atea".
I deputati sottolineano che, per svolgere i compiti legati alla loro elezione, occorre "una squadra di professionisti competenti che lavori al nostro fianco e che in questi anni ci ha permesso di portare all'attenzione dell'opinione pubblica, tra le altre cose, il tentativo del governo di aiutare le banche ad appropriarsi delle case di chi era in difficoltà con il pagamento del mutuo". Una squadra di professionisti che, evidentemente, ha un costo che i fondi della Camera riservati alle componenti del gruppo misto aiutava a coprire (4 addetti stampa, 2 del legislativo, un archivista e un consulente per il sito, sempre secondo i dati consultati e forniti da MacKinson, "costano oltre 20mila euro al mese").
L'accordo con Tutti insieme per l'Italia ha un contenuto piuttosto chiaro: da una parte, l'apporto del nome per la formazione della componente consente ad Alternativa libera di "continuare a pagare gli stipendi di coloro che ci aiutano quotidianamente a lavorare per la collettività con la consueta indipendenza che ci ha sempre contraddistinti"; dall'altra parte, Alternativa libera si è impegnata a "supportare il lavoro relativo alla realtà della Musica Popolare e Amatoriale delle Bande Musicali, Cori e Gruppi Folklorici, nonché dell'Arte, Cultura e Lavoro [...], anche tramite l'elaborazione di atti parlamentari e di sindacato ispettivo mirati a promuovere l'attività di 'Tutti Insieme per l'Italia'; consentire ad almeno un rappresentante di 'Tutti Insieme per l'Italia' l'accesso alla Camera; facilitare l'uso dei servizi a disposizione della Componente parlamentare (sale riunioni, organizzazione eventi e sala stampa); coordinare il lavoro parlamentare con gli uffici della componente parlamentare".
Un do ut des chiaro e trasparente dunque: apparentamento tecnico (con salvezza dei vantaggi destinati alla componente) in cambio di sostegno, visibilità e accesso alle istituzioni. Aspettiamoci a questo punto di vedere in qualche occasione in più il simbolo di Tutti insieme per l'Italia, in qualche conferenza tenuta nella sala stampa di Montecitorio, sui comunicati emessi da Alternativa libera, magari anche in qualche passaggio ai telegiornali.
Un do ut des chiaro e trasparente dunque: apparentamento tecnico (con salvezza dei vantaggi destinati alla componente) in cambio di sostegno, visibilità e accesso alle istituzioni. Aspettiamoci a questo punto di vedere in qualche occasione in più il simbolo di Tutti insieme per l'Italia, in qualche conferenza tenuta nella sala stampa di Montecitorio, sui comunicati emessi da Alternativa libera, magari anche in qualche passaggio ai telegiornali.
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