Alla fine l'appuntamento di destra per eccellenza è arrivato: oggi, all'hotel Midas di Roma, lo stesso in cui il 16 luglio 1976 Bettino Craxi fu incoronato segretario del Psi (e lo rimase per sedici anni e mezzo), inizia l'assemblea dei partecipanti di diritto e degli aderenti della Fondazione Alleanza nazionale. L'appuntamento da statuto è biennale e, dopo la prima turbolenta assemblea della fine del 2013, da tempo si attendeva la convocazione della seconda puntata: come si legge su questo sito da settimane, l'atmosfera se possibile è ancora più tesa ed "elettrica" rispetto a due anni fa.
Più che sulle attività svolte, ovviamente, il confronto-scontro riguarderà il futuro. Fino a ieri erano almeno due le mozioni presentate su cui l'organo della fondazione si sarebbe dovuto pronunciare (ricordando che il numero legale dei presenti perché l'assemblea si costituisca correttamente è un terzo degli aderenti; per l'approvazione delle mozioni occorrerà, in più, la maggioranza dei presenti).
La prima, e più chiacchierata, era la cosiddetta "mozione dei quarantenni" (presentata a luglio da sei firmatari), volta a tentare di riunire politicamente la destra attraverso una nuova associazione, avallata dalla Fondazione An, per poi approdare al massimo in un anno a un partito unico che rappresenti davvero la destra italiana e che possa essere sostenuto, tra l'altro, dalle risorse residue di An di cui è titolare la fondazione stessa; il testo, cui hanno aderito tutte le associazioni riunite in ForumDestra (a partire da Prima l'Italia, movimento di Gianni Alemanno e di Francesco Biava, vicepresidente della fondazione), è stato da pochi giorni modificato, inserendo tra l'altro il riferimento al parere dei civilisti Antonino Cataudella e Giovanni Doria sulla fattibilità di un impegno politico diretto della fondazione e la richiesta di "democratizzare" la formazione del consiglio di amministrazione dell'ente (facendone eleggere in particolare l'elezione dei membri da parte della stessa assemblea) .
La seconda mozione, non meno discussa, porta le firme di Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Giuseppe Valentino, Marco Martinelli, Alfredo Mantica e Carmelo Porcu (tutti ex An, molti ora militano in Forza Italia, ma non tutti) ed avversa in pieno qualunque "cambio di destinazione d'uso" della Fondazione Alleanza nazionale rispetto alla sua forma giuridica e alla sua vocazione culturale, come pure l'idea che le sue risorse possano essere utilizzate oltre i limiti di legge per finanziare un partito, anche di nuova costituzione: in caso contrario, si prospetta la possibilità di "un infinito e doloroso contenzioso" che - c'è da giurarci - Gasparri e gli altri, direttamente o indirettamente, sarebbero pronti a iniziare.
Tra le due soluzioni appena viste, tuttavia, è probabile che se ne imponga - anche se, magari, di misura - una terza: si tratta della mozione annunciata da Ignazio La Russa nei giorni scorsi (anche grazie a un'intervista sul Tempo), come sorta di mediazione tra le due ipotesi appena viste e la realtà, che vede Fratelli d'Italia come unico partito di destra con rappresentanza parlamentare e cui l'assemblea della Fondazione An ha già riconosciuto per il 2014 (non senza polemiche) l'uso del simbolo, prorogato dal cda per parte di quest'anno. Il testo della mozione è certamente debitore del deliberato dell'assemblea nazionale di Fdi di domenica scorsa con cui si sono impegnati gli aderenti alla fondazione iscritti al partito a non sostenere progetti che possano apparire come "duplicazioni" del partito di tutta la destra che proprio Fdi sta cercando di incarnare.
Nelle premesse si evidenzia come solo Fratelli d'Italia si richiami "esplicitamente alla storia e ai valori della destra politica incarnata da Alleanza Nazionale", ma si riconosce che gli sforzi fatti non sono bastati a recuperare i voti di An e si deve invertire la rotta rispetto alla frammentazione a destra (specie vigente il premio alla lista). Tra i "considerato che" si dice chiaramente che "non appare giuridicamente possibile (...) immaginare la trasformazione della Fondazione in partito" e che il parere dei giuristi sancisce pure "la difficoltà (rectius: la impossibilità) di avere certezze di liceità circa altri percorsi per giungere a soluzioni simili" come il "finanziamento ultra legem di una associazione" volta a far rinascere un partito. La consulenza in effetti non dice proprio così, è più sfumata (e riconosce che ancora la commissione statuti e rendiconti non si è espressa), ma per La Russa evidentemente il significato più utile è questo.
Il documento poi prende atto tanto della esplicita condivisione, da parte di Fratelli d'Italia, dell'eredità politica di An quando ha chiesto e usato il suo simbolo, della sua condizione di unico rappresentante parlamentare di quell'eredità, nonché del programma già stabilito che prevede la convocazione entro gennaio 2016 di un congresso nazionale per "ulteriormente favorire l’unità della destra politica italiana rispettosa della partecipazione alla vita interna ed elettorale del partito di posizioni anche minoritarie nell'ambito del comune progetto".
Su queste premesse si fonda la parte deliberativa della mozione. Come concessione rispetto alle critiche emerse tra il 2014 e il 2015 (anche da un ex Fdi come Massimo Corsaro) compare l'introduzione dell'incompatibilità tra la carica di membro del consiglio di amministrazione e gli incarichi parlamentari (italiani o europei), di consiglieri regionali e di consiglieri comunali di capoluogo di regione, "oppure i modi per rendere partecipe l’Assemblea alla scelta dei componenti il CdA" (in alternativa dunque all'incompatibilità e senza precisare meglio come l'assemblea dovrebbe partecipare alla formazione dell'organo amministrativo). Ciò comporterebbe, tra l'altro, un passo indietro dal cda della fondazione da parte degli stessi La Russa e Meloni, entrambi deputati.
La mozione chiede però subito dopo di "dare mandato all'attuale Cda di concedere al movimento politico Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, l’utilizzo del simbolo del partito “Alleanza Nazionale”, di proprietà della Fondazione": concessione che questa volta sarebbe sine die o, almeno, senza scadenze predeterminate (anche se, in casi particolari di "indegnità", probabilmente gli organi della fondazione potrebbero comunque revocarla).
Contemporaneamente, per garantire che "all'uso del simbolo si accompagni un processo di allargamento tendente a ricreare, senza esclusioni immotivate l’unità dei soggetti e delle realtà che si riconoscono nell’articolo 1 dell’allora esistente Partito Alleanza Nazionale", il cda si impegnerebbe a raccogliere la garanzia e l'impegno di Fratelli d’Italia a continuare l'aggregazione di chi si riconosce nei valori di An, a celebrare davvero il "congresso aperto" entro 90 giorni, la cui segreteria generale sia composta in modo paritetico da esponenti scelti dagli organi di Fdi e almeno 10 soggetti individuati su proposta della Fondazione An "tra soggetti significativi per la loro storia o per l’appartenenza a partiti o associazioni che si propongono esplicitamente di allargare l’area politica della destra italiana" (loro dovranno aderire per iscritto al progetto di Fratelli d'Italia, "se non già iscritti a FdI", per cui la fondazione potrebbe indicare pure persone già iscritte al partito).
Dallo stesso congresso, tra l'altro, dovrebbe essere eletto anche un collegio apposito che individui "le modalità per le candidature delle prossime competizioni elettorali nazionali e regionali, ivi compresi eventuali capilista bloccati", perché siano assicurati pluralismo e partecipazione delle minoranze. Qualora la mozione fosse approvata, da ultimo, la Fondazione An dovrebbe riconoscere Fratelli d'Italia come "principale Movimento politico di riferimento", condividendo con esso ogni azione utile a sviluppare le finalità della fondazione, "utilizzando a questo scopo anche strumenti previsti dall'articolo 3 dello Statuto della Fondazione", compresa dunque l'amministrazione dei beni che furono di An.
Una mozione simile certamente piacerà a gran parte degli iscritti a Fratelli d'Italia, tranne forse a quelli che non tenevano particolarmente alla presenza del simbolo di An nel loro contrassegno e dopo domenica invece potrebbero trovarselo ben inchiodato lì sopra (tra l'altro, salvo previsioni diverse da parte del cda, con questo testo nulla impedirebbe a Fratelli d'Italia di adottare in toto il vecchio fregio di Alleanza nazionale, cambiando anche il proprio nome). E' probabile che questa soluzione, assieme all'apertura a chiunque si ritrovi nei valori di An, serva a ottenere il consenso di un buon numero di "cani sciolti", che sono fuori dai partiti e magari da altre associazioni ma aderiscono alla fondazione e diversamente avrebbero potuto essere tentati dalla "mozione dei quarantenni". Mozione che, a questo punto, difficilmente avrà i numeri per prevalere (mentre, salvo accordi in zona Cesarini, chi si riconosce nel testo che vuole sbloccare la fondazione non voterà la proposta di La Russa, per il ruolo che riconosce a Fdi e per la nuova concessione del simbolo). Per i colpi di scena, comunque, c'è ancora tempo (poco però).
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