Negli ultimi anni i più attenti alle vicende politiche italiane hanno incontrato più volte storie di simboli "sopravvissuti" ai loro partiti: certi emblemi finivano nelle bacheche del Viminale anche quando il partito che rappresentavano per anni non aveva dato segni di vita (i Liberal Democratici che furono di Dini ne erano un esempio), oppure rimanevano affissi all'ingresso delle loro antiche sedi benché quegli stessi locali ospitassero da tempo le formazioni nate in seguito da quell'area (vedi alla voce "Margherita", per la sede del Pd a Sant'Andrea delle Fratte: la targa con il fiore è stata rimossa da non molti mesi). A leggere Il Tempo di qualche giorno fa, qualcosa di simile sta già accadendo al Nuovo centrodestra: un articolo di venerdì a firma Pietro De Leo si intitola infatti "Ncd, sotto il simbolo niente".
Volutamente provocatorio, il titolo coglie a modo suo una sorta di cupio dissolvi che ormai sembra avere avvinto il partito fondato e guidato dal titolare del Ministero dell'interno Angelino Alfano. Ha buon gioco De Leo a ricordare i pezzi persi via via: prima Nunzia De Girolamo e Giuseppe Scopelliti, poi Maurizio Lupi (che non è uscito da Ncd, beninteso, ma ha dovuto traslocare senza troppi complimenti dal Ministero dei trasporti) e Barbara Saltamartini, fino al probabile addio di Gaetano Quagliariello. Tutto questo mentre lo stesso Alfano sarebbe stato lasciato "lungamente a gestire in solitaria il dramma immigrazione", ma avrebbe continuato a sostenere il governo per non perdere la guida del Viminale, anche a costo di essere tenuto ben poco in conto nelle scelte della stessa maggioranza (dal mancato ritorno al premio alla coalizione vincente alla polemica delle ultime settimane sulla stepchild adoption relativa alle unioni omosessuali).
Per De Leo questo travaglio politico ha anche una rappresentazione grafica, tutta interna al contrassegno del partito: "Nel simbolo Ncd, di fatto, la 'd' di destra ha funto da orpello, specie considerando l’esercizio accademico dei due forni di postdemocristiana memoria: al governo con Renzi, in molte regioni con Berlusconi". Una "D" che già era stata messa fuori dal "quadrato" originale del simbolo e che, per giunta, in più di un caso è sembrata ballerina, come se fosse appesa a qualcosa. Questo nonostante Fabrizio Cicchitto abbia dichiarato da poco all'Huffington Post che Renzi al governo "sta facendo una serie di cose che a Berlusconi non sono riuscite" e, per giunta, "per salvare il Pd dallo stallo e il sistema istituzionale da una contestazione radicale è riuscito in quello che non riuscì né alla destra né a Bettino Craxi e neanche a Berlusconi: ha ucciso i comunisti". Giusto per dire che Ncd sta dalla parte migliore.
Lo stesso Cicchitto, peraltro, nella stessa intervista ha dichiarato che, a suo dire, "il Nuovo centrodestra deve entrare nell'ordine di idee che il suo nome è cambiato nella sostanza politica e deve cambiare nella forma", perché è tempo di costruire un nuovo centro che si allarghi a tutti coloro che hanno sostenuto Renzi fin qui, senza entrare nel Pd. La soluzione? "In tempi ragionevoli ma rapidi vanno superate tutte le sigle esistenti e va posto in essere un processo di rifondazione politico e culturale tale da unificare un campo che finora qualcuno, compresi alcuni renziani, ha trattato come 'un volgo disperso che nome non ha'". Morale, proprio Cicchitto ha di fatto certificato la fine di un partito che, tra l'altro, con l'avanzata dei verdiniani, rischia di essere assai meno determinante. Al punto che Ncd si sarebbe rivelato "l’invitato con posto in piedi al party del renzismo", un posto in piedi "per di più, vicino al wc. Ma l’importante è starci. Finchè non arriva il buttafuori". E chissà se il simbolo, da qui all'arrivo del buttafuori, sarà rimasto lo stesso o sarà cambiato...
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