Passate le 48 ore di rito concesse dalla legge, la pattuglia dei simboli ammessi si è infoltita: se inizialmente 75 contrassegni erano risultati del tutto in regola, ora sono diventati 84: in alcuni casi è stata esaminata la documentazione integrativa e ciò è bastato per la riammissione, mentre 6 forze politiche hanno provveduto a sostituire il contrassegno considerato confondibile o contrario alla legge, potendo così essere riammesse.
La questione più attesa riguardava la Democrazia cristiana guidata da Gianni Fontana: questi aveva delegato al deposito Diego Coroni, il quale era apparso sicuro dell'ammissione dello scudo crociato presentato tra i primi al Viminale il 19 gennaio e non aveva accolto di ottimo grado la richiesta di sostituzione. Se inizialmente si era parlato di un'opposizione, per cercare di difendere le ragioni che avrebbero dovuto consentire alla riattivata Dc di tornare in campo, col passare delle ore si è fatta strada l'opzione del contrassegno sostitutivo, se non altro per far ammettere la dicitura "Democrazia cristiana" con il minor sacrificio grafico possibile. Sul profilo di Coroni erano apparse varie proposte visuali sostitutive, poi è stata scelta una sorta di bandiera bianca al vento con la croce rossa (di San Giorgio?), sempre su fondo blu e con il nome tradizionale intorno. "Il simbolo non è cambiato - ha tenuto a precisare Coroni - è stata ingrandita la parte dello scudo dove si intersecano le linee rosse, tolta la scritta Libertas, come richiesto dal Ministero e dato il movimento all'immagine come quello che sta avendo il partito."
La spiegazione, tuttavia, non sembra aver convinto tutti i Dc, a partire da Alberto Alessi (come vicepresidente e figlio di Giuseppe, che aveva disegnato il primo scudo democristiano): "Avevo detto decine di volte al sordo Fontana che il Ministero dell'Interno avrebbe bocciato il simbolo e avevo spiegato le ragioni del provvedimento - si legge sul sito della Dc - ma l'ineffabile Coroni mi rispose che il simbolo scudo crociato sarebbe stato ammesso, che il progetto di Fontana sarebbe risultato vincente [...]. Il simbolo presentato da Coroni, scudo crociato, è stato bocciato e sentite come lo stesso Coroni descrive il nuovo simbolo: un lenzuolo bianco attraversato da una croce sbilenca, come quella mostrata ai nemici e piegata dal vento da cavallerizzi arabi nel deserto o da vecchi crociati in cerca di autore. [...] Sogno o son desto? Coroni è un poeta, un illusionista, un prestigiatore sublime: avete compreso? Quello è uno scudo in movimento: neanche Picasso sarebbe arrivato a tanto, né tutti i cubisti più autorevoli, ma Coroni li batte a tutti. Se fosse vivo mio padre che nel 1943 disegnò il simbolo scudo crociato e scrisse lo statuto della DC, direbbe ma chi è stu picciotto?, ma che vuole?, ma conosce la storia della DC?". La querelle, a quanto pare, non è destinata a finire in fretta.
Decisamente meno problematica era stata la prima delle sostituzioni operate al Viminale, quella legata al simbolo del Blocco nazionale per le libertà: anche qui, peraltro, il problema era dato dallo scudo crociato, ma stavolta a colori invertiti, come se fosse stato quello sabaudo (e ci stava, visto l'abbinamento con Italia Reale). Per il Ministero, però, anche scambiare di posto il rosso e il bianco non faceva venire meno la confondibilità, occorreva togliere lo scudo e basta. Probabilmente tuttavia l'apportatore dello scudo, ossia Denis Martucci, sospettava che le cose sarebbero andate così: probabilmente era già pronto un emblema "di ricambio", che si limitava a ingrandire la denominazione "DemoCristiana" (non contestata, per la prima volta su un emblema elettorale e direttamente riconducibile al partito che fu di De Gasperi) e a occupare il semicerchio inferiore della "pulce" martucciana con un tricolore. Una soluzione decorosa, se non altro (tra l'altro, è sparito anche il riferimento alla - ancora esistente? - Federation Autonomiste: chissà come ci era arrivato, chissà come mai è sparito...).
Si è presentata anche più facile, da un certo punto di vista, la sostituzione dell'emblema dei Pensionati e invalidi - Giovani insieme. La bocciatura del ministero aveva profondamente sorpreso la coordinatrice nazionale Luigina Staunovo Polacco e molti conoscitori della politica, che ricordavano l'ammissione del suo emblema alle ultime due tornate nazionali (2013, anche dopo l'opposizione dei Pensionati di Carlo Fatuzzo, e 2014) e probabilmente non avevano ritenuto sostanziali le modifiche apportate nel frattempo al simbolo che aveva comunque corso almeno in un'elezione regionale. In ogni caso, dopo aver fatto notare l'assottigliamento della corona blu e l'eccessiva tenuità del tricolore del fondo, a Staunovo Polacco è bastato presentare il contrassegno già ammesso nel 2014 senza alcuna polemica (anche se nella descrizione i due sono perfettamente uguali) per risolvere il problema che si era creato.
Dopo il Blocco nazionale e i Pensionati e invalidi, a sostituire il simbolo si è presentato il rappresentante di Indipendenza del Veneto, al quale evidentemente deve aver creato problemi di confondibilità lo stendardo leonino già utilizzato dalla Liga Veneta Repubblica di Fabrizio Comencini (che aveva contribuito a creare la lista Indipendenza Noi Veneto alle regionali del 2015, ma si è presentato comunque per primo al Viminale). Anche qui, volendo, la sostituzione è stata piuttosto semplice: la parte superiore è rimasta la stessa, mentre quella inferiore è stata interamente tinta dello stesso blu di fondo e, al centro, al posto dello stendardo è stato inserito il solo Leone di San Marco con il libro aperto, senza il resto del vessillo. Tutto qui, niente di più e niente di meno.
Minimamente più laboriosa (ma di poco) è stata l'operazione che ha riguardato il Movimento Destre unite, al quale era stato contestato l'uso di una fiamma che avrebbe potuto confondere gli elettori di Fratelli d'Italia. Il pensiero di opporsi alla richiesta di sostituzione è stato accantonato in fretta (magari con la speranza di poter presentare le liste senza le firme, visto il collegamento con il partito europeo Aemn): si è così recuperato l'emblema ammesso nel 2014 per le europee, con la fascia tricolore verticale al posto della fiamma stilizzata-, in più, il nome Destre unite è stato spostato tutto nella parte bianca superiore, lasciando il posto in quella blu al nome dei Forconi. In questo modo si è costituito un cartello che ha permesso di fatto ai Forconi di rientrare in campo anche se il loro emblema era stato escluso per un difetto nella documentazione.
Ultimo a sostituire l'emblema è stato il Movimento riscatto nazionale, che ha risposto a entrambi gli appunti evidentemente mossi dal Ministero: da una parte, se l'aquila ricordava troppo simboli di stampo fascista o nazista, al suo posto è stato inserito un cavallo galoppante, segno di marcia e di vittoria; dall'altra, evidentemente anche l'uso dello stemma della Repubblica dev'essere stato oggetto di contestazione, altrimenti non si spiegherebbe perché sia stato sostituito con uno "stellone" blu a bordo metallico, all'interno di un cerchio, che si direbbe molto American Style se non ci fosse un pezzetto di tricolore nella parte inferiore. Francamente inspiegabile è una sottile riga di "taglio" che attraversa la parte bassa del nome del movimento, collocato alla base della bandiera italiana.
Completano il quadro le riammissioni di Ora rispetto per tutti gli animali, Movimenti per Italia sovrana e La luce del Sud, la cui documentazione è stata riesaminata (anche con le integrazioni richieste) e le lacune inizialmente ravvisate sono state colmate. Per il momento, dunque, lo scacchiere dei simboli ammessi sembra completato e molto più stabile.
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