Ogni tanto, per fortuna, le cose cambiano poco o niente. In questi giorni in cui spuntano nuovi simboli come funghi, magari tutt'altro che memorabili dal punto di vista grafico, è quasi un sollievo quando un emblema, circolato in modo informale nei giorni precedenti, all'atto della presentazione ufficiale arriva intatto o quasi. È il caso del contrassegno composito che accosta Noi con l'Italia guidata da Raffaele Fitto e Maurizio Lupi e l'Unione di centro, ormai per tutti Udc, di cui Lorenzo Cesa è segretario ormai da molti anni: rispetto all'ipotesi di fregio elettorale che si era vista in giro alcuni giorni fa, una volta naufragata l'alleanza a tre che prevedeva anche il coinvolgimento di Rinascimento, il partito di Vittorio Sgarbi (il dio della grafica ringrazia, commosso), quasi tutto è rimasto com'era.
In effetti, ad aguzzare lo sguardo, qualcosa è cambiato. Il primo particolare, il più evidente, è cromatico: il fondo del contrassegno, infatti, è decisamente più scuro rispetto alla prima versione. La cosa, tuttavia, a pensarci bene potrebbe avere una spiegazione molto semplice e, tra l'altro, abbastanza condivisibile. Non pochi tra coloro che avevano osservato il simbolo composito nella sua prima versione avevano commentato dicendo "sembra il simbolo del Udc con qualche elemento in più piazzato sopra". L'impressione, bisogna ammetterlo, non era affatto campata per aria: il colore di fondo era lo stesso del partito post democristiano e vedere, oltre al riconoscibilissimo scudo crociato, anche quel che resta delle vele del Centro cristiano democratico e di Democrazia Europea facilmente dava l'impressione che fosse stata l'Udc a incorporare Noi con l'Italia, quando il partito di Cesa ha aderito solo successivamente al progetto elettorale. Per evitare lo sgradevole "effetto annessione", dunque, Noi con l'Italia deve aver chiesto almeno di poter utilizzare il proprio sfondo blu scuro e, già che ci si era, di ingrandire il suo nome per dare più rilievo: per fare questo, però, è stato necessario rimpicciolire la sigla Udc e - soprattutto - schiacciare la sua parte grafica (anche se paradossalmente ora i contorni e lo scudo della vela del Ccd si vedono meglio, essendo stati resi "fosforescenti").
A rimetterci, anche questa volta, è stato lo scudo crociato, schiacciato in verticale e sacrificato sull'altare del calcolo politico. Ci si può consolare, tutt'al più, pensando che nel 2014 alla storica insegna democristiana e post democristiana era andata peggio: nel simbolo composito presentato con il Nuovo centrodestra, infatti, lo scudo era ancora più schiacciato, il bordo era sottilissimo e le vele di Ccd e De erano quasi illeggibili. Stavolta, forse, è giusto il colore di fondo - ugualmente molto democristiano - che rende la rinuncia meno pesante e consente al fregio dell'Udc di essere comunque riconoscibile. Nel frattempo, altre forze sono entrate nel progetto elettorale per sostenerlo (Udeur, Nuovo Cdu, Idea) e altre sembrano pronte a entrare; si spera, però, che il simbolo ora non cambi più. Ve lo chiediamo per favore...
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