Da quando esiste la politica, uno dei timori maggiori dei partiti al governo e dei politici alla guida delle loro formazioni è che qualcuno si accordi di nascosto per disarcionarli: in poche parole, temono tutti i colpi di mano. Non sanno, probabilmente, che di ben altri colpi di mano sono convinti assertori i fondatori di una formazione nata quasi due anni fa, ovviamente per scherzo, ma che potrebbe raccogliere l'adesione - manifesta o nascosta - di un numero imprecisato di persone, ben oltre i circa 1500 fan della pagina Facebook dedicata: si tratta del Poi, acronimo del Partito onanista italiano. Non si corra troppo con la fantasia, pensando che la sigla raggruppi coloro che, drogati di politica o no, si producano in "estenuanti sessioni di onanismo" mentale (come quelle mitizzate da un'altra pagina Facebook nell'immaginare un governo Craxi-ter): ai membri del Poi non interessano tanto le seghe mentali, quanto piuttosto quelle vere.
"Tra poco il Poi compirà due anni - spiegano i tre "membri" del partito - e il bilancio di questa esperienza per noi è positivo. E' stato un po' come i primi approcci con la propria sessualità. All'inizio sei un po' impacciato, non sai bene come funziona; POI (appunto) inizi a prenderci 'la mano' e inizi a metterci tutto te stesso. Fino a raggiungere un orgasmo di consensi, che è un po' quello che sta avvenendo in questi giorni".
Già, perché in queste settimane di conto alla rovescia verso le elezioni politiche il pubblico che segue la pagina e si diverte con i suoi contenuti si è decisamente ingrossato, anche se era partito già bene fin dall'inizio, come gli stessi gestori della pagina scrivono nella loro presentazione: "L'eiaculazione del partito (anche se visto il nome sarebbe più un movimento) è avvenuta in occasione delle amministrative del 2016, proprio durante la pratica che da il nome al partito stesso, e ci sembrava il minimo dedicargli il nome, anche perché da esso si muove il nostro ideale di politica intesa nel senso alto della parola". Talmente alta che ora non ci si accontenta più di sorridere e mettere mano a progetti locali, ma si punta direttamente al Parlamento. Ma il successo online era atteso o è arrivato come un fulmine a ciel sereno? "Sinceramente? Ce lo aspettavamo - dichiarano con risolutezza i tre membri - il paese ha bisogno di una svolta onanista."
Sono loro stessi, sempre all'interno della pagina Facebook, a spiegare di che svolta si tratti: dopo aver tratteggiato il personaggio biblico di Onan ("usò la pratica del coitus interruptus per evitare la nascita di un figlio che, per le leggi del tempo, non avrebbe potuto portare il suo nome") e averlo trasfigurato come il primo a voler "spezzare le catene del maschilismo religioso, e che disperse il seme in modo volontario e quasi politico", della masturbazione danno una vera lettura politica. Così si scopre che in passato "questo atto di amore verso se stessi è stato trattato [...] in maniera assai più naturale rispetto ad epoche a noi più vicine", mentre "la religione e la morale spesso hanno visto in questa pratica un nemico, probabilmente perché siamo convinti che in questo gesto individuale l'uomo e la donna raggiungano sfere altissime di libertà personale , di sincerità e apertura verso se stessi abbandonando strutture sessuali costruite in anni di cattolicesimo". Da qui il primo, fondamentale slogan: "Nessuno e niente può imporci cosa le NOSTRE mani possono o non possono toccare di NOI STESSI".
Da questa consapevolezza è scaturita l'idea di costruire un vero e proprio programma politico: parte dall'economia, con l'alleggerimento del "pubblico" per farlo diventare "pubico" ("Dobbiamo allo Stato 10mila euro? Con il cambio corrente vi daremo 10.000 peli di pube") e la sostituzione delle banche con le banche del seme, per poi diffondersi sulle politiche sociali: pornografia di cittadinanza, preservativi gratis o a prezzo ridotto - ci vorrebbe una joint venture con Giuseppe Cirillo, alias dr. Seduction - apertura di pugnettifici/masturbifici privi di ticket per chi non può provvedere da sé nonché - ma queste sono molto, molto serie - eliminazione dell'obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche e introduzione di lezioni scolastiche obbligatorie di educazione sentimentale, sessuale e al rispetto ("con la presenza anche dei genitori: basta con la storia della cicogna e del cavolo, insegniamo ai nostri figli come conoscere il proprio corpo e il rispetto verso se stessi e verso gli altri").
E poi ancora la creazione di Pullman dell'amore (ma anche la metro eccetera...), gazebo dedicati per gli attacchi di desiderio, liberalizzazione della camporella (con pulizia maniacale di ogni spazio verde pubblico), incentivi alla coltivazione di piante afrodisiache, sostituzione dei cinema (porno e non) ai centri commerciali, "privi di poesia e di anima". Da ultimo, sull'immigrazione e sui profughi, un pensiero inequivocabile: "TUTTI DEVONO VENIRE!" (e si vede che aveva ragione Cristiano Malgioglio, che aveva fatto scalare le classifiche a Mina con L'importante è finire a dispetto della censura, ma secondo i ben informati il titolo originale doveva essere L'importante è venire...).
A proposito di massime e programmi, per sé il Poi ha scelto "Meno fatti, più pugnette", cioè praticamente l'inverso del noto leitmotiv scelto all'inizio degli anni 2000 da Palmiro Cangini, assessore alle "ativitàvariedeventuali" di Roncofritto (il personaggio che più di tutto è rimasto incollato addosso all'attore Paolo Cevoli). L'inversione certamente era voluta; eppure, a pensarci bene, la "manutenzione" è un'attività molto concreta... dunque un fatto! "Abbiamo ribaltato la frase proprio per il motivo che dici tu - tengono a spiegare i tre membri -. Dire 'Fatti, non pugnette' è denigratorio verso le pugnette. Noi abbiamo voluto rimettere le cose al loro posto. Pugnette, e non fatti. Perché se prima di prendere una qualsiasi decisione o di 'fare' qualsiasi cosa, si è provveduto a masturbarsi, le scelte non potranno che essere fatte in maniera più serena. Con questo cosa vogliamo dire? Più pugnette per fatti migliori, in sintesi".
La frase appena riportata, letta nel verso giusto, sembra svelare una convinzione di chi ha promosso il Poi: che la svolta onanista, tanto invocata e ansimata, abbia alla base una scarsa pratica da parte dell'attuale ceto politico italiano dell'unica attività che - per citare Fabio Volo, dovendosi adeguare il livello degli autori chiamati in causa - a prescindere dal fatturato, in molti non hanno mai chiuso. Ma quanto sarebbe diffusa la "manutenzione" tra i politici di oggi? "Troppo poco, è questo il problema - sentenziano senza appello dal Poi -. Persone represse, arrabbiate, invidiose, avide solo di potere. Basterebbe masturbarsi. Come è noto la masturbazione infatti rilascia endorfine, abbassando lo stress e aumentando il buonumore. Da questo si evince la non masturbazione dei politici attuali".
Quanto detto fin qui ha reso necessario lo sbarco nella politica, prima locale e ora nazionale. A quel punto occorreva un simbolo e il gruppo ha scelto di mettere mano a quello che il Partito socialista italiano usò negli anni '50 e '60: come mai proprio quello? "La scelta è stata successiva alla scelta del nome - spiegano -. Questo ci è stato suggerito dal nostro candidato a sindaco (a Roma, Milano e Cosenza) Dick Stantuffo. Scelto il nome l'accostamento è stato naturale, giocando appunto con i nomi e le sigle del Psi e del Poi, vista l'assonanza anche visiva tra le due denominazioni; non ci sono motivazioni politiche in questo". Senza contare che la sigla, Poi, sembra contenere un richiamo all'idea di rinvio, di rimando, che inevitabilmente si ritrova anche in una massima onanistica doc, "Anche oggi si tromba domani": "Pensiamo che, fin quando ci sarà un domani in cui sperare, le nostre mani oggi possono rendere l'attesa più piacevole".
Tornando al simbolo, a coprire il vecchio sole nascente non ci sono il libro, la falce e il martello, ma una mano con inequivocabili dita ad anello che seminasconde un globo ("Il mondo è stato scelto perché l'onanismo è un linguaggio mondiale, senza confini, se non quelli mentali di chi osteggia l'onanismo"). E' invece rimasto deluso chi, a proposito di mani politiche, si aspettava un ritorno della Rosa nel Pugno, peraltro già parodiata da altri in chiave onanistica a suo tempo: "Come hai ricordato, è stata già usata, ma in realtà non è stata nemmeno presa in considerazione, non è mai stata a portata di mano. Con la scelta di Partito Onanista Italiano eravamo a posto così: è stato il nome a scegliere noi e dobbiamo ringraziare il nostro candidato a sindaco prima e a premier ora Dick Stantuffo per questo".
La fase di produzione - o, volendo, di eiaculazione - del nome, peraltro, fece emergere altre parodie di partiti di ieri e di oggi, che hanno generato altrettante pagine Facebook, ciascuna col proprio simbolo (tutti inseriti qui a corredo dell'articolo): "Sono tutti partiti creati da noi e legati al Poi, come il MoVimento 5 Dita, la Lega Porn, Lotta Clitoridea, Scelta Pubica, Utero Radicali e Pornocrazia Cristiana. Alle elezioni corriamo in solitaria, del resto ci siamo abituati: da quei nostri partiti abbiamo solo un appoggio". Dall'arco costituzionale, insomma, all'arco manutenzionale, con tanto di colonna sonora ad hoc: "Abbiamo preso in prestito dalla grande Amanda Lear la canzone Ho fatto l'amore con me. Il testo era perfetto, se ci pensi: 'Ho fatto l’amore con me / mi sono amata da me / e figuriamoci se / se ci cascavo con te [...] Ho fatto l’amore con me / per stare senza di te / è mia opinione si sa / di fare ciò che mi va'. Un vero inno".
Con le mani di Zucchero ("E provare nuove sensazioni..:"), Mani di Eduardo De Crescenzo o Gloria di Umberto Tozzi ("manchi ad una mano / che lavora piano") non erano adatte? "Sì, ma mica potevamo sceglierle tutte. E poi abbiamo un debole per Amanda Lear. Quindi la scelta è stata immediata e condivisa. Magari per il futuro qualche artista internazionale scriverà un inno apposta per noi, magari durante un amplesso da autoerotismo. È una speranza". Una speranza che si accompagna alla certezza che, una volta archiviata la campagna elettorale e votato ai seggi, coricandosi stanchi sul divano, ciascuno dei tre membri del Poi potrà chiudere "un poco gli occhi / e con dolcezza è partita la mia mano", come cantava un signore nato giusto il 4 marzo.
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