Aggiornamento
La presentazione del progetto politico di Gianluigi Paragone ha provocato già giorni fa la reazione di Teofilo Migliaccio, dal 19 ottobre 2019 - dopo le dimissioni di Paolo Cosimo Vito Abbate - segretario del partito politico Italexit, quello che come simbolo ha la freccia bianca su cerchio azzurro, stile Brexit Party (v. la parte finale dell'articolo). Personalmente interpellato, Migliaccio spiega di aver inviato una prima diffida a Gianluigi Paragone il 15 luglio, chiedendo di eliminare quanto prima dal nome e dal simbolo del suo partito il riferimento "Italexit", che il partito di cui Migliaccio è segretario aveva depositato come marchio quasi un anno prima.Sempre Migliaccio spiega di aver ricevuto una risposta da uno studio legale per conto di Paragone, in data 16 luglio: si tratta dello stesso giorno in cui presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi è stato depositato come marchio il nuovo simbolo, con l'elemento "Italexit" ridotto di dimensione all'interno dell'emblema (se ne parla sempre nell'articolo). In quella risposta si faceva notare che "Italexit è un termine generico, che si inserisce in quell'insieme di parole coniate per l'ultimo decennio per identificare quei movimenti economico-politici rappresentativi del sentimento di euroscetticismo, secondo cui ,per migliorare le condizioni di un paese, è necessario riacquistare la piena sovranità" (Brexit, ovviamente, ma anche Grexit, Spexit e Danexit); si tratterebbe dunque di un termine solo descrittivo (al punto che è stato inserito anche dal 2016 come voce del Vocabolario Treccani) che non potrebbe costituire di per sé un valido marchio e, inserito in un contesto più complesso, darebbe luogo solo a un marchio debole (cioè sarebbe proteggibile soltanto la precisa combinazione di elementi all'interno del marchio impiegata da chi ha registrato il segno per primo, mentre non ci sarebbe alcuna confondibilità con modifiche anche minime rispetto al primo emblema).
La coincidenza delle date fa pensare che in effetti il nuovo marchio (cioè il simbolo presentato in conferenza stampa) sia stato depositato anche a seguito della diffida. "Ora il simbolo è cambiato, è vero - aggiunge Migliaccio - ma mi limito a notare che il sito del partito fondato da Paragone è Italexit.it: ha talmente poco valore quell'espressione all'interno del simbolo di quel partito che la si usa addirittura per il nome a dominio del sito, senza nemmeno impiegare 'No Europa per l'Italia', quando il nostro sito www.italexitpartitopolitico.it è stato registrato alla fine di luglio del 2019. Sarà anche un nome generico e descrittivo Italexit, non creato da noi, ma i primi a utilizzarlo come denominazione di un partito siamo stati noi: questo non è contestabile da nessuno e le nostre battaglie le continueremo".
La querelle politica, dunque, prosegue (anche se non è detto che finisca in carta bollata). E a questo punto viene facile fare una domanda: come mai, nell'epoca della semplificazione, nessuno ha pensato di usare semplicemente il termine "ExIt", giocando a dovere sulla grafica?
* * *
La notizia era nell'aria da settimane, si attendeva solo di conoscerne tempi e dettagli. Ieri mattina i tempi sono maturati e Gianluigi Paragone, in una conferenza stampa alla Camera, ha annunciato la nascita del suo partito: in molti lo chiamano Italexit, ma la parte principale del nome è No Europa per l'Italia. L'incontro con la stampa è stato anche l'occasione per presentare Monica Lozzi, presidente del VII municipio di Roma, "una delle primissime persone con cui ho ragionato ad alta voce - ha detto il senatore ex M5S -. Lei oggi lascia ufficialmente il MoVimento 5 Stelle, aderisce a Italexit e sarà la nostra candidata a sindaco di Roma, sulla base di un'esperienza vera", cioè l'abbattimento delle case dei Casamonica".
"Il partito che mancava"
"Tra i colleghi e gli addetti ai lavori - ha dichiarato Paragone ai giornalisti - la domanda di fondo è: ci voleva un altro partito politico? La mia risposta è facile: l'unico partito che mancava era questo, un partito che con una posizione netta dicesse 'fuori dall'Unione europea'. Tutti gli altri partiti pensano con sfumature diverse di rimanere in quel perimetro e di correggere l'Ue; io penso che sia una missione inutile e impossibile: impossibile perché la maionese impazzita non la raddrizzi; inutile perché la crisi è adesso e le risposte che sta dando l'Ue sono le stesse e sono sbagliate, perché non scaricano sull'economia reale i soldi di cui questa ha bisogno".
Ovviamente le questioni economiche hanno avuto un grande peso nella conferenza stampa: "In troppe persone - ha continuato il senatore - noto molta leggerezza, nel non capire cosa significhi un calo del 12% del Pil: significa vedere un paese che sanguina e che in molti casi può sanguinare mortalmente. Nelle crisi pregresse abbiamo dovuto fare i conti con suicidi, desolazione e depressioni; il modello dell'Ue prevede una progressiva consunzione dei diritti e un progressivo indebitamento, anche privato, favorito dai tassi favorevoli. Per questo si entra nella spirale del debito senza nemmeno accorgersene: il gioco è molto ingannevole. Venivamo da una cultura del risparmio che ha mosso l'ascensore sociale, questo oggi si è inceppato perché il risparmio è stato tradito: alla base credo che ci sia il programma neoliberista europeo, che sembrava fatto apposta per creare le condizioni di un impoverimento dei cittadini, cioè del popolo sovrano di cui parla la Costituzione, delle famiglie, dei lavoratori, degli imprenditori, dei professionisti e delle partite Iva".
Il manifesto
In una situazione tanto critica, secondo Paragone l'uscita dell'Unione europeo sarebbe funzionale al tentativo di far ripartire il paese: "Credo sia arrivato il momento di sciogliere il nodo gordiano con la spada: non c'è altro modo per far capire all'Ue che sta sbagliando tutto. Il Recovery Fund è un pezzo di qualcosa che non porterà i soldi adesso, quando invece servono qui e ora". Per ottenerli ("come è accaduto nel Regno unito, in cui il governo dopo Brexit è intervenuto subito") Paragone ha messo in campo il "progetto Italexit", che punta a "un'Italia forte, libera e indipendente, che recuperi la propria sovranità e sia di nuovo capace di autodeterminarsi", per "cancellare gli effetti nefasti degli ultimi trent'anni di politiche antipopolari e ricostruire una società all'insegna dei diritti e dei valori della nostra Costituzione".
Così inizia il manifesto del nuovo partito (disponibile sul sito del partito), che si articola in vari punti, elencati di seguito: recuperare la sovranità monetaria ("la base dell'indipendenza di una nazione", per cui la finanza pubblica "non può più essere asservita a vincoli arbitrari stabiliti da entità sovranazionali prive di legittimità democratica"); restituire agli italiani ciò che è loro (banche pubbliche, grande industria di Stato, reti energetiche, istruzione, trasporti, sanità pubbliche); un pano di rinascita industriale (con lo Stato protagonista); per la sovranità alimentare (sostenendo le imprese delle eccellenze enogastronomiche, "sempre meno ordinarie sulle tavole degli italiani"); lavoro per tutti (puntando molto sui "lavori potenziali - e assolutamente necessari - da creare nei campi della riconversione ecologica, dell’urbanistica, delle infrastrutture, dell’assistenza sociale", con grandi interventi dello Stato); i confini nazionali, baluardo dell'autodeterminazione (regolando i flussi migratori, lavorando per la piena integrazione e controllando i confini per salvaguardare le identità e le culture nazionali, ma anche per difendere il diritto di ogni persona a vivere nel proprio Paese); sulla salute non si lucra (rilanciando con forza la sanità pubblica, cessando ogni esternalizzazione, privatizzazione e sovvenzione a quella privata; riflessioni in tema di impatto sulla salute su scelte come quelle sulle infrastrutture 5G e sull'obbligo vaccinale); un approccio radicale alla crisi ambientale (riportando al centro il benessere collettivo, prestando attenzione alla salvaguardia di tutto il patrimonio naturale, da quello paesaggistico a quello boschivo, pianificando pure una politica industriale che porti a costuire un innovativo tessuto produttivo che sia realmente ecosostenibile); oltre la Ue, per una reale collaborazione europea (se il percorso europeo finora ha acuito le divergenze e creato rivalità, serve creare vera cooperazione su temi come la geopolitica, la gestione dei fenomeni migratori e la questione climatica, possibili anche senza euro).
Il simbolo
"I sondaggi dell'istituto Piepoli - ha sottolineato Paragone - ci danno al 5%, un buon punto di inizio per una forza che deve ancora radicarsi". E che, si aggiunge, fino a quel momento non aveva un simbolo, che invece è stato svelato proprio durante la conferenza stampa. Si tratta di una curiosa forma esagonale (finora vista essenzialmente con il Partito d'azione liberalsocialista, in ogni caso inseribile in una circonferenza), a tinte tricolori, ma con una freccia in evidenza: all'interno e all'esterno è contenuto l'interno nome della nuova forza politica.
Come si è detto, il progetto era stato etichettato da molti, già nelle settimane scorse, come Italexit, "che ormai è la suggestione di qualcosa che dopo Brexit ha preso il via". Il concetto è stato abbinato al nome del senatore che ha promosso il progetto, "non per smanie di protagonismo, ma per brandizzare il partito". I colori della freccia e delle scritte - lo si diceva - sono quelli dell'Italia: "è il segno che si vuole ripartire dalla sovranità di uno Stato che ha tutte le carte in regola per giocare la partita su tutti i mercati".
Lo slogan "Italexit con Paragone" (con il segmento orizzontale della L allungato e con la punta di freccia fuso con il segmento centrale della E) in effetti è stato immaginato probabilmente come primo marchio, visto che come tale il 10 luglio è stato depositato all'Ufficio italiano brevetti e marchi (con anche attenzione per le sfumature e con due elementi a freccia, uno verde e uno rosso). Quello stesso logo (stavolta tutto blu) era anche l'elemento centrale di una prima versione del fregio esagonale, di cui è stata chiesta la registrazione come marchio nello stesso giorno: lì "Italexit" era collocato all'interno della freccia, mentre negli spazi sopra e sotto era inserita e "spacchettata" la dicitura "No Europa per l'Italia". Proprio quella che, in un secondo momento, è diventata la parte principale del nome, finendo all'interno della freccia (tra l'altro cambiando carattere): "l'abbiamo voluta mettere al centro per parlare italiano: fa capire la nostra contrarietà a un'Europa che coincide con l'Unione europea e non ce n'è un'altra a disposizione. L'Europa è un luogo geografico, ma non è un luogo politico".
La versione del simbolo presentata alla stampa è stata depositata come marchio sei giorni dopo, il 16 luglio (quando ancora il vertice per la definizione del Recovery fund non si erano aperte). Tutte e tre le domande di marchio sono state presentate per le classi 41 (educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) e 45 (servizi giuridici; servizi di sicurezza per la protezione di beni e di individui; servizi personali e sociali resi da terzi destinati a soddisfare necessità individuali). Come richiedente figura la società "In Movimento S.r.l.s.", che risulta aver iniziato l'attività il 23 gennaio di quest'anno (mentre all'inizio dell'anno Paragone era stato espulso dal M5S): il nome ricorda un intervento del senatore a Tagadà, nel periodo in cui si parlava insistentemente di una collaborazione con Alessandro Di Battista: "Creare un nuovo partito? Non si fonda un partito dall'alto, mi rimetto in movimento con i temi veri del M5S". In Movimento, appunto. Come rappresentante del richiedente è indicato l'avvocato Enrico Tindaro La Malfa, avvocato dello studio legale bolognese Safety Brand.
Al di là delle evoluzioni del marchio, il simbolo si prepara a raccogliere le firme per partecipare alle elezioni amministrative romane del prossimo anno e, magari, anche prima; in ogni caso, se la legislatura arriverà alla sua conclusione naturale (come immaginato da Paragone), ci sarà il tempo per far conoscere l'emblema e il progetto politico che intende rappresentare. Nel frattempo, sarebbe bene far leva soprattutto sul concetto di "No Europa per l'Italia" piuttosto che su "Italexit", che non è proprio nuovo: sempre nella banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi risulta depositato il 25 luglio 2019 (praticamente un anno fa) l'emblema Italexit - Diamo il giusto valore alla nazione, conformato come quello del Brexit Party di Nigel Farage: a depositarlo era stata Teodora Santoro di Carovigno (Br). E proprio a Carovigno aveva sede la segreteria di quel partito, che ha ancora un suo sito web e una sua pagina Fb, con un'idea chiara: avere "un'Italia libera e sovrana. Uscire si può, anzi... si deve!".
Lo slogan "Italexit con Paragone" (con il segmento orizzontale della L allungato e con la punta di freccia fuso con il segmento centrale della E) in effetti è stato immaginato probabilmente come primo marchio, visto che come tale il 10 luglio è stato depositato all'Ufficio italiano brevetti e marchi (con anche attenzione per le sfumature e con due elementi a freccia, uno verde e uno rosso). Quello stesso logo (stavolta tutto blu) era anche l'elemento centrale di una prima versione del fregio esagonale, di cui è stata chiesta la registrazione come marchio nello stesso giorno: lì "Italexit" era collocato all'interno della freccia, mentre negli spazi sopra e sotto era inserita e "spacchettata" la dicitura "No Europa per l'Italia". Proprio quella che, in un secondo momento, è diventata la parte principale del nome, finendo all'interno della freccia (tra l'altro cambiando carattere): "l'abbiamo voluta mettere al centro per parlare italiano: fa capire la nostra contrarietà a un'Europa che coincide con l'Unione europea e non ce n'è un'altra a disposizione. L'Europa è un luogo geografico, ma non è un luogo politico".
La versione del simbolo presentata alla stampa è stata depositata come marchio sei giorni dopo, il 16 luglio (quando ancora il vertice per la definizione del Recovery fund non si erano aperte). Tutte e tre le domande di marchio sono state presentate per le classi 41 (educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) e 45 (servizi giuridici; servizi di sicurezza per la protezione di beni e di individui; servizi personali e sociali resi da terzi destinati a soddisfare necessità individuali). Come richiedente figura la società "In Movimento S.r.l.s.", che risulta aver iniziato l'attività il 23 gennaio di quest'anno (mentre all'inizio dell'anno Paragone era stato espulso dal M5S): il nome ricorda un intervento del senatore a Tagadà, nel periodo in cui si parlava insistentemente di una collaborazione con Alessandro Di Battista: "Creare un nuovo partito? Non si fonda un partito dall'alto, mi rimetto in movimento con i temi veri del M5S". In Movimento, appunto. Come rappresentante del richiedente è indicato l'avvocato Enrico Tindaro La Malfa, avvocato dello studio legale bolognese Safety Brand.
Al di là delle evoluzioni del marchio, il simbolo si prepara a raccogliere le firme per partecipare alle elezioni amministrative romane del prossimo anno e, magari, anche prima; in ogni caso, se la legislatura arriverà alla sua conclusione naturale (come immaginato da Paragone), ci sarà il tempo per far conoscere l'emblema e il progetto politico che intende rappresentare. Nel frattempo, sarebbe bene far leva soprattutto sul concetto di "No Europa per l'Italia" piuttosto che su "Italexit", che non è proprio nuovo: sempre nella banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi risulta depositato il 25 luglio 2019 (praticamente un anno fa) l'emblema Italexit - Diamo il giusto valore alla nazione, conformato come quello del Brexit Party di Nigel Farage: a depositarlo era stata Teodora Santoro di Carovigno (Br). E proprio a Carovigno aveva sede la segreteria di quel partito, che ha ancora un suo sito web e una sua pagina Fb, con un'idea chiara: avere "un'Italia libera e sovrana. Uscire si può, anzi... si deve!".
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