lunedì 25 luglio 2022

Nuovo simbolo per noi Di Centro: cresce Mastella e torna il campanile

Chi era nostalgico del campanile, grande classico dell'Udeur, da oggi può stare tranquillo: noi Di Centro, creatura politica di Clemente Mastella (che la guida come segretario), recupera l'ultima versione della torre campanaria che il sindaco di Benevento aveva usato per Noi Sanniti, per l'Udeur 2.0 e, alle ultime regionali, per Noi Campani. Il simbolo azzurro e tricolore (con molto bianco al centro) lanciato all'inizio dello scorso dicembre e ritoccato una manciata di giorni dopo - quello con molto bianco al centro e che aveva suscitato non poche ironie da parte di chi lo aveva ribattezzato "pasta Mastella", per la somiglianza col marchio della pasta Divella, o l'aveva accostato al brand della Marvel - non è durato granché, tutto sommato. Qualcuno deve avere pensato che fosse piuttosto vuoto, che mancasse qualcosa e che tanto il nome del suo fondatore quanto la provenienza di questi non fossero abbastanza evidenti: col nuovo simbolo si è cercato di rimediare sotto tutti i profili.
Il bordo rosso sottile del cerchio è rimasto, ma l'azzurro intenso che prima campiva una corona circolare ora tinge tutto il cerchio, un po' come l'Udeur del 2004 (quello portato alle europee con Mino Martinazzoli come Alleanza popolare - Udeur) e, volendo, come l'ultimo simbolo della Dc dal 1992 in avanti. E, a proposito di Democrazia cristiana, sotto le insegne della quale l'attuale sindaco di Benevento fu deputato dal 1976 al 1994, lo scudo crociato ovviamente non c'è (ci mancherebbe giusto aprire un altro fronte di lite con chi si contende il vecchio simbolo: Mastella, del resto, non lo ha mai rivendicato per sé, al di là di una "citazioncina" nell'emblema dei Cdr); c'è in compenso un richiamo ancora più netto al partito madre. Sotto al cognome del fondatore e leader (di dimensione sicuramente maggiore rispetto a pochi mesi fa) è stato collocato il nome del partito, scritto con un carattere corsivo sottile, che evoca la scrittura a mano, fatta eccezione per le iniziali "D" e "C" delle ultime due parole della denominazione, proposte nello stesso carattere Helvetica compresso e grassetto della scritta "Mastella". Anche prima, in effetti, "D" e "C" erano le uniche maiuscole del nome, che però si leggeva; in questo caso, nella riproduzione di tre centimetri di diametro sulla scheda elettorale, di fatto si legge bene soltanto "Mastella D C". 
A fianco del nome, come si diceva, riecco il campanile - sempre quello "preso a prestito" dalla lista Democratici per cambiare, sorta a Sansepolcro nel 2011 - che rispetto agli ultimi simboli mastelliani è stato colorato (rossa la cuspide, gialla la muratura con gli archetti della cella campanaria e al di sotto c'è perfino un accenno delle pietre/mattoni). Completa il simbolo il tricolore, non più nella versione della pennellata sottile in uso dalla fine di dicembre dello scorso anno, ma in quella - abbondantemente vista in rete - del nastro che ha le fasce di colore in orizzontale, ma fa alcune pieghe e nel piccolo tratto in primo piano le mostra - innaturalmente - in verticale, stile bandiera; questo nastro, peraltro, si caratterizza per continuare (nella sua parte destra) con il blu, in un tono più scuro rispetto allo sfondo, al posto del rosso). Forse il risultato finale non è dei più eleganti, ma se lo scopo era farsi riconoscere, il trittico Mastella-Dc-campanile è difficile da equivocare.
Il simbolo, presentato oggi a Napoli e tra i primi a essere mostrati al pubblico in vista delle elezioni, campeggia sul sito della formazione politica, insieme all'organigramma di quest'ultimo, oltre alla segreteria di Mastella, figurano Giorgio Merlo (già Rete Bianca) come presidente nazionale, Sandra Lonardo (moglie di Mastella) come rappresentante parlamentare del partito (in Senato, nella componente che porta anche il nome di noi Di Centro) e Gianni Stea - già visto in questo sito come figura di rilievo dei Popolari per Emiliano - come vicesegretario; non sfugge nemmeno la presenza, come responsabile della comunicazione, dell'ex forzista (poi Ala) Giorgio Lainati. A rigore, questa formazione - che ha già aperto a un'alleanza col centrosinistra - non risulta esente dalla raccolta firme; si vedrà dunque se il simbolo finirà, oltre che nelle bacheche del Viminale, anche sulle schede (magari con l'esenzione fornita dagli Europeisti, se tornasse buona l'interpretazione - suggerita su questo sito - di esonerare le formazioni iscritte al Registro dei partiti e se un accenno al simbolo venisse inserito nel contrassegno), oppure verrà accantonato in base a scelte elettorali diverse di chi vi fa riferimento.

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