Per un flash dal passato basta un attimo, un lampo che si accende e (ri)mette in modo la macchina del tempo, giusto il tempo di ricordare senza bisogno di raccontare tutte le vicende daccapo. Chi scrive ora, per esempio, ha perso di vista per qualche giorno - ebbene sì, duole ammetterlo, ma era pur sempre Natale... - i movimenti tra le varie compagini parlamentari, che invece meritano sempre la massima attenzione. Per averne l'ennesima conferma è bastata, una manciata di ore fa, l'apparizione di uno status di Facebook che l'altro ieri ha pubblicato sulla sua bacheca l'ottimo Salvatore Curreri, costituzionalista e puntuale osservatore dei fenomeni di "mobilità parlamentare" (per laCostituzione.info cura e aggiorna la pagina "Gruppi in movimento"). In quel post si dava conto dell'esistenza di una componente politica del gruppo misto al Senato denominata - e le virgolette che seguiranno sono d'obbligo, perché conterà tutto, anche le maiuscole e la punteggiatura - "IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI-NOI DI CENTRO (Noi Campani)".
Va subito precisato che non si tratta di una nuova componente, ma - come ha subito rilevato lo stesso Curreri - dell'evoluzione della compagine che fino all'annuncio del nuovo nome il 23 dicembre era denominata "IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI": questa, a sua volta, due mesi fa ai riferimenti dei primi due partiti (presenti fin dalla creazione della componente, il 5 agosto 2020) aveva visto aggiungere la denominazione "Europeisti", apparsa all'inizio di questo 2021 ormai consunto al tempo in cui sembrava imminente la nascita di un governo Conte-ter, poi effettivamente mai nato (e sparita alla fine di marzo, poco dopo essersi legata a un simbolo). Già quest'unione a colpi di trattino di quattro forze politiche diverse, con tanto di nome indicato tra parentesi, è in grado di restituire immediatamente un flash, anzi, più di uno.
Avendo buona memoria possono venire in mente quei lunghissimi nomi di gruppo o di componente, in cui tanti trattini tenevano insieme forze politiche che non sempre apparivano particolarmente affini tra loro: era il caso, pescando dalla XVI legislatura alla Camera, della componente "Italia libera - Popolari italiani - Popolari per l'Europa - Liberali per l'Italia - Partito liberale italiano", oppure dell'affollatissimo gruppo "Popolo e territorio (Noi Sud - Libertà ed autonomia, Popolari d'Italia domani - Pid, Movimento di responsabilità nazionale - Mrn, Azione popolare, Alleanza di centro - Adc, Intesa popolare)" (la cui denominazione, registrando tra parentesi tutte le forze politiche presenti nel gruppo, è cambiata varie volte nel corso dei mesi). Qualcosa di simile potrebbe dirsi per il gruppo "Grandi autonomie e libertà", sorto al Senato nella scorsa legislatura: se negli ultimi giorni di quel mandato parlamentare a quel nome era affiancato solo quello dell'Udc, anche in quel caso in precedenza non ci si era certo risparmiati in lunghezza, mettendo sempre tra parentesi i vari soggetti politici interessati; la penultima denominazione, ad esempio, era stata "Grandi Autonomie e Libertà (Direzione Italia, Grande Sud, Popolari per l'Italia, Riscossa Italia, Salute e Ambiente)", ma in precedenza l'etichetta era stata anche molto più lunga (con la comparsa, tra l'altro, del Movimento politico Libertas e di EuroExit).
Ora, è evidente che la formazione di un gruppo (con i vantaggi che comporta) differisce dalla formazione di una componente del gruppo misto, per giunta al Senato. Lì, come si è già ricordato, dallo scorso maggio si è dettata qualche regola in materia di componenti (peraltro solo con un parere della Giunta per il regolamento senza modificare formalmente il regolamento stesso, dunque senza le procedure e le maggioranze previste per questa ipotesi): oggi si può formare una componente a patto che rappresenti "partiti o movimenti politici che abbiano presentato con il proprio contrassegno, da soli o collegati, candidati alle ultime elezioni nazionali" (e con l'autorizzazione del legale rappresentante del relativo partito, cosa che di fatto non ha escluso che la componente "rappresenti" un partito mai entrato in quell'aula, senza che i membri della stessa aderiscano al partito rappresentato). Se però il regolamento della Camera prevede che "le dotazioni ed i contributi assegnati al gruppo misto sono determinati avendo riguardo al numero e alla consistenza delle componenti politiche in esso costituite, in modo tale da poter essere ripartite fra le stesse in ragione delle esigenze di base comuni e della consistenza numerica di ciascuna componente", nel regolamento del Senato - che quasi non contempla le componenti - non si legge nulla del genere. Per questo - a meno di previsioni o decisioni in altro senso di cui non si è a conoscenza - ci si sente di escludere che la formazione di componenti del gruppo misto in Senato abbia qualche fine diverso dall'ottenere visibilità e, magari, tempo per gli interventi in dissenso (benché anche qui non ci siano regole precise); quella visibilità può dare vantaggi "mediati" (come la possibilità di chiedere l'iscrizione al Registro dei partiti e, in seguito, accedere a qualche beneficio; in prospettiva servirà anche a presentare una lista alle elezioni europee senza firme), ma non dovrebbe portare in automatico spazi e fondi per l'attività parlamentare.
Prendendo per buono quanto si è detto, se la visibilità è il principale scopo alla base della nascita di una componente al Senato, si può dire che l'esistenza di una componente ora serve anche a permettere la visibilità a forze politiche che diversamente non potrebbero ottenerla, essendo state costituite dopo le ultime elezioni politiche. Quando era sorta la componente "IDEA e Cambiamo" (senza punto esclamativo allora), ciò era stato possibile grazie alla partecipazione di IDeA alla coalizione di centrodestra in base a quanto risultava "da un atto notarile" (così si è detto in Giunta per il regolamento: probabilmente si fa riferimento all'atto costitutivo di Noi con l'Italia, cui IDeA aveva concorso), anche se il partito di Gaetano Quagliariello ufficialmente non aveva partecipato alle elezioni, né aveva depositato il suo simbolo: ciò aveva consentito, tra l'altro, al partito di Giovanni Toti di emergere almeno con il proprio nome nei lavori parlamentari. L'aggiunta al primo nome del riferimento agli Europeisti è avvenuta il 28 ottobre, non in corrispondenza di determinati ingressi ma a vari mesi dall'adesione di Sandro Biasotti (7 giugno), Raffaele Fantetti (6 maggio), Mariarosaria Rossi (30 marzo) e Marinella Pacifico (29 marzo): inevitabilmente l'attenzione si appunta soprattutto sui nomi di Rossi e Fantetti, tra i registi dell'operazione Europeisti al Senato all'inizio dell'anno.
L'ultimo ritocco alla denominazione è arrivato, invece, proprio con l'ingresso di due nuovi membri nella componente: Andrea Causin e Alessandrina Lonardo, universalmente nota come Sandra Lonardo in Mastella. La sua presenza chiaramente spiega piuttosto bene l'inserimento di noi Di Centro nella denominazione del gruppo e, volendo, anche quello di Noi Campani, visto che entrambe le formazioni sono legate al marito Clemente Mastella. L'alleanza con Quagliariello era già nell'aria all'atto della presentazione del partito ed è stata confermata pochi giorni fa da Mastella. Non è dato sapere per quale ragione Noi Campani nella dicitura ufficiale del gruppo sia finito tra parentesi e in minuscolo, ma mentre si è impegnati in questo dubbio scatta violento il flash, che rimanda a un tempo assai più vicino di quelli evocati prima. Tocca tornare di nuovo alla fondazione del gruppo Europeisti - Maie - Centro democratico, nato giusto giusto con dieci membri e solo grazie alla deroga consentita ai partiti che hanno concorso alle elezioni di formare gruppi in corso di legislatura (ciò spiegava la partecipazione del Maie, con Ricardo Merlo e Fantetti, e di Centro democratico rappresentato in quel caso da Gregorio De Falco).
Ora, dei fondatori di quel gruppo oggi sono parte della componente Fantetti, Rossi e Causin (tre membri sugli attuali nove), dal 2 dicembre Ricardo Merlo ha ricostituito la componente Maie, mentre gli altri membri sono in altre componenti (Liberi e Uguali - Ecosolidali, Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano), semplicemente nel gruppo misto o in altri gruppi. Il riferimento in quest'ultimo caso è a due membri del gruppo Pd, cioè Gianni Marilotti e soprattutto Tatjana Rojc. I #drogatidipolitica ricorderanno che fu proprio lei a consentire materialmente il sorgere del gruppo europeista, di fatto "prestata" dal Pd e con il nome aggiunto a penna all'ultimo minuto sulla dichiarazione di costituzione del gruppo. La posizione su quel foglio in cui è stata inserita "in zona Cesarini", in chiara rottura dell'ordine alfabetico, tra Fantetti e Marilotti, si spiega pensando che in quel punto fosse atteso l'inserimento di un cognome tra "F" e "M", per esempio "Lonardo". In un primo tempo i retroscenisti avevano parlato di un diverbio sorto tra Sandra Lonardo e Mariarosaria Rossi: in base a quei rumors, la prima aveva chiesto l'inserimento nel nome anche di Noi Campani, la seconda si era opposta. Entrambe le senatrici avevano subito smentito quel litigio, ma il problema di fondo era rimasto. Basta riprendere quanto aveva dichiarato Lonardo a Emanuele Lauria della Repubblica sulla sua mancata adesione al gruppo:
Quando sono andata ieri alla riunione per la costituzione di questo gruppo, mi aspettavo sì una composizione variegata ma almeno sotto un simbolo neutro, quello del Maie, e mi piaceva pure il termine "europeisti". Poi ho visto che hanno voluto a tutti i costi aggiungere "Centro democratico", che è una sigla politica. E allora, con tutto il rispetto, cambia proprio la logica [...]. Quando mai si era discussa una cosa del genere? A quel punto ho chiesto che venisse aggiunta pure la mia sigla, Noi campani. [...] Intanto nella mia regione il Centro democratico ha la metà dei nostri consensi [...]. E poi, ripeto, è una questione di metodo. Io potevo scegliere di far parte di un progetto europeista, senza bandiere politiche. Invece non hanno voluto sentire ragioni. [...] Dopo che sono andata via, ieri, mi hanno richiamato alle dieci e mezza della sera dicendomi che il problema era stato risolto. Invece il simbolo di Centro democratico era sempre lì. Mi sono sentita presa per i fondelli. Vadano pure, io resto nel Misto.
Non è corretto considerare l'attuale componente come "naturale successione" del gruppo sciolto a marzo. Certo è che, con l'adesione a una componente già esistente (e ritenuta legittimata a esistere grazie a un partito che pure non aveva presentato il suo simbolo alle ultime elezioni), Sandra Lonardo ha potuto dare visibilità al nuovo progetto politico guidato dal marito e di cui lei stessa è parte (noi Di Centro), ma già che c'era si è voluta togliere la soddisfazione che attendeva riscontro da gennaio, infilando tra parentesi e in minuscolo anche il nome di Noi Campani (che in consiglio regionale fa gruppo con Campania libera e Psi).
Nel frattempo, pur non avendo ancora un proprio sito e propri profili social (che comunque stanno per arrivare), noi Di Centro ha aperto almeno una pagina Facebook per l'organizzazione giovanile. Fin qui nulla di strano (in fondo la conoscenza digitale è più dei giovani che di molti politici di lungo o medio corso). Il fatto è che il simbolo mostrato in quella pagina è un po' diverso da quello visto alla presentazione della "Margherita 2.0": la differenza riguarda soprattutto l'elemento tricolore centrale, molto più sottile (soprattutto nella parte verde) e diverso nei bordi laterali (quello sinistro è totalmente tagliato, quello destro solo in parte). Al momento non è dato sapere se sia questo il nuovo emblema del partito (oggettivamente un po' meno curato rispetto al primo) o se sia una sua variante per i giovani di nDC. Certo è davvero curioso che finora un'immagine del primo simbolo mostrato su schermi e bandiere non sia circolata in rete, né su pagine ufficiali né attraverso i media: ne è prova il fatto che una ricerca su Google o sui profili Fb fa uscire soltanto immagini identiche al simbolo che chi scrive ha ricostruito per questo sito, a partire dalle immagini della manifestazione. L'unico altro esemplare, appunto, è quello ora sfoderato dai giovani, ma per ora non si sa di più; in più, visto il tanto spazio bianco al centro, qualche altro elemento potrebbe trovare posto lì in mezzo. Magari anche un campanile che spunta dal tricolore, chissà.
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