venerdì 3 maggio 2013

Ambienta-Liste e lune che sorridono

Dopo lo scherzetto delle elezioni del 2004, con la lista Verdi-Verdi e Verdi federalisti, gli ambientalisti che non si riconoscono nelle posizioni “sinistre” della Federazione dei Verdi non sono certo sazi: nel 2005 ci sono le elezioni regionali e quella è un’ottima vetrina per avere visibilità e, magari, ottenere un posto da consigliere che non guasta. 
In Piemonte Maurizio Lupi ci riprova con i Verdi-Verdi, recuperando l’orsetto che ride dei tempi migliori (messo in pausa l’anno prima), ma cambiando in seconda battuta il resto dell’emblema: via il colore verde e la scritta Verdi-Verdi, che al Sole che ride non piacevano per niente (specie dopo la sentenza del Consiglio di Stato dell’anno prima) e si sperimenta una nuova dicitura, «l’Ambienta-Lista», un giochetto di parole che può tornare buono in futuro. Sotto all’orso, l’indicazione gigantesca del cognome di Enzo Ghigo, candidato del centrodestra alla presidenza della regione: c’è chi è pronto a scommettere che all’inizio il nome non ci fosse o fosse molto più piccolo, e sia stato ingrandito ad arte su consiglio dello stesso Ghigo dopo aver scoperto che la Lista consumatori, in quel momento gestita dal gruppo di Renzo Rabellino, aveva il simbolo occupato per metà proprio dal cognome di Ghigo. Il quale doveva aver pensato di vendicarsi di quel tiro mancino “simbolico” di Michele Giovine (in quel momento impegnato per la Lista consumatori e che in seguito avrebbe passato qualche guaio a causa di firme false) suggerendo a Lupi lo stesso stratagemma grafico, forse nella segreta speranza che nessuno dei due gruppi ottenesse alcun eletto, mentre dalle urne ne ricevono uno a testa. E pensare che qualcun altro era pronto a giurare che Lupi stesse tentando un accordo proprio coi “nemici” Verdi-Rossi, ovviamente in cambio di una candidatura blindata che non è mai arrivata.  
In Lazio, invece, è di nuovo in pista Roberto De Santis, il vero ideologo degli ambientalisti non di sinistra: anche lui tenta di fare la sua lista in appoggio al centrodestra, dunque a sostegno della candidatura di Storace. Il simbolo scelto, a suo modo, è devastante, a partire dal nome scelto per la formazione, «Ecologisti verdi»: una sinfonia di verde in varie tonalità colora il contorno del cerchio e buona parte del fondo, quella che sta sotto a un arcobaleno di cinque colori. In alto, in un irrealistico cielo bianco, da dietro l’arcobaleno occhieggia una luna arancione, disposta a mo’ di sorriso (così anche gli alfieri del sole ridente sono serviti) e, su tutto, è sovrapposta la denominazione del partito, con la parola «Verdi» in assoluta evidenza (ma vah!) e tinta in un vezzoso verdino chiaro.  
Per l’ufficio centrale circoscrizionale, però, mancano dei certificati elettorali e le firme depositate non sono più sufficienti, dunque la lista per il momento resta fuori: per la Federazione dei Verdi è ugualmente allarme rosso, perché l’ufficio avrebbe concesso una proroga di due giorni per integrare la documentazione e potenzialmente gli Ecologisti Verdi non sono ancora fuori gioco. Per questo, il Sole che ride fa immediatamente ricorso al Tar e convoca conferenze a destra e a manca, denunciando a sua volta irregolarità nella raccolta delle firme (sempre loro, ieri, oggi e domani). «Firme doppie o triple, stessa identità ma grafie diverse, elenchi in cui i firmatari seguono un preciso e inverosimile ordine alfabetico e che compaiono più volte nello stesso fascicolo»: c’è tutto questo nella denuncia presentata da Angelo Bonelli, in quel momento capogruppo verde alla Pisana. Qualcosa in effetti ci doveva essere (ma quanti possono dire di essere davvero mondi, in tema di sottoscrizioni?): prima il Tar, poi il Consiglio di Stato escludono la lista dalla competizione e la luna che sorride non vedrà mai le schede.  
Non è la fine della storia, naturalmente: anzi, la parola «Ecologisti» sfoderata nel 2005 finisce per legarsi a doppio filo a De Santis, ma per raccontarla ci sono le prossime puntate.